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VIVIAMO VIRTUALMENTE UN RITIRO MONASTICO

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2014 15:41
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26/02/2013 08:47
 
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La vita in un monastero implica la rinuncia a se stessi
per vivere in pienezza. 

 

carmelitanaIl comandamento dell’amore, sintesi mirabile della shekinah (presenza) di Dio, realizzato in Cristo, verbum salutis, sarà sempre l’oggetto attraente della volontà dell’orante, il fascino irresistibile che lo porta al telos del suo cammino: la comunione perfetta con Dio e con i fratelli. «La natura intelligente della persona umana può e deve raggiungere la perfezione. Questa mediante la sapienza attrae con dolcezza la mente a cercare e ad amare il vero e il bene; l’uomo che se ne nutre è condotto attraverso il visibile all’invisibile» (GS 15 ). Nella follia della croce è racchiuso il segreto del Mistero lì dove il paradosso dell’Amore che disarma parla del Padre di misericordia, e ci conforta nel sentiero della vita affidarci a Lui sapendo che «restiamo nella notte, ma sotto le stelle».

 

Al di là di tutti gli enigmi, le incognite, le tortuosità, le curve della sorte umana nel mondo, la verità sull’uomo che Dio ha scritto nelle pagine di una storia straordinaria di salvezza si afferma nell’esperienza di un’umanità nuova, quella di Cristo, in cui l’uomo è chiamato a partecipare in pienezza alla vita di Dio (2 Pt 1,4). Nell’inquietudine creativa dell’uomo, generata dalla consapevolezza del limite della temporalità, pulsa ciò che è più profondamente umano: il desiderio del ritorno alla Fonte della propria immagine, la nostalgia di ricongiungersi con Colui da cui ha ricevuto l’impronta dell’essere. Questa nostalgia è preghiera. L’uomo è davvero un essere visitato, una dimora aperta all’ospitalità in nome di quella somiglianza con Dio che lo rende capace di custodire l’autenticità della vita, diventando per le cose, gli eventi, le persone icona di preghiera. La biografia dell’uomo è una crescita fino a quando non si identifica con la parola che Dio ha pronunciato a suo riguardo, Parola di vita che non tramonta. La persona umana resta l’ambito privilegiato per l’incontro con l’Essere


[Modificato da Credente 13/02/2014 15:38]
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13/02/2014 15:40
 
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Sii silenzioso e avrai quiete in qualsiasi luogo abiterai


La ricerca della quiete, dell’esichia è importante per la preghiera. I padri del deserto raccomandano il silenzio: non labbra chiuse, ma mente a riposo per non lasciarsi inondare dai rumori, dalle tante voci, dalle eco delle distrazioni. Mente solitaria, poiché solo nella solitudine è possibile che il silenzio parli e operi meraviglie. E la solitudine ha un suo luogo che è figura concreta della custodia di una dimensione interiore: la cella, la stanza più intima in cui ci si dispone all’incontro con Dio. Il ricordo di Dio costante e abituale, l’orazione hanno la loro scaturigine dal sostare assiduo nel luogo del silenzio.


croce monastero Janua Coeli


 Teresa di Lisieux racconta: «Da bambina andavo dietro al mio letto, in un cantuccio che potevo facilmente chiudere con una tenda e là pensavo, cercavo Dio» ( TERESA DI GESU BAMBINO,Scritti, OCD, Roma 2000). Il “vacare Deo”, il percepire la sua assenza e il cercarlo nella preghiera è in sé risposta ad una chiamata, ascolto incessante e vigile che non frappone i diaframmi immobili della durezza di udito, ma schiude alla voce che ci abita nel profondo: Padre nostro.


 

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13/02/2014 15:41
 
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Orante per vocazione


 Chiamato a trascendersi, può disperdere questa spinta vitale profonda in una orizzontalità di possesso e di appagamento immediato che lo ingabbia nel recinto di risorse scontate e gli preclude la possibilità di attingere forze nuove da potenzialità per lui ignote, ma pur suo patrimonio costitutivo. Eletto per vocazione a ruminare nel cuore la parola che come seme che germoglia alla contemplazione è forza invocante lo Spirito e parola con cui Dio parla all’uomo, l’orante è colui che si applica alla lettura amorosa delle Scritture. L’uomo, se, «dopo aver purificato il suo cuore, riceve la parola di Dio e dimora in essa (cfr 2 Gv 9), emette pensieri buoni, così che i comandamenti di Dio dimorano in lui» ( Vita e detti dei padri del deserto, II, 269, 20, Roma 1975). È la fecondità della preghiera autentica. Nel segreto di una vita in abbondanza, scandita dal ringraziamento e dalla domanda, dalla supplica fino alla contemplazione, la preghiera porta al raggiungimento della propria completezza, della maturità, all’essere ciò per cui siamo nati: uomini e donne unificati dal dono dello Spirito.


monache carmelitane


Un modello di sviluppo di una vita di preghiera che orienta l’agire può essere quello della spirale: ad ogni fase si assorbono le fasi precedenti e si procede verso un più alto livello di integrazione. Un modello che esprime continuità dinamica. È un cammino “intelligente”, tracciato dalla grazia che trova disponibilità interiore e apre a una vita senza fine, il volto di Dio in noi, un’acqua viva che mormora il proprio nome proveniente dalle sorgenti pure dell’essere. Allora potremo rendere visibile il “nostro uomo”. Lo scriveva Teofilo di Antiochia nel suo dialogo con il pagano del suo tempo: «Se tu mi dici: “Mostrami il tuo Dio”, io potrei risponderti: “Mostrami il tuo uomo, e io ti mostrerò il mio Dio”» (Cfr B. CHENU, Tracce del volto, Ed. Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano BI 1996,p.175) . Il volto dell’uomo ha in sé i tratti del suo creatore.


 La preghiera consente di vedere con occhi luminosi il volto di Dio nei fratelli. Il rapporto in cui l’uomo trova la pienezza del suo essere è quello con il divino, quindi con un tu che non sia alla pari, ma che sia all’origine della sua esistenza, la fonte da cui riceversi, Colui che egli prega. Non è l’alterità orizzontale l’ambito in cui l’uomo trova il suo accesso a Dio. Solo dopo aver delineato i confini della propria autonomia da Colui che lo ha creato, solo pregando l’uomo può decifrare nel volto del fratello l’immagine di Dio. A questo punto possiamo capire dove sia andato a nascondersi un uomo che non ha messo in opera il suo essere dominus dei suoi pensieri, sentimenti, esperienze, ma ne è rimasto soggiogato, imbrigliato in una preghiera di parole, suoni e poco cuore… dove sia andato a ritrovarsi un uomo che si è specchiato nella pozzanghera del possesso e della fuga da un impegno di giustizia… dove sia andato a cadere un uomo che invece di custodire il creato e i suoi fratelli ha tentato di espropriarli della loro dignità per sentirsi padrone.


da
http://www.januacoeli.it/it/vita-di-preghiera/orante-per-vocazione/

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