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IL CASTELLO INTERIORE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 15:02
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02/08/2013 15:02
 
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CAPITOLO 3
Parla dello stesso argomento: dice in che modo Dio parla all’anima quando si compiace di farlo, e insegna come bisogna comportarsi in questo caso, senza attenersi al proprio parere. Indica alcuni segni che servono a far conoscere se vi sia o non vi sia inganno. È di grande utilità.
1. Dio usa ancora un altro mezzo per risvegliare l’anima e, anche se questa grazia sembra, in certo modo, superiore alle precedenti, può essere soggetta a maggiori pericoli; pertanto mi tratterrò un po’ a parlarne. Consiste in certe parole che egli dice all’anima in vari modi: alcune sembrano venire dall’esterno, altre dall’intimo dell’anima, altre dalla parte superiore di essa, altre così dal di fuori che si odono con le orecchie, perché si direbbero dette con voce articolata. Qualche volta, anzi spesso, possono essere una chimera, specialmente in persone di debole immaginazione o malinconiche, intendo dire di una notevole malinconia.
2. Di queste due categorie di persone non bisogna tener conto, neanche se affermano di vedere, udire e intendere; né bisogna però turbarle dicendo loro che sono vittime del demonio, ma ascoltarle come persone malate. La priora o il confessore, con cui si apriranno, raccomandino loro di non darvi importanza, perché non è questo l’essenziale nel servizio di Dio. Aggiungano che il demonio ne ha ingannate molte per tale via, anche se non è il loro caso, per non affliggerle più di quello che comporti il loro umore. Dicendo invece che si tratta di malinconia, non la si finirebbe più: arriverebbero a giurare di vedere e di udire, convinte che sia proprio così.
3. Tuttavia bisogna tener presente che occorre dispensarle dall’orazione e far di tutto perché non si preoccupino di quel che sentono. Il demonio suole infatti servirsi di queste anime così ammalate; anche se non per nuocere loro, per danneggiarne altre. Ma, siano esse inferme o sane, di queste cose bisogna sempre diffidare, finché non si riesca a capire da quale spirito provengano. Pertanto dico che la cosa migliore da farsi è sempre, all’inizio, cercare di liberarsene, perché se vengono da Dio, l’essere messi alla prova le aiuterà ad andare avanti e a farle crescere. È proprio così, ma bisogna pur evitare di opprimere e turbare troppo l’anima la quale, certamente, qui non può fare nulla.
4. Ritorniamo dunque a ciò che dicevo circa le parole rivolte all’anima. Quale che sia la loro apparente provenienza, esse possono procedere da Dio e anche dal demonio e dall’immaginazione. Indicherò ora, se mi riesce, con l’aiuto del Signore, i segni per distinguerne l’origine e capire quando possono essere pericolose, perché ci sono molte anime, fra gente di orazione, che le sentono, e vorrei, sorelle, che voi non pensaste di far male, sia a non prestarvi fede, sia a credervi. Quando riguardano soltanto voi e sono parole di consolazione o di consiglio circa i vostri difetti, le dica pur chi vuole o siano pur effetto di fantasia, ciò importa poco. Vi prevengo di una cosa: non pensate, anche se provengono da Dio, di esser per questo migliori delle altre. Non ne disse, forse, egli molte ai farisei? Tutto sta, quindi, nel modo di trarne profitto. Inoltre, non badate a quelle che non sono del tutto conformi alla sacra Scrittura, più che se le udiste dallo stesso demonio, perché anche se provengono dalla vostra debole immaginazione, devono ritenersi una tentazione contro la fede; pertanto occorre opporvi sempre resistenza perché vadano cessando. E cesseranno di certo, avendo in sé poca forza.
5. Rifacendomi, dunque, al punto di partenza, il fatto che le parole provengano dall’intimo, dalla parte superiore dell’anima o dall’esterno, non ha importanza ai fini di riconoscerle come parole di Dio. I segni più sicuri che di ciò si possano avere, secondo me, sono i seguenti: il primo e il più certo è la sovrana potenza che hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere. Mi spiego meglio. Un’anima è in preda a tutte le tribolazioni e inquietudini interiori di cui si è parlato, con l’intelletto fra le tenebre e piena di aridità. Allora, basta una sola di queste parole, come ad esempio: «Non affliggerti», che essa riacquista pace e serenità. Si sente inondata di luce, una volta scomparsa totalmente quell’afflizione da cui le sembrava che il mondo intero e tutti i dotti riuniti insieme ad esporle motivi intesi a ridarle sicurezza non potessero riuscire a liberarla, per quanti sforzi facessero. Oppure, è afflitta e tutta piena di paura perché il suo confessore e altre persone le hanno detto che è in preda allo spirito del demonio, ma con questa sola parola: «Sono io, non temere», la paura scompare del tutto e resta molto consolata, sembrandole che nessuno riuscirà più a farle credere il contrario. Un’altra volta è molto in ansia per alcuni affari importanti che non sa come andranno a finire. Le viene detto di tranquillizzarsi perché tutto andrà bene e ne acquista subito la certezza, liberandosi dall’ansia. E così avviene in molti altri casi.
