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Quali "bibbie" erano vietate ?

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2020 12:11
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25/04/2013 08:00
 
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LA BIBBIA VIETATA AI CRISTIANI







 







 
 

VERITÀ E LUOGHI COMUNI
 


dal sito:
 http://digilander.libero.it/domingo7/LA%20BIBBIA%20VIETATA%20AI%20CRISTIANI.htm
La Chiesa Cattolica ha sempre incoraggiato le anime pie e devote alla lettura e alla meditazione del Vangelo e della Bibbia ma ha sempre sospettato che la lettura delle Sacre Scritture fosse poco utile agli spiriti increduli, superstiziosi, ignoranti o instabili (Matteo 7,6 ; Tito 3,10-11; 2 Pietro 3,16). Ciò che la Chiesa ha con forza affermato nel passato è che la lettura della Bibbia non è strettamente necessaria per tutti né è sempre conveniente per le persone impreparate o caratterialmente volubili, visto che queste persone sono più facilmente esposte al rischio di fraintendere le Scritture, travisandone il significato e scivolando nel dubbio o nell'eresia. Nessuna madre amorevole vieterebbe un cibo salutare ai propri figli, a meno che i figli non ne abusassero e ne facessero scempio. È pertanto comprensibile come in tempi di ignoranza, di eresie e di scismi la Chiesa possa aver limitato, controllato e vietato la lettura di bibbie sospette, senza note, senza approvazione ufficiale, edite da stamperie anonime, in lingua volgare o in dialetto. In tempi di grave apostasia o di preoccupante superstizione può essere stato anche salutare controllare la diffusione delle Sacre Scritture, visto l'uso perverso che ne veniva fatto dagli eretici, dagli indovini e dai nemici della Chiesa [1].
 
Nel Medioevo più volte la Chiesa operò controlli sulla lettura delle Bibbie in lingua volgare (spesso poco affidabili perché tradotte da persone prive di una adeguata preparazione), sulla indiscriminata diffusione delle versioni dialettali e sull'utilizzo delle Sacre Scritture da parte degli eretici. In realtà, fino al 1500, per circa 15 secoli, i cristiani hanno sempre e comunque avuto modo di leggere la Bibbia, gli scritti dei Padri, quelli dei religiosi, quelli dei laici, dei profani, dei cristiani, dei non cristiani, dei classici greci e latini e dei pensatori arabi ed ebrei. Fu soprattutto grazie alla lungimiranza ed alla cultura della Chiesa che, nel Medioevo, gli amanuensi  ed i monaci ricopiarono e salvarono da distruzione un immenso patrimonio di libri classici, religiosi, filosofici, scientifici spesso ereditati dalla cultura pagana, giudaica ed islamica. Vietati furono solo quei libri contrari alla fede ed alla salute spirituale e materiale dei fedeli. 
 
Il Sinodo di Tolosa (1299) proibì, nel Sud della Francia, la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per limitare la diffusione delle eresie catara, gnostica e valdese. Il divieto dell'uso di versioni non autorizzate venne poi formalmente sancito, per tutti i cattolici, quando Papa Paolo IV, terrorizzato dall’avanzata del protestantesimo in Europa, istituì l'Indice dei libri proibiti (1559), nel quale erano vietate ben 45 versioni della Bibbia in lingua volgare, tradotte da autori sospetti, non cattolici o anonimi, nonché la traduzione in italiano del veneziano Francesco Brucioli (alla quale nel 1540 i protestanti italiani avevano peraltro aggiunto un commento estremamente polemico contro la chiesa cattolica). La lettura di bibbie in lingua volgare fu quindi permessa solo su licenza del Sant'Uffizio e su autorizzazione del Vescovo locale, mentre la lettura della Vulgata non fu mai vietata. Di fatto, la Chiesa non si oppose mai alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma combatté solo quelle versioni che, a suo giudizio, potevano diffondere tra il popolo errori ed eresie. Tra le principali bibbie e traduzioni volgari la cui lettura fu sempre permessa ai cattolici è il caso di ricordare:
 
  • in latino la Vulgata di San Gerolamo;
  • in italiano, la Bibbia del Malermi (1471);
  • in italiano, la Bibbia del Martini (1778);
  • in spagnolo, la Bibbia Alfonsina (1280);
  • in tedesco, la Bibbia di Rellach (1450);
  • in francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples (1528);
  • in inglese, la Bibbia di Douai-Reims (1609).
  • in formato interlineare, la Poliglotta Complutense (1437-1517).
 
Anche la diffusione di traduzioni dai testi originali fu merito soprattutto della chiesa cattolica. Nel 1520 Papa Leone X approvò infatti la cosiddettaPoliglotta Complutense, fatta stampare dal Cardinale Primate di Spagna Francisco Ximenes de Cisneros (1437-1517) e contenente il testo greco del Nuovo Testamento e ben quattro volumi dell'Antico Testamento in latino, greco, aramaico ed ebraico.
 
 La condanna al rogo di William Tyndale (1494-1536), autore di una autorevole traduzione inglese del Nuovo Testamento, viene di solito falsamente attribuita alla Chiesa Cattolica, nemica dei lumi e del libero pensiero. Tyndale fu fatto imprigionare ad Anversa da Enrico VIII nel 1534, quando il re di Inghilterra aveva già apostatato dal cattolicesimo: il suo successivo assassinio (venne bruciato al rogo già morto) ricade pertanto tra i crimini più orrendi del sovrano inglese (nel 1531 Enrico VIII si fece riconoscere capo supremo della Chiesa di Inghilterra, nel 1533 divorziò da Caterina d'Aragona e sposò Anna Bolena, nel 1534 venne confermato dal Parlamento inglese come capo assoluto della chiesa anglicana, nel 1535 fece uccidere Tommaso Moro che rifiutava di rinnegare la fede cattolica e nel 1536 si occupò personalmente dell'eliminazione fisica di William Tyndale e di Anna Bolena). [2]
 
Anche un famoso documento, da secoli citato contro la chiesa dai liberi pensatori, dagli acattolici e da alcune frange del protestantesimo più duro e reazionario, è molto probabilmente apocrifo. Si tratta del cosiddetto  "Consilium quorundam episcoporum Bononiae congregatorum quod de ratione stabilendae Romane ecclesiae", meglio noto come "Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa romana"pubblicato nel 1553 e tuttora conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Secondo la moderna critica storica e testuale (e secondo la stessa Biblioteca Nazionale), il testo sarebbe un falso storico inventato, prodotto e spacciato da Paolo Pietro Vergario (1498-1565), vescovo di Mondrusch e di Capodistria, apostata dalla fede cattolica nel 1549 per adesione alla riforma protestante. Il documento, con toni volgari e tracotanti, mette in scena tre incogniti cardinali cattolici che, nel 1550, avrebbero consigliato Papa Giulio III di vietare quasi totalmente la Bibbia al popolo, al fine di sbarrare il passo al libero esame delle scritture, di tenere i fedeli nell'ignoranza e di ristabilire l'autorità della chiesa.
 
