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SCRITTI PATRISTICI PER LA LITURGIA FESTIVA (anno C)

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2017 10:17
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20/11/2013 07:23
 
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XXXIV DOMENICA: SOLENNITA` DI CRISTO RE

Letture: 2 Samuele 5,1-3
Colossesi 1,12-20
Luca 23,35-43


1. Il paradiso aperto a un ladro

Vuoi vedere un`altra sua opera meravigliosa? Oggi ci ha aperto il paradiso, ch`era chiuso da piú di cinquemila anni. In un giorno e in un`ora come questa, vi portò un ladro e cosí fece due cose insieme: aprí il paradiso e v`introdusse un ladro. In questo giorno ci ha ridato la nostra vera patria e l`ha fatta casa di tutto il genere umano, poiché dice: "Oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23,43). Che cosa dici? Sei crocifisso, hai le mani inchiodate e prometti il paradiso? Certo, dice, perché tu possa capire chi sono, anche sulla croce. Perché tu non ti fermassi a guardare la croce e potessi capire chi era il Crocifisso, fece queste meraviglie sulla croce. Non mentre risuscita un morto, o quando comanda ai venti e al mare, o quando scaccia i demoni, ma mentre è in croce, inchiodato, coperto di sputi e d`insulti, riesce a cambiar l`animo d`un ladro, perché tu possa scoprire la sua potenza. Ha spezzato le pietre e ha attirato l`anima d`un ladro, piú dura della pietra e l`ha onorata, perché dice: "Oggi sarai con me in paradiso". Sí, c`eran dei Cherubini a custodia del paradiso; ma qui c`è il Signore dei Cherubini. Sí, c`era una spada fiammeggiante, ma questi è il padrone della vita e della morte. Sí, nessun re condurrebbe mai con sé in città un ladro o un servo. L`ha fatto Cristo, tornando nella sua patria, v`introduce un ladro, ma senza offesa del paradiso, senza deturparlo con i piedi d`un ladro, accrescendone anzi l`onore; è onore, infatti, del paradiso avere un tale padrone, che possa fare anche un ladro degno della gioia del paradiso. Quando infatti egli introduceva pubblicani e meretrici nel regno dei cieli, ciò non era a disonore, ma a grande onore, perché dimostrava che il padrone del paradiso era un cosí gran Signore, che poteva far di pubblicani e meretrici persone cosí rispettabili, da meritare l`onore del paradiso. Come, infatti, ammiriamo maggiormante un medico, quando lo vediamo guarire le piú gravi e incurabili malattie, cosi è giusto ammirare Gesú Cristo, quando guarisce le piaghe e fa degni del cielo pubblicani e meritrici. Che cosa mai fece questo ladro, dirai, da meritar dopo la croce il paradiso? Te lo dico subito. Mentre per terra Pietro lo rinnegava, lui in alto lo proclamava Signore. Non lo dico, per carità, per accusare Pietro; ma voglio rilevare la magnanimità del ladro. Il discepolo non seppe sostenere la minaccia d`una servetta; il ladro tra tutto un popolo che lo circondava e gridava e imprecava, non ne tenne conto, non si fermò alla vile apparenza d`un crocifisso, superò tutto con gli occhi della fede, riconobbe il Re del cielo e con l`animo proteso innanzi a lui disse: "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno" (Lc 23,42). Per favore, non sottovalutiamo questo ladro e non abbiamo vergogna di prendere per maestro colui che il Signore non ebbe vergogna di introdurre, prima di tutti, in paradiso; non abbiamo vergogna di prender per maestro colui che innanzi a tutto il creato fu ritenuto degno di quella conversazione che è nei cieli; ma riflettiamo attentamente su tutto, perché possiamo penetrare la potenza della croce. A lui Cristo non disse, come a Pietro: "Vieni e ti farò pescatore d`uomini" (Mt 4,19), non gli disse, come ai Dodici: "Sederete sopra dodici troni per giudicare le dodici tribú d`Israele" (Mt 19,28). Anzi neanche lo degnò d`una parola, non gli mostrò un miracolo; lui non vide un morto risuscitato, non demoni espulsi, non il mare domato; eppure lui innanzi a tutti lo proclamò Signore e proprio mentre l`altro ladro lo insultava...
Hai visto la fiducia del ladro? La sua fiducia sulla croce? La sua filosofia nel supplizio e la pietà nei tormenti? Chi non si meraviglierebbe che, trafitto dai chiodi, non fosse uscito di mente? Invece non solo conservò il suo senno, ma abbandonate tutte le cose sue, pensò agli altri e, fattosi maestro, rimproverò il suo compagno: "Neanche tu temi Dio?" (Lc 23,40). Non pensare, gli dice, a questo tribunale terreno; c`è un altro giudice invisibile e un tribunale incorruttibile. Non t`affannare d`essere stato condannato quaggiú; lassú non è la stessa cosa. In questo tribunale i giusti a volte son condannati e i malvagi sfuggono la pena; i rei vengono prosciolti e gl`innocenti vengono giustiziati. Infatti i giudici, volenti o nolenti, spesso sbagliano; poiché per ignoranza o inganno o per corruzione possono tradire la verità. Lassú è un`altra cosa. Dio è giudice giusto e il suo giudizio verrà fuori come la luce, senza tenebre e senza ignoranza...
Vedi che gran cosa è questa proclamazione del ladro? Proclamò Cristo Signore e aprí il paradiso; e acquistò tanta fiducia, che da un podio di ladro osò chiedere un regno. Vedi di quali beni la croce è sorgente? Chiedi un regno? Ma che cosa vedi che te lo faccia pensare? In faccia hai una croce e dei chiodi, ma la croce, egli dice, è simbolo di regno. Invoco il Re, perché vedo il Crocifisso; è proprio del re morire per i suoi sudditi. Questo stesso disse: "Il buon pastore dà la vita per le sue pecore" (Gv 10,11). Dunque, anche un buon re dà la vita per i sudditi. Poiché dunque diede la sua vita, lo chiamo Re. "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno".

