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PAPA FRANCESCO

Ultimo Aggiornamento: 13/05/2020 16:01
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29/07/2014 17:08
 
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La visita del Papa al pastore Giovanni Traettino presso la Chiesa della Riconciliazione a Caserta:

Testo integrale dei discorsi pronunciati dai due rappresentanti in occasione di questo storico incontro.

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Parole del pastore Giovanni Traettino in apertura dell’incontro con il Papa Francesco:

 E’ bello stare davanti al Signore, vero? (rispondono: sì!). Non c’è posto migliore al mondo che stare alla presenza di Dio. C’è un posto ancora migliore, vivere alla presenza di Dio! E’ lì che facciamo l’esperienza delle gioie più profonde, delle gioie più vere; è lì che la nostra vita viene trasformata e che diventiamo sempre più simili a Lui.

 Voglio condividere alcune considerazioni e, in particolare, carissimo Papa Francesco, amato fratello mio, la nostra gioia è grande per questa sua visita, quella mia personale intanto, quella della mia famiglia, quella dell’intera nostra comunità e della nostra famiglia spirituale, dei nostri ospiti e dei nostri amici. Un dono grande e inatteso, impensabile fino a poco tempo addietro. Lo potrà leggere negli occhi dei bambini e degli anziani, dei giovani e delle famiglie. Le vogliamo bene! E una cosa che deve sapere: verso la Sua persona, anche tra noi evangelici, c’è tanto affetto e tanti di noi anche ogni giorno pregano per Lei: anche ogni giorno pregano per Lei. Del resto, è così facile volerle bene. Diversi di noi credono perfino che la sua elezione a Vescovo di Roma sia stata opera dello Spirito Santo. Una benedizione soprattutto nei confronti del mondo per tutto il cristianesimo: questo è quello che personalmente io penso. Con questo suo gesto, del tutto inatteso e sorprendente, ha dato visibilità e concretezza a quello che appare sempre di più come il motivo conduttore della sua esistenza e dunque del suo ministero, perché la vita precede sempre il ministero. Superando di un solo colpo le complicazioni protocollari, sa andare direttamente al cuore della vita e delle relazioni umane e in particolare del rapporto con chi riconosce come fratello: incontrare il fratello, incontrarlo lì dove è, incontrarlo così come è. Nel nostro caso poi, per farci visita, si è voluto sobbarcare addirittura due giorni di fatica: Le siamo particolarmente grati!

 Non Le è bastato affidare il suo cuore a un documento o a un messaggero… Evidentemente ha riflettuto molto sull’Incarnazione di Gesù Cristo: ha voluto toccarci, ha voluto venire di persona, ad abbracciarci di persona. Ha mostrato un grande coraggio. Libertà e coraggio! Ed ha consegnato se stesso in semplicità e debolezza alla nostra diversità, però anche al nostro abbraccio. Con uomini come Lei, caro Papa Francesco, c’è speranza per noi cristiani. Tutti! Con un solo gesto ha allargato la porta, ha accelerato la realizzazione del sogno di Dio. E’ diventato parte della risposta alla preghiera di Gesù: “che siano tutti uno”. E lo ha fatto con quella gloria, di cui parla Giovanni nel capitolo 17: con quella gloria senza la quale non è possibile costruire l’unità. Parlo della gloria dell’umiltà. Come ha detto qualcuno, l’umiltà è al cuore della gloria. E aggiunge: è sufficiente un po’ di potenza per esibirsi; ce ne vuole molta per ritirarsi. Dio è potenza illimitata di ritrazione di sé, di nascondimento. Anche da questo, forse soprattutto da questo si riconoscono i discepoli di Cristo.