Dopo il Concilio di Trento[3] (1545-63) maggiori controlli vennero sicuramente introdotti, nei paesi cattolici,  sulle Sacre Scritture, sulle versioni in lingua volgare e sulla diffusione di Bibbie tradotte da ignoti o stampate da anonimi editori[4].  Il Textus Receptus, cui facevano costante riferimento le bibbie protestanti, risultava poi meno sicuro della Vulgata in quanto ricostruito da Erasmo da Rotterdam utilizzando alcuni manoscritti poco affidabili[5]. Tutte le versioni nelle lingue nazionali furono tratte dalla Vulgata (considerata, a quei tempi, la versione più attendibile), inclusero i libri deuterocanonici (definitivamente accettati come ispirati dopo il Concilio di Trento) e vennero liberamente lette dal popolo cristiano. Le autorità ecclesiastiche proibirono, invece, la lettura delle versioni protestanti in quanto spesso ricavate da manoscritti scarsamente attendibili[6], talora segnate da stili polemici ed anticattolici e sempre prive di note esplicative (indubbiamente utili in presenza di bassissimi livelli di cultura). I timori legati alla diffusione della Bibbia in volgare si fondavano anche sul grave precedente di Lutero che, traducendo, facendo stampare e diffondendo la Bibbia in tedesco, aveva utilizzato la Bibbia come strumento per portare a termine il distacco della Germania dalla comunione con la Chiesa Cattolica.
   
Dopo un iniziale diffidenza verso le traduzioni nelle varie lingue nazionali (innescata soprattutto dal timore del protestantesimo), la Bibbia venne integralmente tradotta in lingua inglese verso il 1610 (celebre è la versione Douay-Rheims) ed in lingua italiana verso il 1780 (famosissima è la traduzione in lingua italiana della Vulgata curata dall'arcivescovo di Firenze Antonio Martini che peraltro ebbe grande diffusione fino al XX secolo). Tutto il protestantesimo continuò però ad accusare la Chiesa cattolica di attaccamento superstizioso e bigotto alla Vulgata e di immotivato rifiuto delletraduzioni dai testi originali
   
In Inghilterra, il re protestante Giacomo I diffuse, nel 1611, la famosa Authorized Version (meglio nota come King James Bible), facendo ampio ricorso alla traduzione cattolica di Douay-Rheims, iniziata nel 1568 ed ultimata nel 1610, ed al Nuovo Testamento tradotto da William Tyndale nel 1534. Anche qui, nonostante il gran parlare di riforma, di libero esame e di libero accesso ai testi originali, tutte le bibbie diverse dalla King Jamesdivennero "versioni non autorizzate" e la persecuzione infuriò contro i cattolici ed i puritani.
 
La Riforma protestante rigettò senza esitazione e con fragili motivazioni l’autorevole Vulgata Clementina, adottando per almeno tre secoli nelle cosiddette traduzioni dai testi originali il discutibile e lacunoso Textus Receptus. I libri deuterocanonici furono gradualmente sradicati dalle Sacre Scritture perché conservati solo nella Versione greca dei Settanta, perché non accettati dagli ebrei e perché favorevoli ad alcuni insegnamenti cattolici (opere buone, elemosine, digiuno, preghiera per i defunti, …), non compatibili con i  dogmi protestanti della “predestinazione” e della "salvezza per sola fede". La Bibbia tedesca di Lutero (1522), pur riconoscendone l’utilità ed il carattere edificante, li pose in appendice. Anche la prima versione della Bibbia di Re Giacomo (1611) inserì i libri deuterocanonici in appendice, salvo poi stralciarli definitivamente dopo la confessione di fede di Westminster (1647). Nella dichiarazione di fede della Rochelle (1559) gli ugonotti francesi dichiararono che tali libri "benché utili, non possono essere usati per fondare alcun articolo di fede", incoraggiando così la progressiva espulsione dei libri deuterocanonici dalle bibbie protestanti francesi. Nel 1826, su pressione dei presbiteriani e dei calvinisti, anche la Società Biblica Britannica e Forestiera cessò di stampare bibbie contenenti i libri deuterocanonici, favorendo inevitabili critiche, sospetti, rifiuti e condanne da parte della chiesa cattolica.
 
Fu comunque Papa Clemente XI che, nell'enciclica Unigenitus del 1713, per primo considerò sospette di eresia alcune categoriche affermazioni dei giansenisti (movimento cattolico fortemente affascinato dalla speculazione filosofica, dalle versioni protestanti della bibbia, dalla teoria del libero esame e dalle dottrine calviniste sulla predestinazione) riguardanti l'indiscriminata libertà di lettura e di interpretazione delle Sacre Scritture. Nell'enciclica Inter praecipuas del 1844, il Papa Gregorio XVI mise poi in guardia vescovi e fedeli dalle Società Bibliche protestanti, dall'attendibilità delle molteplici versioni in lingua volgare e dagli effetti della propaganda biblica anticattolica sugli infedeli, sugli ignoranti e sulle anime instabili. Permise invece la lettura della Bibbia in lingua volgare a tutte le persone in grado di trarre benefici in termini di "aumento della fede e della pietà", purché si trattasse di "traduzioni approvate dall'autorità ecclesiastica e corredate da note esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi". Le Società Bibliche protestanti furono quindi condannate ripetutamente da Papa Pio IX che, nell’enciclica Qui pluribus (1846), mostrò di temerle almeno quanto le società carbonare, liberali e massoniche, evidentemente terrorizzato dagli attacchi sferrati contro l’autorità civile e religiosa della chiesa cattolica.
 
In tempi più recenti la lettura e la ricerca biblica furono comunque promosse soprattutto da:
 
  • Leone XIII che, nel 1893 con l’enciclica Providentissimus Deus, incoraggiò lo studio delle lingue orientali e l’impiego della critica testuale e, con decreto del 13/12/1898, offrì ai cattolici devoti ben 500 giorni d'indulgenza per 15 minuti giornalieri di lettura del Vangelo e l'indulgenza plenaria per una lettura regolare di tutta la Sacra Scrittura;  
 
  • Pio X che, nel 1907, commissionò ai monaci benedettini l'incarico di fare ricerche e preparativi per una edizione riveduta della Volgata;
 
 
 
 
 

PER UN GIUDIZIO EQUILIBRATO

 
Molte misure adottate dalla Chiesa Cattolica possono oggi sembrare eccessive: si bollarono con parole veementi tutte le società bibliche, si vietò il possesso di bibbie protestanti e si bruciarono bibbie cattoliche ristampate senza note e libri deuterocanonici. Prima di condannare senza appello, occorre considerare che le posizioni dure dei riformati (il papa era stato ufficialmente definito “anticristo” nei canoni di Dordrecht del 1618, nella confessione di fede di Westminster del 1648 e nella confessione di fede Battista del 1689)[7] e soprattutto la scarsa disponibilità di informazioni rendevano giustamente circospette le autorità religiose. Oggi sappiamo che alcune Bibbie protestanti (come la Riveduta del Luzzi, la Nuova Riveduta,l’American Standard Version, la Revised Standard Version e la New American Standard Bible) sono fortemente affidabili, risultano frutto di un onesto lavoro di revisione sui testi originali e vengono stampate da autorevoli case editrici (come l’American Bible Society, la Società Biblica Britannica e Forestiera, la Società Biblica di Ginevra e la Nelson Publishers). In passato però, in assenza di informazioni e di controlli, qualsiasi tipografo o libero pensatore avrebbe potuto manomettere le scritture e spacciare bibbie contraffatte, diffondendo tra il popolo errori, dubbi ed eresie.
 
