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Dialogo sull'Eucarestia

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2014 14:58
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22/07/2014 15:13
 
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Caro xy
siccome si sta parlando in questo forum anche della fede nella presenza reale di Cristo nella Eucarestia, mi preme farti conoscere un brano tratto da un libro di Giuseppe Petrelli, uno dei più noti pastori pentecostali che ha vissuto la prima ora del pentecostalesimo.
Il pensiero di Petrelli è molto significativo su questo argomento e direi che si avvicina davvero moltissimo alla fede cattolica riuscendo a penetrare davvero in profondità il mistero che noi crediamo. Dobbiamo dare atto che una persona di questo spessore merita quantomeno una certa attenzione.

Ecco il testo preso da pag 125-126 del Libro “Il Corpo di Cristo” di Giuseppe Petrelli.
Nella prefazione di questo suo libro troviamo questa nota:
…l'augurio che rivolgiamo ai devoti lettori che, come per ogni libro scritto per comando Divino, sapranno leggere ed investigare fino all'ultima riga questo ispirato glorioso scritto.

….
I versi 13 e 15 del capo 52 di Isaia rispondono a quelli che sono perplessi; e presentano un quadro davvero strano di luci opposte. Un Personaggio prosperoso, grandemente innalzato, eccelso. Poi scrive che molti sono stupefatti di lui perché è stato così sformato da non somigliare nemmeno ad un uomo, e il di lui sembiante non era simile ai figliuoli degli uomini. Lo Spirito Santo solo può menarci alle scene dal Getsemane al Calvario, e farci vedere Lui davanti ai sacerdoti, a Pilato, quando gli velarono gli occhi e Lo percossero; quando fu flagellato, e quando i soldati raccolsero tutta la schiera intorno a Lui (potremmo dire, se intendiamo bene la parola testuale nei suoi possibili significati: raccolta la schiera tutta quanta, contro di Lui), e quando Lo vestirono di un vecchio saio scarlatto, facendo genuflessioni di scherno, e quando gli calcarono sul capo una corona di spine, di quelle spine, e Gli misero una canna in mano, e poi gliela tolsero per darGli delle bacchettate, ed altro ed altro, non dimenticando gli sputi. Ciò che avvenne supera le parole del profeta, Gesù sformato, irriconoscibile. Quando Pilato, sorpreso dalle correnti di odio, Lo presentò così com'era, nel manto di porpora e con la corona di spine, col volto sformato da lividori e da sangue... — ma è troppo e ci fermiamo... — disse: " Ecco l'Uomo ". La risposta fu un grido deciso, che reclamava la crocifissione.

Noi, pur sapendo tutto ciò, ci meravigliamo che Gesù, in quella sera memoranda, prese il pane, e levati gli occhi innocenti, ringraziò, e lo ruppe e lo qualificò " Suo Corpo "; mescè il vino nel calice e disse che è " Suo Sangue ", Sangue del Nuovo Patto.
Noi, se ci meravigliamo e ci vergognamo di accettare le parole nella realtà con cui Egli le disse, siamo in pericolo di fare parte di quel popolo per cui il profeta esclamò: " Chi ha creduto, ed a chi...? ".
Non è lecito cominciare coll'accettare le parole di Gesù e poi interpretarle con argomenti umani. Bisogna rimanere nel mistero dal principio alla fine.
Col pane spezzato nella Sua mano, Gesù disse: " Questo è il mio Corpo... " E noi, riverenti, così accettiamo le Sue parole. Egli crea ciò che pronunzia con le sue labbra, dice Isaia. AdoriamoLo, commossi e riconoscenti, perché dopo avere dato tutto, come se ancora non bastasse, offrì dalla Croce " sangue ed acqua ".
E come se il tutto ancora non bastasse, ci si presenta in pezzetti di pane, e gocce di vino — così ridotto e sformato. Corpo e Sangue.
Giacché le cose visibili rivelano le invisibili, noi, se ci accostiamo come dobbiamo a quella tavola, assistiamo come a una distesa di agonia, che non è terminata fino a che non sarà tutto compiuto.
Capiremo la forza delle parole a Saulo da Tarso, quando Gesù gli domandò perché Lo perseguitasse. Eppure Gesù era in alto e niuno poteva toccarLo. Ma Egli soffriva nei Suoi che erano perseguitati.
Gesù ruppe e diede. Più oltre non poteva andare, perché il prendere, mangiare e bere è dei discepoli. La grazia diviene efficace in chi l'accetta. Perciò quel " prendete, mangiate e bevete".

Gesù non aggiunse ammonimento: non ve n'era bisogno col primo gruppo; ma San Paolo ha scritto ammonimenti ben severi, che ve n'è bisogno. L'apostolo continua: " Perciocché, ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane, e bevuto di questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque avrà mangiato questo pane, e bevuto il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. Or provi l'uomo se stesso, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice " (vv. 26-28).


Per il momento non voglio aggiungere commento alcuno, lasciandoti meditare questo testo.
Eventualmente potremo riprendere però il testo per fare qualche importante rilievo.
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