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LA DIFFUSIONE DELLA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2013 18:08
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10/02/2013 17:39
 
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La traduzione della Bibbia in latino è fondamentale per il cristianesimo d'Occidente : la versione di Girolamo del IV secolo, detta " Vulgata Latina" fu per secoli la versione ufficiale della Chiesa Latina.

Prima della versione detta Vulgata di S. Girolamo c'era una versione detta " Vetus Latina"  con diverse varianti.

Nella provincia romana d'Africa nei primi secoli del cristianesimo fiorivano molte comunità cristiane. Le popolazioni avevano i loro dialetti locali nordafricani mentre la lingua ufficiale di comunicazione era il latino. Quando il cristinesimo si diffuse si sentì il bisogno di una versione latina delle scritture.

Nei primi tempi della fede cristiana , scrive S.Agostino nella Dottrina Cristiana 2,16 , quando un manoscritto greco capitava nelle mani di qualcuno che aveva familiarità con le due lingue ( greco e latino) subito si azzardava a tradurlo .

Sono stati trovati gli atti processuali risalenti al 180 di alcuni cristiani martirizzati nella città di Scillum. Secondo questi atti ai cristiani venne richiesto di dichiarare cosa contenessero le loro casse  ed essi risposero : Libri e lettere di Paolo.

A quell'epoca la lingua degli archivi era il latino e se le lettere di Paolo erano già in latino si presume che lo fossero anche le altre scritture cristiane. Tertulliano, teologo del II-III secolo nei suoi scritti si riferisce ad una versione latina delle scritture. Il vescovo di Cartagine Cipriano , III secolo, cita una versione latina delle scritture.

I manoscritti di queste versioni della Vetus Latina indicano che l'AT era stato tradotto dalla LXX e il NT dal greco. Le varianti nei manoscritti del NT sono molte.

La presenza nella Chiesa latina di una molteplicità di versioni latine indusse papa Damaso , nel IV secolo, a far redarre una versione ufficiale . Il suo segretario incaricato, Girolamo, scrive ( ne l'Introduzione ai Vangeli ) Se dobbiamo fare affidamento sui testi latini, ci si dica su quale dobbiamo contare ,perchè ci sono tanti testi quanti sono i manoscritti!.

Nel 405 Girolamo aveva completato l'opera: tradusse l'AT direttamente dall'ebraico , non senza aver consultato l' Exapla , revisionò le versioni dei libri del NT tradotte dal greco al latino . Solo nel IX secolo però la Vulgata di Girolamo si impose definitivamente sulla Vetus latina. Nel 1456 la Bibbia Latina venne stampata da Gutenberg .

Nel 1546 con il Concilio di Trento la Vulgata venne dichiarata versione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana.

Versioni antiche in altre lingue

La diffusione del cristianesimo nel mondo richiedeva la versione della Bibbia nelle lingue locali delle comunità cristiane. Così :

-in Armenia, evangelizzata nel III secolo, ci fu una versione ufficiale in armeno tradotta dal siriaco ( aramaico ) all'inizio del v° secolo

-in Georgia venne tradotta la versione armena

-I missionari della Chiesa eretica Nestoriana , secondo una testimonianza, potrebbero aver tradotto i testi biblici in una lingua indo-iraniana nel X secolo.

-in Egitto verso il III-IV secolo ci furono traduzioni in Copto, la lingua parlata in Egitto; questa lingua cadde in disuso nel XVI° secolo ma rimane tutt'ooggi nella liturgia della Chiesa cristiana Copta in Egitto.

-Tra il IV el VII secolo in Etipia ci furono traduzioni che costuituirono la Bibbia Etiopica.

-Tra il X e il XIII secolo la Bibbia venne tradotta in arabo.

-Nel IV secolo presso gli Ostrogoti compare la Bibbia Gotica.

-Nel IX secolo il monaco Costantino ( chiamato Cirillo) inventà l'alfabeto slavo e tradusse in slavo la Bibbia.

-Nel XIII secolo esistevano in Europa versioni della Bibbia in provenzale, piemontese, catalano, toscano, veneziano.

-Nel XVI secolo Lutero traduce la Bibbia in Tedesco e compaiono diverse traduzioni in francese, gallese e irlandese.

- Nel 1600 la Bibbia è tradotta in spagnolo, ceco, italiano (Diodati) , inglese (Tyndale).

- A tutt'oggi la Bibbia è stata trdaotta in 2000 lingue e l'opera continua.

[Modificato da Credente 10/02/2013 18:08]
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10/02/2013 17:40
 
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1. La Bibbia

 La Vulgata

  

La Bibbia è senza dubbio il libro più importante del Medioevo Europeo. Durante la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo, erano in circolazione diverse traduzioni in Latino della Bibbia, e fra queste, quella maggiormente rimarchevole, era la Vetus Latina. Nel 404 S. Girolamo completò una nuova versione latina della Bibbia detta Biblia vulgata che divenne la traduzione più popolare nel corso dell’intero Medioevo latino. Deve essere comunque sottolineato che anche il testo di Girolamo poteva variare considerevolmente nei diversi manoscritti.

Fu soltanto a partire dall’epoca carolingia che la Sacra Scrittura ricevette la forma della moderna Bibbia (il Libro dei Libri), ovvero la collezione dei testi sacri in un solo volume. Prima di ciò, ed in alcuni casi anche in seguito, certi libri particolari della Bibbia venivano trattati, esposti e concepiti come volumi individuali, come è il caso dell’Apocalisse, dei Vangeli e dei Salteri. Assai popolari rimasero anche le edizioni separate di gruppi di testi fra loro in relazione quali, ad esempio, il Pentateuco, i libri della Sapienza, i Vangeli.

