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1. DUE PREMESSE IMPORTANTI
1) Evangelizzazione Nuovo Mondo. E’ sicuramente vero che la Chiesa tentò di condizionare il colonialismo per creare un’etica di aiuto e sostegno, invece che di depauperamento dei territori e delle popolazioni colonizzate. Però, troppo spesso purtroppo, è anche corretto ricordare che il messaggio cristiano venne imposto e non proposto, e questa fu senz’altro la colpa maggiore. Un torto, comunque, in parte giustificato dal fatto che i colonizzatori europei trovarono popolazioni totalmente sottomesse al capriccio dei loro pretenziosi e crudeli dei. E’ stato dimostrato, ad esempio, che il popolo Azteco smise di praticare sacrifici umani o altre forme autoctone di culto proprio grazie alla conversione cristiana di molti dei suoi membri (inizialmente, forzata o meno che fosse)[3], mentre in Paraguay, l’arrivo dei missionari permise ai Guarani, di progredire civilmente e abbandonare l’Età della Pietra, le carestie e le guerre pressoché ininterrotte con conseguente sterminio degli abitanti del villaggio sconfitto: si praticava infatti il cannibalismo rituale. In meno di tre generazioni gli indigeni, grazie al cristianesimo, passarono da un livello di vita estremamente primitivo ad uno stadio di civiltà piuttosto elevato[4]. Anche in Messico i missionari fornirono benessere alle popolazioni mediante l’istituzione di scuole e ospedali ed insegnarono agli indiani metodi di allevamento migliori, aumentando l’aspettativa di vita[5]. In California diffusero la dottrina cristiana tra gli indigeni locali ed introdussero il bestiame europeo, frutta, verdura e l’industria. Migliorarono anche la modalità di trasporto e crearono reti sociali decisamente civilizzate[6]. La conversione cristiana, anche forzata, era dunque vista -e infatti si rivelò tale- come la condizione essenziale per abbandonare comportamenti disumani e raggiungere un più alto livello di civiltà.
2) Paesi “cattolici”. Molto spesso, il fatto che paesi colonizzatori come Spagna, Francia, Portogallo ecc.. fossero ritenuti “cattolici”, ha portato molti a rivolgere le accuse alla religione piuttosto che verso la politica dei sovrani laici. Eppure molti storici, come ad esempio Rodney Stark della Baylor University o lo studioso britannico Owen Chadwick, hanno spiegato che dipingere i poteri politici sottomessi al volere dei vescovi è una classica falsità storica nata in ambito protestante (come tante altre). Anche negli stati non riformati, la Chiesa aveva poca voce in capitolo e i sovrani aderivano formalmente al cattolicesimo perchè avevano già imposto al papa delle condizioni a loro molto favorevoli. Ad esempio il Concordato di Bologna (1516) concedeva al re franceseFrancesco I il diritto di designare tutte le alte cariche della Chiesa, ottenendo così il completo controllo delle propietà e delle rendite della Chiesa. In Spagna, Ferdinando e Isabella ottennero lo stesso privilegio e riuscirono a far concordare il papa sull’illegalità della pubblicazione delle sue bolle e dei suoi decreti senza il previo consenso reale o dei possedimenti del regno. Sotto Carlo V la subordinazione della Chiesa crebbe ancora di più e il re ottenne anche un terzo delle decime pagate alla Chiesa. «Questi accordi -scrive Stark- svolsero un ruolo fondamentale nel far rimanere cattoliche Spagna e Francia, ma resero la Chiesa dipendente dallo Stato. Ciò ebbe disastrose consegueze quando il papa cercò di prevenire l’introduzione della schiavitù nel Nuovo Mondo»[7].
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2. PRE-COLONIALISMO: LA CHIESA ABOLI’ LA SCHAVITU’ IN EUROPA
Già nel VI secolo la Chiesa e numerosi suoi membri cominciarono ad opporsi alla schiavitù. Nel VII ricordiamo San Batilde (626-680), prima moglie del re Clodoveo II e poi religiosa e fondatrice di diversi conventi, nota per la sua campagna contro il commercio degli schiavi e per la loro liberazione. Grazie a lei scomparse la schiavitù nei regni dei Franchi e venne abolita la tassa personale sugli abitanti di origine gallica[8]. Nell’ 851 d.C., San Oscar di Brema (801–865), monaco benedettino, si battè nei paesi scandinavi per fermare la tratta degli schiavi perpretata dalle popolazioni vichinghe[9]. Per la fine del X secolo la Chiesa riuscì comuque ad eliminare la schiavitù in gran parte d’Europa: estese a tutti gli schiavi i sacramenti e fece in modo di far proibire la schiavitù per cristiani ed ebrei, tanto da ottenerne un’abolizione totale nelle terre dei re cristiani[10]. Altrove invece continuò a permanere. Nel 1235, con la bolla Devotionis Vestrae, il papa Gregorio IX (1170-1241) approvò l’Ordine di Santa Maria della Mercede, i cui obiettivi principali erano la liberazione degli schiavi prigionieri dei musulmani: circa 52.000 uomini vennero riscattati attraverso l’esborso di enormi somme di denaro[11].
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3. 1430, IMMEDIATE OPPOSIZIONI AL COLONIALISMO: EUGENIO IV E PIO II
Successivamente però, intorno al 1430, la schiavitù ritornò anche in Europa: gli spagnoli colonizzarono le isole Canarie e cominciarono ad asservire la popolazione locale. Informato di questi fatti, papa Eugenio IV (1383-1487) indirizzò subito alle autorità religiose locali la bolla “Sicut Dudum”(1435) con la quale, in modo netto e senza ambiguità, condannò la schiavitù delle popolazioni indigene e, sotto pena di scomunica, concesse a chi era coinvolto nello schiavismo, 15 giorni dalla ricezione della bolla, per «riportare alla precedente condizione di libertà tutte le persone di entrambi i sessi una volta residenti delle dette Isole Canarie, queste persone dovranno essere considerate totalmente e per sempre libere («ac totaliter liberos perpetuo esse») e dovranno essere lasciate andare senza estorsione o ricezione di denaro»[12].
Nel 1462, anche papa Pio II (1405-1464), riferendosi al governatore locale delle Isole Canarie, condannò il commercio degli schiavi considerandolo «un grande crimine» («magnum scelus»)[13].