Occorre poi onestamente riconoscere che molti evangelici sostenevano e sovvenzionavano le Società Bibliche con il nobile intento di diffondere la conoscenza della Parola di Dio tra il popolo inglese e nelle colonie britanniche. È questo il caso, ad esempio, di Granville-Sharp (primo presidente dellaBritish and Foreign Bible Society), ricordato per i profondi studi biblici e linguistici, per lo zelo missionario in Gran Bretagna, in Nord America, in Africa ed in Asia, per il fervore nella diffusione della Bibbia, per la lotta alla schiavitù in Inghilterra e per l'impegno a favore dell'indipendenza religiosa e politica degli Stati Uniti.
 
Come nel Medioevo, però, molti spiriti settari e libertini si servivano delle traduzioni delle Sacre Scritture in lingua volgare (o dialettale) per contendere con credenti spesso analfabeti, per confondere gli ignoranti, per seminare il dubbio tra le anime semplici, per diffondere perniciose eresie, per spingere all'apostasia larghe masse di persone, per disprezzare l'autorità e le tradizioni, per diffondere critiche velenose, idee agnostiche e scetticismo religioso, per deridere dogmi, devozioni e consuetudini, per far trionfare l'ateismo ed il libero pensiero, per sostenere società massoniche e per appoggiare movimenti rivoluzionari. Anche il confronto con i missionari protestanti era poi difficile da sostenere, soprattutto dal popolo italiano, spesso analfabeta e quasi sempre privo di cultura religiosa: la chiesa cattolica sapeva che molte anime semplici non avrebbero saputo rispondere alle domande di persone culturalmente molto preparate, che molti deboli sarebbero stati turbati e scossi nella fede e che non pochi instabili avrebbero potuto cadere nell'apostasia. In attesa di un innalzamento del livello culturale della popolazione (compito delle autorità civili e non solo dei poveri parroci di campagna), la soluzione più semplice era pertanto controllare le versioni bibliche in circolazione (possedere una bibbia protestante voleva dire aver già avuto contatti e rapporti con gli acattolici) e permettere la lettura delle Scritture solo a coloro che avessero un minimo di cultura (cioè non fossero analfabeti), che fossero disposti a ricevere un minimo di istruzione (lettura di note storiche, culturali e religiose a piè di pagina) e che fossero mossi da un minimo di devozione (cioè non leggessero le Scritture per  torcerle e calpestarle) [8].
 
 La severità delle autorità religiose era poi poca cosa se confrontata al dispotismo ed al totalitarismo delle autorità civili. Fino a mezzo secolo fa valori come la libertà di pensiero, di stampa, di riunione, di associazione, di religione erano quasi del tutto sconosciuti. I sovrani assoluti ed i dittatoriavversavano infatti tutte le libertà (religiosa, filosofica, scientifica, politica, economica e sindacale) nel timore di perdere i propri privilegi, di vedere criticato il proprio operato e di lasciar spazio ad idee divergenti o rivoluzionarie. Non mancarono poi sovrani (come Enrico VIII, Carlo V, Filippo II, Caterina dei Medici, Luigi XIV, Vittorio Amedeo II di Savoia) che perseguitarono con zelo maniacale ebrei ed eretici, tentando di guadagnare la stima, l'amicizia ed i favori dei cattolici, dei vescovi e del papa, salvo poi infischiarsene della fede e della religione quando la ragion di stato lo consigliava. Evidentemente valori come la democrazia, il dialogo, la libertà di coscienza, il rispetto delle opposizioni, la tolleranza religiosa si affermeranno a fatica soltanto in epoche più recenti.
 
 
 
 

 



[1] La bibliomanzia è un metodo di divinazione che utilizza i libri sacri per predire il futuro o per ottenere la soluzione a domande, problemi, situazioni ed enigmi. Tutto ciò che occorre è un libro sacro. L'indovino formula una domanda, apre il volume a caso e, a occhi chiusi, indica un punto della pagina. La frase o il paragrafo su cui posa il dito è considerata una risposta o un commento all'interrogativo posto. Per secoli il testo più usato fu la Bibbia. Nella bibliomanzia si mette Dio al servizio dell’uomo e si pretende che Egli dia risposte dettagliate su ogni domanda che noi gli poniamo. Giustamente la Chiesa Cattolica controllò la diffusione del testo sacro affinché non si offendesse Dio, creatore del cielo e della terra, usando la sua Parola alla stregua di una mazzo di carte o di un paio di dadi.
 
[2] Tommaso Moro accusò Tyndale di corrompere il testo sacro e di cambiare il senso delle Scritture. Di fatto, Tyndale si divertì soprattutto a sostituire alcuni termini tradizionali (cari alla liturgia ed alla tradizione) come “Church”, “charity”, “baptism”, “scripture”, “Holy Spirit”, “bishop”, “priest”, “deacon”, “martyr”, “evangelist” e “heresy” con la loro traduzione letterale dal testo greco “congregation”, “love”, "washing", “writing”, “Holy Wind”, “overseer”, “elder”, “minister”, "witness" "bearer of good news" e “choice”. Il Re d’Inghilterra condannò comunque Tyndale soprattutto perché, nel suo lavoro, aveva introdotto note e commenti eretici, in larga parte tratti dagli scritti di Martin Lutero. Di fatto, quasi tutti gli storici ipotizzano che Tyndale abbia effettuato le sue traduzioni sulla base della Vulgata, del Textus Receptus di Erasmo da Rotterdam e delle opere di Martin Lutero, anche se  non mancano argomenti a sostegno della tesi di una versione tratta direttamente dai testi originali greci ed ebraici. La prima Bibbia di Tyndale venne pubblicata a Colonia nel 1526, mentre la revisione finale della Tyndale venne pubblicata nel 1534. Nel 1535 Tyndale venne arrestato a Bruxelles, e l'anno seguente fu condannato a morte con l'accusa di diffondere il luteranesimo. Venne legato ad un palo, strangolato e il suo corpo venne, in seguito, bruciato sul rogo. Si narra che le sue ultima parole siano state: “Signore, apri tu gli occhi al Re d'Inghilterra!”.
 
