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IL CASTELLO INTERIORE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 15:02
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02/08/2013 15:00
 
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CAPITOLO 4
Prosegue sul medesimo argomento con maggiori chiarimenti su questo tipo di orazione. Dice quanto importi procedere con attenzione, perché il demonio ricorre a tutta la sua astuzia per far retrocedere l’anima dal cammino intrapreso.
1. Credo che desideriate sapere cosa ne sia della nostra farfallina e dove trovi riposo, perché resta inteso che non si ferma né in diletti spirituali né in gioie di questa terra: essa vola più in alto. Tuttavia non posso esaudire il vostro desiderio prima dell’ultima mansione, e ancor là piaccia a Dio che me ne ricordi e abbia tempo di scriverlo! Sono, infatti, passati cinque mesi da quando ho cominciato questo libro e, siccome la mia testa non è in condizioni da permettermi di rileggerlo, credo che ci sia in tutto un gran disordine e forse alcune ripetizioni. Ma, dovendo servire per le mie consorelle, ciò ha poca importanza.
2. Voglio spiegarvi in maniera ancora più chiara cosa sia, a mio parere, questa orazione di unione. Seguendo il mio stile, mi servirò di un paragone. Poi parleremo più a lungo di questa farfallina che non ha sosta (anche se svolge sempre un’utile attività, facendo bene a sé e ad altre anime), perché non trova il suo riposo.
3. Spesso, indubbiamente, avrete sentito dire che Dio celebra lo sposalizio spirituale con le anime. Sia benedetta la sua misericordia per cui egli si umilia tanto! Anche se è un paragone grossolano, non ne trovo un altro che possa spiegare quel che voglio dire, migliore del sacramento del matrimonio. Pur tenendo conto della differenza che presuppone, perché in questa unione di cui parliamo non vi è mai nulla che non sia spirituale (ciò che ha attinenza con il corpo ne rimane ben lungi, e lontano le mille miglia dai diletti che devono provare gli sposi terreni sono le gioie e i diletti spirituali concessi a noi dal Signore), si tratta qui di amore che si unisce all’amore, con operazioni così pure, delicate e soavi che non c’è modo di esprimerle. Eppure il Signore sa farle sentire benissimo.
4. A me sembra che l’unione non giunga ancora ad essere fidanzamento spirituale, ma avviene come quaggiù, quando due devono fidanzarsi: si esamina prima se sono adatti a vivere insieme, se lo desiderino entrambi, e si permette anche che si vedano, perché siano più soddisfatti l’uno dell’altro. Così avviene anche nel nostro caso. Supponiamo che l’accordo sia già preso, che l’anima sia molto ben informata di quanto quell’unione le convenga e sia decisa a fare in tutto la volontà del suo Sposo, non tralasciando nulla di quanto vedrà che gli può essere gradito. Sua Maestà, che conosce la sincerità delle sue disposizioni, contento di lei e volendo che lo conosca meglio, le fa questa grazia di venire – come si dice – a un incontro a vista per unirla a sé. Possiamo chiamarlo un incontro «a vista» perché è molto breve. Lì non si tratta di dare e ricevere, ma soltanto che l’anima veda, in un modo segreto, colui che prenderà per sposo. Per mezzo dei sensi e delle potenze in nessun modo avrebbe potuto percepire in mille anni ciò che qui intende in brevissimo tempo. Lo Sposo, essendo quello che è, con questa sola vista rende l’anima più degna di scambiare con lui la mano, come si dice. Essa, infatti, resta così innamorata che, da parte sua, fa tutto il possibile perché non vada a monte questo divino fidanzamento. Ma se, invece, si lascia andare fino a porre il suo affetto in qualcosa che non sia lui, perde tutto, e la perdita è talmente grande che equivale alla misura delle grazie che egli le va facendo; anzi, è molto più grande di quanto si possa dire.
