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ANNO DELLA FEDE - Pensiero del giorno - 15.1.2013‏

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2013 13:03
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15/01/2013 15:37
 
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“Sono risorto e ora sono sempre con te”, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce. La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri. Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Maria, stella della speranza, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per i fratelli defunti.

Angelus, Piazza San Pietro, 2 novembre 2008

16/01/2013 16:16
 
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il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri.Proprio ieri seguivo cloud atlas che riprende un pò questa tema che ciò che il male che facciamo ad una persona tocca sempre gli altri,purtroppo certa gente cattiva non lo capisce, nostro signore disse Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; 10 amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.Dio ci ha lasciato l'amore, l'amore che proviamo tocca anche gli altri cosi anche il male , abbracci
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16/01/2013 22:03
 
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ANNO DELLA FEDÈ - Pensiero del giorno - 16.1.2013‏
Gesù, ancora nella sua vita storica, limitava la sua missione alla casa d’Israele, ma faceva già capire che il dono era destinato non solo al popolo d’Israele, ma a tutto il mondo e a tutti i tempi. Il Risorto affida, poi, esplicitamente agli Apostoli (cfr Lc 6,13) il compito di fare discepole tutte le nazioni, garantendo la sua presenza e il suo aiuto fino alla fine dei tempi (cfr Mt 28,19s). L’universalismo della salvezza richiede, peraltro, che il memoriale della Pasqua sia celebrato senza interruzione nella storia fino al ritorno glorioso del Cristo (cfr 1 Cor 11,26). Chi attualizzerà la presenza salvifica del Signore Gesù mediante il ministero degli apostoli - capi dell’Israele escatologico (cfr Mt 19,28) - e attraverso l’intera vita del popolo della nuova alleanza? La risposta è chiara: lo Spirito Santo.



UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 26 aprile 2006
17/01/2013 16:09
 
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Apostolo è chi :hi per primo evangelizza un paese,Chi diffonde un'idea, un messaggio morale, con abnegazione e impegno.Quindi a qualsiasi costo come fa la chiesa, che è portatrice della successione del messaggio di Gesù, impegniamoci ad essere buoni cristiani a pregare e leggere la bibbia che contiene la parola di Dio, coinvolegendo anche le persone a noi care, leggendo la bibbia e seguendo la sua parola saremo dei buoni cristiani, bacioni
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18/01/2013 13:26
 
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Pensiero del giorno - 18.1.2013‏


L’evangelista Luca ci presenta Gesù che, mentre cammina per la strada, diretto a Gerusalemme, incontra alcuni uomini, probabilmente giovani, i quali promettono di seguirlo dovunque vada. Con costoro Egli si mostra molto esigente, avvertendoli che “ilFiglio dell’uomo – cioè Lui, il Messia – non ha dove posare il capo”, vale a dire non ha una propria dimora stabile, e che chi sceglie di lavorare con Lui nel campo di Dio non può più tirarsi indietro (cfr Lc 9,57-58.61-62). Ad un altro invece Cristo stesso dice: “Seguimi”, chiedendogli un taglio netto dei legami familiari (cfr Lc 9,59-60). Queste esigenze possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo. In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione dellalibertà, che san Paolo definisce “camminare secondo lo Spirito” (cfr Gal 5,16). “Cristo ci ha liberati per la libertà!” – scrive l’Apostolo – e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere “a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,1.13). Libertà eamore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti.

Angelus, Piazza San Pietro, 27 giugno 2010

18/01/2013 15:05
 
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Seguirlo sempre e ovunque, si certe volte per seguirlo dobbiamo rinunciare alla nostra famiglia, mi riferisco ai sacerdoti, suore che lasciano le famiglie per entrare negli ordini, è vero Gesù non aveva dove posare il capo , seguiva sempre la volontà di Dio,ma io penso che anche avendo una famiglia si può seguire Cristo se la famiglia intera si rivolge e si abbandona a Dio e suo figlio, bacioni
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19/01/2013 12:49
 
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19.01.2013
E’ proprio l’obbedienza [a Dio] che dà libertà. Il tempo moderno ha parlato della liberazione dell’uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della liberazione dall’obbedienza a Dio. L’obbedienza non dovrebbe più esserci, l’uomo è libero, è autonomo: nient’altro. Ma questa autonomia è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l’uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione, la condivisione della libertà è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un’istanza accessibile all’uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso — lo sappiamo dalla storia del secolo scorso — può essere anche un “consenso nel male”.
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19/01/2013 12:52
 
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Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire.