 

Bibbie in Volgare

 

 

Fra XI e XIII secolo appaiono le prime traduzioni della Bibbia in volgare tra le quali la più importante ed influente fu quella francese, realizzata alla metà del XIII.

 

Parti della Bibbia trattati come libri separati

Nel Medio evo il libro dell’Apocalisse o quello della Rivelazione erano spesso riprodotti separatamente, con il proprio apparato critico ed il proprio ciclo di illustrazioni. I manoscritti dell’Apocalisse trovarono ampia diffusione in special modo nella Spagna del X/XI secolo per diffondersi, infine, nell’intera Europa dal XIII secolo.

I quattro vangeli canonici erano raramente trattati individualmente ma, piuttosto, come un gruppo di testi. Il testo completo veniva spesso accompagnato da un introduzione come, ad esempio, le tavole canoniche di Eusebio e l’indice dei capitoli. A partire dal VII secolo i Vangeli contenevano anche il Capitolare.


 

I libri dell’antico testamento erano spesso riprodotti in gruppi, quali il Pentateuco (i cinque libri di Mosè) e l’Esateuco (i primi cinque libri più il libro di Giosuè).

Il Salterio era solitamente prodotto come libro singolo dovendo assolvere ad una funzione prettamente liturgica e non come libro di lettura.

 
 

Bibbie commentate

Il testo biblico era raramente riprodotto senza un commento. Già nel pieno Medioevo il lettore si aspettava di trovare accanto al testo sacro l’insieme dei commenti dei Padri della Chiesa e della più recente esegesi biblica, come guida alla lettura. Tale situazione comportò, a partire dall’XI secolo, che i manoscritti biblici iniziassero a prendere una fisionomia particolare secondo la quale le glosse ed i commenti alla Bibbia risultavano essere nettamente separati dal testo biblico vero e proprio.

I due tipi di Bibbia glossata maggiormente diffusi erano: la Glossa Ordinaria, così chiamata per il suo uso comune nel medioevo, e laGlossa Interlinearis. La Glossa Ordinaria – il tipo più avanzato di commento biblico a disposizione nel XII secolo – consisteva in nove o dieci volumi che contenevano libri della Bibbia, singoli o raggruppati, ognuno dei quali aveva le sue proprie annotazioni marginali lungo l’intero testo. Queste glosse sono citate da S. Tommaso d’Aquino come un’autorità incontestabile ed erano note come il commento, ovvero la glossa, per eccellenza. Fino al secolo XVII questa forma di esposizione rimase il commento biblico maggiormente utilizzato e fu soltanto gradualmente sostituito da lavori di esegesi maggiormente scientifici.

La Glossa Interlinearis, che fu lavoro di Anselmo di Laon (morto nel 1117), deve il suo nome al fatto che il commento veniva scritto tra una riga e l’altra, ovvero al di sopra del testo stesso della Vulgata. Dopo il XII secolo, il testo della Vulgata veniva fornito di ambedue i commenti, essendo la Glossa Ordinaria posta intorno ai margini della pagina, su entrambi i lati ed in testa di pagina, e la Glossa Interlinearis, invece, collocata fra le righe stesse del testo; in seguito, a partire dal XIV secolo, la Postilla di Nicola di Lyra e gli di Addenda di Paolo Brugense furono aggiunti ai piedi di ogni pagina.

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Concordanze Bibliche

Furono i frati Domenicani che, per facilitare il compito dei predicatori nella ricerca di citazioni nel corso delle omelie, a comporre le primeconcordanze verbali della Bibbia. La prima concordanza biblica completa, tuttavia, fu eseguita nel 1230 sotto la direzione di Ugo di Saint-Cher. Questa non conteneva alcuna citazione testuale ed era un mero indice lessicale che indicava tutti i passi nei quali ricorreva una medesima parola. Al fine di renderla maggiormente efficace e pratica tre Domenicani inglesi aggiunsero fra il 1250 ed il 1252 le citazioni complete dei passaggi indicati.

 

La Bibbia illustrata

 

 

La sempre maggiore preoccupazione per l’educazione morale delle masse illetterate, fece si che, a partire dal XIII secolo, si sviluppasse un diverso tipo di commento alle Sacre Scritture. In questo caso il testo biblico veniva riadattato in una forma condensata e riassuntiva, comprensiva dello stesso commento, che prevedeva l’uso estensivo di illustrazioni creando, quindi, una vera e propria Bibbia illustrata. Esempi di ciò sono la Bibbia historiale, la Bible moralisée, e la Biblia pauperum, ovvero la Bibbia dei poveri.

La Bibbia Historiale è una narrazione biblica in prosa scritta in Francese da Guyart des Moulins e basata sulla sua traduzione in francese della Historia scholastica di Pietro Comestorio (1294) e sulla sopra menzionata traduzione in francese della Bibbia (1250). Questa era la Bibbia che la nobiltà laica doveva possedere.


 

La Bibbia moralisée è la versione latina della Bibbia illustrata. Essa è anche nota come la Bibbia historiée, Bibbia allégorisée, or Emblemi biblici. Scritta a partire dal XIII secolo, questa forma di esposizione biblica consisteva nella presentazione di brevi passaggi biblici e dei loro relativi commenti con lezioni morali o allegoriche. Queste ultime, di solito, enfatizzavano le connessioni fra gli eventi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Anche in questo caso, il testo era accompagnato da numerose illustrazioni.


