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VITA di s.Teresa D'Avila

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2013 17:49
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09/08/2013 16:40
 
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19. Ho detto questo perché si crede che i dotti non siano fatti per gente di orazione, se non sono dotati di tale spirito. Certo, ripeto che è necessario un direttore spirituale, ma se egli non è un dotto, il danno è grave. Sarà di molto aiuto trattare con i dotti, purché siano virtuosi: anche se non hanno uno spirito di orazione, se ne trarrà vantaggio, perché Dio farà loro capire quello che devono insegnare, e li renderà perfino spirituali, perché possano giovarci. Parlo per mia personale esperienza, essendomi accaduto così con più di due persone. Dico pertanto che quando un’anima si rimette totalmente alla guida di un solo maestro, sbaglia molto se non lo cerca come l’ho descritto. Se è persona religiosa, deve già sottostare al suo prelato, cui può darsi che manchino le tre suddette qualità – e non sarà piccola croce – senza dovere, per giunta, andare di sua volontà a sottomettere il proprio giudizio a chi non sia avveduto. Questo io non sono mai riuscita a farlo, né mi sembra che convenga farlo. Se invece è secolare, ringrazi Dio di potersi scegliere la persona alla cui guida sottomettersi, e non perda questa santa libertà. È preferibile rimanere senza guida, finché non si trovi chi fa al caso, e il Signore concederà certo di trovarlo, se si procede in tutta umiltà e con desiderio di riuscire. Io lo lodo grandemente, e dovremmo sempre rendergli infinite grazie, noi donne e coloro che non hanno istruzione, per il fatto che ci sia chi, a costo di tante fatiche, ha raggiunto quella verità che noi, gente incolta, ignoriamo.
20. Molte volte mi stupisce la fatica che ai dotti, specialmente religiosi, è costato acquistare quella scienza della quale, senz’altra fatica se non quella di farne richiesta, io posso giovarmi. E pensare che ci sono persone che non vogliono approfittarne! Non lo permetta Iddio! Vedo quei religiosi costretti ai rigori della regola, che son grandi, con penitenze, cattivo nutrimento, soggetti all’obbedienza – il che alcune volte mi riempie, non c’è dubbio, di confusione –, con l’aggiunta di dormir male, affaticarsi sempre, ovunque trascinare la croce. Mi sembra davvero deprecabile che qualcuno, per sua colpa, perda un bene così grande. Ed è mai possibile che noi, che siamo liberi da queste sofferenze, e ci sediamo a tavola apparecchiata, come si dice, e viviamo a nostro agio, per il fatto di dedicarci un po’ di più all’orazione, dobbiamo aver la meglio su tante fatiche?
21. Siate benedetto, o Signore, per avermi fatto così inutile e incapace! Ma siate soprattutto benedetto perché spronate tante anime ad illuminarci. Dovremmo pregare incessantemente per chi ci illumina. Che saremmo senza di esse fra così grandi tempeste, come sono quelle che oggi sconvolgono la Chiesa? Se alcuni si sono mostrati infedeli, rifulgerà maggiormente la luce dei buoni. Piaccia al Signore di reggerli con la sua mano e di aiutarli affinché aiutino noi! Amen.

22. Mi sono molto dilungata dal soggetto di cui avevo cominciato a parlare, ma ogni soggetto è utile ai principianti, affinché possano avviarsi per un cammino così alto, in modo da rimanere sempre sulla retta via. Tornando, dunque, a quanto dicevo sulla meditazione della flagellazione di Cristo legato alla colonna, è bene fermarsi un momento a considerare le pene che ivi soffrì, perché le soffrì, chi è colui che le soffrì e l’amore con cui le soffrì, ma senza stancarsi a cercare queste considerazioni, stando soltanto lì con lui e facendo tacere l’intelletto. Se si può, occuparlo nel considerare che egli ci guarda, e fargli compagnia, parlargli, supplicarlo, umiliarci e deliziarci con lui, ricordando che non siamo degni di stare lì. Quando un’anima può far ciò, anche se è al principio della pratica di orazione, ne trarrà gran profitto, perché questo modo di pregare è assai vantaggioso, per lo meno tale è stato per la mia anima. Non so se riesco a spiegarmi; vostra paternità lo vedrà. Piaccia al Signore che io riesca sempre a contentarlo! Amen.
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