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CORSO BIBLICO SUI SALMI

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2012 17:45
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17/11/2012 16:22
 
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SALMO 16 (15)

 

IL CANTO DELLA MISTICA:

SENZA DI TE NON HO GIOIA

 

Una volta lo spirito di Baalshem era così abbattuto che gli sembrava di non aver parte del mondo futuro. Allora disse a se stesso: "Se amo Dio, che bisogno ho di un mondo futuro? ". (Buber M., Racconti chassidici, Milano 1979, p. 96).

Che egli sia il tuo Dio unico: / senza di lui non c'è per te gioia... / Tu sei il mio tutto, il mio unico. / In ogni pietra è te che io vedo, / nella mia anima non c'è più angoscia. /

(Tukaram, poeta indù).

 

 

Miktam Di Davide.

Proteggimi, o Dio, in te io confido!

2 Ho detto: Jahweh, Signore, sei tu il mio bene ,

sopra di te non c'è nessuno!

3 Ai “santi” diffusi nel paese,

ai “potenti” andava tutto il mio favore.

4 Sono numerose le pene di chi segue un dio straniero.

Ma io non verserò più le loro libazioni di sangue,

sulle labbra non metterò più il loro nome.

5 Jahweh è la porzione attribuitami e il mio calice,

tu custodisci la mia sorte.

6 Le corde della misurazione sono cadute su un luogo delizioso,

sì, è splendida la mia eredità.

7 Benedico Jahweh che mi ha dato consiglio ,

anche di notte istruisce i miei reni.

8 Io pongo sempre innanzi a me Jahweh,

sta alla mia destra non posso vacillare.

9 Per questo gioisce il mio cuore ed esulta il mio fegato

anche la mia carne abita al sicuro,

10 perché non abbandonerai la mia vita nello sheol,

né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

11 Mi mostrerai il sentiero della vita,

gioia piena davanti al tuo volto,

delizia alla tua destra per sempre.

 

SALMO 16 - CONTINUAZIONE

vv.3 e 4. Le due traduzioni sono in parte differenti.

"Ai santi diffusi nel paese,

ai potenti andava tutto il mio favore".

"Santi" e "potenti" sono i due termini usati per indicare gli idoli.

Il testo del v. 3 è molto controverso. Sembra ormai accertato che il salmo sia il canto del levita, della persona consacrata a Dio, di un appartenente alla tribù di Levi che non detiene né terra né altre ricchezze, ma che possiede soltanto il Signore.

Sarebbe inverosimile credere che un appartenente alla categoria sacerdotale avesse potuto convertirsi dal culto degli idoli stranieri a quello di Jahve. Quindi è preferibile accettare il testo della Bibbia di Gerusalemme secondo il quale i "santi" e i "nobili" sono le persone con cui si accompagna il levita, il consacrato a Dio.

Lettura del v. 4 nelle due versioni.

Nonostante alcune differenze formali, la sostanza delle due traduzioni coincide. In ogni caso qui si parla dell'idolatria (venerazione degli dei stranieri). Una delle caratteristiche dell' idolatria è la "libazione di sangue", cioè il sacrificio umano cruento, soprattutto di bambini. A tale proposito ricordiamo che la narrazione del mancato sacrificio di Isacco (Gen. 22) è considerata un brano polemico nei confronti degli appartenenti alle religioni idolatriche dei paesi circostanti a Israele, per le quali il sacrificio umano era un fatto normalissimo. Il popolo israelita ha sempre visto il sacrificio umano come il segno della tirannia degli idoli. L' uomo è talmente schiavo dell' idolatria da uccidere i suoi figli per dare soddisfazione agli idoli assetati di sangue.

Ricordiamo a tale proposito il caso di un re famoso, uno dei più empi, il re Acaz che aveva sacrificato i suoi figli per ingraziarsi i Baal (Cronache 2/28).

Un altro famoso sacrificio umano nella Bibbia riguarda la città di Gerico che, distrutta, non avrebbe più dovuta ,essere ricostruita. Fu, invece, riedificata ad opera di due personaggi malvagi con il sacrificio di fondazione; cioè con l'immolazione di bambini sui cui cadaveri veniva costruito il torrione o la porta principale delle mura. Nell'antichità, presso i Cananei, questa prassi era considerata normale, tanto che nelle scoperte archeologiche è possibile cogliere l'evoluzione di tale deplorevole abitudine. Infatti sotto le- mura di edifici databili alcuni secoli dopo i fatti sopra citati, si sono ritrovate le anfore funerarie vuote; senza lo scheletro dei bambini. Si tratta probabilmente del retaggio di quel sacrificio umano diventato in seguito solo simbolico.

