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VIVIAMO VIRTUALMENTE UN RITIRO MONASTICO

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2014 15:41
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13/02/2014 15:41
 
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Orante per vocazione


 Chiamato a trascendersi, può disperdere questa spinta vitale profonda in una orizzontalità di possesso e di appagamento immediato che lo ingabbia nel recinto di risorse scontate e gli preclude la possibilità di attingere forze nuove da potenzialità per lui ignote, ma pur suo patrimonio costitutivo. Eletto per vocazione a ruminare nel cuore la parola che come seme che germoglia alla contemplazione è forza invocante lo Spirito e parola con cui Dio parla all’uomo, l’orante è colui che si applica alla lettura amorosa delle Scritture. L’uomo, se, «dopo aver purificato il suo cuore, riceve la parola di Dio e dimora in essa (cfr 2 Gv 9), emette pensieri buoni, così che i comandamenti di Dio dimorano in lui» ( Vita e detti dei padri del deserto, II, 269, 20, Roma 1975). È la fecondità della preghiera autentica. Nel segreto di una vita in abbondanza, scandita dal ringraziamento e dalla domanda, dalla supplica fino alla contemplazione, la preghiera porta al raggiungimento della propria completezza, della maturità, all’essere ciò per cui siamo nati: uomini e donne unificati dal dono dello Spirito.


monache carmelitane


Un modello di sviluppo di una vita di preghiera che orienta l’agire può essere quello della spirale: ad ogni fase si assorbono le fasi precedenti e si procede verso un più alto livello di integrazione. Un modello che esprime continuità dinamica. È un cammino “intelligente”, tracciato dalla grazia che trova disponibilità interiore e apre a una vita senza fine, il volto di Dio in noi, un’acqua viva che mormora il proprio nome proveniente dalle sorgenti pure dell’essere. Allora potremo rendere visibile il “nostro uomo”. Lo scriveva Teofilo di Antiochia nel suo dialogo con il pagano del suo tempo: «Se tu mi dici: “Mostrami il tuo Dio”, io potrei risponderti: “Mostrami il tuo uomo, e io ti mostrerò il mio Dio”» (Cfr B. CHENU, Tracce del volto, Ed. Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano BI 1996,p.175) . Il volto dell’uomo ha in sé i tratti del suo creatore.


 La preghiera consente di vedere con occhi luminosi il volto di Dio nei fratelli. Il rapporto in cui l’uomo trova la pienezza del suo essere è quello con il divino, quindi con un tu che non sia alla pari, ma che sia all’origine della sua esistenza, la fonte da cui riceversi, Colui che egli prega. Non è l’alterità orizzontale l’ambito in cui l’uomo trova il suo accesso a Dio. Solo dopo aver delineato i confini della propria autonomia da Colui che lo ha creato, solo pregando l’uomo può decifrare nel volto del fratello l’immagine di Dio. A questo punto possiamo capire dove sia andato a nascondersi un uomo che non ha messo in opera il suo essere dominus dei suoi pensieri, sentimenti, esperienze, ma ne è rimasto soggiogato, imbrigliato in una preghiera di parole, suoni e poco cuore… dove sia andato a ritrovarsi un uomo che si è specchiato nella pozzanghera del possesso e della fuga da un impegno di giustizia… dove sia andato a cadere un uomo che invece di custodire il creato e i suoi fratelli ha tentato di espropriarli della loro dignità per sentirsi padrone.


da
http://www.januacoeli.it/it/vita-di-preghiera/orante-per-vocazione/

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