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LA NUBE DELLA "NON-CONOSCENZA"

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2013 13:03
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07/09/2013 12:23
 
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CAPITOLO 27
Chi dovrebbe impegnarsi in questo lavoro di grazia

Per prima cosa ti voglio indicare chi deve darsi al lavoro contemplativo, e poi quando e come, e infine con quale moderazione.
Se mi domandi chi deve assumersi questo lavoro, ecco la mia risposta: tutti coloro che hanno veramente abbandonato il mondo cori decisione per dedicarsi non alla vita attiva, ma alla vita contemplativa. Sono proprio costoro che dovrebbero impegnarsi in questo lavoro di grazia, chiunque essi siano, peccatori incalliti o meno.

CAPITOLO 28
Nessuno dovrebbe presumere di poter diventare
un contemplativo senza aver prima debitamente purificato
la propria coscienza da tutte le azioni peccaminose

Ma se vuoi sapere quando devono dedicarsi al lavoro contemplativo, allora ti rispondo a questo modo: non prima di aver purificato la loro coscienza da tutti i peccati commessi in precedenza, secondo la comune disciplina della santa chiesa.
In questo lavoro l’anima fa seccare completamente le radici e le fondamenta del peccato, che ancor restano anche dopo la confessione, a dispetto di tutto l’impegno che uno vi può mettere. Perciò chiunque vuol compiere ogni sforzo per diventare contemplativo, deve innanzitutto purificare la sua coscienza, e solo in seguito, dopo aver fatto debita ammenda dei propri peccati, può disporsi alla contemplazione con coraggio, sì, ma anche con umiltà. E farebbe bene a ricordarsi di tutto il tempo in cui ha fatto tutt’altro.
Infatti, è questo il lavoro in cui l’anima dovrebbe impegnarsi per tutta la vita, anche se non avesse mai commesso un peccato grave. E per tutto il tempo in cui abiterà in questo corpo mortale, l’anima avvertirà sempre la presenza ingombrante della nube della non-conoscenza tra sé e Dio. Inoltre, come conseguenza del peccato originale, vedrà e sentirà costantemente dentro di sé qualcuna delle creature che Dio ha fatto, o qualche loro opera, tutte protese a intromettersi tra sé e Dio.
Anche questo fa parte della saggezza e della giustizia di Dio: l’uomo, quand’era signore e padrone di tutte le altre creature, si rese volontariamente schiavo dei suoi stessi sudditi, disubbidendo al comando di Dio, suo creatore, cosicché ora, ogniqualvolta vuol eseguire quel comando, vede e sente ergersi al di sopra di sé e intromettersi di prepotenza tra sé e Dio, quelle stesse creature che dovrebbero star sotto di lui.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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