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ARTICOLI DI VITTORIO MESSORI

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2018 17:21
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01/11/2015 19:47
 
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di Vittorio Messori, Il Timone

La teoria detta del gender in quel latino di oggi che – più che l’inglese di Inghilterra – è l’americano, non è che una delle più recenti ideologie , una delle tante che si sono susseguite in Occidente dal Settecento e che sono sparite dopo essere state scambiate per autentiche rivelazioni. Mi tornava in mente, proprio in questi giorni , l’ultimo Sartre: << Dopo il marxismo, nulla>>, nel senso che lo schema del vecchio Karl era secondo lui il segreto definitivo del mondo e della storia. Abbiamo visto come è andata a finire. Le ideologie hanno sempre lasciato dietro di sé dei danni, degli inquinamenti, in ogni caso alla fine sono state tutte archiviate a forza, perché lo schema creato da intellettuali teorici non ha retto alla prova della realtà. La quale è sempre più complessa e più tenace di quanto non sappiano e non prevedano gli ideologi.

Dunque, dopo una vita passata a riflettere sulla storia invito alla calma o, almeno, alla pazienza quei pur eccellenti credenti, quei fratelli nella fede che prendono sul tragico ciò che via via si succede nel mondo. Mi permetto di esortarli a considerare quella che la celebre scuola di storici francesi chiama la longue durée, la lunga durata. In una simile prospettiva, tutto si relativizza e sempre più appare giustificato il famoso e bel motto dei Certosini: Stat Crux dum volvitur orbis, la croce sta salda mentre il mondo gira.

Torniamo allo schema oggi di turno, al grottesco gender, alla sua teoria risibile secondo la quale il diverso comportamento di maschi e di femmine non sarebbe “naturale “ bensì determinato da ruoli imposti nella storia . La teoria è che non esisterebbero uomini e donne, etero e omosessuali, ma ciascuno sarebbe libero di rompere le catene (imposte soprattutto dalle religioni, il cristianesimo in primis) e seguire il suo naturale orientamento sessuale, quale che sia. Tutti eguali, differenziati con la forza solo da un complotto che risale addirittura alla preistoria, che non è mai cessato e che solo ora è stato smascherato.

Beh, confesso che ogni mattina mi vengono in mente queste sciocchezze mentre faccio colazione leggendo i giornali. E’, questa, una delle mie abitudini inveterate: scorrere le cronache di carta mentre attorno a me si muove l’umanità di carne. Un modo per non perdere il contatto con la realtà . Da qualche tempo frequento, per questo rito cui non so rinunciare, il dehors di un albergo, con servizio bar, sulla strada litoranea del lago di Garda . E’ la via che da Desenzano porta a Salò e da lì risale verso le già austriache Riva e Arco, toccando località sacre al turismo sin dalla Belle Epoque : Gardone Riviera, Toscolano , Gargnano, Limone …

La terrazza dove, assieme ai giornali, mi consegnano il cappuccino e la brioche è un po’ sopraelevata rispetto alla strada e dunque ogni tanto sollevo gli occhi per osservare il flusso del traffico. Da qui, sembra passare il mondo: italiani di ogni regione (chi va a Venezia spesso dà almeno un’occhiata al Garda) , austriaci, tedeschi, olandesi , francesi, danesi e altri scandinavi come svedesi e norvegesi . Da qualche tempo, molti i russi : su auto proprie o noleggiate in aeroporto. Mi diverto a guardare questi motorizzati, ben visibili perché in questa stagione hanno i finestrini abbassati e il traffico li costringe ad andare adagio. Ebbene , da una mia valutazione basata sulla osservazione diretta, lo schema è costante per oltre il 90 per cento dei casi : al volante lui, nel sedile accanto lei; e dietro, se ci sono, i figli. Questo per le automobili ma per le moto (numerosissime) si arriva al 100 per cento : lui chino sul manubrio e dietro lei, avvinghiata al “suo“ uomo. Ci sono stato attento ma non mi è mai successo di vedere una donna alla guida di una moto o scooter che sia, con l’uomo come passeggero. Siamo di nuovo al 100 per cento per quanto riguarda i camper, queste case su ruote. Parallela alla trafficata strada, c’è la pista ciclabile . Qui pure, una costante : nella quasi totalità dei casi, ecco l’uomo che pedala davanti e la moglie, o compagna che sia , che lo segue. E’ l’uomo che apre la strada e sceglie il percorso, sembra dire chiaramente questa costante posizione dei ciclisti.