 

La Bibbia dei Poveri consisteva in una serie di illustrazioni miniate o rilievi colorate a mano che illustravano i paralleli fra l’Antico ed il Nuovo Testamento che divennero estremamente popolari durante il Basso Medioevo. Letteralmente Biblia Pauperum significa Bibbia dei Poveri. Nel Medioevo, tuttavia, le bibbie della presente tipologia non portavano questo nome; questo fu, infatti, inventato dagli studiosi tedeschi negli anni trenta del XX secolo. Essi sostenevano che tali libri, tanto abbondanti in illustrazioni, fossero prodotti per l’educazione dei poveri illetterati sia laici che preti. Comunque, dal momento che tale produzione editoriale era pur sempre costosa si può al contrario ritenere che questi testi venissero prodotti per intrattenere nobili e chierici.

 

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10/02/2013 17:54
 
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ORIGINE E DIFFUSIONE DELLA BIBBIA IN ITALIA

Quest'articolo tratto dalla nuova Bibbia Thompson, una Bibbia per lo studio per eccellenza, citata con permesso de La Casa della Bibbia.

 

Le prime versioni in lingua volgare della Vulgata, la Bibbia in latino tradotta da Girolamo, iniziarono a comparire probabilmente a partire dal XIII sec. Si trattava, per maggior parte, di traduzioni libere di singoli libri, anonime (unica eccezione è il lavoro del domenicano Domenico Cavalca sul libro degli Atti, intorno alla prima metà del 1300) e spesso contenenti note esplicative.

La Bibbia Thompson
Quest'articolo tratto dalla nuova Bibbia Thompson.

Il 1° agosto del 1471 il tedesco Vandelino di Spira pubblicò a Venezia, la prima edizione dellaBibbia in italiano, con il titolo di Bibbia degnamente vulgarizzata per il clarissimo religioso duon Nicolao Malermi, nota in seguito col nome di Bibbia d'Agosto. Opera del monaco camaldolese Nicolò Malermi, che in parte tradusse dal latino e in parte ritoccò versioni manoscritte dei secoli precedenti, questa Bibbia incontrò grande favore ed ebbe molte edizioni successive.

Nel mese di ottobre dello stesso anno, sempre a Venezia, uscì un'altra Bibbia in volgare (nota come Bibbia d'ottobre), questa volta anonima, che ricalcava sostanzialmente testi di traduzione toscana d'origine trecentesca. Quest'edizione fu soprannominata anche Bibbia Jensoniana, dal nome di Niccolò Jenson, probabile stampatore dell'opera.

Nel 1530, presso la tipografia Giunti di Venezia, l'umanista toscanoAntonio Brucioli pubblicò Il Nuovo Testamento di greco nuovamente tradotto in lingua toscana (cioè italiana) seguito, nel 1532, dall'interaBiblia, quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento.

Per quanto riguarda il testo di base da lui utilizzato, sembra che per l'A.T. si sia servito della traduzione latina del celebre biblista Sante Pagnini (1527) e che per il N.T. abbia utilizzato la versione latina di Erasmo da Rotterdam (1516). Nel 1559 la sua traduzione fu messa all'Indice dalla Chiesa Cattolica a causa delle sue "simpatie" per la Riforma, benché Brucioli non abbia mai abbandonato ufficialmente il cattolicesimo.

Nel 1536, il frate domenicano Zaccheria da Firenze produsse il suo N.T., che non fu altro che una revisione del testo di Brucioli, al quale apportò variazioni quasi esclusivamente stilistiche e formali. Due anni dopo, nel 1538, a Venezia, fu pubblicata La Bibbia nuouamente tradotta dalla hebraica verità in lingua thoscana a cura del frate domenicano Santi Marmochino. Si tratta in realtà, per l'A.T., di una revisione del testo di Brucioli con un ampio utilizzo del testo latino di Pagnini e, per il N.T., di una esatta riproduzione del testo di Zaccheria.

Nel 1551 venne pubblicato a Lione Il Nuouo ed Eterno Testamento di Giesu Christo, tradotto dal frate benedettino Massimo Theofilo Fiorentino, direttamente dall'originale greco.

Nel 1555 fu pubblicata a Ginevra un'edizione bilingue (italiano-francese) del N.T. a cura del valdeseGiovan Luigi Pascale, nella quale fu inserita, per la prima volta in Italia, la suddivisione in versetti. Per la parte italiana, Pascale utilizzò come guida la versione del Brucioli, rivedendola sul testo greco e rendendola più scorrevole, mentre per il francese si servì della traduzione di Olivetano riveduta da Calvino. Nel 1560, Pascale venne condannato e messo a morte dall'Inquisizione.

Bibbia in mano

Nel 1562, venne portata a termine una revisione rimasta anonima, della versione di Brucioli e stampata a Ginevra dall'editore Francesco Durone.

A partire dal 1559, papa Paolo IV, nel tentativo di controllare e contrastare il diffondersi di eresie, emanò un insieme di provvedimenti che culminò nella redazione dell'Indice dei libri proibiti (ribadito poi nel 1564 da Pio IV e nel 1596 da Clemente VIII). Questi decreti contenevano, tra le altre cose, il divieto di stampare, leggere e possedere versioni della Bibbia in lingua volgare senza previa autorizzazione personale e scritta del vescovo, dell'inquisitore o addirittura dell'autorità papale. Come conseguenza di questo provvedimento la produzione di Bibbie in italiano subì un brusco arresto.

