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MISTICI DELLA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 16:07
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02/08/2013 16:03
 
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L'autentica mistica cristiana è fondata sulla solida spiritualità dell'Antico e del Nuovo Testamento e sulla coscienza trinitaria mistica di Gesù che raggiunge il suo culmine nella sua morte e resurrezione redentrice.

Le Scritture raccontano « le straordinarie opere » di Dio, ciò che egli ha fatto per il suo popolo e come quest'ultimo gli ha risposto. La coscienza religiosa ebraica era particolarmente sensibile alla storia come segno salvifico, sacro, che rivelava il piano di Dio per e a Israele. In un certo senso, la storia era il sacramento della religione d'Israele. Il corso particolare, contingente degli eventi rivelava la realtà dell'interazione tra divino e umano.  

Le Scritture, perciò, non sono un trattato storico nel senso moderno del termine. Gli scrittori sacri coglievano il senso profondo, il significato salvifico, la dimensione mistica degli eventi. Per questo motivo, i Padri della Chiesa giustamente ricercano il senso mistico e spirituale delle Scritture ebraiche. Il fatto che i libri dell'Antico Testamento «acquistino ed evidenzino il loro pieno significato nel Nuovo Testamento.., e a loro volta lo illumino e lo spieghino» dimostra il loro carattere mistico.  

È in questo contesto che si può comprendere ciò che san Tommaso d'Aquino intendeva dire scrivendo: « La sacra Scrittura è chiamata il cuore di Cristo perché ne rivela appunto il cuore ». Allo stesso modo si spiega  la convinzione dei Padri della Chiesa sul senso mistico della Scrittura come pietra angolare dell'ortodossia e diun'autentica vita cristiana.

Il Dio «che abita una luce inaccessibile, che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere» (1 Tm 6,16) ha creato l'umanità a sua immagine e somiglianza. 
Comunicando se stesso, Dio unì a sé l'umanità con particolari alleanze. Per esempio, prima del loro peccato, Adamo ed Eva godevano di una permanente intimità con Dio. Molti teologi affermano che Adamo ed Eva amavano tutte le creature in Dio e Dio in tutte le creature. La loro condizione di grazia li dotava di una fede mistica molto superiore alla fede « ordinaria », anche se ancora priva della visione beatifica. Essi possedevano una conoscenza mistica e un amore di Dio quasi al di là di ogni descrizione.  

Abramo, Giacobbe, Mosè, Samuele e altri patriarchi dell'Antico Testamento sperimentarono la chiamata intima di Dio, furono provati nella loro fede, combatterono con Dio e furono da lui benedetti, parlarono con lui come con un amico. Spesso avevano paura e ammutolivano alla sua presenza. Tuttavia, erano visibilmente trasformati dai loro incontri, attratti verso di lui come verso il bene supremo e convinti che egli assisteva il suo popolo in tutto ciò che faceva o intraprendeva.  

Mosè e Gíacobbe affermavano di aver visto Dio faccia a faccia  con alcune distinzioni, a seconda di quanto direttamente essi contemplavano il suo volto (Gn 32,30Es 33,11-23Nm 12,7Dt 34,10).  
Giacobbe si vantava di aver combattuto con Dio e di essere sopravvissuto - un'esperienza che lo lasciò con un senso schiacciante della terribile santità di Dio (Gn 32, 24ss). 
Quando Giobbe poté dire a Dio: « Ora i miei occhi ti vedono » (Gb 42,5)le sue angoscianti domande cessarono ed egli si umiliò « con polvere e cenere ».  

Si può dire la stessa cosa, con alcune distinzioni, dei grandi profeti dell'Antico Testamento. Per esempio,Elia, Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea e Amos furono chiamati, in un modo molto intimo, ad essere i portavoce di Dio. Essi sperimentarono Dio come santità travolgente e come « acqua viva », sorgente di ogni vita autentica, persona sulla quale potevano contare sempre, grazie al suo « eterno amore » (Ger 31,3).Erano convinti che la presenza di Dio li avrebbe resi invincibili nella guerra santa, se avessero obbedito ai suoi comandi.  

Dio lasciava ardere la sua parola nei loro cuori rendendoli sia capaci di pronunciarla che incapaci di trattenerla. L'essere autorizzati ad annunciare la parola di Dio, spesso, derivava dal fatto che i profeti « assistevano al consiglio del Signore » (Ger 23,18)La loro conoscenza di Dio sfociava nella invincibile fiducia nella fedeltà di Dio, nella sua tenerezza, nella sua compassione, nel suo amore e nella sua collera.  

Avendo ricevuto lo Spirito di Dio nei loro cuori, alcuniprofetizzavano un tempo in cui tutto il popolo di Dio avrebbe definitivamente ricevuto lo Spirito Santo. Altri profeti richiamavano il popolo alla conversione e insistevano sul riposo mistico del sabato (Is 30,15),cioè sul riposo alla presenza di Dio. Altri profetizzavano la venuta del « Figlio dell'uomo » (Dn 7) e gettavano le fondamenta di una mistica messianica stimolando un intenso desiderio di « Colui che deve venire » a stabilire il dominio di Dio e il potere su ogni cosa.  