[3]  Riportiamo qui il primo decreto sui libri sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8 Aprile 1546).
Il sacrosanto, ecumenico e generale concilio tridentino, legittimamente riunito nello Spirito Santo, sotto la presidenza dei medesimi tre legati della sede apostolica, ha sempre presente che, tolti di mezzo gli errori, si conservi nella chiesa la stessa purezza del Vangelo, quel Vangelo che, promesso un tempo attraverso i profeti nelle scritture sante, il signore nostro Gesù Cristo, figlio di Dio, prima promulgò con la sua bocca, poi comandò che venisse predicato ad ogni creatura per mezzo dei suoi apostoli, quale fonte di ogni verità salvifica e della disciplina dei costumi. E poiché il sinodo sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte - che raccolte dagli apostoli dalla bocca dello stesso Cristo e dagli stessi apostoli, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, tramandate quasi di mano in mano, sono giunte fino a noi, — seguendo l’esempio dei padri ortodossi, con uguale pietà e pari riverenza accoglie e venera tutti i libri, sia dell’antico che del nuovo Testamento, - Dio, infatti, è autore dell’uno e dell’altro ed anche le tradizioni stesse, che riguardano la fede e i costumi, poiché le ritiene dettate dallo stesso Cristo oralmente o dallo Spirito santo, e conservate con successione continua nella chiesa cattolica. E perché nessuno possa dubitare quali siano i libri accettati dallo stesso sinodo come sacri, esso ha creduto opportuno aggiungere a questo decreto l’elenco. Dell’Antico Testamento: i cinque di Mosè, e cioè: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosuè, Giudici, Ruth; i quattro dei Re; i due dei Paralipomeni; il primo e il secondo di Esdra (che è detto di Neemia); Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe; i Salmi di David; i Proverbi, l’Ecclesiaste, il Cantico dei cantici, la Sapienza, l’Ecclesiastico, Isaia, Geremia con Baruch, Ezechiele, Daniele; i dodici Profeti minori, cioè: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia; i due dei Maccabei, primo e secondo. Del nuovo Testamento: i quattro Evangeli: secondo Matteo, Marco, Luca, Giovanni; gli Atti degli apostoli, scritti dall’evangelista Luca; le quattordici Lettere dell’Apostolo Paolo: ai Romani, due ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, due ai Tessalonicesi, due a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei; due dell’apostolo Pietro, tre dell’apostolo Giovanni, una dell’apostolo Giacomo, una dell’apostolo Giuda, e l’Apocalisse dell’apostolo Giovanni. Se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, interi con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella chiesa cattolica e come si trovano nell’edizione antica della volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni, sia anatema.Sappiano quindi tutti, con quali argomenti lo stesso sinodo, posto il fondamento della confessione della fede, procederà, e soprattutto di quali testimonianze e difese si servirà nel confermare gli insegnamenti e nel riformare i costumi nella chiesa.
 
[4] Riportiamo qui il secondo decreto sui libri sacri del Concilio di Trento, Sessione IV (8 Aprile 1546).
Lo stesso sacrosanto sinodo, considerando, inoltre, che la chiesa di Dio potrebbe ricavare non piccola utilità, se si sapesse quale, fra tutte le edizioni latine dei libri sacri, che sono in uso, debba essere ritenuta autentica, stabilisce e dichiara che questa stessa antica edizione volgata, approvata nella chiesa dall’uso di tanti secoli, si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto. Inoltre, per reprimere gli ingegni troppo saccenti, dichiara che nessuno, basandosi sulla propria saggezza, negli argomenti di fede e di costumi, che riguardano la dottrina cristiana, piegando la sacra Scrittura secondo i propri modi di vedere, osi interpretarla contro il senso che ha (sempre) ritenuto e ritiene la santa madre chiesa, alla quale spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre scritture o anche contro l’unanime consenso dei padri, anche se queste interpretazioni non dovessero esser mai pubblicate. Chi contravvenisse sia denunciato dagli ordinari e punito secondo il diritto. Ma, volendo anche com’è giusto, imporre un limite in questo campo agli editori, i quali, ormai, senza alcun criterio - credendo che sia loro lecito tutto quello che loro piace — stampano, senza il permesso dei superiori ecclesiastici, i libri della sacra scrittura con note e commenti di chiunque indifferentemente, spesso tacendo il nome dell’editore, spesso nascondendolo con uno pseudonimo, e - cosa ancor più grave, - senza il nome dell’autore, e pongono in vendita altrove, temerariamente, questi libri stampati, il concilio prescrive e stabilisce che, d’ora in poi la sacra scrittura - specialmente questa antica volgata edizione, sia stampata nel modo più corretto, e che nessuno possa stampare o far stampare libri di soggetto sacro senza il nome dell’autore né venderli in futuro o anche tenerli presso di sé, se prima non sono stati esaminati ed approvati dall’ordinario, sotto minaccia di scomunica e della multa stabilita dal canone dell’ultimo concilio Lateranense. Se si trattasse di religiosi, oltre a questo esame e a questa approvazione, siano obbligati ad ottenere anche la licenza dei loro superiori, dopo che questi avranno esaminato i libri secondo le prescrizioni delle loro regole. Chi comunica o diffonde per iscritto tali libri, senza che siano stati prima esaminati ed approvati, sia sottoposto alle stesse pene riservate agli stampatori. Quelli che li posseggono o li leggono, se non diranno il nome dell’autore, siano considerati come autori. L’approvazione di questi libri venga data per iscritto, e quindi sia posta sul frontespizio del libro, sia esso scritto a mano o stampato. L’approvazione e l’esame siano gratuiti, così che le cose da approvarsi siano approvate e siano riprovate quelle da riprovarsi. Volendo infine reprimere il temerario uso, per cui parole e espressioni della sacra scrittura vengono adattate e contorte a significare cose profane, volgari, favolose, vane, adulazioni, detrazioni, superstizioni, incantesimi empi e diabolici, divinazioni, sortilegi, libelli diffamatori, il concilio comanda ed ordina per togliere di mezzo questo irriverente disprezzo, ed anche perché in avvenire nessuno osi servirsi, in qualsiasi modo, delle parole della sacra scrittura per indicare simili cose, che tutti i corruttori e violatori della parola di Dio, siano puniti dai vescovi secondo il diritto o la discrezione dei vescovi stessi.
 
[5]  Si trattava, più precisamente, dei seguenti manoscritti: 1eap (XII secolo), 1r (XII secolo), 2e (XII-XIIIsecolo), 2ap (XII secolo), 4ap (XV secolo) e 7p (XIV-XV secolo).
 
[6]  Secondo Wescott e Hort sarebbe possibile identificare ben quattro grandi famiglie testuali: il testo occidentale, il testo cesariense, il testo bizantino ed il testo neutrale.
 
[7] Riportiamo qui alcune dichiarazioni di fede dei fratelli evangelici che, durante la Riforma, generarono il panico nella Chiesa Cattolica:
 
  • “È così che, con un simile atto, il nostro fedele Salvatore ha fatto sentire in questo tempo la sua presenza favorevole nella chiesa olandese da anni dolorosamente afflitta. Poiché dopo essere stata liberata dalla mano potente di dio dalla tirannia dell'anticristo romano e dell'orrenda idolatria del papato e conservata spesso miracolosamente dai pericoli di una lunga guerra, questa chiesa, molto fiorente grazie all'accordo che vi si vede in verità di dottrina e disciplina, a lode del suo Dio, per il mirabile accrescimento della Repubblica e la gioia della cristianità riformata fu, da Jacobus Arminius ed i suoi seguaci - avendo essi preso il nome di Rimostranti - prima subdolamente sollecitata, poi apertamente attaccata con diversi errori sia antichi che nuovi”. [Canoni di Dordrecht, IV capoverso, 1618-1619].
 