Nel XVII sec. l'unica Bibbia tradotta in italiano fu quella del protestante Giovanni Diodati, pubblicata a Ginevra nel 1607 col titolo di La Bibbia. Cioè, i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nuovamente traslati in lingua italiana, da Giovanni Diodati, di nation Lucchese. Profondo conoscitore della lingua ebraica (era professore di ebraico all'Università di Ginevra), Diodati realizzò, per la prima volta in Italia, una traduzione direttamente dai testi originali greci ed ebraici. La sua opera è ancora oggi considerata, dal punto di vista stilistico, uno dei capolavori della lingua italiana del '600. Nel 1641 lo stesso Diodati portò a termine una revisione della sua opera in vista di una seconda edizione, nella quale furono introdotti i Salmi in rima.

Nel 1757 papa Benedetto XIV espresse il desiderio di una traduzione della Bibbia in italiano. Fu così che l'abate Antonio Martini pubblicò dapprima il N.T. in 6 volumi (1769-1771) e poi l'A.T. in 16 volumi (1776-1781). Martini tradusse dalla Vulgata, e al testo italiano affiancò il testo della Bibbia latina. Questa traduzione ebbe grande successo; lo stesso papa Pio VI l'approvò, dichiarandola conforme alle norme dell'Indice. Quest'edizione fu ristampata molte volte e rimase la traduzione ufficiale della Chiesa cattolica fino alle prime edizioni rivedute sui testi originali del secolo scorso.

Agli inizi del XX sec., nel 1924, la traduzione di Diodati fu sottoposta ad una profonda revisione, adeguandola all'evoluzione della lingua italiana e riconfrontandola con le allora recenti scoperte nel campo delle lingue originali. Il lavoro di revisione fu commissionato dalla Società Biblica Britannica e Forestiera e realizzato da un comitato presieduto dal valdese Giovanni Luzzi. Questa nuova versione del testo biblico (erroneamente conosciuta come la "Bibbia Luzzi") prese il nome di Riveduta. In effetti, parallelamente al lavoro di revisione della Diodati, Giovanni Luzzi preparò anche una propria traduzione dell'intera Bibbia, la monumentale Bibbia tradotta dai testi originali e annotata in 12 volumi tra gli anni1921-30 a cura della Società Fides et Amor di Firenze, che però non ebbe grande diffusione.

Nello stesso periodo iniziarono a proliferare in ambiente cattolico nuove traduzioni della Bibbia, all'inizio ancora dalla Vulgata, e in seguito dai testi nelle lingue originali.

Tra le prime vanno segnalate quella di A. Mercati (1929, ed. Fiorentina - la prima traduzione cattolica dopo quella del Martini), quella di E. Tintori (1931, ed. Paoline), quella di M. Sales (1931, ed. Berruti - una revisione di quella del Martini) e quella di G. Picciotti (1939-1940, ed. Salani).

Tra le seconde segnaliamo quella di A. Vaccari (1958, ed. Salani), quella di G. Robaldo (1958, ed. Paoline), quella di F. Nardoni (1960, ed. Fiorentina), quella di S. Garofalo (1963, ed. Marietti), quella diE. Galbiati - A. Penna - P. Rossano (1964, ed. UTET) e quella di B. Mariani (1964, ed. Garzanti).

Nel 1968 fu pubblicata dalla Mondadori la Bibbia Concordata, tradotta dai testi originali, con introduzione e note a cura della Società Biblica Italiana. A quest'edizione lavorarono studiosi cattolici, protestanti, ortodossi ed ebrei.

Nel 1971, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II (1965), la Conferenza Episcopale Italiana pubblicò la Versione CEI, che divenne subito il testo ufficiale della Chiesa cattolica. Per quest'edizione si scelse di non operare una traduzione ex-novo, a causa dell'impellenza di una nuova versione ufficiale della Bibbia e del poco tempo a disposizione, ma di procedere con un profondo rifacimento, in base ai testi originali, di una versione già diffusa, quella delle edizioni UTET, che aveva il pregio di essere opera di soli tre traduttori. Nel 1974 fu pubblicata una nuova edizione con leggere modifiche.

Con questo testo verranno pubblicate in seguito alcune Bibbie contenenti note e commenti di vario tipo, fra le quali le più conosciute sono La Bibbia di Gerusalemme (1974, ed. Dehoniane) e la Bibbia TOB (1976, ed. Elledici), con il loro corpo di note tradotto dalle rispettive edizioni francesi.

Nel 1985 fu pubblicata la Parola del SignoreLa Bibbia in lingua corrente, comunemente chiamata TILC(Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente), prodotta in collaborazione tra cattolici e protestanti e pubblicata in coedizione dalla Elledici e dall'Alleanza Biblica Universale.

La Bibbia Thompson
La Nuova Riveduta (revisione 2006) viene utilizzata nella nuova Bibbia Thompson.

Nel 1991 l'editrice La Buona Novella di Brindisi pubblicò la Nuova Diodati, la versione Diodati riveduta soltanto nella lingua per avvicinarla a quella corrente. La caratteristica principale di quest'edizione risiede nell'aver scelto come testo di riferimento per il N.T., il Textus Receptus (il testo greco utilizzato dallo stesso Diodati nel'600, l'unico allora disponibile), e di non tener conto dei numerosi manoscritti ritrovati successivamente, cosa che invece era già stata fatta per laRiveduta del 1924.

Nel 1994 fu la volta della versione Nuova Riveduta edita dalla Società Biblica di Ginevra. Si tratta di una revisione della precedente Riveduta (1924) e pertanto la si può considerare come naturale "discendenza" del testo tradotto da Giovanni Diodati nel 1607 e 1641, dalla quale si distingue tuttavia sia per l'aggiornamento linguistico, sia per la revisione operata sulla base dei manoscritti greci ed ebraici non disponibili all'epoca di Diodati stesso. Ad essa sono seguite negli anni nuove edizioni con migliorie grafiche, linguistiche e testuali.