 “La verità è un incontro”: è il titolo di una delle ultime raccolte delle sue preziose meditazioni mattutine di Santa Marta. La verità è un incontro, ma è anche una verità centrale per ogni cristiano, per ognuno che si sia convertito a Cristo e abbia fatto un incontro personale con Lui. Quante volte nei suoi insegnamenti ritorna l’invito alla conversione e all’incontro personale con Cristo. E’ evidente che questa verità è al centro della sua vita, materia viva della sua esperienza spirituale, motivo ispiratore della sua esistenza. Per me che La osservo non potrebbe essere altrimenti. La cosa mi riempie di gioia, perché Cristo è anche la perla preziosa, scusate è la perla preziosa di tutti i cristiani, anche di noi evangelici. Ho visto che l’altro ieri ne ha parlato a Caserta. Egli è il centro e il cuore della nostra vita, la ragione stessa della nostra esistenza. Senza Gesù saremmo persi! La nostra unica ragione di vivere e di esistere è Gesù! Del resto è proprio la passione che portiamo alla centralità di Cristo che ci fa, con solida e serena convinzione, evangelici. Per questo anche viviamo e sperimentiamo un modo nuovo di essere evangelici, che non si nutre più di anticattolicesimo – come pure è stato per un tempo – ma che, riconoscendo le proprie origini e radici nell’albero storico del cristianesimo, cattolicesimo e riforma compresi, ha imparato a relazionarsi in modo costruttivo e redentivo con quelli che riconosce come suoi padri e suoi fratelli e a tirar fuori dal suo tesoro – come lo scriba del Vangelo – cose nuove e cose vecchie. Ha imparato – stiamo sempre più imparando – che deve comprare tutto il campo, come pure dice Gesù in un’altra parte del Vangelo, per entrare in possesso di tutto il tesoro. Occorre avere tutto il campo per scoprire il tesoro. Senza rinunciare al lavoro di discernimento fatto con la Parola di Dio, ma esaminando ogni cosa e ritenendo il bene. In questo modo siamo meno esposti al rischio di disprezzare il contributo dei fratelli, di spegnere lo Spirito o addirittura di attribuire ad altre fonti quello che è invece dal Signore. Come ci esorta Paolo, nella Lettera ai Tessalonicesi: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, ma esaminate ogni cosa e ritenere il bene. Astenetevi da ogni sorta di male”.

 Dunque la verità è un incontro e l’incontro con Cristo è l’incontro della vita: è quello che dà verità e fondamento ad ogni altro incontro. Questa è la mia esperienza. I miei incontri e le mie relazioni col prossimo sono profondamente segnati dal mio incontro con Gesù. Questo è il messaggio centrale, il nucleo, il DNA del Vangelo; questo è il cuore della predicazione evangelica; questo è il terreno sul quale costruire ogni possibile dialogo fra di noi e cammino di unità tra le Chiese. Com’è scritto: “Nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù”. E ancora: “Ognuno badi a come vi costruisce sopra”.

 Tempo fa, padre Raniero Cantalamessa, parlando degli evangelici, li aveva definiti “cristiani col carisma dell’essenzialità”. Una definizione che mi piace molto. La condivido. E il cardinale Piovanelli, di Firenze, qualche anno addietro, a chi gli chiedeva una previsione per il terzo millennio, preconizzava: “Sarà un’epoca in cui si ritornerà ai principi fondamentali del cristianesimo”. Credo anche io questa cosa. E’ necessario, è indispensabile che torniamo ai principi fondamentali. Il cardinale Kasper, invece, che so essere suo amico, ha parlato di “un ecumenismo fondamentale e di un ecumenismo spirituale”: anche qui siamo in linea. Egli dice: “I cristiani non sono uniti tra loro, ma anzitutto sono tutt’uno in Cristo. E solo quell’unione o comunione con Cristo rende possibile la vera comunione tra gli uomini in Lui. Il centro dell’unità è il Signore. E la forza che opera e ordina questa unità è lo Spirito Santo”. Forse è proprio da questa comprensione che il cristianesimo deve ripartire. Questo è il perimetro fondamentale della nostra comunione ed è qui che credo di poter dire che sta il contributo maggiore – anche storico e teologico – della profezia della Riforma prima e poi del mondo evangelico dopo. Credo che questa sia la profezia fondamentale a beneficio di tutto il Corpo di Cristo e della Chiesa. Se ha un qualche senso la storia nel cristianesimo…

 L’Apostolo Paolo dice: “Poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto - cioè Cristo Gesù”. Dunque Cristo; mettere a fondamento Cristo; edificare sopra Cristo; stringersi intorno a Cristo; crescere verso Cristo. Lui è il fondamento della vita del credente. La conversione a Cristo; la relazione personale con Cristo; l’imitazione di Cristo, che non è possibile senza la presenza della vita di Cristo. Dalla vita di Cristo riceviamo la forza per l’imitazione di Cristo, per diventare santi. La formazione di Cristo è resa possibile dalla vita di Cristo in noi. Egli è il fondamento sul quale cresciamo: nasciamo di nuovo, ma poi cresciamo. E questo è il fondamento sul quale va costruita l’esistenza della Chiesa, ancora Cristo: l’Incarnazione di Cristo, come proprio metodo, come stile di vita; l’identificazione con il povero, con il bisognoso, con chi è in difficoltà; la vita di Cristo, lo stile col quale Lui ha vissuto. E tanto spesso il cristianesimo del nostro tempo ha bisogno di ravvedimento e di revisione di vita, perché vengono proposti modelli che sono lontanissimi dal Vangelo. La vita di Cristo, la morte di Cristo: anche noi, per poter vivere di Cristo, dobbiamo morire a noi stessi, perché la vita dello Spirito possa esistere in noi e quindi la resurrezione, l’ascensione, col coronamento della discesa dello Spirito Santo, che ci è indispensabile per poter vivere la vita cristiana.

