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Filippesi 12-19 "POSTO PER LA DIFESA DEL VANGELO"

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2013 22:21
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01/09/2013 22:17
 
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Da Fil.1,12-19

Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo, 13al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo; 14in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno. 15Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. 16Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo; 17quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene. 18Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. 19So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20secondo la mia ardente attesa speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.

 
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01/09/2013 22:18
 
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Ciò che mi colpisce di questo brano è come anche nelle comunità dei primissimi cristiani vi fossero alcuni che contrastavano l'autorevolezza e la funzione direttiva degli apostoli e della loro funzione di difesa del Vangelo. :

 

Consideriamo il brano secondo l'esegesi evangelica, desunta dal sito laparola.net:
15 Alcuni, è ben vero, predicano Cristo con ispirito d'invidia e di polemica; ma ve ne hanno anche degli altri, che lo fanno con dei sentimenti benevoli.

..... E chi eran dessi questi "alcuni?" ....

Col Vincent e col Weiss, io ammetto che in cotesti "alcuni" può darsi si trovasse anche qualche giudaizzante; ma in generale dovea trattarsi di cristiani gelosi dell'apostolo, che cercavano in ogni modo di scalzare l'autorità sua. E la supposizione del Weiss merita qui d'esser considerata. Prima che Paolo arrivasse a Roma, dic'egli, la chiesa romana non aveva uno speciale e ben definito conduttore; (Pietro probabilmente non si trovava ancora a Romandr) e doveva quindi esser facile a qualche tipo di grande ambizione ma di poca levatura, l'accaparrarsi una qualche preminenza tra i fratelli. Arrivato l'apostolo, cotesta preminenza ci possiam figurare a che cosa dovesse ridursi. E ci possiamo anche figurare di che cosa non dovessero esser capaci dei tipi come codesti, che la luce del nome e dell'autorità dell'apostolo rivelava per quel che realmente valevano (Per una condizione di cose analoga a questa, vedi 1Corinzi 3:3-4)

Con ispirito d'invidia per l'apostolo e di polemica personale, contro di lui.

Ma ve ne hanno anche degli altri che lo fanno con dei sentimenti benevoli.

Con dei sentimenti benevoli (di 'eudokian) verso l'apostolo e verso la Causa dell'Evangelo.

16 Questi son mossi dall'affetto, sapendo ch'io sono incaricato della difesa dell'Evangelo

Col sono incaricato io traduco il keimai del testo; il quale vuol propriamente dire:

1°) giaccio, riposo, sono posto (lat. quiesco; e

2°) sono collocato, sono stabilito, propostoe simili.

Lutero prese il verbo nel primo senso, ch'è il senso proprio, e tradusse "Diese aber sus Liebe; denn sie wissen dass ich zur Verantwortung des Evangelii hier liege". "Ma questi, per amore; chè sanno ch'io qui giaccio (in prigione, s'intende) per la difesa del Vangelo". Ma è idea sforzata e non necessaria. Il keimai, qui, è nel senso translato di Luca 2:34; 1Tessalonicesi 3:3 nel senso, cioè, di "esser appartato, designatodestinato". Quindi: "...sapendo ch'io sono incaricato della difesa (greco: apologia; vedi Filippesi 1:7 dell'Evangelo".

"Gli amici dell'apostolo riconoscevano la sua condizione ed il suo compito e lavoravano in piena simpatia ed in pieno accordo con lui. Se s'eran così messi a, lavorare anche loro, non era perchè l'apostolo non fosse in grado di difender da sè l'Evangelo; era la sua prigionia che dava a loro un nuovo spirito e infondeva in loro un nuovo coraggio. Aveano capito qual fosse la special funzione dell'apostolo; la sua prigionia avea fatto vibrare una corda sensibilissima nel cuor loro; e per quanto era loro dato, volean continuarli loro i lavori dell'apostolo. Siccome sapean bene ch'egli era stato incaricato della difesa del Vangelo, essi sentivano che il modo migliore di addimostrargli l'affetto loro era quello di lavorare nello spirito nel quale egli avea sempre lavorato, e di mirare allo scopo al quale egli avea consacrata tutta quanta la sua vita" (Eadie).

(Questo dovrebbe essere il sentimento che dovrebbe animare tutti i cristiani nei confronti del papa e di quanti sono incaricati della DIFESA DEL VANGELO: nota mia).

17 Mentre quelli, spinti dallo spirito di rivalità, annunziano Cristo con delle intenzioni che non son pure, credendo suscitarmi afflizione nella mia prigionia

Credendo... ma non riuscendo nell'intento loro. Traduco, suscitare e non aggiungere perchè la lezione egeirein è da preferirsi all'altra epiferein del "Testo recepto". "Questa", dice E. Meille, "è la loro intenzione: rendere più dolorosamente sensibile all'apostolo la sua prigionia; infiggere una spina acutissima nel suo organismo morale, già stanco e logoro e affranto per le tante prove sofferte".

18 Ma che importa: Comunque sia, per pretesto o con sincerità, Cristo è annunziato, ed io me ne rallegro e me ne rallegrerò ancora.

Il per pretesto è in greco: profasei che significa qui: Servirsi del nome di Cristo come di maschera per fini tutti personali ed egoistici.

Cristo è annunziato.