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19/01/2013 12:58
 
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Omelia, Cappella Paolina del Palazzo Apostolico Vaticano, 15 aprile 2010
19/01/2013 16:18
 
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E’ proprio l’obbedienza [a Dio] che dà libertà, obbedire sempre a Dio , lui è il sommo bene, la nostra libertà, il nostro pastore come dicevo prima, bacioni , e poi la maggioranza se c'è maggioranza in una decisione ci sarà pur un motivo, la maggioranza vince sempre, anche se non è detto che le decisioni siano giuste, ma è cosi, non si è mai detto che in una decisione vinca la minoranza e poi conta sempre e solo nostro signore
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20/01/2013 11:03
 
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«Abbà, Padre». Ecco l'inaudito

«Chiamando Dio con il nome di "Padre", il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d'amore per tutti i suoi figli» (Catechismo, 239).
Prima di Gesù, per esprimere la relazione amorevole e di elezione nei confronti del suo popolo il Dio d'Israele era invocato come "Padre". Contro alcuni luoghi comuni è bene precisare che la paternità di Dio è testimoniata nella letteratura di Qumran, negli scritti di Filone Alessandrino e nella preghiera sinagogale giudaica. L'amore paterno e materno di Dio è reso visibile in quello dei genitori per i propri figli (Isaia 49,15). Tuttavia, Gesù non si è limitato a usare una metafora, bensì ha sostenuto, sino al prezzo del suo sangue, di essere Figlio di Dio sin dall'eternità. Ed è questa "pretesa" che lo induce a insegnare la preghiera introducendola con l'invocazione «Padre, sia santificato il tuo nome» (Luca 11,2). Nella parabola del Padre misericordioso, impropriamente nota come "del figliol prodigo" (Luca 15,11-32), la paternità di Dio assume dimensioni inconcepibili per qualsiasi paternità umana. Quale padre è alla ricerca del figlio perduto e lo reintegra nella dignità originaria senza verificare la consistenza reale o fittizia del suo pentimento? Chi è capace di organizzare una festa così dispendiosa sino a suscitare l'invidia dell'altro figlio, rimasto in casa da sempre? Nell'ora del Getsemani Gesù ha invocato Dio chiamandolo «Abbà, Padre» (Marco 14,36), che però non corrisponde a "papà" (in greco "pappas"), né è detto soltanto dai bambini verso i genitori, ma equivale a "padre" ("patér") ed è espresso anche dall'adulto verso il proprio genitore. Di quest'inaudita paternità i credenti partecipano per mezzo dello Spirito che grida in loro (Galati 4,6) e di questi che gridano in Lui «Abbà, Padre» (Romani 8,15). Subentra così la relazione adottiva con la paternità di Dio che non è inferiore a quella di Gesù, ma condivide gli stessi doni della libertà, della figliolanza e dell'eredità divina. La figliolanza eterna di Gesù diventa filiazione divina per i credenti che nel tempo sono rigenerati dallo Spirito del Figlio.

20/01/2013 18:00
 
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Tutti siamo figli di Dio e quindi bambini infatti ci ha lasciato questa preghiera Gesù perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate così:

Il Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome; 10 venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12 e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13 e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
ce l ha lasciata Gesù, affidiamoci al padre lui sa di cosa abbiamo bisogno, tutti siamo bambini , rivolgiamoci a lui come bambini che chiedono qualcosa al padre e si rivolge a lui , bacioni
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20/01/2013 19:11
 
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La comunità si trovava riunita nella stessa sede, il Cenacolo, al mattino della festa ebraica diPentecoste, festa dell’Alleanza, in cui si faceva memoria dell’evento del Sinai, quando Dio, mediante Mosè, aveva proposto ad Israele di diventare sua proprietà tra tutti i popoli, per essere segno della sua santità (cfr Es 19). Secondo il Libro dell’Esodo, quell’antico patto fu accompagnato da una terrificante manifestazione di potenza da parte del Signore. Il monte Sinai – vi si legge – era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto (Es 19,18). Gli elementi del vento e del fuoco li ritroviamo nella Pentecoste del Nuovo Testamento, ma senza risonanze di paura. In particolare, il fuoco prende forma di lingue che si posano su ciascuno dei discepoli, i quali furono tutti pieni di Spirito Santo e per effetto di tale effusione cominciarono a parlare in altre lingue (At 2,4). Si tratta di un vero e proprio battesimo di fuoco della comunità, una sorta di nuova creazione. A Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele (cfr Gn 11,7-9). Solo infatti lo Spirito Santo, che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare.

