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CANTICO SPIRITUALE (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 18:38
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02/08/2013 18:37
 
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Annotazione per la strofa seguente
STROFA 34
1. I doni che lo Sposo, da amico vero, fa all’anima in questo stato sono inestimabili, come ineffabili sono le lodi e le effusioni d’amore che molto spesso i due si scambiano. La sposa si profonde nel lodare e ringraziare lo Sposo; questi nell’esaltare, lodare e ringraziare la sposa, come si legge nel Cantico dei Cantici: Come sei bella amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. Al che la sposa risponde: Come sei bello mio Diletto, quanto grazioso! (Ct 1,15-16). Molte altre espressioni d’amore e di lode si scambiano ripetutamente i due amanti nel Cantico dei Cantici. Nella strofa precedente la sposa disprezzava se stessa dicendosi bruna e brutta, mentre lodava lo Sposo, bello e leggiadro, perché con il suo sguardo le ha conferito grazia e bellezza. A sua volta lo Sposo, poiché è solito esaltare chi si umilia, posando gli occhi su di lei, come essa gli aveva chiesto, nella strofa seguente si effonde nel lodarla, non chiamandola più bruna, ma bianca colomba. Insomma, lodandola per le belle qualità che ha come colomba e tortora, si esprime così:
La bianca colombella
all’arca con il ramo è ritornata
e già la tortorella
il suo compagno amato
sopra le verdi rive ha ritrovato.
SPIEGAZIONE
2. In questa strofa è lo Sposo che parla. Canta la purezza dell’anima in questo stato, le ricchezze e la ricompensa ottenuta per esservisi disposta e per aver sofferto al fine di giungere fino a lui. Canta anche la felice sorte che ha avuto trovando il suo Sposo in quest’unione. Lascia intendere che i suoi desideri si sono compiuti, dal momento che in lui l’anima possiede le delizie e il riposo, dopo aver affrontato le sofferenze di questa vita e del tempo passato. Ecco quanto dice: La bianca colombella.
3. Chiama l’anima bianca colombella per il candore e la limpidezza che ha ricevuto dalla grazia trovata in Dio. La chiama colomba, come nel Cantico dei Cantici, per indicare la sua semplicità, la dolcezza del suo carattere e la sua ardente contemplazione. La colomba, infatti, non solo è semplice e mansueta, senza fiele, ma ha anche gli occhi limpidi e amorosi. Proprio per esprimere questa caratteristica della contemplazione piena d’amore con cui ella guarda Dio, sempre nel Cantico dei Cantici lo Sposo dice che gli occhi suoi sono colombe (Ct 4,1). E aggiunge: all’arca con il ramo è ritornata.
4. Qui lo Sposo paragona l’anima alla colomba dell’arca di Noè: l’andare e il venire della colomba all’arca rappresenta ciò che è accaduto all’anima in questa situazione. La colomba andava e veniva dall’arca perché non trovava dove posare il piede tra le acque del diluvio, finché ritornò con un ramoscello d’ulivo nel becco, come segno della misericordia di Dio per aver fatto cessare le acque che avevano sommerso la terra (Gn 8.8-11). Allo stesso modo, l’anima, di cui si parla, è uscita dall’arca dell’onnipotenza di Dio, al momento in cui fu creata. Dopo aver attraversato le acque del diluvio dei suoi peccati e delle sue imperfezioni, non trovando dove poggiare i suoi appetiti, andava e veniva, spinta dall’ansia dell’amore, dall’arca del petto del suo Creatore, ma senza trovare stabilità in lui. Solo dopo che Dio ha fatto cessare le acque delle imperfezioni sulla terra dell’anima, essa è tornata con il ramoscello d’ulivo, che è la vittoria riportata su tutte le cose, grazie alla clemenza e alla misericordia di Dio; ormai ha trovato completa e serena quiete sul petto dell’Amato, non solo con la vittoria su tutte le tendenze contrarie, ma anche con il premio dei suoi meriti; entrambe le cose, infatti, sono significate dal ramoscello d’ulivo. Così, dunque, la colombella, che è l’anima, non solo ora torna all’arca del suo Dio, bianca e limpida come ne era uscita quando egli l’ha creata, ma in più porta il ramo del premio e della pace ottenuta con la vittoria su se stessa. E già la tortorella / il suo compagno amato / sopra le verdi rive ha ritrovato.
5. Qui lo Sposo chiama l’anima con un altro nome, quello di tortorella, perché nella ricerca dello Sposo somiglia alla tortorella quando non trova il compagno desiderato. Per comprendere meglio questo paragone è opportuno qui ricordare quanto si dice della tortora: finché non trova il suo compagno, non si posa mai su un ramo verde, non beve acqua chiara o fresca, non si ripara all’ombra, né si unisce ad altri uccelli. Ma una volta trovato il compagno col quale unirsi, torna a gustare tutte queste cose. L’anima si comporta come la tortorella. Prima di giungere all’unione intima con lo Sposo Figlio di Dio, deve procedere con grande amore e sollecitudine, senza posare il piede dell’appetito sul ramo verde di alcun diletto; non deve bere l’acqua limpida di alcun onore o di alcuna gloria di questo mondo, né gustare l’acqua fresca di nessun refrigerio o consolazione temporale e nemmeno ripararsi all’ombra del favore o della protezione di qualche creatura; non deve cercare riposo in nulla e per nulla, né volere la compagnia di altri affetti, ma gemere nell’isolamento riguardo a tutte le cose di quaggiù fino a trovare il suo Sposo nella più piena soddisfazione dei suoi desideri.
6. Poiché l’anima, prima di giungere a questo sublime stato, andò in cerca del suo Amato con profondo amore, non contentandosi di nient’altro se non di lui, qui lo Sposo stesso canta la fine delle sue prove e il compimento dei suoi desideri, dicendo che la tortorella / il suo compagno amato / sopra le verdi rive ha ritrovato. Ciò significa che ormai l’anima sposa si ferma su un ramo verde, godendo del suo Amato; ormai beve l’acqua limpidissima dell’altissima contemplazione e della sapienza di Dio, acqua fresca perché è il sollievo e il diletto che trova in lui; si rinfresca all’ombra della sua protezione e del suo favore, che aveva tanto sospirato, dove è colmata di consolazioni, nutrita e ristorata soavemente e divinamente, come essa stessa dice nel Cantico, rallegrandosi: Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato (Ct 2,3).
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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