5. Per questo motivo, anime cristiane che il Signore ha fatto giungere fin qui, vi prego per amor suo di stare bene in guardia e di evitare le occasioni pericolose, perché l’anima, pur trovandosi in questo stato, non è ancora così forte da poterle affrontare, come lo è dopo la celebrazione del fidanzamento, che ha luogo nella mansione seguente. L’incontro, infatti, non è consistito in qualcosa di più di una rapida «vista», come si dice, e il demonio si darà da fare per impegnare la sua battaglia e impedire questo fidanzamento. Dopo, invece, vedendo l’anima completamente sottomessa allo Sposo, non osa tanto perché ne ha paura e sa per esperienza che, se qualche volta ci prova, lui ne esce con grande perdita e l’anima con maggior vantaggio.
6. Eppure debbo dirvi, figlie mie, di aver conosciuto persone già molto avanti nella vita spirituale che, pervenute a questo stato, il demonio, con la sua grande astuzia e le sue insidie, è riuscito a guadagnare a sé. Credo che tutto l’inferno congiuri per vincere perché, come dico spesso, non si tratta della rovina di un’anima sola, ma di moltissime. Egli ne ha ormai esperienza. Se infatti consideriamo il gran numero di anime che, dietro l’esempio di una, Dio attira a sé, c’è davvero da ringraziarlo. E quante migliaia ne hanno convertito i martiri; per esempio, una giovinetta come sant’Orsola! Quante ne avrà perdute il demonio per opera di san Domenico, di san Francesco e di altri fondatori di Ordini, e quante ne perde ora per opera del padre Ignazio, che ha fondato la Compagnia di Gesù! Essi, come appare chiaramente dalla lettura della loro vita, erano tutti favoriti di simili grazie da Dio. Da cosa è venuta la loro virtù trascinatrice se non dagli sforzi che essi hanno compiuto per non perdere, a causa della propria colpa, un così divino fidanzamento? Oh, figlie mie, com’è disposto questo nostro Signore a concederci grazie, ora non meno che allora; anzi, in qualche modo ha più bisogno adesso di anime che le vogliano ricevere, perché oggi sono pochi a preoccuparsi, come allora, del suo onore. Ci amiamo troppo; facciamo troppa attenzione a non perdere nulla dei nostri diritti. Oh, che grande errore! Il Signore, nella sua misericordia, ci illumini perché non si debba cadere in simili tenebre!
7. Mi potreste rivolgere due domande, ovvero essere in dubbio su due cose. La prima: in che modo un’anima così fedele, come si è detto, alla volontà di Dio che non vuole fare in nulla la propria, può essere tratta in inganno? La seconda: per quali vie il demonio può introdursi in voi così pericolosamente da rovinare la vostra anima, voi che siete tanto distaccate dal mondo, frequentate tanto i sacramenti e vivete in compagnia, possiamo dire, degli angeli, giacché, per la bontà del Signore, tutte voi non avete altro desiderio che di servirlo e di riuscirgli gradite in ogni cosa? Nessuna meraviglia, invece, che ciò accada a chi è invischiato nei pericoli del mondo. Certamente avete ragione, e Dio ci ha usato una grande misericordia. Ma quando penso, come ho detto, che Giuda viveva in compagnia degli apostoli, che trattava sempre con Dio stesso e ascoltava le sue parole, mi rendo conto che non c’è sicurezza in questo stato.
8. Rispondendo alla prima obiezione, dico: se quest’anima rimanesse sempre attaccata alla volontà di Dio, evidentemente non si perderebbe. Ma arriva il demonio con le sue grandi astuzie e, sotto colore di bene, la distacca a poco a poco dalla volontà divina in ben piccole cose, destandole interesse per altre che le fa credere non siano cattive, offuscandole man mano l’intelligenza, raffreddandole la volontà e facendole crescere l’amor proprio, finché da una cosa all’altra la va allontanando dal volere di Dio e avvicinando al suo proprio volere. Con questo si risponde anche alla seconda obiezione, perché non esiste clausura tanto stretta dove il demonio non possa introdursi, né deserto così remoto ove rinunzi ad andare. E vi dico anche un’altra cosa: forse il Signore permette tutto ciò per vedere come si comporta quell’anima di cui vuole servirsi per illuminare le altre, perché è preferibile, se dev’essere infedele, che lo sia all’inizio, anziché quando può far danno a molte altre.