 Credo che anche nello sviluppo degli spazi di comunione tra le diverse comunità, di nuovo parliamo di Cristo, del ritorno all’essenziale del Vangelo e lì scopriamo che questo spazio è ancora Cristo, l’annuncio di Cristo - il “kerigma”, l’insegnamento di Cristo – la “didaké” - la formazione di Cristo in noi. Come Lei cito una bellissima e antica preghiera, che immagino Lei reciti ogni giorno: “In Cristo, con Cristo, per Cristo, a Te Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria nei secoli dei secoli”. Questo credo che faccia una buona sintesi di quello che è il pensiero che voglio sottolineare.

 Un’ultima parola. Siamo, viviamo tra il “già” e il “non ancora” – come ha detto qualcuno – e la nostra esperienza è una esperienza di sofferenza, di dolore, di fatica nell’avanzare nel dialogo tra cristiani, nello sperimentare la comunione. C’è il piano della fede: “vi è un corpo solo”, di cui ha parlato ieri il caro Jorge Himitian; “che siano uno”, siamo sul piano della fede; “il Tabernacolo di Dio tra gli uomini”, di cui parla Apocalisse 21. Questo è il piano della fede, ma poi c’è il piano della storia. Il piano della storia è quello della nostra esperienza, dove facciamo l’esperienza della vergogna della divisione, delle guerre tra i cristiani, delle ostilità, delle persecuzioni, perfino in Italia: purtroppo per tantissimi anni abbiamo fatto esperienza di persecuzioni, i pentecostali in modo particolare, negli anni dal ’35 al ’55 la famigerata Circolare Buffarini Guidi… In mezzo c’è il tempo della riconciliazione, il tempo dell’etica se volete; il tempo dell’amore, il tempo della responsabilità, che deve essere riempito da uomini e donne di riconciliazione. Lei, con la sua visita qui, ha dimostrato che prende sul serio la riconciliazione, che Lei è un uomo di riconciliazione, io direi un profeta di riconciliazione.

 Dio ci ha riconciliati con sé - dice l’Apostolo Paolo (2a ai Corinzi) - per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. La nostra famiglia spirituale ha scelto questo tema per la propria esistenza: Chiesa della riconciliazione. Ma Egli ha affidato a tutti i cristiani il ministero della riconciliazione, a partire dall’esperienza che essi hanno fatto dentro questo ministero. Egli ha seminato, ha impiantato dentro di noi – dice l’Apostolo Paolo – la parola della riconciliazione (2 Corinzi, 5.19). E’ a partire da questa parola della riconciliazione, che è Gesù stesso, è Lui la parola della riconciliazione dentro di noi, nutrendoci a Lui, al suo spirito, alla sua sensibilità, alla sua morte, a se stesso, che noi possiamo essere abilitati ad essere uomini e donne di riconciliazione. Che significa, a volte, fare il cammino del Calvario; significa, a volte, passare attraverso la Croce; significa il fraintendimento, il frainteso; significa l’incomprensione, perché ci sono tanti cristiani che sono talmente identitari che non riescono a fare spazio all’amore, non riescono a vivere l’amore. E noi vogliamo uscire da questa prigionia, vogliamo essere uomini e donne di riconciliazione.

 Mi piace concludere queste riflessioni con un pensiero di Francesco d’Assisi, che sono sicuro che Lei ama molto, evidentemente, poiché ha scelto il nome di Francesco. Ma voglio dirle che anche gli evangelici amano molto Francesco, anche dal punto di vista storico. Se penso ai valdesi, per esempio:  che hanno una sensibilità profondamente - diremmo - francescana. Avevano lo stesso tipo di taglio, di sensibilità, di spiritualità e noi siamo legati a quella storia, noi siamo legati a quella sensibilità... Alcune moderne sensibilità non ci piacciono nel vissuto del cristiano. Francesco dice: “Cominciate a fare il necessario, poi fate ciò che è possibile e all’improvviso vi scoprirete a fare l’impossibile”. Questa sembrava una cosa impossibile! Dio la benedica!

 Adesso introduciamo Papa Francesco, che vorrà condividerci alcuni pensieri, quello che ha nel cuore…. Non c’è niente di organizzato. E’ un incontro “pentecostale”, quindi facciamo appello allo Spirito Santo, perché guidi il Papa Francesco. Prego.




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