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IL VALORE DELLA DONNA NEI VANGELI

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2019 18:21
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12/01/2019 18:21
 
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6. ANCORA OGGI LA CHIESA DIFENDE LA DIGNITA’ DELLA DONNA NEL MONDO


Concludiamo facendo presente che l’attenzione verso la donna non è svanita nel tempo, ancora oggi i sacerdoti cattolici sono attivi per liberare le prostitute, sopratutto nigeriane, costrette dai loro connazionali a “battere” sui marciapiedi d’Europa: pensiamo semplicemente alla Comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. E ancora oggi, come sottolinea la cronaca (anche qui), sono le comunità e le associazioni cristiane cattoliche (come Manos unidas) che difendono i diritti della donna nelle società (India ecc.) in cui i valori del cristianesimo non sono accolti dalla maggioranza delle persone. India, ma anche in Cina, a Panama.


E’ risaputo che uno dei drammi dell’Africa islamica e animista è proprio la scarsa considerazione della donna: abbiamo quotidianamente la testimonianza di come missionari cattolici e protestanti, e anche molti volontari, cerchino di contrastare le usanze poligamiche degli uomini, con conseguente diffusione dell’aids, e la mutilazione cruenta dei genitali femminili (clitoridectomia e infibulazione). San Daniele Comboni voleva accanto a sé, nelle missioni, giovani ragazze occidentali: «Le donne educheranno le giovinette africane in modo da formare: abili istitutrici, abili maestre e donne di famiglia, le quali dovranno promuovere l’istruzione femminile in leggere, scrivere, far di conto, filare cucire, tessere, assistere gli infermi». Cambiar la «femminil società africana» è essenziale perché la «rigenerazione della grande famiglia africana» dipende da esse (citato in F. Agnoli, “Inchiesta sul cristianesimo”, Piemme 2010, p.55). Ancora oggi i missionari cristiani combattono per le donne africane, come Annalena Tonelli uccisa nel 2004 dai fondamentalisti proprio per la sua campagna contro la mutilazione genitale femminile



 
 
 
 

II° PARTE

 

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7. DIGNITA’ ANCHE A NEONATI E BAMBINI

Nella seconda parte di questo dossier ci occupiamo di un tema legato a quello della difesa della dignità donna, la quale cominciava fin dalle bambine, dalle neonate di sesso femminile, frequentemente scartate e abortite, come accade ancora oggi. Per il filosofo Friedrich Nietzsche, dopo la croce di Gesù, nessun essere umano può essere più ritenuto per principio «sacrificabile»: «L’individuo fu tenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare. Ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani» (F. Nietzsche, “L’Anticristo”, Adelphi 1977, pag. 73). Prima di Cristo, infatti, i sacrifici umani furono edificati da sempre in tutti i regni e gli imperi. La stessa storia pagana era fondata sul dominio del più forte. Per questo chi, come Nietzsche, vorrebbe tornare a quella storia pagana, Gesù diventa la peggior sciagura del mondo.

Il bioeticista di Princeton Peter Singer, che vorrebbe sbarazzarsi dell’eredità ebreo-cristiana, ha riconosciuto: «I nostri atteggiamenti attuali datano dal sorgere del Cristianesimo. Se ritorniamo alle origini della civiltà occidentale, ai tempi dei Greci e dei Romani, troviamo infatti che l’appartenenza alla specie “homo sapiens” non era sufficiente a garantire la protezione della propria vita» (Peter Singer, “Etica pratica”, Liguori 1989, pag. 82-83). Ricordando inoltre che «non c’era rispetto per le vite degli schiavi o degli altri “barbari; e anche tra gli stessi Greci e Romani, i neonati non avevano un automatico diritto alla vita. I neonati deformi venivano uccisi esponendoli alle intemperie sulla cima di una collina. Platone e Aristotele pensavano che lo Stato dovesse imporre l’uccisione dei neonati deformi. I tante celebrati codici legislativi attribuiti a Licurgo e Solone contenevano disposizioni analoghe» (P. Singer, “Etica pratica”, Liguori 1989, pag. 83-84). E ancora: «L’uccisione di neonati indesiderati o l’uso di lasciarli morire, è stata prassi normale in moltissime società, in tutto il corso della preistoria e della storia» (P. Singer, “Ripensare la vita”, Il Saggiatore 2000, p. 137). Nell’antica Grecia così come a Roma: Seneca riteneva l’annegamento dei bambini alla nascita un evento ordinario e ragionevole, Tacito accusava i giudei ai quali “è proibito sopprimere uno dei figli dopo il primogenito”, ritenendola un’altra delle loro usanze “sinistre e ladre”. «Era comune abbandonare un figlio indesiderato in un luogo in cui, in linea di principio, chi voleva crescerlo avrebbe potuto raccoglierlo, anche se solitamente veniva lasciato in balìa delle intemperie e di animali e uccelli» (R. Stark, “Ascesa e affermazione del cristianesimo”, Lindau 2007, p. 161).