6. Il secondo segno è che l’anima rimane in una grande quiete, in un raccoglimento devoto e pacifico e nella disposizione migliore per lodare Dio. Oh, Signore! Se una sola parola trasmessa con un vostro paggio (perché, a quanto si dice, almeno in questa mansione, le parole non sono pronunziate dal Signore stesso, ma da qualche angelo) ha tanta forza, quale forza lascerete nell’anima, una volta che essa sia unita a voi e voi ad essa per amore?
7. Il terzo segno è che queste parole non si dimenticano nemmeno dopo moltissimo tempo e alcune mai, come avviene, invece, di quelle che si odono quaggiù. Dico di quelle che udiamo dagli uomini, le quali, anche se dette da persone di grande serietà e cultura, non restano scolpite nella memoria come queste, e nemmeno vi si presta altrettanta fede se riguardano avvenimenti futuri. Queste, infatti, lasciano una certezza assoluta, anche se a volte, per cose all’apparenza impossibili, non si può evitare il dubbio circa la loro realizzazione e l’intelletto vacilli un po’. L’anima perdura in una sicurezza che non deflette, benché le sembri che tutto vada al contrario di quanto ha udito. Passano anni e non cessa di pensare che Dio ricorrerà ad altri mezzi che gli uomini non conoscono, ma che, alla fine, le sue parole si adempiranno; infatti, avviene così. Nondimeno, ripeto, quando vede che le cose prendono tutt’altro andamento, continua a soffrirne perché, trattandosi di parole che ha udite da molto tempo ed essendo passati gli effetti e la certezza di allora sull’origine divina di esse, le sorge il dubbio che siano state opera del demonio o frutto della sua immaginazione. Nessun dubbio, però, le sorge al momento, e sarebbe pronta a morire per attestare la verità di quelle parole. Ma, ripeto, il demonio, con tutte queste fantasticherie, che certo suscita per angustiare e intimorire l’anima, specialmente se dall’avverarsi delle parole udite deve dipendere il bene di molte anime o se si tratta di opere dirette a maggior lode e servizio di Dio e nelle quali s’incontrano gravi difficoltà, quali tristi effetti non produrrà? Per lo meno indebolirà la fede, ed è un grande male non credere che Dio abbia la potenza di compiere cose superiori alla nostra intelligenza.
8. Nonostante tutte queste lotte, anche se c’è chi dice alla persona, di cui offriamo l’esempio, che si tratta di stramberie (intendo riferirmi ai confessori con i quali se ne parla) e nonostante tutti gli avvenimenti contrari che fanno ritenere impossibile l’adempimento delle parole divine, resta – non so dove – una scintilla così viva di certezza che, anche se tutte le altre speranze fossero morte, l’anima, pur volendolo, non potrebbe spegnerla. Alla fine, come ho detto, si adempie la parola del Signore e l’anima ne resta così felice e soddisfatta che non vorrebbe far altro se non lodare di continuo Sua Maestà. Prova ancora più gioia nel vedere adempiuto quello che le era stato detto che per la riuscita dell’opera stessa, anche se essa fosse per lei di molta importanza.
9. Non so perché l’anima desideri tanto che queste parole risultino veritiere. Credo che neanche se essa dovesse essere considerata bugiarda ne soffrirebbe in ugual misura. Come potrebbe riferire qualcosa se non quanto le viene detto? Molte volte una certa persona ricordava, in simile caso, il profeta Giona, quando temeva che Ninive non venisse distrutta. Infine, siccome si tratta dello spirito di Dio, è giusto che l’anima gli serbi questa fedeltà di desiderare che non sia ritenuto menzognero, egli che è la somma verità. Pertanto, è grande la sua gioia quando, dopo mille tentativi di eludere le contrarietà, e fra difficoltà di ogni genere, vede adempiersi quanto le è stato detto. Anche se l’anima dovesse subirne grandi tribolazioni, preferisce sopportare qualunque sofferenza anziché vedere inadempiute le parole che ritiene fermamente dette dal Signore. Forse non tutte le anime avranno questa debolezza, se può chiamarsi tale, perché, per conto mio, non oso condannarla come alcunché di cattivo.
10. Se le parole provengono dall’immaginazione, non c’è nessuno di questi segni, né certezza né pace né gioia interiore. Tuttavia potrebbe accadere – e io stessa so di alcune persone alle quali è accaduto mentre erano molto assorte nell’orazione di quiete e nel sonno spirituale – che alcune anime sono così deboli di temperamento o d’immaginazione che, sia a causa di ciò, sia non so per quale altra ragione, trovandosi in questo grande raccoglimento, escono talmente fuori di sé, da non sentire più nulla all’esterno. I loro sensi sono così assopiti che esse sembrano prese dal sonno, e forse sono proprio addormentate. Allora, come in un sogno, sembra loro di udire parole e di vedere cose che pensano venire da Dio ma che, alla fine, lasciano gli effetti di un sogno. Potrebbe anche accadere, come a volte avviene, che, chiedendo qualcosa a nostro Signore con grande devozione, sembri loro che egli risponda promettendo quanto desiderano. Ma chi avrà grande esperienza delle parole di Dio, non potrà essere tratto in inganno – a mio giudizio – dagli effetti dell’immaginazione.