Le donne che transitano da qui sono di ogni Paese e di ogni cultura, molte vengono da un Nord Europa che -vista la scomparsa del protestantesimo storico, divenuto corifeo acritico di ogni moda via via egemone- non possono essere sospettate di schiavitù a schemi oscurantisti e clericali. Tutte, poi, sono sicuramente munite di patente e potrebbero benissimo mettersi al volante. Non lo fanno perché preferiscono lasciare all’uomo una fatica? Ma quale fatica , per molte femmine, soprattutto in vacanza, condurre un’ auto è un piacere, non certo un peso! Eppure tutte -spontaneamente, senza alcuna costrizione , forse senza consapevolezza del significato del gesto- tutte sono contente di lasciare a lui la guida. Guida dell’auto o della moto , ma metafore significative della guida anche nella vita. A ciascun sesso è data una funzione, una vocazione, una eguaglianza radicale e al contempo una radicale diversità. E’ parte essenziale di un Progetto che non potrà mai essere scardinato da qualche chiacchierone .

Dite che sono banali le conseguenze che traggo dall’osservazione della strada più turistica del Garda, da questo meeting point di europei ed europee? Mah ! Almeno per me, banali non sono. Mi sembra, in ogni caso, seppur minore e pragmatica, una delle infinite conferme di quanto siano lontane dalla realtà le astrattezze disumane del gender. Ancora una volta, un po’ di pazienza e poi ne rideremo, anche se piomberemo certamente sotto il segno di un’altra utopia. Abbandonata la via del Vangelo, il mondo non sa, non può farne a meno. E questa non è apologetica.

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Visto che siamo, più o meno, in tema. E tanto per confermare che le mode culturali vanno e vengono. Anna Frank (quella del famossimo Diario , morta nel 1944 nel campo di concentramento di Bergen Belsen) aveva una spiccata propensione omosessuale. Una quasi coetanea, Jacqueline, era per lei davvero l”amica del cuore“ : c’era intimità tra le due ragazzine , spesso dormirono nella stessa camera, Anna le propose di far sesso ma l’altra le permise soltanto di baciarla sulla bocca. Scrive Anna, fra l’altro che, vedendo immagini di donne nude nei libri d’arte, trovava questa vista << così meravigliosa e bella>> dal doversi forzare per << non cominciare a urlare >>. Pensando al rifiuto di Jacqueline di andare oltre ai baci, questa martire della ferocia nazionalsocialista appunta sul Diario: << Ah, se solo avessi un’amica !>>. Un’amica, cioè, da amare non soltanto in senso spirituale ma anche carnale . Nel Diario vi sono qua e là altre tracce esplicite del desiderio lesbico, di cui Anna parla con spontaneità, ben lontana dall’immaginare che quelle pagine che credeva solo sue sarebbero state non solo stampate ma diffuse in milioni di copie.

Ebbene, quando – nel 1947 – il padre di Anna fece pubblicare quegli appunti personali della figlia, censurò il testo, togliendo alcuni brani che sembravano allora intollerabili e dando un nome maschile, Peter, all’amica Jacqueline . I tempi erano ancora quelli in cui l’omosessualità era cosa di cui non parlare e, se proprio necessario, da deprecare come il “vizio inconfessabile“, come “l’amore che non osa dire il suo nome“ . Dunque, i turbamenti di una ragazza non potevano avere come oggetto altro che un ragazzo, ui si diede il nome di Peter. Anna Frank lesbica? Chi l’avesse anche solo prudentemente ipotizzato rischiava la galera per diffamazione e in più la persecuzione da parte di folle di lettori indignati.

Il vento, lo sappiamo bene, è talmente cambiato a partire dall’inizio degli anni Settanta che ciò che era considerato (esagerando impietosamente) una vergogna, si è trasformato se non in una gloria in una sorta di privilegio (ancora una volta sbagliando per esagerazione). I reietti di un tempo sono divenute le persone che il politicamente corretto coccola , onora, blandisce. Per usare il linguaggio giullaresco di quel cantante , Adriano Celentano, ormai omo è rock, etero è lento….

Perché, allora, si sono chiesti gli editori di Anna Frank, perché non seguire questo vento tanto imprevisto quanto favorevole? Così, i brani censurati sono stati non soltanto rimessi nel Diario ma su di essi si sono appoggiati coloro che di quella sventurata, ammirevole ragazzina, hanno cercato di fare una icona gay. Non c’è, oggi, lesbica militante che non cerchi occasione di parlare non della Frank che davvero conta ma di quella attratta sessualmente da altre femmine.

