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LA NOTTE OSCURA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 17:42
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02/08/2013 17:20
 
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CAPITOLO 2
Ove si parla di alcune imperfezioni spirituali proprie dei principianti relativamente alla superbia.
1. I principianti, proprio perché agli inizi, si sentono pieni di fervore e sono molto diligenti nelle cose spirituali e negli esercizi di pietà. Ora, anche se è vero che le cose sante di per sé inclinano all’umiltà, tuttavia lo stato imperfetto dei principianti provoca in essi un certo orgoglio segreto che li induce a qualche soddisfazione per le loro azioni e per se stessi. Di qui nasce in loro una certa vanità, talora molto grande, di parlare delle cose spirituali in presenza di altri e, a volte, di voler loro insegnare più che essere disposti a imparare. Inoltre, in cuor loro, condannano gli altri quando non vedono in essi quella forma di devozione che vorrebbero praticassero. Capita anche che glielo dicano apertamente, come il fariseo che si vantava ringraziando Dio per le proprie opere, ma disprezzava il pubblicano (cfr. Lc 18,11-12).
2. Tuttavia, molto spesso è il demonio che accresce nei principianti il fervore e il desiderio d’intraprendere queste e altre opere, perché aumentino in superbia e presunzione. Sa molto bene, infatti, che tutte queste opere e questi atti di virtù, che i principianti compiono, non solo non valgono nulla, ma si trasformano in vizi. Alcuni arrivano a tale distorsione da non volere che nessuno, all’infuori di loro, venga reputato buono. Così, all’occasione, li si vede parlare e agire per condannare e denigrare, osservando la pagliuzza nell’occhio del proprio fratello, mentre non si accorgono della trave che hanno nel proprio (Mt 7,3); filtrano il moscerino dell’altro e ingoiano il proprio cammello (Mt 23,24).
3. A volte addirittura, quando i loro maestri spirituali, cioè i confessori e i superiori, non approvano il loro spirito e modo di agire, poiché vogliono che il loro operato venga stimato e lodato, dichiarano di non essere compresi: non considerano quelli come uomini spirituali, perché non approvano il loro comportamento e non vi accondiscendono. Maturano così il desiderio di avere un’altra guida e cercano di trovarne una che si adatti ai loro gusti. Di solito, infatti, cercano qualche persona disposta a lodare e stimare il loro operato. Fuggono, invece, come la peste quelle persone che demoliscono tale operato per rimetterli nel giusto cammino. A volte addirittura le prendono in antipatia. Nella loro presunzione sono soliti fare molti propositi e mantenerne pochi. Sentono il desiderio che altri conoscano il loro genere di spiritualità e la loro devozione, e a tale scopo ostentano gesti, emettono sospiri, assumono strani atteggiamenti. Talora hanno rapimenti, in pubblico preferibilmente che in privato, aiutati in questo dal demonio. Si compiacciono quando questi fenomeni, che ardentemente desiderano avere, sono conosciuti da tutti.
4. Molti vogliono essere preferiti dal confessore e così nascono mille invidie e inquietudini. Si sentono imbarazzati a dire i propri peccati in maniera nuda e semplice per paura che il confessore li stimi meno, e cercano di colorarli perché non appaiano tanto brutti; in breve, s’industriano a scusarsi più che ad accusarsi. A volte cercano un altro confessore per accusare quanto hanno di grave, perché il confessore ordinario non pensi che hanno commesso qualcosa di male, ma conosca solo il bene. Così sono contenti di raccontargli solo le cose buone e spesso in termini esagerati o quanto meno con l’intenzione che le loro opere siano ritenute buone. Ma, come dirò più avanti, sarebbe più umile non parlare di tali opere, anzi desiderare che né il confessore né altri le stimino affatto.
