Il riposo, ma soprattutto la festa è parte della dimensione dignitaria dell’uomo, ma come può fare festa una persona su cui pesa la minaccia del licenziamento o è senza lavoro e non lo trova ? Su questo si dovrebbe riflettere con maggior attenzione. Non bastano i soldi e gli ammortizzatori sociale che pure sono indispensabili a dare dignità. Il lavoro ha in se una dimensione sociale e relazionale che nessun soldo può compensare.
La Rerum Novarum fu una “botta” , un “colpo” per le tante pigrizie cristiane che accettavano la situazione generata dal primo capitalismo come ineluttabile e immodificabile. La sua uscita suscitò attenzioni e movimenti . Mi piace a questo proposito quantoGeorge Bernanos nel «Diario di un curato di campagna» fa dire dal vecchio curato di Torcy al suo giovane collega: “Rerum Novarum, voi oggi la leggete tranquillamente con l’orlo delle ciglia, come una qualunque pastorale di quaresima. Alla sua epoca, giovanotto, ci è parso di sentirei tremare la terra sotto i piedi. Quale entusiasmo! Questa idea così semplice che il lavoro non è una merce sottoposta alla legge dell’offerta e della domanda, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini come sui grano, lo zucchero e il caffè, metteva sottosopra le coscienze. Lo credi? Per averla spiegata in cattedra alla mia buona gente, sono passato per un socialista”.
Un movimento che non abbiamo avvertito con la stessa intensità quando è uscita la “Caritas in veritate”.
Prendendo spunto dal motuo proprio, Porta Fidei , con cui Benedetto XVI° ha indetto l’anno della fede che avrà inizio l’11 ottobre del 2012, e al chiaro e puntuale riferimento al Concilio Vaticano secondo assunto come punto di riferimento e all’invito che i testi dei Padri conciliari vengano letti in maniera appropriata e che vengano conosciuti e assimilati, mi sono andato a rileggere quanto dice sul lavoro la Gaudium et spes : “Il lavoro umano, con cui si producono e si scambiano beni o si prestano servizi economici, è di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento.Tale lavoro, infatti, sia svolto in forma indipendente sia per contratto con un imprenditore, procede direttamente dalla persona, la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo e la sottomette alla sua volontà.”
Il lavoro non è dunque un mero strumento dell’economia o una merce, ma espressione della persona umana e pertanto da esso promanano diritti e doveri “Di qui discendono, per ciascun uomo, il dovere di lavorare fedelmente, come pure il diritto al lavoro. Corrispondentemente è compito della società, in rapporto alle condizioni in essa esistenti, aiutare da parte sua i cittadini a trovare sufficiente occupazione. In virtù del valore umano del lavoro il Concilio afferma che in ogni caso “ Occorre dunque adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita, innanzitutto della sua vita domestica, particolarmente in relazione alle madri di famiglia, sempre tenendo conto del sesso e dell’età di ciascuno”
Riflettendo sulle condizioni di lavoro, il testo conciliare aggiunge: “ Ai lavoratori va assicurata inoltre la possibilità di sviluppare le loro qualità e di esprimere la loro personalità nell’esercizio stesso del lavoro. (§ 67)
Oggi di fronte alla crescita della disoccupazione , alla carenza di lavoro che colpisce in particolare i giovani che possiamo dire?
Occorre affermare che proprio in tempi di difficoltà come quelli che stiamo attraversando, il rispetto della dignità del lavoro ancor più fondamentale ,e che occorre fare ogni sforzo personale, sociale, sindacale, economico e politico e,se necessario, assumersi dei sacrifici per assicurare che tutte le persone possano svolgere un’attività lavorativa dignitosa.
Sappiamo che le cosiddette leggi del mercato, purtroppo, non sempre garantiscono spontaneamente e automaticamente questo, ma non possiamo mai dimenticare quanto ha affermato ..Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus , dove con la solita chiarezza non esita ad affermare il diritto di ogni persona a poter contribuire attivamente al bene comune: ” Sembra che, tanto a livello delle singole Nazioni quanto a quello dei rapporti internazionali, il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni. Ciò, tuttavia, vale solo per quei bisogni che sono « solvibili », che dispongono di un potere d’acquisto, e per quelle risorse che sono « vendibili », in grado di ottenere un prezzo adeguato. Ma esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato. È stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini che ne sono oppressi periscano. È, inoltre, necessario che questi uomini bisognosi siano aiutati ad acquisire le conoscenze, ad entrare nel circolo delle interconnessioni, a sviluppare le loro attitudini per valorizzare al meglio capacità e risorse.