  • “Non v'è altro capo della chiesa se non il Signore Gesù Cri­sto. Il Papa di Roma non può essere in alcun senso il capo della chiesa, ma è l'anticristo, quell'uomo di peccato e figliolo di perdizione, il quale si innalza nella chiesa contro Cristo, e contro tutto quello che è chiamato Dio”.[Confessione di Fede di Westminster XXV, 6, 1646].
 
  • “Il Papa di Roma non può essere in nessun senso capo della chiesa, ma è l'anticristo, l'uomo del peccato ed il figlio della perdizione il quale si innalza nella chiesa contro Cristo e contro tutto quello che è chiamato Dio e che il Signore annienterà con l'apparizione della sua venuta”.[Confessione di Fede Battista, XXVI, 4, 1689]
 
[8] Riportiamo alcuni punti tratti dal Catechismo Maggiore di San Pio X (1905). Tali posizioni  possono essere criticate o condivise, possono essere considerate opportune o inopportune, oscurantiste o illuminate, prudenti o severe, attuali o superate. Vanno comunque conosciute e rispettate come di solito si  rispettano le scelte educative di una buona madre nei confronti dei propri figli.
 
  • 883 D. È necessaria a tutti i cristiani la lettura della Bibbia? R. La lettura della Bibbia non è necessaria a tutti i cristiani, ammaestrati come sono dalla Chiesa, ma però è molto utile e raccomandata a tutti.
 
  • 884 D. Si può leggere qualunque traduzione volgare della Bibbia? R. Si possono leggere quelle traduzioni volgari della Bibbia, che sono riconosciute fedeli dalla Chiesa cattolica, e sono accompagnate da spiegazioni approvate dalla Chiesa medesima.
 
  • 885 D. Perché si possono leggere le sole traduzioni della Bibbia, che sono approvate dalla Chiesa? R. Si possono leggere le sole traduzioni della Bibbia che sono approvate dalla Chiesa, perché essa sola è legittima custode della Bibbia.
 
  • 886 D. Per mezzo di chi possiamo noi conoscere il vero senso delle Sacre Scritture? R. Il vero senso delle Sacre Scritture noi possiamo conoscerlo solo per mezzo della Chiesa, perché solo la Chiesa non può errare nell'interpretarle.
 
  • 887 D. Che dovrebbe fare il cristiano se gli venisse offerta la Bibbia da un protestante o da qualche emissario dei protestanti? R. Se ad un cristiano venisse offerta la Bibbia da un protestante, o da qualche emissario dei protestanti, egli dovrebbe rigettarla con orrore, perché proibita dalla Chiesa; che se l'avesse ricevuta senza badarvi, dovrebbe tosto gettarla alle fiamme, o consegnarla al proprio parroco.
 
  • 888 D. Perché la Chiesa proibisce le Bibbie protestanti? R. La Chiesa proibisce la Bibbie protestanti perché o sono alterate e contengono errori, oppure, mancando della sua approvazione e delle note dichiarative dei sensi oscuri, possono nuocere alla Fede. Per questo la Chiesa proibisce eziandio le traduzioni della Sacra Scrittura già approvate da essa, ma ristampate senza le spiegazioni dalla medesima approvate.
 
[Modificato da Credente 09/07/2020 12:11]
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CHI STRAPPA LA BIBBIA DALLE MANI DEL POPOLO?

IL DOCUMENTO DI P.P. VERGERIO
E’ noto che i Testimoni di Geova fanno circolare un volantino intitolato “Roma e la Bibbia”, e definito: “Documento storico al tempo della riforma”, nel quale sono riportati dei consigli che alcuni Cardinali avrebbero dato a Papa Giulio III all’epoca della sua elezione al soglio pontificio nel 1550.
Il documento viene a volte citato dai Testimoni di Geova e da alcune frange del protestantesimo per smascherare i tentativi della Chiesa Cattolica del 16° secolo che deliberatamente ed empiamente ha nascosto la verità biblica e ha tolto la Bibbia dalle mani del popolo.
I testimoni di Geova, con enfasi, dicono di averlo scoperto nella Biblioteca Nazionale di Parigi al Foglio B. N. 1080, vol. II, pagine 641-650. [1]
Alcune riflessioni al “documento” ci stimolano a delle considerazioni.

1) Il documento in questione, è stato pubblicato più di 100 anni fa, ed è una fotocopia di un articolo della rivista settimanale “The Truth” (La Verità) pubblicato a Gerusalemme il 3 novembre 1911.
E’ stato “scoperto” nella Biblioteca Nazionale di Parigi, dall’editore di questa rivista e non dai Testimoni di Geova come loro dicono. Sì, solo pochi Testimoni di Geova francesi sapevano dell’esistenza di questo “documento” perché dopo sei mesi della pubblicazione da parte del settimanale “The Trut”, questo articolo fu pubblicato sulla “Tour de Garde” (La Torre di Guardia), giugno 1912, pagina 210-211, edizione francese e mai pubblicato in altre edizioni. [2] Dunque, il documento che i Testimoni di Geova mostrano, è il “riciclaggio” di una vecchia fotocopia che nuovamente divulgano.
2) Appare assai strano che solo nel 1550 i Cardinali abbiano scoperto la convenienza di “strappare la Bibbia dalle mani del popolo”. La cosa appare ancora più inverosimile ove si consideri che Sisto V, eletto pontefice solo 35 anni dopo, nel 1585, lungi dallo “strappare Bibbie”, aveva un suo progetto per la traduzione della Bibbia in lingua italiana, al quale tentò di opporsi il Re di Spagna, Filippo II, che non fu ascoltato dal Papa. Furono pubblicati il testo greco della Settanta e la sua versione latina” (Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 783).
3) E’ evidente, poi, che gli autori del falso, chiunque essi siano, e le affilate lingue che lo vanno propagando, dimostrano una buona dose di malafede facendo finta di ignorare che nel 1550 non c’erano Bibbie da “strappare dalle mani del popolo” se si tiene presente che la maggior parte della gente era analfabeta e non sapeva leggere l’italiano, al punto che per firmare usava opporre in segno di croce.
4) Va rimarcato, soprattutto che la Bibbia in uso nei paesi cattolici nel 1550 era scritta in latino, e a parte gli ecclesiastici e le persone dotte, ben pochi erano in grado di leggere e di comprendere il latino. L’alto costo delle Bibbie, infine, il fatto di possedere una Bibbia era privilegio esclusivo di alcuni ricchi e certamente non del popolo.
5) E se per “strappare” volevasi intendere “non dare da leggere”, “non portare a conoscenza”, ciò aggraverebbe l’incoerenza del “falso documento”, perché è cosa ovvia, sarebbe stato più producente e senza rischi di provocare tumulti, dare da leggere una Bibbia “addomesticata” o di un qualunque testo artefatto che il popolo, data la sua ignoranza, non sarebbe stato in grado di contestare.