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10/02/2013 17:58
 
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 Diverse traduzioni in lingua
italiana si susseguirono nei secoli XIII-XVIII (sino al 1500 ci sono undici edizioni dell’intera Bibbia, tra cui emerge per importanza e diffusione quella di Nicolò Malermi camaldolese 1471, con ben 19 edizioni nel solo XVI sec.; da ricordare anche le traduzioni di Antonio Brucioli, del 1532, che però appare fortemente debitore della traduzione di Lutero; del domenicano Zaccaria da Firenze, nel 1536; del calvinista lucchese Giovanni Diodati 1607, la Bibbia in italiano di riferimento per il mondo evangelico, più volte riveduta; la più importante in ambito cattolico, per valore intrinseco e diffusione, fu la traduzione approntata dal sacerdote toscano Antonio Martini nella metà del ’700 (1769-1781), una traduzione fatta però dalla Vulgata, che ebbe 8 edizioni nella sola seconda metà del ’700 e addirittura 40 edizioni nel secolo successivo).

La pluralità delle traduzioni, la mancata ufficializzazione di una di esse, la prevalenza del testo latino della Vulgata grazie all’uso liturgico comportarono che il riferimento al linguaggio biblico nell’area linguistica italiana fosse veicolato dal latino e dai suoi calchi, fino a riconoscere a parole italiane di uso comune significati specifici nel linguaggio religioso.

Solo per accennare a qualcuno di questi calchi, possiamo ricordare termini come “Verbo” o “Paraclito” (qui il calco è, attraverso il latino, dal greco), espressioni come “uomini di buona volontà”. Tutto ciò rappresenta anche una ricchezza per il linguaggio della fede, in quanto così si evita l’impoverimento dei concetti che potrebbe derivare da una traduzione che utilizza termini di uso corrente (vedi, ad es., “Parola” per “Logos”, una scelta che dovrebbe poi giustificarsi rispetto ad altre possibili e tutte plausibili traduzioni come “Discorso”, “Racconto”, “Pensiero”, “Ragione”, “Concetto”, ecc.). In tal modo si giunge anche a costruire, nell’ambito propriamente religioso, uno specifico patrimonio lessicale.

Questo obiettivo non viene abbandonato neanche dalla nuova traduzione che stiamo presentando, la quale si preoccupa di mantenere per quanto possibile questa terminologia religiosa specifica (vale per VerboParaclitoParasceve, ecc.), correggendo solo laddove l’antica espressione a carattere di calco comporta un’interpretazione non più accettabile del testo (per cui invece di “uomini di buona volontà” si legge “uomini, che egli [Dio] ama”, ma era già così nella precedente versione della Bibbia CEI); oppure quando non si tratta di termini con specifico valore teologico (come “mammona”, giudicato troppo antiquato e sostituito ora con “ricchezza”, lasciando al contesto il compito di chiarire che si tratta di una “ingiusta ricchezza”).

2. La natura della traduzione a cura della CEI

La traduzione approntata a cura della CEI è un testo per l’uso liturgico, che ha quindi anzitutto di mira l’atto della proclamazione. Non si tratta di produrre un testo di facile lettura, ma un testo che si lasci ascoltare e che già dall’ascolto manifesti il messaggio che racchiude, senza un’ulteriore mediazione di riflessione come può accadere quando leggendo ci è possibile tornare sulla frase appena letta per decifrarne meglio il senso.

Ciò comporta una costruzione semplice della frase e del periodo, il ricorso a un vocabolario essenziale, senza tuttavia perdere in distinzioni e ricchezza.

Ma questo non descrive compiutamente la natura di questa traduzione. È vero infatti che la Bibbia tradotta a cura della CEI ha come finalità la sua proclamazione nella liturgia, ma di fatto essa è diventata per tanti anche uno strumento essenziale di nutrimento della vita spirituale, il riferimento obbligato per la “lectio divina” e della altre forme di meditazione e preghiera con la Parola. Né possiamo nasconderci il fatto che le persistenti difficoltà ad accostare i testi biblici nelle lingue originali conducono concretamente molte persone a utilizzare la traduzione italiana anche nel momento dello studio biblico, nei vari contesti formativi in cui esso si realizza. Ciò implica che il testo deve quanto più avvicinarsi nella struttura della frase e nelle corrispondenze di vocabolario ai testi originali.

Questa complessità organica di finalizzazioni del testo se per un verso porta a dover far convivere esigenze diverse ha però come corrispettivo positivo il fatto che nella consapevolezza di fede dei credenti è possibile fare riferimento ad un’unica forma testuale, favorendo quindi l’unità tra i vari momenti vitali: spirituale, liturgico, pastorale e culturale. Possiamo così intravedere anche per un’umile traduzione come la nostra il compito di assumere quel ruolo che la Vulgata ebbe per tanti secoli nella cristianità italiana.

Va anche considerato che la traduzione CEI si è andata imponendo anche a rischio di semplificare il panorama della legittima, e per alcuni aspetti utile, pluralità delle versioni, diventando “il” testo biblico di riferimento per tutti. La ricchezza del testo rivelato comporta che nessuna traduzione-interpretazione può esaurirne il significativo; in questa prospettiva la molteplicità delle traduzioni costituisce un vantaggio, in quanto dal loro confronto diventa già visibile come nessuna comprensione del testo possa dirsi definitiva.

