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PERCHE' CREDERE

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2013 11:46
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18/07/2013 11:40
 
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Integrità dei Vangeli



"I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture". (CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, n. 125)



1. Abbiamo finora accertato che Gesù Cristo è realmente esistito e che nel I secolo furono scritti quattro Vangeli per riferirne parole ed opere. La nostra ricerca sull'attendibilità storica dei Vangeli ha fatto solo un primo passo. Altri ne restano da compiere, e il successivo deve rispon­dere a questa domanda: siamo sicuri che i Vangeli in nostro possesso, che sentiamo proclamare in Chiesa o leggiamo personalmente, siano proprio quelli scritti dai quattro Evangelisti?



2. E ancora: le variazioni che si trovano nelle numerose versioni, talvolte dovute a errori dei copisti o a loro indebite correzioni, hanno forse alterato irrimediabilmente gli scritti originali degli Evangelisti, tanto da renderci impossibile sapere che cosa hanno realmente scritto? E, di conseguenza, che cosa ha veramente detto e fatto Gesù Cristo?



3. A tutte queste domande, che sono fondamentali per accertare la credibilità storica del Cristianesimo, risponde l'indagine sulla integrità dei Vangeli.



Codici e frammenti



4. Per rispondere alle domande che abbiamo posto, dobbiamo par­tire da un dato pacificamente acquisito e facilmente verificabile da cia­scun studioso.



5. Il dato è questo: i Vangeli che oggi possediamo sono sostanzial­mente identici a quelli in uso nelle comunità cristiane del IV secolo dopo Cristo. I Cristiani dei nostri tempi e quelli che vivevano nell'Impero di Roma ai tempi di Costantino (280 - 337) hanno avuto tra le loro mani lo stesso, identico testo evangelico.



6. Siamo in grado di affermare che dal 300 d.C. sino ad oggi non sono avvenute alterazioni sostanziali di contenuto nella trasmissione del testo evangelico. Come possiamo essere così sicuri?



7. Dobbiamo ricordare che nell'anno 313, con il Rescritto di Milano, l'Imperatore Costantino concede la libertà di manifestare la pro­pria Fede religiosa. I Cristiani non temono più di essere perseguitati a causa della loro Fede, come era spesso accaduto fino ad allora.



8. Da quel momento il testo dei Vangeli comincia a circolare libe­ramente. I Vangeli vengono scritti su pergamena (pelle di agnello - pecora, montone, capra - opportunamente lavorata fino a diventare una membrana liscia e traslucida, secondo un sistema inventato a Pergamo, e usata anticamente come materia scrittoria) e relegati sotto forma di codice (libro manoscritto formato da più fogli - in contrapposizione al rotolo manoscritto e al libro stampato). Fino ad allora i Vangeli erano stati ricopiati su papiro, materiale scrittorio che aveva il pregio di essere poco costoso ma il difetto di essere deteriorabile.



9. Quindi, dall'inizio del IV secolo, con l'autorevole avvallo della Chiesa, i papiri sui quali è fissata la Parola di Dio vengono ricopiati in Codici e questi cominciano a circolare liberamente tra le numerosissime comunità cristiane dell'Impero.



10. Alcuni di questi Codici sono stati conservati e sono giunti in buono stato fino a noi. Grazie ad un semplicissimo confronto tra i nostri Vangeli e quelli riportati nei Codici possiamo acquisire la certezza, docu­mentata, che da almeno 17 secoli la Chiesa legge, conserva e trasmette lo stesso testo evangelico.



11. Il Codice più antico in nostro possesso è il Codice Vaticano, del IV secolo, scritto su tre colonne e contenente quasi per intero l'An­tico Testamento, i quattro Vangeli e la maggior parte delle Lettere degli Apostoli. Oggi è conservato nella Biblioteca Vaticana.



12. È giunto fino a noi il Codice Sinaitico, ritrovato nel Mona­stero di santa Caterina ai piedi del Monte Sinai, nella omonima penisola, in Egitto. Gli studiosi lo datano all'inizio del IV secolo. Contiene per intero il Nuovo Testamento (quindi anche i quattro Vangeli) e quasi tutto l'Antico Testamento. Oggi è conservato al Museo Britannico di Londra.



13. Al V secolo risale il Codice Alessandrino che contiene Antico e Nuovo Testamento, salvo qualche parte mancante. Anch'esso è conser­vato nel Museo Britannico di Londra.