Accertata, quindi, la falsità del “documento”, rimane adesso da vedere se l’accusa da loro rivolta alla Chiesa non si ritorca, per caso, su di loro stessi.
Leggendo la loro Torre di Guardia del 15/8/1982, pag. 29, troviamo che una delle gravi accuse che essi rivolgono ai cosiddetti “apostati” è che costoro: “Affermano che è sufficiente leggere la Bibbia, da soli o in piccoli gruppi a casa. Ma cosa strana, mediante questo tipo di ‘lettura biblica’ sono tornati indietro proprio alle dottrine apostate che i commentari del clero della cristianità insegnavano cento anni fa, e alcuni hanno persino ricominciato a celebrare le feste della cristianità, come i Saturnali romani del 25 dicembre!”. Cosa se ne evince? Semplicemente che, secondo i Testimoni di Geova, chi legge la Bibbia da solo o in piccoli gruppi a casa propria ne trae inevitabilmente le conclusioni che ne hanno sempre tratto gli ecclesiastici della deprecata cristianità. Pertanto, stando a queste affermazioni, al clero avrebbe fatto comodo che la gente leggesse la Bibbia “da sola o in piccoli gruppi a casa”. E, quindi, la Chiesa Cattolica avrebbe sempre avuto tutto l’interesse a distribuire la Bibbia in ogni casa, invece di “strapparla dalle mani del popolo”.
Che sia stata la società Torre di Guardia, invece, a far questo, è inesorabilmente confermato da una dichiarazione apparsa sulle colonne dell’edizione di tale periodico del 15/9/1910 (trascritta nell’edizione italiana del 1° novembre 1958, pagg. 670, 671), che dice, elogiando la sua opera intitolata Studi sulle Scritture:
“Non si tratta di semplici commenti alla Bibbia, essi sono in sostanza la Bibbia stessa… Inoltre, non solo non si possono conoscere i piani divini studiando la Bibbia da sola, ma se sono messi da parte gli Studi sulle Scritture… e ci si rivolge soltanto alla Bibbia, sebbene si abbia (sic!) compreso la Bibbia per dieci anni… entro due anni si ritornerà nell’oscurità. D’altra parte se si leggono semplicemente gli Studi sulle Scritture e non si legge in tal modo una sola parola della Bibbia, al termine di due anni si giungerà alla luce”.
Secondo i Testimoni di Geova, quindi, studiando la Bibbia da sola non si può “conoscere il piano divino”. Perché toglierla al popolo allora? Non sarebbe bastato, al contrario, agevolargliene la lettura per farlo rimanere nelle tenebre?
“Le istituzioni religiose hanno strappato la Bibbia di mano al popolo e perciò l’hanno indotto ad affidarsi a ciò che gli viene fatto credere dai preti o sacerdoti. Ne è il risultato che molte persone sincere ignorano totalmente qual è la volontà di Dio e qual è la sua via. […] Il clero combatte affinché questa conoscenza non pervenga loro”. (Salvezza, 1939, pag. 242)
Al lettore, l’ardua sentenza: chi è che “strappa la Bibbia dalle mani del popolo?”
Il geovismo strappa la Bibbia dalle mani del popolo
Chi non ha provato a dare ai testimoni di Geova qualche fotocopia dove vengono smentite le loro favole? I testimoni di Geova sono così diffidenti che rifiutano, respingono al mittente fotocopie tratte dalla loro stessa stampa. Il motivo?
1. Sono stati bene allenati dalle loro guide a non accettare nulla dai cosiddetti “apostati” o da coloro che non la pensano come il geovismo.
2. “Letteratura apostata provocatoria ci può arrivare per posta senza che la chiediamo. Incuriositi, alcuni fratelli hanno letto tale materiale degradante, compromettendo la loro fede”.
(La Torre di Guardia 15/8/ 1988 p. 13)
3. Bisogna rifiutare lettere e pubblicazioni trovate nella cassetta della posta, perché preso dalla curiosità si potrà leggere tale materiale “degradante”, cadendo in balia del dubbio.
(La Torre di Guardia 15/3/1986 p. 12)
4. I dirigenti del corpo direttivo hanno paura di perdere le loro pecore che sono paragonati a cani e a porci che ritornano a rivoltarsi nel fango.
(Ibidem, p. 13)
5. Le fotocopie sono paragonate a materiale “pornografico”. Cari Cristiani Cattolici, state attenti! Quando i testimoni di Geova si avvicinano per offrirvi i loro giornaletti, vi stanno offrendo materiale “degradante e pornografico”.
(Ibidem, p. 13)
Morale della favola geovista è la seguente: Se io testimone di Geova leggo le infinite contraddizioni e bugie geoviste e scopro che non sono sulla via della verità, cosa faccio? Non mi resta altro che uscire da quella organizzazione che mi ha ingannato per tanti anni. La Società, che mi tiene incatenato alla Torre di Guardia, non è così ingenua da lasciarmi facilmente andare. La motivazione base per cui non devi accettare nulla, all’infuori della Torre di Guardia e Svegliatevi!, è proprio questa. Tale riviste, dicono, “ci provvedono un costante flusso di informazioni. Abbiamo molti libri e opuscoli che trattano una grande varietà di argomenti biblici”. (La Torre di Guardia 15/8/1988 p. 14)

Tutto ciò che negativamente pensa il corpo direttivo sui Cattolici, si ritorce su di esso stesso. Non è raro vedere testimoni di Geova forniti di fotocopie e falsi documenti che distribuiscono a gente più sprovveduti di loro per bassi fini. E’ il caso della cosiddetta “proibizione della Bibbia nelle mani del popolo”. Un quotidiano italiano (certamente scritto da un tdG) tira in ballo una presunta relazione di prelati che dava consigli riguardo l’uso della Bibbia: “Una relazione di prelati inviata al Papa nel 1533 avverte: “Debbono farsi tutti gli sforzi acciocché si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo… Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di quello sia permesso leggere a chicchessia. Finché gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono. Ma quando si volle leggere di più cominciarono a decadere. Quel libro insomma (Il Vangelo), è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi i turbini e quelle tempeste per le quali è mancato poco che noi fossimo interamente perduti. Ed è vero, se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente, e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese si avvedrà subito che la nostra dottrina è molte volte diversa e più spesso ancora, ad essa contraria…”.
(La Repubblica del 5/2/2001)
Il documento dal quale la relazione è stata tratta e che viene usata spesso dai testimoni di Geova, è un falso documento tratto da uno dei tanti libelli diffamatori di Pier Paolo Vergerio.
Riportiamo qui il falso volantino in fotocopie che i testimoni di Geova vanno spacciando.