(Giovanni Crisostomo, Hom. de cruce et latrone, 2 s.)


2. Inno di adorazione della Croce

Quel Legno tre volte benedetto,
Quel dono che arrecava la vita
Fu dall`Altissimo in mezzo al paradiso
Piantato perché Adamo vi trovasse,
Eterno, la vita senza morte.

Ma questi non cercò di riconoscere
La vita che in dono gli era data,
Se la lasciò sfuggire inoculato
E assaporò la morte (cf. Gen 2,9; 3,22).

Per contro, il ladro nel veder la pianta
Felicemente dall`Eden trapiantata
Sul Golgota, la vita riconobbe
Insita in essa, entro di sé dicendo:
«Questo un dí perdette l`antenato mio».

Infatti, quand`egli sul Legno fu innalzato,
Giustificato dalla confessione della fede
Allor si apriva l`occhio del suo cuore (cf. Gen 3,7);
E le delizie contemplò dell`Eden.

Al centro vide splender la figura
Che della Croce gli parea sembiante.
Per lui io sono di lassú disceso,
Nell`amor mio per l`uomo;
Per misericordia volli riscattar suo seme.

Per lui maledizione mi son fatto,
Dalla Maledizion traendo Adamo e i suoi.
Dal legno la trasgression s`impose
All`antenato e per sua cagion dall`Eden

Da malfattore venne un dí scacciato;
Or vi rientra grazie al Legno della vita.
Pur tu, primo, rientravi con lui.
Quando erede nel Regno tuo sarai,
Chiama i mortali e accoglivi i fedeli:

Oggi, infatti, con me tu v`entrerai,
Con me nel paradiso in grande gioia
Oggi entrerai...

