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LA NOTTE OSCURA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 17:42
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02/08/2013 17:36
 
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CAPITOLO 12
Ove si mostra come questa terribile notte sia purificazione e come in essa la Sapienza divina illumini gli uomini qui sulla terra allo stesso modo con cui purifica e illumina gli angeli in cielo.
1. Quanto esposto sopra ci permette di notare che questa notte oscura di fuoco d’amore, come nelle tenebre purifica l’anima, così pure nelle tenebre la illumina gradualmente. Si vedrà pure che, come nell’altra vita un fuoco tenebroso e materiale purifica gli spiriti, così in questa vita un fuoco pieno d’amore, tenebroso e spirituale, purifica ed emenda l’anima. Questa infatti è la differenza: di là vengono purificati con il fuoco e di qua vengono purificati e illuminati solo con l’amore. Tale è l’amore che Davide chiedeva quando pregava: Cor mundum crea in me, Deus, ecc.: Un cuore puro crea in me, o Dio… (Sal 50,12). La purezza del cuore, infatti, non è nient’altro che l’amore e la grazia di Dio. Perciò i puri di cuore sono chiamati dal Signore beati (Mt 5,8), vale a dire innamorati, perché la beatitudine non si dà che all’amore.
2. Che l’anima venga purificata allorquando viene illuminata dal fuoco della sapienza piena d’amore (Dio non concede mai la sapienza mistica senza accordare allo stesso tempo l’amore, perché è lo stesso amore che la infonde), lo dimostra molto chiaramente Geremia quando dice: Dall’alto ha scagliato un fuoco e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare (Lam 1,13). E Davide aggiunger che i detti del Signore sono puri, argento raffinato nel crogiolo (Sal 11,7), cioè nel fuoco purificatore dell’amore. Quest’oscura contemplazione, difatti, infonde nell’anima sia l’amore sia la sapienza, a ognuno secondo le proprie capacità e i propri bisogni, quando appunto l’anima è illuminata e purificata dalle sue ignoranze, come dice il Saggio (Sir 51,19), che ne aveva fatto esperienza.
3. Da ciò possiamo anche dedurre che queste anime sono purificate e illuminate dalla stessa sapienza di Dio che purifica gli angeli dalle loro ignoranze, istruendoli e illuminandoli su ciò che non sanno. Essa discende da Dio attraverso le prime gerarchie fino alle ultime e poi agli uomini. Per questo nella Scrittura si dice, giustamente e con proprietà di linguaggio, che tutte le opere e le ispirazioni degli angeli provengono da Dio e da loro. Infatti Dio ordinariamente comunica la sua volontà per mezzo degli angeli. Questi, a loro volta, se la comunicano gli uni agli altri senza alcuna esitazione, come il raggio del sole passa attraverso molte vetrate poste l’una dopo l’altra. Sebbene il raggio le attraversi tutte da solo, tuttavia ognuna lo rinvia all’altra modificato, secondo la natura di quella vetrata, più o meno intensamente, secondo la sua lontananza dal sole.
4. Ne segue che gli spiriti superiori e quelli inferiori più sono vicini a Dio, più sono purificati e illuminati e ricevono un’illuminazione generale; mentre i più lontani ricevono quest’illuminazione molto più debolmente e remotamente. Ne segue, ancora, che l’uomo, essendo l’ultima persona alla quale perverrà questa contemplazione amorosa di Dio, quando Dio gliela vorrà concedere la riceverà secondo le sue capacità, in modo molto limitato e come a stento. La luce di Dio che illumina l’angelo, lo illumina e lo colma delle soavità del suo amore, perché è puro spirito, quindi disposto all’infusione di simili grazie; l’uomo, invece, essendo impuro e debole, viene illuminato secondo la sua natura, come ho detto sopra, introducendolo nella notte e causandogli pene e angosce, come fa il sole con l’occhio sporco e ammalato. Lo illumina riempiendolo d’amore e di afflizione, finché tale fuoco d’amore non lo spiritualizza e lo raffina, perché, purificato, possa partecipare con soavità all’unione di quest’amoroso influsso, similmente agli angeli, come dirò in seguito, con l’aiuto di Dio. Nell’attesa, egli riceve la contemplazione e la conoscenza amorosa nell’angoscia e nell’ansia d’amore, di cui sto parlando.
5. Ma non sempre l’anima sente quest’incendio e quest’ansia d’amore. Agli inizi della purificazione spirituale, infatti, il fuoco divino si volge più ad asciugare e disporre il legno dell’anima che a riscaldarla; ma poi, con il passare del tempo, quando il fuoco comincia a riscaldare l’anima, assai sovente essa percepisce questi ardori e questo calore d’amore. Poiché attraverso questa tenebra l’intelletto viene purificato progressivamente, accade che molte volte questa mistica e amorosa teologia, oltre a infiammare la volontà, ferisca anche, illuminandola, la facoltà dell’intelletto donandogli qualche conoscenza o luce divina, molto saporosa e celestiale. Allora la volontà, sostenuta dall’intelletto, s’accende di un fervore meraviglioso. Senza fare nulla, sente ardere così tanto nel suo intimo questo fuoco divino fiammeggiante d’amore che le sembra, grazie alla viva intelligenza che le è stata offerta, di essere divenuta un braciere ardente. A ciò si riferisce Davide quando in un salmo dice: Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco (Sal 38,4).
6. Quest’incendio d’amore, nell’unione delle due potenze, intelletto e volontà, che avviene in questo momento, è fonte di grande ricchezza e diletto per l’anima. È un certo contatto con la Divinità e un inizio della perfezione dell’unione d’amore verso cui l’anima tende. Ma non si arriva a questo contatto così elevato di conoscenza e d’amore di Dio se non dopo aver attraversato molte prove e compiuto gran parte della purificazione. D’altra parte, per arrivare agli altri gradi inferiori della perfezione, ove di solito pervengono le anime, non è necessaria tanta purificazione.
7. Da quando ho detto si deduce che la volontà, ricevendo da Dio questi beni spirituali passivamente, può amare molto bene senza che l’intelletto comprenda, così come l’intelletto può comprendere senza che la volontà ami. Difatti, poiché questa notte oscura di contemplazione consta di luce e d’amore divino, come il fuoco che rischiara e riscalda, non è impossibile che, quando questa luce piena d’amore si comunica, a volte la volontà sia ferita e infiammata d’amore, mentre l’intelletto rimanga nelle tenebre e all’oscuro di tutto. Altre volte, invece, la luce illumina l’intelletto, fornendogli le sue conoscenze, mentre lascia la volontà nell’aridità. Avviene così per il fuoco: può donare il suo calore senza la sua luce, oppure la sua luce senza il suo calore. Tutto questo è opera del Signore che distribuisce i doni a suo piacimento (cfr. 1Cor 12,11).
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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