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LA NOTTE OSCURA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 17:42
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02/08/2013 17:23
 
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CAPITOLO 7
Ove si parla delle imperfezioni che provengono dall’invidia e dall’accidia spirituale.
1. Anche per quanto riguarda gli altri due vizi, che sono l’invidia e l’accidia spirituale, i principianti cadono in molte imperfezioni. Quanto all’invidia, di solito porta molti di loro a essere gelosi del bene spirituale altrui; provano una pena visibile quando vedono gli altri più avanti nel cammino spirituale e non vorrebbero che venissero lodati, perché le loro virtù li rattristano; a volte non possono sopportare questo fatto, al punto che oppongono il contrario, confutando come possono le lodi: crepano, come si dice, d’invidia. Si affliggono perché non vengono lodati come quelli e vorrebbero essere preferiti in tutto. Ma questi sentimenti sono estremamente contrari alla carità che, come dice san Paolo, si compiace della verità (1Cor 13,6); e se prova qualche invidia, si tratta d’invidia santa. Anzi, chi possiede la carità si rammarica di non avere le virtù degli altri. È contento che gli altri le abbiano ed è felice che gli altri siano superiori a lui, perché servono Dio molto meglio.
2. Anche per quel che riguarda l’accidia spirituale, abitualmente i principianti si annoiano negli esercizi spirituali più elevati, anzi li evitano, perché li trovano contrari alle consolazioni sensibili. Poiché nelle cose spirituali sono molto attratti dalle dolcezze, quando non ve le trovano si annoiano a morte. Se talvolta non sentono nella preghiera la soddisfazione richiesta dal loro gusto – occorre pure che alla fine Dio li privi della soddisfazione e li metta alla prova –, non vorrebbero più ritornarvi; altre volte l’abbandonano o vi vanno di malavoglia. Così, cedendo all’accidia, non imboccano il cammino della perfezione, che consiste nella rinuncia alla propria volontà e nel piacere a Dio, e seguono invece quello della gioia e della soddisfazione della loro volontà. In questo modo cercano la soddisfazione personale più che la volontà di Dio.
3. Molti di loro desiderano che Dio voglia ciò che essi vogliono; si rattristano per essere obbligati a volere ciò che vuole Dio, provando ripugnanza a conformare la loro volontà a quella di Dio. Molte volte arrivano a pensare che ciò a cui non sono portati e in cui non provano gusto non sia volontà di Dio; al contrario, quando si sentono soddisfatti, credono che lo sia anche Dio. Riducono Dio alla propria misura, anziché conformarsi a lui. Invece il Signore nel vangelo insegna proprio il contrario, quando afferma che chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16,25).
4. I principianti mostrano persino intolleranza quando viene comandato qualcosa che dispiace a loro. Lasciandosi guidare dal piacere e dalle delizie dello spirito, sono molto fiacchi di fronte allo sforzo e alla fatica richieste dalla perfezione. Sono simili a coloro che si nutrono di cose elevate, ma rifuggono con tristezza da ogni asperità; si scandalizzano della croce, nella quale si trovano tutte le delizie spirituali. Al contrario, le realtà, quelle più spirituali, procurano loro solo disgusto, perché pretendono di camminare a modo loro nelle vie dello spirito e di seguire i capricci della loro volontà. Per tutti questi motivi provano una profonda tristezza e una grande ripugnanza ad imboccare la via angusta che conduce alla vita, di cui parla Cristo (Mt 7.14).
5. Basti per ora aver parlato di queste tra le molte imperfezioni in cui cadono i principianti nel primo stadio. Ciò dimostra quanto sia necessario che Dio li collochi nello stato dei proficienti. Tale passaggio si realizza quando vengono introdotti nella notte oscura, di cui parlerò tra poco. Nel corso di questa purificazione il Signore li distacca da tutti i gusti e le delizie, per poi immergerli nell’aridità pura e nelle tenebre interiori. In questo modo li purifica da tutte le loro imperfezioni e infantilismi, perché acquistino la virtù per vie molto diverse. Infatti, anche se i principianti si dedicheranno a una dura mortificazione di sé in tutte le loro azioni e passioni, non vi riusciranno né in parte né in tutto finché Dio non realizzerà tale trasformazione passivamente e purificherà l’anima nella suddetta notte oscura. Ma perché possa dire qualcosa di utile su di essa, voglia Dio concedermi la sua divina luce. Questa mi è proprio necessaria per parlare di una notte così oscura e per trattare di un argomento così difficile a spiegare e a far comprendere. Ecco, dunque, il verso: In una notte oscura.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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