DOCUMENTO STORICO AL TEMPO DELLA RIFORMA
ROMA E LA BIBBIA
Foglio B – n. 1088 – vol. II – pagg. 641-650
Sotto questo titolo la rivista settimanale “The Truth” (La Verità) pubblicata in Gerusalemme da, in data 3 novembre 1911, un articolo che cita un documento conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, il quale contiene dei consigli, che i Cardinali diedero al Papa Giulio III all’epoca della sua elezione alla Santa Sede nell’anno 1550.
Questo documento racchiude i seguenti brani:
“Fra tutti i consigli che possiamo avere a presentare alla sua santità ne riserviamo il più importante in ultimo.
Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti ed intervenire con tutta la potenza nostra nell’affare che abbiamo da considerare”.

Trattasi di quanto segue:
“La lettura del Vangelo non deve essere permessa che il meno possibile specialmente nelle lingue moderne, e nei paesi sottomessi alla vostra autorità. Il pochissimo che viene letto generalmente alla messa, dovrebbe bastare e devesi proibire a chiunque di leggerne di più.
Finché il popolo si contenterà di quel poco, i vostri interessi prospereranno; ma nel momento che se ne vorrà leggere di più, i vostri interessi cominceranno a soffrire.
Ecco il libro, che più di nessun altro, provocò contro di noi le ribellioni, le tempeste che hanno arrischiato perderci.

Difatti, se alcuno esamina accuratamente l’insegnamento della Bibbia e lo paragona a quanto succede nelle nostre chiese, troverà ben presto le contraddizioni e vedrà che il nostro insegnamento spesso si scarta da quello della Bibbia e più spesso ancora è in opposizione ad essa.
Se il popolo si rende conto di questo, ci provocherà senza requie finche tutto venga svelato ed allora diventeremo l’oggetto della derisione e dell’odio universale.
E’ necessario dunque che la Bibbia venga tolta e strappata dalle mani del popolo, però con gran prudenza per non provocare tumulti”.
Nella Biblioteca Nazionale di Parigi esiste un prezioso documento (in Foglio B - n. 1088 - vol. II pagine 641-650); esso porta il titolo: Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa Romana. Il documento è in latino, ma prima di tradurre la parte che riguarda il nostro tema, ne daremo un cenno storico.
Nel 1553, Papa Giulio III, non sapendo quali ostacoli opporre al progresso della Riforma religiosa, sentiva vacillarsi sul capo il triregno. Allora pensò saviamente a prendere dei provvedimenti. Fece riunire in Bologna i tre più dotti vescovi di quel tempo, col mandato di consultare con tutta serietà, e proporre poi al Papa i rimedi che avrebbero giudicati opportuni per salvare la curia romana. I prelati, dopo lunga deliberazione, presentarono al Papa uno scritto da loro firmato che conteneva il risultato delle loro deliberazioni. Quel lungo scritto finisce con queste parole:
“Infine (quello che, tra tutti i consigli che noi in questo tempo possiamo dare alla vostra beatitudine, il più importante di tutti, l’abbiamo riservato per ultimo), qui devono essere aperti gli occhi, ci si dovrà sforzare con tutte le energie affinché il meno possibile del Vangelo (soprattutto in lingua volgare) venga letto in quelle città che sono sotto la vostra autorità e giurisdizione, e basti quel pochino che suole essere letto nella messa, e più di quello a nessuno degli uomini sia permesso di leggere. Finché infatti gli uomini furono contenti di quel pochino, tanto a lungo le vostre faccende secondo la vostra volontà procedettero; e le medesime cominciarono a prendere la piega opposta da quando dappertutto è consuetudine che si legga di più. Questo è (in definitiva) quel libro che più degli altri queste tempeste e turbini ci ha suscitato, dai quali siamo stati quasi travolti. E certamente, qualora uno lo esamini diligentemente, poi osservi per ordine le singole cose che sogliono essere compiute nelle nostre chiese, vedrà che c’è moltissima differenza tra loro, e che questa nostra dottrina è assolutamente diversa da quella e spesso anche opposta. E non appena gli uomini capiscono ciò, naturalmente istigati da qualcuno, dotto, dei nostri avversari, non cessano di gridare prima di avere completamente divulgato ogni cosa e di averci resi odiosi da tutti. Perciò dovranno essere nascosti quei pochi libriccini, ma con l’uso di una certa cautela e diligenza, affinché quel fatto non susciti contro di noi disordini e tumulti più gravi”.