Il ladro a tali ordini obbedendo,
Come il tutto Misericordia aveva detto,
L`emblema della grazia sulle spalle pose;
Nel proceder il dono della Croce celebrava
E cantava ininterrotto un canto nuovo (cf. Sal 32,3):

«Tu dell`anime infeconde sei l`innesto,
Tu sei l`aratro, util strumento che purifica il pensiero,
Sana radice della vita mia risorta,
Di castigo la verga che colpisce Adamo

Nemico, e riapri la porta di delizie
D`Adamo un tempo dalla colpa chiusa,
Colpa da lui commessa in paradiso.
Vita totale in grazia ci hai donato,
O Legno per tre volte benedetto,

A me e all`uman specie che il possesso
Han di tua grazia. Il vincastro tu sei
Che conduce alla vita i peccatori
Pronti ad accoglierti in intima dimora;

Come ventilator sei rivelato
Che la paglia, abile, sull`aia disperde
E sul fuoco Si getta mentre il grano
In granai capienti si raccoglie.
Tu degli Ebrei sei il giogo

Domatore che quei selvaggi frena.
Tu per la barca della santa Chiesa,
Che in Cristo siede, sei il divino remo
Che dritto al paradiso l`alme mena,

Giuste e fedeli...».

(Romano il Melode, Hymm., 39, 1-4.6 s.)


3. Vexilla Regis prodeunt

Del Re s`avanza il vessillo,
brilla il mistero della Croce
su cui la Vita soffrí la morte,
e con la morte diede la vita.

Egli, ferito
da crudel punta di lancia,
per lavarci dalle macchie dei peccati,
fece sgorgare acqua e sangue.

Compiuto è quello che profetò
David con fedele carme
dicendo alle nazioni:
Dio regnò dal legno.

Albero leggiadro e splendido,
ornato della porpora del Re,
scelto come degno sostegno
a toccare membra sí sante.

O te beata, dalle cui braccia
pendé il prezzo del mondo,
divenuta bilancia del corpo,
che strappò la preda all`inferno.

O Croce, unica speranza, salve!
In questo tempo di passione
accresci la grazia ai giusti,
togli i peccati ai rei.

Te, o Trinità, fonte di salute,
lodi ogni spirito;
a coloro ai quali doni la vittoria della Croce,
aggiungi il premio. Cosí sia.

(Venanzio Fortunato, Vexilla Regis prodeunt)


4. Crux fidelis

O Croce sempre fedele,
sei l`unico albero glorioso.
Nessuna selva ne produce uguali,
per fronde, fiori e ceppo.

Amato legno, che regge
i dolci chiodi e il dolce Peso.
Ogni lingua canti la corona di vittoria
di una lotta gloriosa,
e proclami del trofeo della Croce
il famoso trionfo:
poiché il Redentore del mondo,
benché immolato, ha vinto.

Del primo uomo ingannato,
quando assaggiò il frutto proibito
e precipitò nella morte,
ha avuto pietà il Creatore:
e fin da allora ha stabilito che un albero
riparasse il danno dell`altro albero.

Il disegno della nostra salvezza
comportava questa impresa:
che la sapienza divina superasse la scienza
del traditore sempre operante;
e cosí traesse la salute
da dove il nemico aveva recato il danno.

E quando si compí il tempo
prestabilito da Dio,
fu inviato dal seno del Padre
il Figlio, creatore del mondo:
ed egli venne tra noi incarnato
dal seno della Vergine.

Fa udire la sua voce il Bambino
dato ana luce nella misera stalla;
la vergine Madre avvolge e ricopre
con panni le piccole membra,
e cosí con strette fasce
a Dio cinge le mani e i piedi.

Compiuti ormai i trenta anni,
terminata la vita mortale,
liberamente alla passione
si offre il Redentore:
l`Agnello sul tronco della Croce
viene innalzato per il sacrificio.

Abbeverato di fiele, cade in agonia:
spine, chiodi e lancia
hanno trafitto l`amabile corpo
e ne sgorgano acqua e sangue:
è un torrente che deterge
terra, mare, cielo e mondo.

Piega i rami, albero svettante,
allenta le tue fibre tese;
quella rigidità si fletta
che la natura ti ha dato:
e tendi con morbido tronco
le membra del Re celeste.

O albero, tu solo sei stato degno
di essere altare alla vittima per il mondo,
e di essere l`arca porto di salvezza
per il mondo in naufragio:
tu, cosparso del sangue prezioso
versato dal corpo dell`Agnello.

Alla Trinità beata
sia gloria sempiterna,
uguale al Padre e al Figlio:
e allo Spirito sia pari onore;
all`Uno in tre Persone
dia lode l`universo. Amen.

(Venanzio Fortunato, Crux Fidelis)
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