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FIAMMA VIVA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 15:40
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03/08/2013 12:30
 
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5. Di questo genere sono le parole che Dio rivolge alle anime purificate, senza macchia e ardenti, come afferma Davide: La tua parola è come un fortissimo incendio (Sal 118,140 Volg.). E il profeta Geremia aggiunge: La mia parola non è forse come il fuoco? (Ger 23,29). Le mie parole, dice il Signore in san Giovanni, sono spirito e vita (Gv 6,63). Ora le anime che hanno orecchi per sentire sono, ripeto, quelle pure e innamorate; ma quelle che non hanno il palato sano, perché si nutrono di altre cose, non possono gustare lo spirito e la vita di queste parole, che, al contrario, trovano insipide. Per questo, quanto più elevate erano le parole del Figlio di Dio, tanto più irritavano gli uditori dal cuore impuro, come quando egli predicò la dottrina così piena di dolcezza e amore sulla santa eucaristia: molti di loro se ne andarono (Gv 6,60-61.67).
6. Se tali persone non gustano questo linguaggio di Dio, che parla nell’intimo, non devono pensare che altri non lo gusteranno. Infatti, ciò è quanto accadde a san Pietro nell’occasione in cui, gustando le parole del Maestro nella sua anima, esclamò: Da chi andremo, Signore? Tu hai parole di vita eterna! (Gv 6,68). Una cosa simile capitò alla samaritana, che dimenticò la brocca dell’acqua per la dolcezza delle parole del Signore (Gv 4,28). Ora, quest’anima è tanto vicina a Dio da essere trasformata in fiamma d’amore, ove le si comunicano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È sbagliato, allora, dire che tale anima gusta un saggio di vita eterna, anche se non perfettamente perché la condizione di questa vita non lo consente? Ma è tale la delizia che l’amore ardente dello Spirito le procura, da concederle di gustare già il sapore della vita eterna. Per questo la chiama fiamma viva: non perché non sia sempre viva, ma perché produce un effetto tale da far vivere l’anima spiritualmente in Dio e sentire la vita stessa di Dio, come dice Davide: Il mio cuore e la mia carne gustano il Dio vivente (Sal 83,3). Dio è chiamato vivente, non perché sia necessario esprimersi così, dal momento che egli lo è sempre, ma per far comprendere che lo spirito e i sensi, una volta fatti vivi in Dio, lo gustano in maniera viva, il che equivale a gustare il Dio vivo, cioè la vita di Dio e la vita eterna. Davide nel salmo citato non avrebbe detto Dio vivente, se non l’avesse gustato vivamente, anche se non perfettamente, ma come un riflesso della vita eterna. In questa fiamma l’anima sente tanto vivamente Dio e lo gusta con tanta saporosa dolcezza da dire: O fiamma d’amor viva, che tenera ferisci!
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