OMELIA, Basilica Vaticana, 11 maggio 2008
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20/01/2013 19:13
 
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«Abbà, Padre». Ecco l'inaudito
scusate ma ho sbagliato non è tratto dal pensiero del giorno ma dal catechismo quotidiano
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21/01/2013 12:57
 
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21.01.2013
La Chiesa è per sua natura una e molteplice, destinata com’è a vivere presso tutte le nazioni, tutti i popoli, e nei più diversi contesti sociali. Essa risponde alla sua vocazione, di essere segno e strumento di unità di tutto il genere umano (cfr Lumen gentium, 1), solo se rimane autonoma da ogni Stato e da ogni cultura particolare. Sempre e in ogni luogo la Chiesa dev’essere veramente, cattolica e universale, la casa di tutti in cui ciascuno si può ritrovare. Il racconto degli Atti degli Apostoli ci offre anche un altro spunto molto concreto. L’universalità della Chiesa viene espressa dall’elenco dei popoli, secondo l’antica tradizione: Siamo Parti, Medi, Elamiti…, eccetera. Si può osservare qui che san Luca va oltre il numero 12, che già esprime sempre un’universalità. Egli guarda oltre gli orizzonti dell’Asia e dell’Africa nord-occidentale, e aggiunge altri tre elementi: i Romani, cioè il mondooccidentale; i Giudei e prosèliti, comprendendo in modo nuovo l’unità tra Israele e il mondo; e infine Cretesi e Arabi, che rappresentano Occidente e Oriente, isole e terra ferma. Questa apertura di orizzonti conferma ulteriormente la novità di Cristo nella dimensione dello spazio umano, della storia delle genti: lo Spirito Santo coinvolge uomini e popoli e, attraverso di essi, supera muri e barriere.

OMELIA, Basilica Vaticana, 23 maggio 2010
21/01/2013 15:03
 
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Gesù ha donato se stesso per noi, lo si dice anche nell'eucarestia infatti Gesù disse, anche se è preso dai corinzi: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice,questo ci fa capire come e quanto ci ha amati e ci ama e ci amerà sempre. A Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio, è quella l'unica e vera potenza, quella di Dio
[Modificato da ladymira 21/01/2013 15:05]
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22/01/2013 18:27
 
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22.01.2013
San Massimo il Confessore osserva che «il segno distintivo del potere del nostro SignoreGesù Cristo è la croce, che egli ha portato sulle spalle» (Ambiguum 32, PG 91, 1284 C). Infatti, «a tutti diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”» (Lc 9,23). Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente lavolontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, allasofferenza. La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi capisco … che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto». (La scelta di Dio. Lettere (1917-1942), Roma 1973, 132-133). Anche nell’epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall’amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell’estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione.

Angelus, Piazza San Pietro, 20 giugno 2010

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23/01/2013 11:05
 
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23.01.2013
Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e le sottili aggressioni contro la Chiesa, o anche quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura. Per noi vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Perciò […] preghiamo soprattutto di conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di imparare la vera obbedienzache è il fondamento della libertà umana.

OMELIA, Cappella Paolina del Palazzo Apostolico Vaticano, 15 aprile 2010
23/01/2013 15:37
 
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preghiamo soprattutto di conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di imparare la vera obbedienza che è il fondamento della libertà umana. Preghiamo sempre di vivere in lui e per lui di legarci sempre di più a lui e nella vita seguire sempre nostro signore
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24/01/2013 14:10
 
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La comunione ecclesiale è suscitata e sostenuta dallo Spirito Santo, custodita e promossa dal ministero apostolico. E questa comunione, che noi chiamiamo Chiesa, non si estende solo a tutti i credenti di un certo momento storico, ma abbraccia anche tutti i tempi e tutte le generazioni. Quindi abbiamo una duplice universalità: l’universalità sincronica – siamo uniti con i credenti in tutte le parti del mondo – e anche una universalità cosiddetta diacronica, cioè: tutti i tempi appartengono a noi, anche i credenti del passato e i credenti del futuroformano con noi un’unica grande comunione. Lo Spirito appare come il garante della presenza attiva del mistero nella storia, Colui che ne assicura la realizzazione nel corso dei secoli. Grazie al Paraclito l’esperienza del Risorto, fatta dalla comunità apostolica alle origini della Chiesa, potrà sempre essere vissuta dalle generazioni successive, in quanto trasmessa e attualizzata nella fede, nel culto e nella comunione del Popolo di Dio, pellegrino nel tempo.

UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 26 aprile 2006
25/01/2013 13:51
 
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Tutti apparteniamo a Dio, e quindi alla chiesa , anche se molti purtroppo professano altre fedi e non appartengono alla chiesa ma per chi crede , tutti apparteniamo alla santa chiesa , certo il fedele cristiano Africano o cinese appartiene alla chiesa della Cina etc.., etc..., ma la chiesa è sempre una sola santa,cattolica e apostolica, e quindi in tutto il mondo , bacioni
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25/01/2013 18:38
 
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Per Israele, la Pentecoste, da festa della mietitura, era divenuta la festa che faceva memoria della conclusione dell’alleanza al Sinai. Dio aveva mostrato la sua presenza al popoloattraverso il vento e il fuoco e gli aveva poi fatto dono della sua legge, dei 10 Comandamenti. Soltanto così l’opera di liberazione, cominciata con l’esodo dall’Egitto, si era pienamente compiuta: la libertà umana è sempre una libertà condivisa, un insieme di libertà. Soltanto in un’ordinata armonia delle libertà, che dischiude a ciascuno il proprio ambito, può reggersi una libertà comune. Perciò il dono della legge sul Sinai non fu una restrizione o un’abolizione della libertà ma il fondamento della vera libertà. E poiché un giusto ordinamento umano può reggersi soltanto se proviene da Dio e se unisce gli uomini nella prospettiva di Dio, ad un ordinato assetto delle libertà umane non possono mancare i comandamenti che Dio stesso dona. Così Israele è divenuto pienamente popolo proprio attraverso l’alleanza con Dio al Sinai. L’incontro con Dio al Sinai potrebbe essere considerato come il fondamento e la garanzia della sua esistenza come popolo. Il vento ed il fuoco, che investirono la comunità dei discepoli di Cristo radunata nel cenacolo, costituirono un ulteriore sviluppo dell’evento del Sinai e gli diedero nuova ampiezza.

OMELIA, Basilica Vaticana, 15 maggio 2005
26/01/2013 11:23
 
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Perciò il dono della legge sul Sinai non fu una restrizione o un’abolizione della libertà ma il fondamento della vera libertà. La verà libertà è la liberazione dal peccato e l'incontro con Dio padre misericordioso e buono, bacioni
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26/01/2013 11:23
 
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26.01.2013

Per mezzo di Gesù gettiamo, per così dire, uno sguardo nell’intimità di Dio. Giovanni, nel suo Vangelo, lo ha espresso così: Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1, 18). Ma Gesù non ci ha soltanto lasciato guardare nell’intimità di Dio; con Lui Dio è anche come uscito dalla sua intimità e ci è venuto incontro. Questo avviene innanzitutto nella sua vita, passione, morte e risurrezione; nella sua parola. Ma Gesù non si accontenta di venirci incontro. Egli vuole di più. Vuole unificazione. È questo il significato delle immagini del banchetto e delle nozze. Noi non dobbiamo soltanto sapere qualcosa di Lui, ma mediante Lui stesso dobbiamo essere attratti in Dio. Per questo Egli deve morire e risuscitare. Perché ora non si trova più in un determinato luogo, ma ormai il suo Spirito, lo Spirito Santo, emana da Lui ed entra nei nostri cuori congiungendoci così con Gesù stesso e con il Padre – con il Dio Uno e Trino.

OMELIA alla Veglia di Pentecoste, Piazza San Pietro, 3 giugno 2006


[Modificato da ulisseitaca 26/01/2013 11:24]
26/01/2013 11:27
 
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Bellissimo , dobbiamo essere un tuttuno con Dio, vivere in lui , andare sempre sulla via che ce lo fa incontrare , allontanando le tentazioni ed il male
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27/01/2013 16:32
 
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27.01.2013
Il dramma di Ponzio Pilato