11. C’è più da temere che siano del demonio. Ma quando sono accompagnate dai segni di cui ho parlato, si può essere certi che provengano da Dio. Tuttavia, quando si tratta di cosa importante e si deve agire nell’interesse proprio o di terze persone, non si deve mai fare nulla, o anche solo pensare di fare alcunché, senza il parere di un confessore dotto, prudente e vero servo di Dio, quand’anche, sentendole ripetutamente, sembri chiaro che le parole vengono da Dio. Questo, infatti, è il volere di Sua Maestà e, così facendo, si eseguono i suoi ordini, avendoci egli detto di considerare il confessore come lui stesso dove non si può dubitare che siano parole sue. Esse ci valgano d’incoraggiamento nelle difficoltà: nostro Signore, quando lo vorrà, disporrà il confessore e lo porterà a credere che si tratta del suo spirito. In caso contrario, non ci sarà più alcun obbligo. Ma, agire in modo diverso da quanto si è detto, e attenersi in questa circostanza al proprio parere, credo sia molto pericoloso. Pertanto, sorelle, vi raccomando da parte di nostro Signore di far sì che ciò non accada mai.
12. C’è un altro modo con cui il Signore parla all’anima, e a me sembra un segno sicurissimo della sua opera: è la visione intellettuale, di cui in seguito dirò come avvenga. Ha luogo così nell’intimo dell’anima, e sembra di udire così chiaramente e, al tempo stesso, segretamente, con l’udito spirituale, pronunciare proprio dal Signore quelle parole, che lo stesso modo di intendere, insieme con ciò che la visione opera, rassicura e dà la certezza che il demonio non può intromettersi minimamente. I grandi effetti che lascia sono, appunto, motivo di crederlo; se non altro c’è la sicurezza che con un po’ di avvertenza si può sempre avere per le seguenti ragioni. La prima, perché c’è una evidente differenza circa la chiarezza del linguaggio: nelle parole di Dio essa è tale che ci si rende conto anche di una sola sillaba mancante e si ha il ricordo preciso del diverso modo in cui tale parole ci sono state dette, anche se il senso sia sempre lo stesso, mentre se sono frutto d’immaginazione, il linguaggio non sarà così chiaro né le parole così distinte, ma come mezzo sognate.
13. La seconda, perché spesso non si pensava nemmeno a ciò cui le parole si riferiscono – intendo dire che vengono all’improvviso, e volte anche mentre si sta in conversazione – e, benché assai di frequente rispondano ai pensieri che a un tratto ci passano allora per la mente o a quello che si è pensato prima, spesso riguardano cose mai pensate né credute possibili. Pertanto, non potrebbe fabbricarle l’immaginazione per ingannare l’anima, facendole credere ciò che non ha mai desiderato né voluto né conosciuto.
14. La terza, perché nelle parole di Dio l’anima è come una persona che ode, mentre in quelle dell’immaginazione è come una persona che va componendo a poco a poco ciò che ella stessa desidera udire.
15. La quarta, perché le parole sono assai diverse, e una sola di quelle divine fa capire molto più di quello che il nostro intelletto non potrebbe mettere insieme in così breve spazio di tempo.
16. La quinta, perché insieme con le parole, spesso, in un modo che io non saprei spiegare, si comprende assai più di quello che esse significano, benché senza suoni. Circa questo modo di intendere ne parlerò più a lungo altrove, perché si tratta di una cosa molto delicata che serve a far lodare nostro Signore. Intorno a tali modi d’intendere e alle loro differenze alcune persone sono rimaste assai perplesse (specialmente una, che ne ha sofferto molto, e così ce ne saranno altre), non sapendo che cosa pensarne. So che quella persona ha esaminato la cosa con molta attenzione, avendole il Signore fatto varie volte questa grazia, e il suo maggior dubbio, all’inizio, era che si trattasse di una sua fantasia, perché quando procedono dal demonio si arriva a capirlo più presto, anche se sono tante le sue sottigliezze che sa ben mascherarsi in spirito di luce. Questo potrà farlo, sì, a mio parere, nei riguardi delle parole, dicendole ben chiare, perché non resti alcun dubbio che sono, ad udirsi, come quelle dello spirito di verità; ma non potrà contraffarne gli effetti di cui si è parlato, né lasciare nell’anima quella pace né quella luce; al contrario, solo inquietudine e turbamento. Riuscirà peraltro a far poco o nessun danno, se l’anima è umile e si regola come ho detto, cioè non assumendo da sé alcuna iniziativa, quali che siano le parole che ode.
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