9. Il rimedio che a me sembra più sicuro (dopo quello di chiedere sempre a Dio nell’orazione che ci sorregga con la sua mano e di pensare incessantemente che se egli ci lascia, senza dubbio precipiteremo subito nell’abisso, e non confidare mai in noi stesse, perché farlo sarebbe una pazzia) è quello di procedere con particolare cura e attenzione, controllando a che punto siamo circa l’esercizio delle virtù: se andiamo migliorando o peggiorando in qualche cosa, specialmente nell’amore reciproco, nel desiderio di essere considerate ultime fra tutte e nel disbrigo delle cose ordinarie. Se facciamo un esame scrupoloso e preghiamo il Signore di illuminarci, vediamo subito il nostro guadagno o la nostra perdita. Non crediate che Dio, dopo aver elevato un’anima a un così alto grado, se la lasci sfuggire d’un tratto dalle mani senza che il demonio non debba faticare molto per prendersela. Sua Maestà è così sensibile alla sua perdita che le dà mille avvisi interiori di ogni specie; pertanto il pericolo che corre non potrà restarle nascosto.
10. Infine, per concludere, diciamo che bisogna cercar sempre di avanzare e, se non facciamo progressi, averne gran motivo di timore, perché senza alcun dubbio il demonio sta meditando qualche assalto. Non è infatti possibile che, dopo esser pervenuti così in alto, si smetta di avanzare, perché l’amore non è mai ozioso, pertanto arrestarsi sarà un cattivo segno. Se un’anima ha preteso di essere sposa di Dio stesso, se ha già avuto un incontro con Sua Maestà ed è giunta al punto di cui si è parlato, non può mettersi a dormire. Per mostrarvi, inoltre, figlie mie, com’egli tratta le anime che già considera sue spose, cominceremo ora a parlare delle seste mansioni. Vedrete quanto sia poco tutto quello che possiamo patire e fare al suo servizio per disporci a così grandi doni. Può darsi che nostro Signore abbia voluto che mi ordinassero di scrivere queste cose affinché, tenendo gli occhi fissi sul premio e vedendo quanto sia illimitata la sua misericordia, se si degna di comunicarsi e mostrarsi a vermi come noi, dimentichiamo le nostre piccole soddisfazioni terrene e, con lo sguardo rivolto alla sua grandezza, corriamo verso di lui, infiammate dal suo amore.
11. Piaccia a Dio che riesca a spiegare qualcosa di un argomento così difficile! Se infatti Sua Maestà e lo Spirito santo non muovono la mia penna, so bene che sarà impossibile. Però, se quanto scrivo non deve essere per voi di alcun profitto, lo supplico di non farmi riuscire a spiegare nulla, non avendo io altro desiderio, come Sua Maestà sa per quello che posso capire di me, che sia lodato il suo nome e che ci sforziamo di servire un Signore, il quale paga in questo modo anche quaggiù, in terra. Da ciò possiamo arguire qualcosa di quanto ci darà in cielo, senza le interruzioni, le sofferenze e i pericoli che s’incontrano in questo mare tempestoso. Se non si corresse il rischio di offenderlo e di perderlo, sarebbe un gran piacere continuare a vivere sino alla fine del mondo, per lavorare in onore di un così gran Dio, nostro sposo e Signore. Piaccia a Sua Maestà che meritiamo di rendergli qualche servizio, senza tutte le manchevolezze che sempre commettiamo anche nelle opere buone.
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