«Sono anche minacce politiche quelle che i sommi sacerdoti esercitano su Pilato perché egli condanni a morte Gesù» (Catechismo, 596).
Prefetto della Giudea tra il 26 e il 36 d.C. sotto l'imperatore Tiberio, Ponzio Pilato svolge un ruolo determinante durante il processo politico e la condanna a morte di Gesù. Per attestazione molteplice, il governatore è rapportato a Gesù nei Vangeli, negli Atti degli apostoli 3,13-14; 27,13-28; in 1Timoteo 6,13, da Flavio Giuseppe nel Testimonium Flavianum delle Antichità Giudaiche 18,63-64 e da Tacito negli Annali 15,44. Anche se con alcune glosse, così scrive il Testimonium: «Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato». Ogni evangelista ritrae un aspetto diverso della sua personalità e circa la sua responsabilità per la crocifissione di Gesù: un diplomatico, un debole o, al contrario, uno che ha cercato di scagionarlo, ma alla fine è stato costretto a cedere di fronte alle pressioni delle autorità religiose. L'evangelista che più approfondisce il rapporto tra Gesù e Pilato è Giovanni. Due sono le domande capitali poste da Pilato durante il processo: «Che cos'è la verità» (Giovanni 18,38) e «Da dove vieni?» (Giovanni 19,9). Ai due interrogativi Gesù non risponde, poiché Pilato avrebbe dovuto chiedergli non "che cos'è", bensì "chi è la verità": la verità gli è davanti in carne e ossa! E contro tutte le evidenze Gesù non viene soltanto da Nazareth, bensì dall'Alto: il suo regno non è di questo mondo. In Il maestro e Margherita, Bulgakov rappresenta in modo geniale il dramma di Pilato; lo ritrae in preda a un'insonnia bimillenaria: «Vuole andare lungo quel sentiero e chiacchierare con l'arrestato Ha-Nozri poiché, racconta, non gli disse tutto allora, tanto tempo fa, il quattordici del mese primaverile di Nisan».
27/01/2013 17:01
 
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Dio, via , verità , luce , ricordiamoci una cosa che Gesù ci offri la propria vita in base alla volontà del padre che è nei cieli, l'unica volontà del padre era salvarci, sacrificandoci, il figlio unigenito,che anche lui in quanto figlio del padre ci ama , c'è sempre per noi e le nostre anime
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28/01/2013 19:45
 
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28.01.2013
Nel tempo pasquale, viviamo l'incontro con il Risorto, non solo come una cosa del passato, ma nella comunione presente della fede, della liturgia, della vita della Chiesa. In questa trasmissione dei beni della salvezza, che fa della comunità cristiana l'attualizzazione permanente, nella forza dello Spirito, della comunione originaria, consiste la Tradizione apostolica della Chiesa. Essa è detta così perché è nata dalla testimonianza degli Apostoli e della comunità dei discepoli al tempo delle origini, è stata consegnata sotto la guida dello Spirito Santo negli scritti del Nuovo Testamento e nella vita sacramentale, nella vita della fede, e ad essa – a questa Tradizione, che è tutta la realtà sempre attuale del dono di Gesù - la Chiesa continuamente si riferisce come al suo fondamento e alla sua norma attraverso la successione ininterrotta del ministero apostolico.

UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 26 aprile 2006
29/01/2013 14:43
 
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La pasqua ci ricorda il sacrificio di Gesù, ed è anche il grande lutto di Maria che perde suo figlio per donarlo all'umanità, anche lei ha sofferto e pianto per noi , per poter adempiere la volontà di Dio, non è solo uovi di pasqua , ma morte e sofferenza di Gesù, purtroppo al giorno d'oggi , i bambini associano la pasqua all'uovo, sono pochi quelli che spiegano cosa è realmente la pasqua, il dono della vita di nostro signore.
31/01/2013 08:35
 
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Lo Spirito Santo, col suo soffio, ci spinge verso Cristo. Lo Spirito Santo opera corporalmente; non opera soltanto soggettivamente, spiritualmente. Ai discepoli che lo ritenevano solo uno spirito, il Cristo risorto disse: Sono proprio io! Toccatemi e guardate; un semplice spirito – un fantasma – non ha carne e ossa come vedete che io ho (cfr Lc 24, 39). Questo vale per il Cristo risorto in ogni epoca della storia. Il Cristo risorto non è un fantasma, non è semplicemente uno spirito, un pensiero, un'idea soltanto. Egli è rimasto l'Incarnato – è risorto Colui che ha assunto la nostra carne – e continua sempre ad edificare il suo Corpo, fa di noi il suo Corpo. Lo Spirito soffia dove vuole, e la sua volontà è l'unità fatta corpo, l'unità che incontra il mondo e lo trasforma.

OMELIA alla Veglia di Pentecoste, Piazza San Pietro, 3 giugno 2006
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