Molti profeti dell'Antico Testamento erano essenzialmente 'mistici in azione.' La loro profonda esperienza di Dio nel presente li rendeva sensibili sia a ciò che Dio aveva fatto per il suo popolo in passato che alla scena sociale, politica, economica del loro tempo. Grazie all'esperienza mistica di Dio nel profondo del loro essere, comprendevano che il popolo del loro tempo non faceva la volontà di Dio. In questo modo, essi incarnavano le domande scottanti del loro tempo. Vedendo come Dio aveva agito in passato, quando il suo popolo obbediva o disobbediva, i profeti non esitavano a dire ciò che Dio avrebbe fatto per e a loro, in futuro.    

I patriarchi e i profeti dell'Antico Testamento erano esempi di coloro che avevano fatto l'esperienza di Dio come il Santo, il mistero tremendo e affascinante.' Benché assolutamente trascendente, totalmente altro, l'oscurità per eccellenza, Dio era intimamente vicino a loro ed era la luce stessa della loro vita. La sua terrificante presenza evocava sentimenti di paura, terrore, impotenza, apertura all'annientamento, nullità creaturale e peccaminosità.  

Ciò nonostante, questo Dio totalmente buono attirava anche, affascinava, inebriava, estasiava e incantava coloro che si ponevano alla sua presenza. Il Santo risvegliava sentimenti radicali e trasformanti di gratitudine, dedizione, lode, fiducia, sottomissione e amore. Egli veniva sperimentato come l'oggetto dei desideri umani più profondi, delle loro ricerche e aspirazioni. Essere uniti a questo Dio, vivo e vitale, era lo scopo ultimo di ogni vita umana, costituiva, di per sé, la stessa vita. Questa è mistica autentica.  

1 Patriarchi e i profeti insegnavano agli israeliti ad attendersi lo stesso dono di fede che essi stessi avevano ricevuto. I fedeli di Israele sperimentarono certamente la comunione con Dio, la sua presenza salvifica, la sua mano protettrice, il suo amore incrollabile  e alcuni in un modo così radicalmente purificante, illuminante e unitivo, che le loro vite ne furono totalmente trasformate.  

I testi dell'Antico Testamento rivelano una differenza d'intensità tra le esperienze mistiche dei patriarchi e dei profeti e la fede viva dell'israelita medio, ma non dicono nulla della differenza qualitativa. II contesto globale della storia della salvezza e le leggi generali dell'autocomunicazione di Dio - la grazia - indicano, infatti, la fede come il luogo teologico dell'esperienza mistica.  

I salmi attestano, in modo speciale, la fede mistica di Israele. Vi si trovano il senso mistico dell'infinità di Dio, la sua vicinanza e la gioia della comunione con lui. La fame e la sete di Dio, che è luce, amore, acqua viva e vita stessa, permea i salmi. 
" Fermatevi e sappiate che io sono Dio" (Sal 46,10) sta a significare una profonda chiamata alla sua fede mistica. 
La frequenza delle parole « amore » (ahabah) e « tenerezza » (hesed) sottolinea l'intensa intimità che intercorre tra Dio e il suo popolo. I salmi attestano che, poiché noi viviamo, ci muoviamo e abbiamo la nostra esistenza in Dio, nessuno può sfuggire alla sua presenza amorevole (Sal 139,7-18)
La presenza concreta di Dio, che permea la vita di Israele, si prolunga nelle benedizioni e nelle lodi che si trovano nei salmi. Questi indicano che il credente è invincibile grazie all'amore incrollabile di Dio. Dio è degno di fiducia e deve essere lodato in tutte le circostanze.' Egli è lodato non solo per ciò che fa, ma soprattutto per ciò che è. La sua bellezza, bontà, santità e amore riempiono sia l'universo che le profondità del cuore umano. La lode espressa nei salmi è così disinteressata che il salmista desidera sfuggire alla morte solo perché nello sheol non si può più lodare Dio. Lodare Dio, secondo il salmista, è la vita stessa.  

L'Antico Testamento fa emergere e contiene una promessa proiettata nel futuro. 
Gesù afferma: " ...Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate e non l'udirono!" (Mt 13,17)
Benché Dio soddisfacesse parzialmente i desideri del suo popolo, Israele sperimentò che « non conseguì la promessa, avendo Dio predisposto qualcosa di meglio per noi... » (Eb 11,39b-40)
Quel " qualcosa di meglio"  è senza dubbio Gesù Cristo che proclamò agli ebrei: « Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno » (Gv 8,56).  

La mistica dell'Antico Testamento rimane una base preliminare per la nuova alleanza di Dio che avrebbe fatto « splendere la conoscenza della gloria divina sul volto di Cristo » (2 Cor 4,6). L'umanità sarebbe stata capace di contemplare il volto umano di Dio e vivere. 
Il Cristo crocifisso e risorto testimonia che Dio è definitivamente e irreversibilmente unito al suo popolo. « Il mediatore di una nuova alleanza » (Eb 9,15)stabilì, rivelò e rese accessibile la mistica nelle sue forme più pure e insuperabili.

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