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CAMMINO DI PERFEZIONE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 09:06
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03/08/2013 09:00
 
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CAPITOLO 65 (36-37)
Parla degli effetti prodotti dall’orazione perfetta.
1. Considerate inoltre, bene, sorelle, l’espressione «come noi perdoniamo»: cioè ne parla – ripeto – come di cosa già fatta. E fate molta attenzione a ciò: se dalla grazia che Dio concede all’anima nell’orazione, della quale ho parlato prima, e nella contemplazione perfetta, essa non trae la ferma determinazione, e non sia pronta, all’occorrenza, a mantenerla, di perdonare qualunque offesa, per grave che sia, c’è poco da fidarsi della sua orazione. Non parlo di quelle altre quisquiglie. Tali offese non toccano l’anima che Dio avvicina a sé in così elevata orazione, che tanto le fa l’essere stimata o disprezzata, e anzi sente in maniera più penosa l’onore che il disonore.
2. Potete credere dunque che se l’anima non ne esce con questi effetti, i favori non li riceve da Dio ma le vengono dal demonio: cioè si tratta di qualche illusione o dono che vi dà l’impressione di essere buono per indurvi a ritenervi più onorati. Ma, il buon Gesù sa bene che, dove egli si avvicina, lascia questi effetti, e dice con determinazione al Padre che «perdoniamo ai nostri debitori».
3. Si resta davvero estasiati nel costatare la sublime perfezione di questa preghiera evangelica [del Pater noster], che reca l’impronta del Maestro che ce la insegna; pertanto, ognuna di noi, figlie mie, può servirsene a seconda delle sue necessità. Oggi mi sono meravigliata nel vedere che in così poche parole sono racchiuse tutta la contemplazione e tutta la perfezione, al punto che sembra non ci sia bisogno di studiare altro libro all’infuori di questo. Il Signore, infatti, fin qui ci ha insegnato tutti i gradi dell’alta contemplazione, dalla preghiera dei principianti all’orazione mentale, a quella più elevate e perfetta e della contemplazione. Se non ne avessi parlato altrove e se non rischiassi di dilungarmi, il che sarebbe noioso, potrei comporre un gran libro di orazione, basandomi su così saldo fondamento. Ora, il Signore già comincia a farci comprendere gli effetti dell’orazione e della contemplazione, quando sono di Dio.
4. A volte, mi sono chiesta perché Sua Maestà non si sia spiegato più chiaramente circa cose tanto elevate, in modo che le capissimo. Mi è sembrato che, siccome quest’orazione era destinata a tutti in generale, il suo intento, nel lasciarla un po’ confusa, è stato che ciascuno potesse pregare secondi i suoi bisogni particolari e trovare nella preghiera motivo di consolazione, persuaso di interpretarla bene. Sia benedetto il suo nome in eterno, amen. E in questo nome supplico il Padre eterno di perdonare i miei debiti e i miei grandi peccati – visto che io non ho mai avuto da perdonare nulla a nessuno, ma ogni giorno c’è qualcosa da farmi perdonare – e mi dia la grazia di avere anch’io qualche volta qualcosa da perdonare per poter chiedere.
5. Il buon Gesù, avendoci insegnato un modo di fare orazione così sublime, ha chiesto al Padre per noi di essere angeli in questo esilio. Dobbiamo impegnarci, perciò, con tutte le nostre forze, affinché le nostre parole trovino risposta nelle nostre opere, perché in qualche modo si veda che siamo figli di un tale Padre e fratelli di un tale Fratello. Allora, sapendo Sua Maestà che facciamo ciò che diciamo – ripeto – non mancherà di esaudirci su ciò che chiediamo e ci introdurrà nel suo regno, aiutandoci con doni soprannaturali. Questi sono l’orazione di quiete e la contemplazione perfetta e tutti i favori divini con i quali il Signore ricompensa le nostre fatiche e i nostri fervori, giacché tutto ciò che possiamo procurarci e conseguire da parte nostra è ben poca cosa. Ma, siccome è il massimo che possiamo fare, è certo che il Signore ci aiuterà, perché suo Figlio lo chiede per noi. Sembra che egli abbia stabilito con suo Padre una specie di accordo in nostro nome, quando dice: «Padre mio, fa’ questo, e i miei fratelli faranno quest’altro». E si può essere certi che, da parte sua, non mancherà mai. Oh, egli è un ottimo retributore e paga sempre senza togliere nulla!
6. Vi potrà anche accadere, figlie, un giorno di recitare questa preghiera in modo tale ch’egli, vedendo l’assenza in voi di infingimenti e il fermo proposito di fare quanto dite, vi arricchirà d’un colpo dei suoi doni. Non andate a lui con doppiezza: egli ama molto chi non ha infingimenti nel trattare con lui; e in ogni caso, non potreste farlo, perché lui conosce tutto; se invece ci avviciniamo a lui con semplicità e con chiarezza, senza dire una cosa con le labbra e averne un’altra in cuore, e quando lo facciamo, ci concede sempre più di quel che gli chiediamo. Il nostro buon Maestro, come ho detto, conosceva tutto questo e sapeva che chi fosse arrivato davvero alla perfezione nel chiedere, sarebbe giunto a un grado molto elevato per le grazie che avrebbe ricevuto dal Padre. Egli sapeva che coloro che sono giunti qui non hanno alcuna paura né obbligo: come si dice, tengono il mondo sotto i piedi. Il Signore del mondo è contento di loro, potendo, essi, invero, nutrire grande speranza che lo sia Sua Maestà per gli effetti da lui operati nelle loro anime. Assorti in quelle grazie, non avrebbero voluto più ricordare che c’è un altro mondo né che ci sono possibili nemici.
7. Oh, Sapienza eterna! Oh, buon Maestro! E che gran cosa è, figlie mie, un maestro saggio e prudente che previene i pericoli! E questo è il più grande bene che un’anima spirituale possa desiderare quaggiù; è camminare con sicurezza. Non saprei trovare parole adeguate per esprimere l’importanza di tale grazia. Il Signore, vedendo, infatti, la necessità di svegliare queste anime, ricorda loro che hanno nemici. E sapendo quanto più pericoloso sarebbe per esse procedere distrattamente, perché hanno molto più bisogno dell’eterno Padre, per impedire che, senza rendersene conto, restino ingannate, gli rivolge queste richieste: E non c’indurre, Signore, in tentazione, ma liberaci dal male.
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