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09/08/2013 16:41 | |
4. Tutto quello che ora avviene comporta grandissima letizia e così poca fatica che l’orazione non stanca, anche se dura a lungo, perché l’intelletto qui opera molto lentamente ed estrae assai più acqua di quella che non estraesse dal pozzo; le lacrime che qui Dio ci dà sono lacrime di gioia e, benché si sentano, sgorgano spontaneamente.
5. Quest’acqua di grandi favori e grazie che qui il Signore ci dona fa crescere le virtù in modo incomparabilmente maggiore che nella precedente orazione, perché l’anima va ormai elevandosi dalla sua miseria e va acquistando già una qualche conoscenza delle delizie del cielo. Credo che questa conoscenza la faccia maggiormente progredire e anche giungere più vicino alla vera virtù da cui derivano tutte le virtù, che è Dio. Infatti, Sua Maestà comincia a comunicarsi a quest’anima e vuole che essa lo senta. Arrivati a questo punto, si comincia subito a perdere l’avidità delle cose terrene, e poche grazie! Perché si vede chiaramente che quaggiù non si può avere neanche per un attimo quella gioia, né ci sono ricchezze, potenze, onori, piaceri che bastino a darci un solo istante di questa gioia, essendo un godimento vero che ci soddisfa pienamente. Nelle cose terrene è un miracolo, mi pare, intendere dove stia questa gioia, perché non manca mai un motivo di dubbio o di contrasto, mentre qui tutto è positivo, in quel momento. Un motivo di delusione verrà dopo, vedendo che quella gioia è finita e non si può né si sa come recuperarla; perché allora, se il Signore non vuole ridarla, poco giova farsi a pezzi con penitenze, orazioni e ogni genere di mortificazioni. Dio, nella sua grandezza, vuole che quest’anima intenda che Sua Maestà le è così vicino da non esservi più bisogno dell’invio di messaggeri: occorre solo che essa parli con lui e senza bisogno di emettere la voce, perché egli ormai le sta così vicino che dal movimento delle labbra la intende. |