E’ l’ennesima conferma: nulla è più instabile delle ideologie. Egemoni e apparentemente inattaccabili per un certo periodo storico e poi non solo abbandonate ma rovesciate addirittura nel contrario. E’ successo e succederà sempre. Ne siano avvertiti – repetita iuvant – coloro, anche tra i cattolici, che prendono sul serio il “mondo che gira“ e rischiano di dimenticare che “stat crux “.

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A proposito di libri censurati: ve ne è uno che lo è sin da quando fu pubblicato, nella seconda metà dell’Ottocento. Parlo de L’origine delle specie attraverso la selezione naturale di Charles Robert Darwin. E’ ben noto che, probabilmente al di là delle intenzioni dell’autore, quello studio è stata la base per costruire e sorreggere il cosiddetto “ateismo scientifico“. Ma spesso si ignora che lo scienziato è sepolto nella cattedrale di Westminster, che a Cambridge si laureò in teologia, che la sua prospettiva non escludeva un Creatore ma ipotizzava che quel Dio avesse fissato le leggi fondamentali dell’universo, lasciando poi che , all’interno di quella struttura, agissero il caso e la necessità. E’ certo, comunque , che un “evoluzionismo “ bene inteso non è affatto incompatibile con la fede in Dio. Pare che così la pensasse Darwin stesso, ma ciò non impedì a molti lettori delle sue opere di prenderle a pretesto per le loro tesi di incredulità. Come ha detto qualcuno: << Sventurato colui che ha dei discepoli! >>, visto che questi tendono sempre ad estremizzare le teorie dei loro idoli.

Per stare soltanto a un paio di casi recenti, ho in biblioteca il saggio sullo scienziato inglese scritto dall’ex seminarista di Cuneo, Piergiorgio Odifreddi, secondo il quale l’umanità molto deve allo scienziato inglese (definito “uno dei maggiori geni della storia“) per avere fondato l’ateismo moderno. Ho qui poi il ritaglio di una intervista allo zoologo Giorgio Celli, che fu assai noto per le sue rubriche televisive ma soprattutto per i suoi lavori di naturalista e anche per fortunate incursioni nella letteratura. Celli, negatore di un Dio creatore, si rallegra di avere scoperto sin da ragazzo Darwin che per lui, dice << fu più che un maestro, fu un santo protettore per tutta la vita>> .

Per nutrire simili ammirazioni occorre però non avere letto per intero L’origine delle specie, cosa che non ha fatto, ovviamente, la schiacciante maggioranza anche dei cosiddetti intellettuali che venerano Darwin . Scegliamo un brano, ovviamente testuale, tra i molti possibili: <>. Ancora, scegliendo a caso: << I due sessi dovrebbero stare lontani dal matrimonio, quando sono deboli di mente e di corpo. Chiunque coopererà a ostacolare queste unioni matrimoniali renderà un buon servigio all’umanità >> Ma, ancora: <>. E, così, <>.

Si potrebbe continuare. Darwin fu probabilmente credente in un Dio creatore . Ma non è certo facile conciliare questo Dio con quello del Vangelo. Sta di fatto che coloro che lo venerano come grande genio si guardano bene dal dirci quali sono le conseguenze logiche dei suoi studi.

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Cambiando del tutto argomento . Mi capita di ascoltare uno spezzone di una canzone di Fabrizio De André, una canzone famosa ma di cui ignoro il titolo, essendo poco pratico di musica in generale, sia classica che cosiddetta “leggera“. Lo confesso con rammarico, ma è andata così . Nella mia giovinezza, quando avevo qualche soldo in tasca e dovevo decidere come “ investirlo“, se in un disco o in un libro, su quest’ultimo finiva invariabilmente la scelta. Radio e televisione non mi interessavano, non avevo la pazienza da dedicare all’ascolto o alla visione dei programmi , convinto – magari a torto – che in ben altro era da impiegare il tempo libero. Nella Torino dove sono cresciuto aveva sede la più importante orchestra sinfonica della Rai che si esibiva nell’auditorium aziendale, aperto al pubblico . Ma anche qui era una questione di denaro risicato: l’abbonamento ai concerti costava e trovavo sempre qualcosa che mi sembrasse più urgente o appetibile. Non parliamo del celebre palazzo per la lirica, il Teatro Regio, inavvicinabile per me, sia per soldi sia per mancanza di un abito adeguato a quell’ambiente elitario.

