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LA MISTICA NEL PENSIERO E NELLA VITA DI EDITH STEIN

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 18:35
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09/08/2013 18:26
 
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E S. Giovanni della Croce da alcuni consigli per intraprendere questa via; li possiamo ridurre a due :
- Desiderio di imitare e conformarsi a Cristo in ogni cosa
- Rinunziare a qualsiasi piacere sensibile che non sia a gloria di Dio.
Ma questo non basta.

"Siccome questo entrare attivamente nella notte dei sensi equivale ad addossarsi volontariamente la croce e a portarla poi con perseveranza, non c'è bisogno di commenti. Portando la Croce però non si muore. E per attraversare completamente la notte, l'uomo del peccato deve morire. Egli può abbandonarsi alla crocifissione, ma non può autocrocifiggersi. Ecco perchè l'operazione iniziata dalla notte attiva deve venir portata a termine dalla notte passiva, vale a dire da Dio stesso."1

Scrive S. Giovanni al cap. 3 della Notte oscura:

"Per quanto l'anima si affatichi, non potrà mai mediante i suoi sforzi purificarsi così a fondo da divenire né poco né tanto atta alla perfetta unione amorosa con Dio, se Egli stesso non vi mette mano purificandola sotto l'azione di questo oscuro fuoco."2

c) La notte passiva è una crocifissione.

C'è un altro tipo di notte, la vera notte oscura. Mentre nella notte attiva si provano le consolazioni della preghiera, delle mortificazioni (sempre con l'aiuto di Dio), nella notte passiva in cui Dio prende totalmente l'iniziativa, tutte le pratiche spirituali diventano insipide e persino ripugnanti.
Edith, sempre riprendendo S. Giovanni, parla di "aridità purificatrice", che ha tre caratteristiche:
- L'anima non trova nessun piacere in niente.
- Pur provando disgusto nelle cose di Dio, domina tuttavia nell'anima il desiderio di Dio e la preoccupazione di servirlo (e ciò non si verificherebbe se l'aridità fosse causa di tiepidezza o di peccato).
- L'anima non riesce più a meditare nel settore immaginativo e Dio gli si comunica non più attraverso i sensi (intelletto) ma attraverso lo spirito puro. E' la "contemplazione oscura".

"Non è un'esagerazione quindi il qualificare le sofferenze delle anime in questo stato come una crocifissione. Nell'impossibilità di usare le proprie energie, esse risultano come inchiodate. (...) Si sforzano di agire come nello stadio precedente, ma non riescono a combinare nulla disturbando anzi la pace che Iddio crea in loro. Invece non dovrebbero far altro che 'conservare la pazienza perseverando nell'orazione, senza far nulla di propria iniziativa. L'unica cosa che hanno da fare è lasciare la loro anima libera, sgravata e franca da ogni nozione conoscitiva e da ogni pensiero, non curandosi di ciò che avranno da pensare o da meditare, contentandosi di un'attenzione amorosa e sopita in Dio, senza preoccupazione né tentativo né desiderio alcuno di gustarlo o di sentirlo'."3
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