14. Sempre del V secolo è il Codice di Efrem, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi e contenente i quattro Vangeli e altre parti della Sacra Scrittura. Questo Codice ha una storia curiosa. Nel tardo Medioevo, il testo del Nuovo Testamento fu raschiato e la pergamena riutilizzata per scrivervi 38 omelie di Sant'Efrem di Siro. Nonostante ciò, l'antico testo dei Vangeli può essere ancora letto esponendolo alla luce dei raggi ultravioletti.



15. Come è facile osservare, non è mancato agli studiosi materiale abbondante e preziosissimo per valutare l'integrità dei nostri Vangeli, almeno nei confronti di quelli in uso nella Chiesa del IV e V secolo. I risultati acquisiti dopo un semplice confronto sono oggi pacificamente acquisiti: vi è piena corrispondenza. Questo è un primo dato di enorme valore documentale e storico.



16. A questo punto della nostra ricerca, resta ancora aperto un interrogativo, il più importante: "Siamo certi che i Codici del IV e V secolo riproducano fedelmente i testi evangelici scritti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni e in possesso delle primitive comunità cristiane? O, al contrario, si ha qualche ragione di dubitare che, prima della stesura dei Codici, vi siano state manipolazioni dei testi originali e che questi ultimi siano andati definitivamente perduti?".



17. Per rispondere a questa domanda decisiva, dobbiamo ricordare che gli Evangelisti scrissero su papiro. Purtroppo, il papiro è materiale deperibile e dunque quelli su cui scrissero effettivamente i quattro autori sacri non ci sono giunti, sono andati perduti.



18. Ma è noto che i Vangeli originali furono ricopiati più e più volte su altri papiri, perché tutte le comunità cristiane desideravano pos­sedere questi scritti. Ora, di queste innumerevoli copie su papiro dei Vangeli originali, alcune datate pochissimi anni dopo la versione origi­nale, ne sono giunte fino a noi un centinaio, tutte frammentate, più o meno complete. E la ricerca, ovviamente, continua.



19. Si è dunque potuto procedere al confronto tra i testi contenuti in questi frammenti papiracei dei primissimi tempi con i testi dei Codici del IV e V secolo, che abbiamo sopra ricordato.



20. Il risultato è davvero stupefacente: i testi dei Codici corrispon­dono nella sostanza ai frammenti papiracei. Vi sono solo alcune margi­nali differenze, dovute spesso ad errori dei copisti facilmente identifica­bili.



21. Questo consente agli studiosi di affermare, con un altissimo grado di sicurezza, che i Codici del IV e V secolo riproducono fedel­mente i Vangeli in possesso dei primi cristiani, cioè quelli scritti in epoca vicinissima agli originali.



22. Gli esperti ormai non hanno alcun dubbio. Oggi siamo in pos­sesso dei testi evangelici così come furono scritti dagli Evangelisti. Per confermare questo dato, compiamo una breve incursione tra i frammenti papiracei dei primissimi tempi.



23. Nella Biblioteca John Ryland, di Manchester, si trova un anti­chissimo frammento di un Codice in papiro, il Codice Ryland, datato prima metà del II secolo. Contiene alcuni versetti del capitolo XVIII del Vangelo di Giovanni. Alcuni studiosi lo fanno risalire all'epoca dell'impe­ratore Adriano (137 - 139), altri addirittura a qualche anno prima. Fu trovato in Egitto nel 1920.



24. Nel 1930 furono scoperti, sempre in Egitto, alcuni papiri confluiti successivamente nella collezione Chester Beatty. Si tratta di 11 Codici in papiro, tre dei quali contengono parti consistenti del Nuovo Testamento. Tutta la collezione è oggi conservata a Dublino. I papiri sono datati III secolo.



25. Ancora più antico è il Codice papiraceo che si trova nella Biblioteca Bodmer di Colygny, nei pressi di Ginevra. Contiene, presso­ché intatti, i primi 14 capitoli del Vangelo di Giovanni (mancano solo 24 versetti) e frammenti dei rimanenti 7 capitoli. Sono datati II secolo, pro­babilmente intorno alla metà.



26. Alla collezione Bodmer appartengono anche un Codice del­l'anno 200, contenente i Vangeli di Luca e Giovanni, entrambi con molte lacune, e un altro Codice, sempre del 200, che contiene le Lettere di Pietro e Giuda.