Bologna, 20 ottobre 1553
Vincenzo De Duranti, Vescovo
di Thermule, Bresciano.
Egidio Falceta, Vescovo Capruano.
Gerardo Busdrago, Vescovo Tessalonicense. [3]
Anche la rivista Torre di Guardia, ha citato in parte questo documento, nell’edizione del 1/6/1959, pagina 328. [4]
“Simile timore per la verità della Bibbia venne espresso dai cardinali della corte romana al papa Giulio III, nel 1550, dicendo: “La Bibbia è il libro che, più d’ogni altro, ha suscitato contro di noi i tumulti e la tempesta che ci hanno quasi travolti. Infatti chiunque esamini da vicino e confronti l’insegnamento che avviene nelle nostre chiese, presto troverà discordanza, e realizzerà che i nostri insegnamenti sono spesso diversi dalla Bibbia e ancor più spesso contrari ad essa, e se il popolo si rende conto di ciò, non finirà più di sfidarci finché ogni cosa non sia resa palese, e allora diverremo l’oggetto di scorno e d’odio universali. Quindi, è necessario sottrarre la Bibbia alla vista del popolo, ma con estrema cautela per non provocare una ribellione”.
Lo stesso falso venne citato due anni dopo nella Svegliatevi! dell’8 aprile 1961, pagina 7.[5]
“Vi è dunque una potente ragione per cui la Chiesa Cattolica scoraggia, con varie azioni, la lettura della Bibbia. Considerate, per esempio il discorso pronunciato dai cardinali della corte romana al papa Giulio III immediatamente dopo la sua elevazione al papato nel 1550. E’ contenuto in un documento storico dei tempi della Riforma che si preserva nella Biblioteca Nazionale di Parigi nel Folio B, N° 1088, Vol. 2,pagg. 641-650. […] Non c’è da meravigliarsi se la Chiesa Cattolica Romana distrugge fino a questo giorno le Bibbie e dice ai cattolici che la lettura della Bibbia ‘non è necessaria’!
Quello che i Testimoni di Geova non sanno – e, a quanto pare non lo sa nemmeno il Corpo Direttivo che ha citato questo scritto – che il testo è un falso storico inventato, prodotto e spacciato da Pier Paolo Vergerio (1498-1565). Costui era un vescovo cattolico di Mondrusch e di Capodistria, apostata dalla fede cattolica nel 1549 per adesione alla Riforma Protestante, e si distinse per la produzione di numerosi scritti polemici contro la Chiesa Cattolica. [6]
Alcuni hanno voluto scrivere alla Biblioteca Nazionale di Parigi per verificare sia l’esistenza che l’autenticità di questo scritto.
Accanto al documento la Biblioteca Nazionale di Parigi
ci ha fatto pervenire la seguente nota:
“Quoique n’etant que partiellement consacre à la lecture de la Bible, le texte de Vergerio a ètè frèquemment utilisè dans les polemiques entre protestants et catholiques sur ce aujet, meme apres que la critique avait ète faite par de nombreux thèologiens (Consulter la thèse de Thèologie protestante de A. Ch. Siegfried – La Vie et les travaux de P. P. Vergerio Strasbourg. 1857 – in 8°, 39 p.).
Il ressort de ces ètudes que P. P. Vergerio est vèritablement l’auter du Consilim quorundam episcoporum…, dont le texte figure dans ses oeuvres completes publièes en 1563.
Ce texte fait partie de ses nombreux opuscoles publiès anonymement lo de sa violente polèmique avec la papautè. Il est donc impossible d’admettre que le Consilium quorundam episcoporum… èmane d’une quelconque autoritè de l’Eglise catholique”.
Traduzione in italiano del testo francese:
Sebbene dedito solamente in parte alla lettura della Bibbia, il testo di Vergerio è stato frequentemente utilizzato nelle polemiche tra protestanti e cattolici su questo tema, anche dopo che la critica era stata fatta da numerosi teologi (Consultare la tesi di teologia protestante di A. Ch. Siegfried. – La Vita ed i lavori di P.P. Vergerio- Strasbourg. 1857 – in 8°, 39 p.).
Da questi studi risulta che P.P. Vergerio è veramente l’autore del Consilium quorundam episcoporum…, il cui testo figura nelle sue opere complete pubblicate nel 1563.
Questo testo fa parte dei suoi numerosi opuscoli pubblicati anonimamente all’epoca della sua violenta polemica con il papato. E’ dunque impossibile ammettere che il Consilium quorundam episcoporum emani da una qualunque autorità della Chiesa cattolica.
Oltre a questa nota la biblioteca ha inviato anche una lettera, nella quale fra l’altro si legge:
“Il testo che cercate è una critica, in chiave satirica, del papato, pubblicata nel 1553 con il titolo di Consilium quorundam episcoporum Bononiae congregatorum quod de ratione stabilendae Romane ecclesiae Iulio III P. M. datum est. Il suo autore, Paolo Pietro Vergerio (1498-1565), vescovo di Modrusch, poi di Capo d’Istria, che aderì in seguito alla Riforma verso il 1549, mette in scena tre vescovi che consigliano il papa Giulio III sul modo di ristabilire l’autorità pontificale”. [7]
In fondo: che cosa dice
questo falso documento.
In sostanza il documento direbbe: “E’ necessario dunque
che la Bibbia sia strappata dalle mani del popolo”.
1) Dato e non concesso che il documento sia autentico, rimane sempre un consiglio che dei Cardinali diedero al Papa. Consiglio sbagliato? Consiglio interessato? Consiglio poco lungimirante? Può darsi, ma quei Cardinali non fanno la Chiesa. Siamo durante il Concilio di Trento e tutti sanno quanta importanza, quanta venerazione e quanta cura la Chiesa del tempo ha esercitato proprio per conservare integra la Bibbia che l’invenzione della stampa. Il nascente Protestantesimo e la difficoltà dei tempi tendevano a disintegrare.
Ecco un esempio di quanto succedeva a quei tempi attorno alla Bibbia:
“Restano parlare degli altri abusi, de’ quali ciascuno haveva raccolto numero grande, e in questo adunati innumerevoli modi:come la debolezza, e superstizione humana si vale delle cose sacre, non solo oltre, ma anco contra quello perché sono instituite. Delle incantationi, per trovar dè thesori, e effettuare lascivi dissegni; o ottenere cose illecite. Fu assai parlato, e proposti molti rimedij, per estirparle. Tra le incantationi ancora fu posto da alcuni il portar addosso Evangelij, nomi di Dio, per prevenir’ infermità, o guarire d’esse: overo, per essere guardato da mali, e infortunij, o per haver prosperità: il leggergli medesimamente per gl’istessi affetti, e lo scrivergli con osservatione dè tempi… e il recitare Evangelij sopra le arme, accio habbiamo virtù contra gli inimici. In questa serie erano poste le congiurationi dè cani che non mordano, delle serpi che non afendano; delle bestie nocive alle campagne, delle tempeste, ed altre cause di sterilità della terra: ricercando che tutte queste osservationi, come abusi, fossero condannate, prohibite, e punite…”
( “Historia del Concilio Tridentini”di Pietro Soave Polano. In Ginevra – MDCLX, libro 2° p.165)
E’ una storia scritta quasi contemporaneamente al supposto consiglio dei suddetti Cardinali. Bravi Cardinali tanto preoccupati di salvare la purezza della Parola di Dio dalle aberrazioni del tempo!
2) C’è poi la favola delle Bibbie strappate e incatenate perché il popolo non le leggesse. Intanto l’opera di copiatura di una Bibbia comportava moltissimi anni di lavoro e le Bibbie costavano molto. Non meno costavano le prime Bibbie stampate. Sappiamo che nella cattedrale di Hereford in Inghilterra i libri erano assicurati con catene per evitare che fossero rubati dagli eruditi o dagli studenti, molti dei quali erano così poveri che potevano comprare i costosi libri dell’epoca una sola pagina alla volta. (Materiale tratto da “I Mondi dell’uomo”, vol. VIII, pagina 20).
Da ultimo, quanti sapevano leggere nel 16° secolo?
“Dire menzogne o essere disonesti è nocivo per gli altri. […] Alcuni mentono per ingannare e trarne un guadagno personale. Ma indipendentemente dalla ragione, i fatti finiranno per venire a galla, e questo provocherà la delusione di colui che è stato ingannato, il quale, in seguito, non avrà più fiducia in colui che lo ha ingannato”.(Torre di Guardia 1/8/1963, pagina 469).
“Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”
- Luca 12, 2

NOTE:
[1] Consilium Quorundam – Foglio B. – N. 1088 – Vol. II – pagine da 641a 650 (in latino con
traduzione).
[2] Tour de Garde , Giugno/1912, pp. 210-211
[3] Documento storico al tempo della riforma – “ROMA E LA BIBBIA”
[4] Torre di Guardia 1/6/1959, p. 328; (ed. inglese WT 15/2/1958, p. 107)
[5] Svegliatevi! 8/4/1961, p. 7; (ed. inglese G. 8 ottobre 1960, p. 7)
[6] Enciclopedia Cattolica, pp. 1263-1264
[7] Lettera della Biblioteca Nazionale di Parigi del 2 dicembre 1996 e fattura della Biblioteca.


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E' utile per capire le costruzioni menzognere fatte dalla wts, additando sempre gli altri come responsabili dei mali del mondo. E poi essa stessa fa proprio quello di cui accusa ingiustamente gli altri e in questo caso la Chiesa, che ritiene la principale nemica. Quello che va notato è come funzione l'inganno geovista: offre prima la "bibbia" ( la sua "bibbia) facendosi forte dell'autorità della Bibbia. Poi dice che per capirla non serve la Bibbia ma solo i suoi opuscoli. Alla fine toglie del tutto la Bibbia perchè al suo posto vi mette solo i suoi studi che definisce "biblici" mentre in realtà sono antibiblici e i poveri tdg ingannati si convincono che sono proprio biblici. Ecco come la wts toglie la Bibbia al popolo.
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