L’avvento del cristianesimo propone all’umanità un Dio che si è fatto bambino e che, capovolgendo tutti gli schemi e le convinzioni dell’epoca, prima invita i suoi discepoli a diventare “come bambini” per entrare “nel regno dei Cieli”, poi, dopo aver preso accanto a sé, e abbracciato, un fanciullo, dice loro che «chi accoglie uno di questi bambini in nome mio, accoglie me, e chi accoglie me, non accoglie me, ma Colui che mi ha inviato» (Mc 9,35-37; 10, 14-16). Con l’avvento di Gesù tutto cambia, come riconosciuto anche da un altro importante intellettuale e filosofo laico del nostro tempo, Richard Rotry (simbolo del neopragmatismo americano): «Se si guarda ad un bambino come ad un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona» (R. Rotry, “Objectivity, Relativism and Truth. Philosophical Papers”, Cambridge 1991). E’ nel cristianesimo che i bambini diventano persone, d’altra parte nei Vangeli è più volte sottolineata la commozione, il senso di protezione e la stima di Gesù verso di essi (vedi Mc 5,41; Mt 18,6; Mt 18, 2-5; Mc 10, 13-14). Gli stessi detrattori del cristianesimo, come gli italiani Corrado Augias e Mauro Pesce, affermano «”Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio”. Non si può apprezzare la forza di queste parole se non si considera che i bambini, in una società contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo» (C. Augias e M. Pesce, “Inchiesta su Gesù”, Mondadori 2006, pag. 90).

Con la diffusione del cristianesimo aborto e infanticidio divengono culturalmente inaccettabili e quindi fenomeni più rari e circoscritti. Se nell’Impero romano l’esposizione di neonati non desiderati era diffusa, i cristiani condannavano tale pratica come omicidio. Come ebbe a dire Giustino Martire (100-165 d.C.), «ci è stato insegnato che è malvagio esporre perfino i neonati […] perché in tal caso saremmo degli assassini» (citato in “Writings of Saints Justin Martyr, Christian Heritage 1948). Le legislazioni, a partire da Costantino, vietano l’infanticidio e aiutano le famiglie bisognose perché non ricorrano alla vendita dei loro figli per motivi economici. Nel 347 d.c. il padre di un bambino esposto può essere condannato alla pena capitale, nel Concilio di Toledo del 529, i vescovi stabiliscono che vadano puniti i genitori che hanno uccisi i figli «con pene più severe, esclusa la pena capitale», mentre nel concilio di Braga del 527 vengono prescritte norme contro l’aborto e l’uccisione dei figli nati da relazione adultere. Si sviluppano opere di carità e assistenza per i bambini abbandonati e le famiglie in difficoltà, nascono orfanotrofi, brefotrofi, ruote degli esposti. Lo storico e pedagogo Buenaventura Delgado ha scritto: «La Chiesa da una parte condannò la vendita e l’abbandono dei figli, e in numerosi concili (Vaison, Lerida, Toledo..) continuò a contrastare l’uso di uccidere i figli o di lasciare che venissero mangiati dai cani, dall’altra diede vita, all’inizio del basso Medioevo, alle ruote degli esposti, in cui i bambini non desiderati venivano abbandonati dai loro genitori per essere allevati nei monasteri. Traccia di questa grande carità rimane in monti cognomi italiani: Diotallevi, Esposito, Degli Esposti, Innocenti, Trovato, Trovai, Fortuna, Proietti…» (B. Delgado, “Storia dell’infanzia”, Dedalo 2002, p. 85-86).

Nella Lettera a Diogneto, datata al II° secolo d.C., l’autore cerca di descrivere la nuova dottrina dei seguaci di Cristo: «Vivono in città greche e barbare, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale […]. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne…». Un’altra conferma del trattamento che veniva riservato ai neonati prima della cristianità: «generano figli, ma non gettano i neonati». Nella Didaché, documento della Chiesa del I secolo, si legge: «tu non ucciderai con l’aborto il frutto del tuo grembo, né farai perire il bambino già nato»