27. Abbiamo ricordato solo alcuni, tra i più importanti, frammenti che ci sono materialmente giunti dai secoli precedenti i Codici del IV e V secolo. Abbiamo tralasciato volutamente i frammenti in assoluto più anti­chi: quello detto 7Q5, datato addirittura al 50 d.C., contenente solo 20 lettere greche, disposte su 5 righe e trovato a Qumran. Contiene un bre­vissimo passaggio del Vangelo di Marco. E abbiamo tralasciato tre fram­menti conservati al Magdalen College di Oxford, datati tra il 60 ed il 70 d.C. Di questi ultimi parleremo nel prossimo capitolo, quando si dovrà accertare la "veridicità" dei Vangeli.



28. Data la straordinaria antichità di questi frammenti, e data la straordinaria concordanza dei testi che contengono, pur essendo stati redatti in ambienti diversi, possiamo ragionevolmente presumere che chi li scrisse aveva ben presente il testo dei quattro Vangeli, in originale o in copia vicinissima all'originale.



29. Il dato che a noi interessa è ormai ben delineato: tutti questi frammenti, che provengono da località diverse e che sono stati scritti in epoca vicinissima agli originali, messi a confronto con il testo dei Vangeli contenuto nei Codici del IV e V secolo, ci permettono di affermare che questi ultimi riproducevano fedelmente i testi loro precedenti.



30. Frederic Kenyon, uno dei più prestigiosi esperti nel campo della paleografia greca e della critica testuale della Sacra Scrittura, ha scritto: "Alla fine è rassicurante trovare che il risultato complessivo di tutte queste scoperte e di tutto questo studio consiste nel rafforzare la prova di autenticità della Scrittura e la nostra convinzione che abbiamo in mano, nella sua sostanziale integrità, la vera Parola di Dio" (EG. KENYON, The story of the Bible, London 1936, p. 144, citato in FREDERYK FYVIE BRUCE, Rotoli e pergamene. Così nacque la Bibbia, Piemme, Ca­sale Monferrato 1994, p. 175).



31. Aggiungiamo una considerazione. L'importanza di tutti questi frammenti, così antichi e vicini nel tempo al testo originale dei Vangeli, si comprende molto meglio se si tiene conto che l'intervallo tra il testo ori­ginale dell'opera di Omero (forse IX secolo a.C.) e il manoscritto ad essa più vicino, ora in nostro possesso, è di ben 2.000 anni.

- Per Euripide (poeta tragico greco, 480 - 406 a.C.) gli anni sono 1.600.

- Per Sofocle (poeta tragico greco, 497 o 496 - 406 a.C.) sono 1.400.

- Per Platone (filosofo, 428/27 - 347 a.C.) gli anni sono 1.300.

- Per Caio Giulio Cesare (100 - 47 a.C.) sono 8/900. Le campagne di Cesare in Gallia da lui descritte nel De bello gallico sono testimoniate da pochissimi manoscritti che distano 8 secoli dall'originale.

- Per Orazio (poeta latino, 65 - 8 a.C.) gli anni sono 800.

- Per Virgilio (poeta latino, 70 - 19 a.C.) gli anni sarebbero 400 se non fosse stato trovato, nella fortezza di Masada, in Israele, un preziosissimo frammento di papiro contenente una citazione dell'Eneide, la cui data­zione risale a soli 92 anni dalla morte del grande poeta (i dati riportati sono stati tratti da: GIOVANNI GIAVINI, Verso la Bibbia, Ufficio Cate­chistico Diocesano di Milano, Milano 1974, p. 28).



32. Tutto questo ci porta ad affermare che di nessun'altra opera esistente siamo così certi della sua integrità e della sua fedeltà al testo ori­ginale come per i Vangeli e per la Sacra Scrittura in generale.



33. Se si considera poi il Nuovo Testamento, la certezza che oggi siamo in possesso del testo originale è indiscutibile. Ci sono pervenuti ben 5.000 frammenti, talvolta dal contenuto molto esteso. Una quantità di materiale enorme. Ma per comprendere il valore di questa quantità di materiale a disposizione degli studiosi, si ricordi che di Orazio ci sono pervenuti solo 250 Codici, di Omero solo 110, di Virgilio 100 e di Tacito soltanto uno (cfr. G. GIAVINI, cit., p. 28).
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