5. Inoltre alcuni di questi principianti considerano poca cosa le loro mancanze, mentre altre volte si rattristano troppo quando le commettono. Pensano che dovrebbero essere già dei santi e se la prendono con se stessi o s’impazientiscono, il che è una vera e propria imperfezione. Chiedono a Dio con viva insistenza di liberarli dalle loro imperfezioni e dalle loro mancanze, ma, più che per amor suo, per poter stare in pace senza il fastidio che esse procurano. Non si accorgono che, se Dio li esaudisse, forse diventerebbero più superbi e presuntuosi. Odiano elogiare gli altri, mentre amano essere lodati e a volte persino lo pretendono; sono simili alle vergini stolte che, avendo le lampade spente, volevano l’olio delle altre (Mt 25,8).
6. Alcuni cadono in molte e più gravi imperfezioni o arrivano persino a commettere molti peccati. Per gli uni, il male è più o meno grande; altri non ne subiscono che i primi moti o poco più. Rari sono i principianti che al tempo dei primi fervori non cadono in simili imperfezioni. Quelli, invece, che in questo periodo seguono il cammino della perfezione agiscono in tutt’altra maniera e con uno spirito molto diverso. Difatti compiono progressi nell’umiltà e vi si consolidano molto, non solo considerando un nulla le loro opere, ma sentendosi altresì poco soddisfatti di se stessi. Ritengono migliori tutti gli altri e provano per essi una santa invidia, desiderosi di servire Dio come loro. Più il loro fervore è grande, più opere buone compiono provando in esse una viva gioia, dal momento che si tengono nell’umiltà; più riconoscono, altresì, l’onore e la gloria che spettano a Dio e quanto poco fanno per lui. Per questo motivo, più lavorano per la sua gloria, più si sentono insoddisfatti. È così intensa la carità e grande l’amore per il Signore che tutto ciò che fanno per lui è nulla in confronto a quanto vorrebbero fare. Tale sollecitudine d’amore li spinge, li preoccupa e li inebria talmente che non si accorgono se gli altri fanno o non fanno; e se vi pongono attenzione, sono convinti che tutti gli altri siano migliori di loro. Stimando poco se stessi, desiderano che anche gli altri non li stimino e non considerino, anzi disprezzino le loro opere. Ma c’è di più: ogni volta che qualcuno li loda o dimostra stima, non gli credono affatto e sembra ad essi davvero strano che si dica bene di loro.
7. Costoro, nella massima serenità e umiltà, desiderano vivamente che s’insegni loro tutto ciò che può essere utile. Si comportano molto diversamente dai principianti, di cui sopra, che vorrebbero insegnare a tutto il mondo; anzi, quando s’accorgono che qualcuno vuole insegnare loro qualcosa, prendono subito la parola come se sapessero già quel che si andrà a dire. Le persone umili, invece, non si sentono maestre di nessuno; vanno spedite per la loro strada e sono totalmente disposte a imboccarne un’altra se qualcuno glielo comanda, perché pensano di non riuscire mai in nulla. Sono contente quando vengono lodati gli altri e si rammaricano solo di non servire Dio come loro. Non desiderano parlare delle loro cose, perché le stimano poco, e hanno ritegno persino a dirle al loro direttore spirituale, convinte che non siano meritevoli d’essere riferite. Amano parlare delle loro mancanze e dei loro peccati più che sciorinare le loro virtù. Di conseguenza, cercano preferibilmente il direttore che stima meno le loro opere e il loro comportamento; tutto questo è indice di spirito semplice, puro e sincero, molto gradito a Dio. Infatti, poiché Dio ha infuso lo spirito di saggezza nelle anime umili, le muove e le spinge a tenere segreti i loro tesori e a manifestare le loro miserie. Alle persone umili, insieme con le altre virtù, Dio dà questa grazia che nega ai superbi.
8. Gli umili sono pronti a dare il sangue del loro cuore a colui che serve Dio e ad aiutare con tutte le forze chi lo serve. Quanto alle imperfezioni in cui si accorgono di cadere, sono motivo per essi di sopportarsi con umiltà, dolcezza di spirito e timore pieno di amore per Dio e di fiducia in lui. Ma le anime che all’inizio camminano in questa via di perfezione, come ho detto, sono molto poche; mi contenterei se non cadessero nei difetti contrari. Proprio per questo, come dirò in seguito, Dio introduce nella notte oscura coloro che vuole purificare da tutte queste imperfezioni per farli progredire.
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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