In positivo, tuttavia, il convergere sulla traduzione della CEI anche da parte di edizioni di commenti alla Bibbia di varie editrici contribuisce a ribadire il primato e l’autorevolezza di questa traduzione, fattore non secondario di unità nella Chiesa nel nostro Paese. A tale situazione deve risponde la consapevolezza della responsabilità in ordine alla costruzione del linguaggio di fede e quindi della coscienza di fede della comunità ecclesiale in Italia e in ordine al confronto con l’ambiente culturale. Le reazioni dell’opinione pubblica agli annunciati cambiamenti di questa terza edizione della Bibbia CEI indicano l’interesse che anche l’ambito più ampio della cultura nutre al riguardo.

3. La prima e la seconda edizione della traduzione CEI

Quella che ora viene presentata non è la prima traduzione che la CEI appronta. A seguito delle esigenze poste dalla riforma liturgica postconciliare, la CEI decise infatti subito di dotarsi di una propria traduzione della Bibbia e diede inizio ai lavori in tal senso nel 1965. Non si pensò di fare una traduzione “ex novo”, ma di utilizzare come base il testo della Bibbia non da molto pubblicata per la UTET a cura di Enrico Galbiati, Angelo Penna e Piero Rossano, invitando a farne una revisione ai fini dell’utilizzazione liturgica.

La revisione di quella traduzione fu affidata a un gruppo di biblisti e italianisti sotto la guida del Card. Ermenegildo Florit. I criteri di revisione affidati a tale gruppo furono: «esattezza nel rendere il testo originale; precisione teologica, nell’ambito della stessa Scrittura; modernità e bellezza della lingua italiana; eufonia della frase, in modo da favorirne la proclamazione; cura del ritmo, con conseguente possibilità di musicarne i testi (specie i Salmi), di cantarli, di recitarli coralmente».

Il lavoro, approvato dall’8ª Assemblea Generale della CEI (14-19 giugno 1971), ebbe una prima edizione nel dicembre 1971[1] e una seconda, che includeva le correzioni richieste dalla Santa Sede per alcuni testi utilizzati nella Liturgia, nell’aprile 1974. Da questa seconda edizione sono tratti i testi delle pericopi bibliche dei Lezionari liturgici e della Liturgia delle ore che sono stati fino ad oggi in uso.

4. L’elaborazione della nuova, terza edizione

La revisione della traduzione della Bibbia CEI era una esigenza che emergeva dall’uso dei Lezionari nel tempo, come attestano numerose richieste di modifiche giunte alla Segreteria Generale della CEI; soprattutto però si impose come inderogabile dopo la pubblicazione della Nova Vulgata. Le novità maturate nell’ambito degli studi biblici, soprattutto in quello della critica testuale, hanno infatti indotto la Santa Sede ad avviare già nel 1965 una revisione della Vulgata geronimiana, un lavoro terminato nel 1979; ulteriori approfondimenti portarono a pubblicare una seconda edizione della Nova Vulgata, promulgata il 25 aprile 1986 e dichiarata “typica”, specie per l’uso liturgico[2].

In ossequio a tale indicazione, la Presidenza della C.E.I. nel maggio 1988 costituì un Gruppo di lavoro per provvedere a una revisione della traduzione italiana, alla luce del testo della Nova Vulgata “editio altera” e, con l’occasione, per migliorarne la qualità. Il lavoro di revisione (anche questa volta non una nuova traduzione), affidato a questo Gruppo di lavoro guidato successivamente dai vescovi Giuseppe Costanzo (1988-1991), Wilhelm Egger (1991-1994), Franco Festorazzi (1994-2000) e composto da biblisti, liturgisti, italianisti e musicisti[3], fu orientato da indicazioni e criteri stabiliti dal Consiglio Episcopale Permanente e in seguito sulla scorta di quanto previsto dall’Istruzione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti Liturgiam authenticam (2001) relativa alla traduzione dei testi liturgici, che invita a rivedere i testi biblici utilizzati nell’azione liturgica in base ai testi originali presupposti dalla Nova Vulgata.

I criteri che hanno guidato il lavoro di revisione possono essere così riassunti:
- i libri e le pericopi da tradurre, in quanto facenti parte del Canone biblico della Chiesa cattolica, sono stati individuati in conformità alla Nova Vulgata e, in genere, alla tradizione liturgica occidentale;

- la traduzione esistente è stata rivista in base ai testi originali (ebraici, aramaici e greci), secondo le migliori edizioni critiche oggi disponibili, dalle quali è stata tradotta anche la Nova Vulgata[4], e secondo i principi classici della critica testuale e dell’esegesi. Nei casi di lezioni testuali dubbie o discusse, ci si è riferiti in primo luogo alla versione dei Settanta, per l’Antico Testamento, e poi allaVulgata, tenendo conto delle scelte compiute dalla Nova Vulgata;

- inesattezze, incoerenze ed errori della traduzione del 1971-1974 sono stati corretti seguendo scelte condivise tra gli esegeti e avendo come riferimento, nei casi dubbi, la Nova Vulgata;

- si è cercato di recuperare un’aderenza maggiore al tono e allo stile delle lingue originaliorientandosi verso una traduzione più letterale, senza compromettere tuttavia l’intelligibilità del testo fin dal momento della lettura o dell’ascolto;

- particolare attenzione è stata riservata alla corrispondenza dei testi sinottici, alla varietà degli stili e dei generi letterari nei diversi libri della Scrittura, cercando al contempo uniformità e continuità del vocabolario;

- ci si è preoccupati di rendere il testo in buona lingua italiana, con modalità espressive di immediata comprensione e comunicative in rapporto al contesto culturale odierno, evitando forme arcaiche del lessico e della sintassi;

- si è curato il ritmo della frase, per rendere il testo rispondente alle esigenze della proclamazione liturgica e, dove occorra, adatto a essere musicato per il canto.

