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DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
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21/08/2013 09:56
 
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Grazia (Lat. « favore »). (inizio)

Qualsiasi dono non dovuto o aiuto concesso da Dio liberamente e per amore, ma soprattutto il dono massimo e fondamentale di essere salvi in Cristo mediante la fede (Rm 3,21‑26; 4,13‑16.25; Ef 2,5‑8). Dio desidera elargire questa grazia a tutti gli uomini (1 Tm 2,4‑6). La pienezza di grazia di Cristo (Gv 1,16‑17) ci reca una nuova nascita (Gv 1,13; 3,3; 1 Pt 1,3‑5), e il dono dello Spirito Santo (Rm 5,5), ci rende figli adottivi di Dio (Rm 8,14‑16) e membra del Corpo di Cristo (1 Cor 12,27). L'autocomunicazione di Dio (chiamata spesso grazia increata) significa la deificazione della vita umana e innalza ad un livello nuovo e non dovuto il rapporto della creatura verso il Creatore, trasformando così la natura umana (= grazia creata) e anticipando la vita futura del paradiso. Fin dalle origini, i cristiani hanno riconosciuto il ruolo speciale dei sacramenti nella vita di grazia. Per esempio, è mediante la grazia del battesimo che i nostri peccati sono perdonati e che noi veniamo giustificati e santificati (1 Cor 6,9‑11). CfAdozione a figli di Dio; Cielo; Deificazione; Doni dello Spirito Santo; Esistenziale, soprannaturale; Fede; Giustificazione; Pelagianesimo; Sacramento; Santificazione; Sistemi della grazia; Visione beatifica.

Grazia abituale. (inizio)

Termine che indica la vita nuova in Cristo recata dalla grazia (increata). È chiamata spessograzia santificante perché è lo stato di chi è fondamentalmente santificato ossia reso santo dallo Spirito Santo. Distinta dalla grazia abituale, si ha la grazia attuale: questa è l'effetto dello Spirito Santo che viene incontro ad una necessità particolare o sostiene un'azione specifica. CfAbito; Santità; Spirito Santo.

Grazia efficace. (inizio)

Qualsiasi grazia offerta da Dio e che venga liberamente accettata. Quando gli uomini rifiutano questa grazia che viene loro offerta, la grazia si chiama (puramente) sufficiente.

Gregoriano. (inizio)

Cf Canto gregoriano.

Guerra giusta. (inizio)

 È una guerra che può essere considerata moralmente legittima. Sebbene il concetto fondamentale si trovi già in Cicerone (106‑43 a.C.), sant'Agostino di Ippona (354‑430) è ritenuto l'autore della teoria della guerra giusta. Egli riteneva la guerra un male minore quando la metteva a confronto con la selvaggia crudeltà di certe orde di barbari da cui era legittimo difendersi. Nel secolo XX, le condizioni che possono giustificare una guerra furono fissate in questo modo:

  a) la guerra deve essere una difesa ed una risposta ad un'aggressione ingiusta;

  b) ci deve essere una reale possibilità di successo per giustificare tutti i sacrifici del tempo di guerra;

  c) ci deve essere una proporzione tra il costo morale e fisico delle ostilità e la pace con il migliore ordine sociale che ne conseguirà;

  d) solo gli obiettivi militari, non i civili inermi, possono essere bersaglio delle azioni militari;

  e) la forza non deve mai essere usata come mezzo a sé stante o per infierire brutalmente contro l'ordine sociale e il personale militare.

  Siccome alcune di queste condizioni possono difficilmente riscontrarsi in una guerra nucleare, questo tipo di guerra non è ritenuto legittimo dalla maggioranza dei moralisti. Però, il problema di un deterrente nucleare è tuttora dibattuto (GS 79‑82). Cf Pace.

H

Haggadah (Ebr. « narrazione »). (inizio)

Interpretazione ebraica delle Scritture col narrare leggende, atti folcloristici, parabole e altro materiale non giuridico. Insieme all'Halachah, forma il Talmud. Cf Talmud.

Hagios (Gr. « santo »). (inizio)

Acclamazione greca che esalta Dio tre volte intendendo così esprimere la pienezza della santità divina (cf Is 6,3). È conosciuta più comunemente col nome di Trisagio (Gr. « tre volte santo »):

  « Hàgios o Theòs. Sanctus Deus (Dio santo) ».

  « Hàgios ischyròs. Sanctus fortis (Santo forte) ».

  « Hàgios athànatos, elèison himàs. Sanctus immortalis, miserère nobis (Santo immortale, abbi pietà di noi) ».

  Mentre nella liturgia latina questo ritornello è usato soltanto il Venerdì Santo, le liturgie orientali lo cantano abitualmente. Cf Santità; Trisagio; Venerdì Santo.

Hallel (Ebr. « lode »). (inizio)

Nome dato dagli Ebrei ai Salmi 113‑118, che erano cantati in certe festività, come la Pasqua (cf Mt 26,30), Pentecoste e la Festa dei Tabernacoli (cf Gv 7,2). « Hallelujah » (Ebr. « lode al Signore »): è una parola che ricorre spesso, nei Salmi, ed è usata dalle liturgie cristiane, specialmente nel tempo pasquale. Cf Liturgia; Pasqua ebraica; Pentecoste.

Hanukkah. (inizio)

Cf Tempio (Il).

Heilsgeschichte. (inizio)

Cf Storia della salvezza.

Hesed (ebr. « gentilezza amorosa »). (inizio)

Parola che indica una caratteristica di Dio e che ricorre duecentoquarantacinque volte nell'AT, fra cui centoventisette volte nei Salmi. Dio è anche invocato come « mia hesèd » (Sal 144,2).Hesèd indica la fedeltà misericordiosa di Dio nel mantenere le promesse dell'Alleanza, nonostante l'infedeltà dei « partners » umani. Cf Alleanza; Berith.

Hussiti. (inizio)

Si chiamano così i seguaci di Giovanni Hus (circa 1369‑1415), un sacerdote boemo che insegnava filosofia e teologia all'Università di Praga. Venne a conoscenza delle idee della riforma di Giovanni Wycliffe (circa 1330‑1384) e le diffuse. Fu giudicato e bruciato sul rogo nel Concilio di Costanza (cf DS 1201‑1230; 1247‑1279; FCC 7.075‑7.086, 9.096‑9.098), divenendo così un eroe nazionale Ceco. Gli Hussiti adottarono le sue posizioni, tra cui la predestinazione e la Scrittura come unica norma di fede. La loro eredità continua in varie Chiese della Moravia sparse nel mondo. Nel 1920, la Chiesa cecoslovacca hussita, che affermava di esserne la rappresentante, si staccò dalla Chiesa Cattolica, dopo aver chiesto una liturgia in lingua volgare, il celibato libero per il clero e la partecipazione dei laici nel governo della Chiesa. Queste richieste non vennero accolte. Hus rigettò erroneamente la validità dei sacramenti amministrati da preti simoniaci. La priorità che egli diede alla Scrittura come unica norma di fede fece di lui un precursore dei Riformatori (cf DS 1480; FCC 7.098). Egli sostenne che i laici potevano comunicarsi sotto le sue specie. Questo fu ammesso nel Concilio Vaticano II (cf DS 1725; FCC 9.160; SC 55). Cf Concllio di Costanza; Donatismo; Lingua volgare; Predestinazione; Riforma (La); Simonìa; Sola Scrittura.

 
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