Ma non cediamo ai ricordi personali, veniamo a De André che -vedo su Internet- è stato addirittura incluso da qualcuno tra i maggiori poeti in lingua italiana. Mi astengo dal giudizio per mancanza di conoscenza , riporto qui soltanto quello che ho sentito in quello spezzone, dove la voce del cantautore così diceva: << L’inferno esiste solo per quelli che ci credono >>.

Ma che sciocchezza è mai questa ? In realtà è esattamente il contrario: esiste, semmai, per quelli che non ci credono. Non è stato detto e ripetuto tante volte che la maggior furbizia del diavolo sta nel farci credere che non esiste e, dunque, non esiste quell’inferno sul quale domina? All’inferno si finisce facendo spallucce, come volessero raccontare una vecchia favola, a coloro che ti ammoniscono; si va comportandosi come il peccato non esistesse e, dunque, non esistesse un redde rationem dopo la morte. Solo quelli che ci credono e che se ne inquietano possono sperare, impegnandosi al giusto, di scampare a quel luogo terribile .



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A proposito di sciocchezze. Ciascuno di noi ha sentito la risposta tipo di chi crede di saperla lunga se gli parli di realtà religiose , per esempio angeli e demoni. Un sorrisetto di compatimento e, scuotendo il capo, ecco, con voce scettica un: << Ma io credo solo in quel che vedo>>. Proprio sicuro? Lasciamo da parte gli angeli, buoni e cattivi che siano , che non vediamo, tranne forse qualche mistico, se non con gli occhi della fede. Restiamo su cose quotidiane, concrete . Mi viene, come esempio tra i tanti, quello dei ratti, questi mammiferi ripugnanti e pericolosi (non viene dai loro parassiti la peste?) grossi spesso quasi quanto i gatti che, in effetti, scappano davanti a loro, accontentandosi prudentemente dei ben più piccoli topolini. Leggo che a Milano ci sono più di due ratti per ogni abitante . Stando alle stime delle imprese specializzate nel dar loro la caccia , sono almeno un due milioni. Ebbene, per una decina d’anni ho abitato a Milano, per giunta nel centro storico, quello da sempre più infestato. Eppure, di ratti non ne ho mai visto alcuno. Mai, neppure quando scendevo nella cantina . Dunque , se dovessi <> dovrei negare l’esistenza di questi animali, metterli tra le leggende metropolitane. Sono cose elementari ma che ogni tanto vanno ricordate .

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Da sempre leggo ogni mese – con attenzione e spesso con ammirazione – La Nef , la Nave, il periodico cattolico francese con una particolare attenzione all’apologetica. Dunque, una sorta di confratello di questo nostro Timone. Gli ormai pochi, ahime!, italiani che hanno familiarità con la lingua di Pascal potrebbero leggerlo con gusto e con frutto : malgrado il grave declino postconciliare, il cattolicesimo transalpino è ancora vivo e anche teologicamente attivo. Ogni tanto, càpita anche a me di collaborare, non dimenticando quanto debba alla cultura cattolica di quel Paese .

La Nef ha pubblicato di recente dei dati ufficiali, forniti dalla Police National e dai quali risulta che nel 2013 – ultimo dato disponibile – si sono verificate in tutta la Francia 144 profanazioni di cimiteri . Per 130 volte, dunque nel 90 per cento dei casi , la devastazione (e, quasi sempre, l’ imbrattamento delle tombe con scritte blasfeme od oscene) ha riguardato tombe cristiane, soprattutto cattoliche. Soltanto nei restanti 14 casi il vandalismo cimiteriale ha riguardato tombe ebraiche ed islamiche. Dunque, in tutto il 10 per cento del totale.

Commento, logico e doveroso, de La Nef : << Tutti i media nazionali hanno dedicato la loro indignata attenzione alle sepolture giudaiche e musulmane, invocando a gran voce leggi ancora più dure di quelle severe già vigenti contro l’antisemitismo e l’islamofobia. Il risultato è che il francese medio ignora che il demone della cristianofobia è dieci volte più virulento nel nostro Paese che tutti gli altri sentimenti di avversione o di odio religiosi >>. Ho l’impressione che anche l’Italia si stia avviando con decisione lungo questa strada
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Vagliate tutto, conservate ciò che vale. (S.Paolo)
 
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