Nel lavoro di revisione, durato dodici anni, ci si è avvalsi dei suggerimenti forniti da esegeti specialisti dei diversi libri biblici[5]. Il lavoro è stato costantemente seguito dal Consiglio Episcopale Permanente, anche mediante un apposito Comitato ristretto[6].

Nel corso del cammino non sono mancati anche apporti di carattere ecumenico e interreligioso. In particolare è stato chiesto un confronto sulla traduzione del Nuovo Testamento alla Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia; altre osservazioni, relative alla traduzione del Pentateuco, sono state richieste alla presidenza dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia.

Nell’aprile 2000 il Gruppo di lavoro ha consegnato i testi rivisti alla Segreteria Generale della C.E.I., che ha provveduto a un’ulteriore rilettura, dedicata in particolare a dare maggiore omogeneità agli interventi nei diversi libri, con particolare attenzione ai Vangeli, e ad affrontare il problema dell’uniformità dell’onomastica[7]. Nell’estate 2001, il testo è stato inviato ai vescovi per una prima consultazione. Hanno risposto 218 dei 249 vescovi aventi diritto. Il testo presentato ha ricevuto un larghissimo consenso: 168 placet, 47 placet iuxta modum, 3 schede bianche, nessun voto contrario. Sono stati proposti 1321 emendamenti formali e circa un migliaio di osservazioni, finalizzate al miglioramento del testo. La Commissione Episcopale per la liturgia ha demandato a un apposito Comitato l’esame degli emendamenti proposti. Il Comitato, guidato dal presidente della Commissione, il vescovo Adriano Caprioli, e composto dai vescovi Luciano Monari e Mansueto Bianchi, si è avvalso della consulenza di biblisti e liturgisti già impegnati nelle precedenti fasi dell’iter di revisione[8]. Il Segretario Generale della C.E.I. ha partecipato a tutti i lavori.

Sono stati accolti circa i due terzi degli emendamenti e delle osservazioni. Si è poi proceduto a una ulteriore rilettura del testo per controllare la coerenza tra gli interventi effettuati e le precedenti scelte lessicali e interpretative. La traduzione è stata inviata a tutti i membri della C.E.I., che, dopo un esame personale, l’hanno approvata nel corso della 49ª Assemblea Generale, il 23 maggio 2002. Il consenso è stato pressoché unanime: 202 dei 203 votanti hanno approvato il testo proposto.

Il testo è stato inviato alla Congregazione per il Culto, per ricevere la “recognitio” prevista per l’uso liturgico del testo. Per volontà del Santo Padre Benedetto XVI, la Congregazione ha esaminato tutto il testo della Bibbia e non solo le pericopi che vengono attualmente utilizzate nella liturgia della Parola delle celebrazioni eucaristiche e nella Liturgia delle Ore. La Commissione episcopale per la liturgia, presieduta successivamente dai vescovi Adriano Caprioli e Felice Di Molfetta, con il supporto dell’Ufficio liturgico nazionale[9], ha curato l’introduzione delle correzioni richieste dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel contesto di un fruttuoso dialogo. La “recognitio”, per quanto concerne i Lezionari liturgici è stata ratificata in data 12 luglio 2006; il 28 maggio 2007 per i testi biblici presenti nella Liturgia delle ore.

La Presidenza della CEI, a cui spetta formalmente l’approvazione della versione italiana dei libri della Sacra Scrittura[10], ha infine dato la sua definitiva approvazione nella riunione del 17 settembre 2007. Tre giorni dopo la Congregazione ha dato la sua “recognitio” alla Bibbia nella sua globalità, così come richiesto da Benedetto XVI.

Accanto all’iter di revisione della traduzione del testo biblico, si è avviata in parallelo la revisione delle introduzioni e delle note che accompagnavano le precedenti edizioni della Bibbia C.E.I. Anche in questo caso il lavoro di revisione è stato profondo e ha fatto tesoro delle acquisizioni più recenti degli studi biblici. Introduzioni e note accompagnano il testo, come è doveroso per ogni Bibbia pubblicata in ambito cattolico, ma non hanno il medesimo valore “tipico” della traduzione e pertanto sono pubblicate sotto l’esclusiva responsabilità della Segreteria Generale della CEI, che per questo lavoro si è avvalsa di numerosi collaboratori[11].

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[1] La Sacra Bibbia, Edizioni Pastorali Italiane, Roma 1971.

[2] Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum Editio, editio typica altera, Libreria Editrice Vaticana, Romae 1986 (cf. p. VIII).

[3] Ne hanno fatto parte, con integrazioni e sostituzioni nel corso degli anni, i vescovi Carlo Ghidelli, Alberto Giglioli (†), Luciano Monari, Luciano Pacomio, coadiuvati da Carlo Buzzetti, Romeo Cavedo, Eugenio Costa, Renato De Zan, Giuseppe Ghiberti, Tiziano Lorenzin, Luca Mazzinghi, Antonino Minissale, Angelo Ranon (†), Luigi Sessa (†), Giulio Villani (†). Segretario è stato Giuseppe Danieli.