Il Vangelo progredisce, a volte, anche per mezzo di una predicazione ipocrita e partigiana. L'apostolo fa tacere il legittimo risentimento che cotesta predicazione, intesa a demolir lui, dovea destargli nel cuore; dimentica, per un istante, le conseguenze tristi che una predicazione come codesta dovea necessariamente avere per la comunità cristiana che l'udiva; in tutto cotesto lavorìo subdolo, partigiano, polemico, personale, egli non vuol vedere che una cosa: il fatto materiale della predicazione di Cristo. Cristo è predicato e ciò mi basta;

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01/09/2013 22:21
 
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Personalmente ritengo che la spiegazione del brano sopra riferito sia accettabile e che l'insegnamento che se ne può trarre sia il seguente:

non vi può essere ordine senza una persona autorevole, incaricata della difesa del Vangelo.

In questo caso è Paolo che richiama a sè tale autorità, che condividerà con Pietro al suo arrivo a Roma come ci fa sapere indirettamente S.Ignazio nella sua lettera ai Romani: "Io non vi dò ordini, come Pietro e Paolo... "

Mi colpiscono molto queste parole di Paolo:

sono incaricato della difesa

ci si chiede: incaricato da chi, e quando? Penso che la risposta si trovi in Gal. 2, 9 dove Paolo stesso afferma:

riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare. La grazia della vocazione di Paolo era stata fatta da Cristo stesso, ma agli apostoli è toccato il compito di effettuarne il riconoscimento.

Scomparsi Pietro e Paolo, a seguito proprio per l'invidia di alcuni fratelli, come ci riferisce Clemente nella sua lettera ai Corinti, l'autorevolezza e la difesa del Vangelo sono passati ai successori (Clemente è appunto uno di questi dal momento che interviene autorevolmente nella grave questione sorta a Corinto. Ecco cosa diceva:

V, 1. Ma lasciando gli esempi antichi, veniamo agli atleti vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra epoca. 2. Per invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne furono perseguitate e lottarono sino alla morte. 3. Prendiamo i buoni apostoli. 4. Pietro per l'ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. 5. Per invidia e discordia Paolo mostrò il premio della pazienza6. Per sette volte portando catene, esiliato, lapidato, fattosi araldo nell'oriente e nell'occidente, ebbe la nobile fama della fede. 7. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, giunto al confine dell'occidente e resa testimonianza davanti alle autorità, lasciò il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il più grande modello di pazienza.

I ministri della Chiesa

XLII, 1. Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore Gesù Cristo che fu mandato da Dio. 2. Cristo fu inviato da Dio e gli apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente secondo la volontà di Dio. 3. Ricevuto il mandato e pieni di certezza nella risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e fiduciosi nella parola di Dio con l'assicurazione dello Spirito Santo, andarono ad annunziare che il regno di Dio stava per venire. 4. Predicavano per le campagne e le città e costituivano le primizie del loro lavoro apostolico, provandole nello spirito, nei vescovi e nei diaconi dei futuri fedeli. 5. E questo non era nuovo; da molto tempo si era scritto intorno ai vescovi e ai diaconi. Così, infatti, dice la Scrittura: "Stabilirono i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede".

La dignità sacerdotale

XLIII, 1. Che meraviglia se quelli che avevano fede in Cristo stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti? Anche Mosè "fedele servitore in tutta la casa" segnò nei libri sacri tutto ciò che gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza alle norme stabilite da lui. 2. Quando sorse gelosia intorno al sacerdozio e le tribù si disputavano quale di esse si sarebbe ornata del nome glorioso, egli ordinò ai dodici capitribù di portargli delle verghe e che ciascuna fosse contrassegnata dal nome. Avendole prese, le legò, le sigillò con gli anelli dei capitribù e le pose nel tabernacolo della testimonianza sulla tavola di Dio. 3. Chiuso il tabernacolo sigillò le chiavi come le verghe. 4. E disse loro: "Fratelli, la tribù la cui verga germoglierà, Dio sceglie per esercitare il sacerdozio e servirlo". 5. Venuto il mattino, convocò tutto Israele, seicentomila uomini. Mostrò i sigilli ai capitribù e aprì il tabernacolo della testimonianza e tirò fuori le verghe. E si trovò che la verga di Aronne non solo era germogliata, ma aveva anche il frutto. Che ve ne pare, o carissimi? Mosè non prevedeva che questo sarebbe accaduto? Lo sapeva davvero. Fece così perché non scoppiasse un tumulto in Israele e fosse glorificato il nome del vero e dell'unico Dio. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Giusto ufficio

XLIV, 1. I nostri apostoli conoscevano da parte del Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla carica episcopale. 2. Per questo motivo, prevedendo esattamente l'avvenire, istituirono quelli che abbiamo detto prima e poi diedero ordine che alla loro morte succedessero nel ministero altri uomini provati. (cf.2Tim.2,1 ndr) 3. Quelli che furono stabiliti dagli Apostoli o dopo da altri illustri uomini con il consenso di tutta la Chiesa, che avevano servito rettamente il gregge di Cristo con umiltà, calma e gentilezza, e che hanno avuto testimonianza da tutti e per molto tempo, li riteniamo che non siano allontanati dal ministero. 4. Sarebbe per noi colpa non lieve se esonerassimo dall'episcopato quelli che hanno portato le offerte in maniera ineccepibile e santa. 5. Beati i presbiteri che, percorrendo il loro cammino, hanno avuto una fine fruttuosa e perfetta! Essi non hanno temuto che qualcuno li avesse allontanati dal posto loro stabilito. 6. Noi vediamo che avete rimosso alcuni, nonostante la loro ottima condotta, dal ministero esercitato senza reprensione e con onore.

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