Cina e India sono tra i paesi in cui il Vangelo cristiano è penetrato di meno e con esso anche il suo messaggio. Infatti quel che colpì negativamente il missionario Matteo Ricci quando mise piede nel Celeste Impero nel 1583, furono la prostituzione dilagante, la grande corruzione, la frenesia per il denaro e sopratutto la diffusione della pratica dell’infanticidio. Nel ‘900 J.J. Matignon scriverà: «Come sempre in Cina la superstizione gioca un ruolo chiave: infatti gli occhi, il naso, la lingua, la bocca, il cervello dei bambini sono reputati materie organiche dotate di una grande virtù terapeutica». Per questo «per ingraziarsi gli spiriti le bimbe, o in certi casi i bimbi, sono soppressi. I neonati sono soppressi o buttandoli in un angolo dell’abitazione o in una cassa dei rifiuti; dove la polvere e le immondizie non tarderanno a ostruirne le vie respiratorie» (J.J. Matignon, “Superstition, crimes et misère en Chine”, Masson & Cie 1902). Saranno i missionari cristiani a difendere gli infanti, come sant’Alberico Crescitelli, creatore di vari orfanotrofi per bambini poveri e abbandonati (morto decapitato nel 1900), oppure san Giuseppe Freinademetz, il quale il 2 luglio 1882 scrive: «Molte anime furono già salvate dopo che siamo arrivati qui. Ancora ieri abbiamo fatto una sepoltura solenne con una piccola bambini di più di un anno che se ne morì. La sua propria madre voleva strangolarla per poter allattare un bambino altrui e guadagnare denari, essa poi sentì che noi accettiamo ogni sorta di bambini e li alleviamo bene; dunque ce la portò avanti più di due mesi, si ammalò e morì dopo essere stata confermata da noi mezz’ora prima di morire» (G. Freinademetz, “Lettere di un santo”, Imprexa, Bolzano pp.23,39). Oggi la Chiesa cattolica gestisce almeno 250 orfanotrofi in Cina, accanto a 200 ospedali e 700 ambulatori (P. Dreyfus, “Matteo Ricci”, San Paolo 2006, p. 166). Tuttavia permane la legge del figlio unico, legittimando l’infanticidio delle bambine.

Lo stesso anche in India, dove l’uccisione delle bambine è pratica diffusa per motivi economici e religiosi: nel Vashitsha Smriti 17/3 si legge: “Non avere un figlio maschio è una maledizione sulla persona”, mentre nel Manusmriti 9/138 si spiega: “In Hindi, un figlio maschio è putra” (cioè “uno che protegge una persona dall’inferno”). Questa è una delle ragioni principali per le quali la maggior parte degli hindu ha il desiderio ossessivo di avere un figlio maschio. Anche qui l’opera dei missionari cristiani, la più nota è certamente Madre Teresa di Calcutta, è volta ancora oggi a infrangere il mure delle caste e delle disuguaglianze sociali, alla difesa della vita nascente e dell’infanzia in nome del Dio che si è fatto bambino. Pochi hanno il coraggio di riportare le frasi di Madre Teresa contro l’aborto: «L’aborto è ciò che distrugge la pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio bambino, che cosa impedisce a me di uccidere voi o a voi di uccidere me? Niente. Ecco quello che io domando in India, che chiedo ovunque: che abbiamo fatto per i bambini? Noi combattiamo l’aborto con l’adozione. Così salviamo migliaia di vite. Abbiamo sparso la voce in tutte le cliniche, gli ospedali, i posti di polizia: “Vi preghiamo di non uccidere i bambini, di loro ci prenderemo cura noi”» (P.G. Liverani, “Dateli a me. Madre Teresa e l’impegno per la vita”, Città Nuova, 2003). Per gli induisti i bambini abbandonati o rifiutati dai genitori, se sopravvivono sono e rimangono dei paria, dei sotto-casta, che scontano colpe precedenti, per questo i missionari cristiani hanno fondato numerose case della carità, scuole e orfanotrofi: 102 centri soltanto a Calcutta, secondo i dati riportati dalla stessa Madre Teresa

Il filosofo tedesco Karl Löwith spiega: «Il mondo storico in cui si è potuto formare il “pregiudizio” che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la “dignità” e il “destino” di essere uomo, non è originariamente il mondo dell'”uomo universale” del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sè e al prossimo» (K. Löwith, “Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX”, Einaudi 1949). Lo scrittore Pietro Civati ha commentato nel 2012 la rivoluzione culturale operata da Gesù: la rivelazione cristiana viene nascosta ai sapienti e agli intelligenti, cioè ai filosofi, agli scienziati, ai maestri di sapienza e di cultura, che ebraismo e classicismo hanno da sempre esaltato. La storia del mondo, dice Civati, è rovesciata, il cristianesimo si offre ai népioi, cioè nel greco classico ai bambini, agli indifesi, agli stolti, agli inesperti, agli ultimi (“che saranno i primi”), ai semplici di cuore. Il cristianesimo donò questa una nuova dignità agli indifesi, a donne e bambini. Eliminò, oltretutto, il concetto di proprietà: essendo innanzitutto figli di Dio, i bambini e la donna non potevano più essere trattati come una mero possedimento da parte del maschio.

Una concezione del bambino diversa da quella cristiana si affermerà soltanto col comunismo e col nazismo, che per primi introdurranno non solo l’aborto ma anche l’infanticidio dei bambini malati e handicappati. Oggi, invece, assistiamo al ricorso massiccio, nel nostro Occidente post cristiano, all’aborto anche per motivi eugenetici mentre nella laica Olanda è divenuta legale l’eutanasia dei bambini fino ai dodici anni.

 
 
 


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Ro 10,17 La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.
 
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