[4] Si è fatto riferimento per l’Antico Testamento alla Biblia Hebraica Stuttgartensia (a cura di K. Elliger e W. Rudolph, 5a ed. a cura di A. Schenker, 1997) e alla Septuaginta (a cura di A. Rahlfs, 9ª ed., 1971; per ciò che concerne il Siracide ci si è però affidati al testo curato da J. Ziegler, Sapientiae Iesu Filii Sirach, 2ª ed., 1980); per il Nuovo Testamento ci si è basati sul testo della 27ª ed. rivista delNovum Testamentum Graece (Nestle-Aland, 1993) e del GreekNew Testament (curato da B. Aland, K. Aland, J. Karavidopoulos, C.M. Martini, B.M. Metzger, 4a ed., 1993). Il cambiamento dei testi critici di riferimento nella redazione della Nova Vulgata ha avuto importanti conseguenze: la traduzione della Bibbia C.E.I. del 1971 e 1974 presuppone infatti per l’Antico Testamento la Biblia Hebraica di R. Kittel (3a ed.) e per il Nuovo Testamento in generale il Novum Testamentum graece et latine di A. Merk.

[5] In questa fase del lavoro hanno collaborato Augusto Barbi, Valdo Bertalot, Giuseppe Betori, Antonio Bonora (†), Gianantonio Borgonovo, Claudio Bottini, Adriana Bottino, Maria Brutti, Innocenzo Cardellini, Cecilia Carniti (†), Lino Cignelli, Mario Cimosa, Enzo Cortese, Giuseppe Crocetti, Giuseppe Danieli, Angelico Di Marco, Claudio Doglio, Vittorio Fusco (†), Roberto Gelio (†), Mara La Posta, Tiziano Lorenzin, Nicolò Loss (†), Cesare Marcheselli Casale, Mario Masini, Luciano Monari, Francesco Mosetto, Alviero Niccacci, Marco Nobile, Anna Passoni Dell’Acqua, Romano Penna, Antonio Pitta, Virgilio Ravanelli, Armando Rolla, Francesco Saracino, Giuseppe Segalla, Adalberto Sisti, Gianni Trabacchin, Stefano Virgulin (†), Lorenzo Zani, Silverio Zedda (†), Italo Zedde. Altri apporti sono stati dati successivamente da Andrea Andreozzi, Silvio Barbaglia, Sandro Carbone, Gaetano Castello, Flavio Dalla Vecchia, Roberto Filippini, Fortunato Frezza, Corrado Ginami, Pier Angelo Gramaglia, Umberto Neri (†), Piergiorgio Paolini, Paolo Papone, Angelico Poppi, Gian Luigi Prato, Benedetto Prete, Michelangelo Priotto, Gianfranco Ravasi, Maria Luisa Rigato, Pasqualino Tamietti (†), Francesco Vannini, Gianfranco Venturi, Roberto Vignolo.

[6] Del Comitato hanno fatto parte i cardinali Giacomo Biffi (dal 1997 sostituito da Dionigi Tettamanzi), Carlo M. Martini, Giovanni Saldarini (dal 1997 sostituito dal vescovo Renato Corti), nonché i vescovi Mariano A. Magrassi (†) (dal 1997 sostituito da Giuseppe Costanzo) e Benigno L. Papa.

[7] Anche questo lavoro è stato coordinato dal Giuseppe Danieli e ha visto l’apporto di altri esperti, tra cui Augusto Barbi, Eugenio Costa, Luca Mazzinghi, Romano Penna e Gian Luigi Prato, nonché la verifica personale da parte del Sottosegretario poi Segretario Generale della C.E.I. Giuseppe Betori. In questa fase ci si è preoccupati anche di una revisione dei testi dal punto di vista linguistico e letterario, avvalendosi della consulenza di Maria Gabriella Benedetti Presilla, Ermanno Paccagnini, Ferruccio Parazzoli. Un ulteriore contributo di rilettura del testo, finalizzato anche a rendere congruente l’onomastica, è stato offerto da Gregoria Arzani e dalla Comunità del Monastero di S. Maria del mare di Castellazzo (La Spezia).

[8] Nell’esame degli emendamenti ci si è avvalsi dell’apporto di Augusto Barbi, Giuseppe Busani, Romeo Cavedo, Eugenio Costa, Giuseppe Danieli, Renato De Zan, Luca Mazzinghi, Antonino Minissale, Romano Penna.

[9] Direttori, aiutanti di studio e collaboratori dell’Ufficio liturgico nazionale – Michelangelo Giannotti, Guido Genero, Giuseppe Busani, Domenico Falco, Angelo Lameri, Natalina Argentin, Patrizia Di Maio, Anna Paola Fornaci Ranaldi e Ornella Russo – hanno offerto un contributo importante in tutte le fasi del lavoro, particolarmente con compiti di verifica e di organizzazione.

[10] Cfr. can. 825 § 1 del Codice di diritto canonico e delibera C.E.I. n. 25 del 18 aprile 1985.

[11] Alle introduzioni e alle note, con il coordinamento di Giuseppe Danieli, hanno lavorato Claudio Balzaretti, Augusto Barbi, Giuseppe Betori, Enzo Bianchi, Elena Bosetti, Maria Brutti, Carlo Buzzetti, Sandro Carbone, Giuseppe Crocetti, Rinaldo Fabris, Antonio Fanuli (†), Antonio Favale, Alberto Giglioli (†), Primo Gironi, Bruno Maggioni, Luciano Manicardi, Filippo Manini, Gilberto Marconi, Antonino Minissale, Giacomo Morandi, Pasquale Pezzoli, Gian Luigi Prato, Gianfranco Ravasi, Patrizio Rota Scalabrini, Lucio Sembrano, Filippo Serafini.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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