Israele ha sempre combattuto contro questa mentalità. Per Jahve non esistono sacrifici umani.

v. 4c: "sulle labbra non metterò più il loro nome". E' 1' invocazione. Solitamente aveva due scopi: 1) la richiesta di aiuto; 2) la lode.

"Nome". Il nome per gli ebrei indicava la persona concreta e, quindi, pronunciare il nome della divinità era come dare loro consistenza (perciò anche il nome di Jahve indica Jahve stesso, la sua persona). Ecco perchè, per sommo rispetto, non si pronuncia mai il nome di Dio.

Allora colui che non è idolatra rifugge dai sacrifici cruenti umani e non pronuncia il nome di quelle false divinità.

vv. 5-6.

Lettura della versione della Bibbia di Gerusalemme. La terra è considerata in tutta la sua importanza anche perchè manca (il levita non possiede alcun bene materiale). E' Jahve che prende il posto della terra: "Il Signore è mia parte di eredità".

v.6: "Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità". E' sempre sottinteso che tale eredità è Jahve.

Il salmista in questi versetti ci vuol dire che la terra è uno degli elementi fondamentali della spiritualità e della religione ebraiche. Ecco perchè per gli ebrei lo Stato di Israele, cioè "la terra dei Padri", è tanto importante.

Ma c'è qualche cosa di più importante della terra ed è il possesso di Jahve. La tribù di Levi, che non detiene la terra, è la più felice di tutte perchè possiede il Signore.

Qui si sta preparando la terra messianica: noi possederemo completamente Jahve quando saremo nell'aldilà. Allora la terra sfuma nel suo significato concreto, per diventare sempre di più un luogo di speranza in cui si vedrà Dio faccia a faccia.

In questo senso il salmo 16 canta 1' attesa, la speranza. E' la ricerca di Dio che durerà fino al termine della nostra vita. Leggendo questa composizione dovremmo sentirci protesi verso il Signore.

v.7.

Lettura delle due versioni.

E' un versetto importante perchè ci dà 1'idea della continuità che ha nel tempo 1'insegnamento di Jahve, il quale ci istruisce ininterrottamente, senza pause. Se ascoltiamo la sua parola percorriamo sicuramente la via giusta.

Il "consiglio" di Jahve è sempre finalizzato alla piena comunione con lui.

v.8.

Notiamo il simbolismo militare o giuridico (il difensore nei processi sta alla destra dell'imputato; nello schieramento di battaglia il soldato che difende una persona è collocato alla sua destra. E, sempre nella battaglia, la spada è impugnata dalla mano destra).

Dio è presenza protettiva, perchè non si accontenta di guardarci da lontano, ma si rende presente quasi fisicamente alla nostra destra per impedirci di vacillare. Leggiamo allora il versetto 8 in senso spirituale: la fede non risolve, non cancella i nostri problemi, ma aiuta ad affrontarli tenendo nella mano destra la spada di Jahve. Pensiamo al significato di questo salmo per il popolo di Israele che da millenni è perseguitato: chi ha alla sua destra il Signore non può vacillare, tanto che non solo può resistere ai nemici, ma anche attaccarli e vincerli. Ecco la spiritualità ebraica: Jahve è alla mia destra, non posso vacillare. Anche noi cristiani dovremmo riscoprire una grande fiducia in Dio per rimanere saldi nella fede.

 

v.9.

Quando Jahve è alla mia destra non solo lo spirito, ma anche il mio corpo è nella pace, nella serenità e nella gioia.

Abbiamo, a tale proposito, 1'esempio di padre Turoldo che, saputo di essere ammalato di cancro ("quel drago che mangia il mio corpo"), ha dimostrato in un bellissimo libro di poesie di avere una grande fede. Diceva, infatti, di non temere quel drago che mangiava il suo corpo perchè era con Dio.

Ecco, allora, che le caratteristiche tipiche del credente sono la fiducia, la sicurezza e la gioia.

vv. 10-11.

Siamo all'apice del salmo e i versetti 10 e 11 non avrebbero quasi bisogno di commento.

Secondo una certa interpretazione questo salmo segna il superamento dello sheol, perchè dopo la morte c' è "gioia piena nella tua presenza; dolcezza senza fine alla tua destra". E' 1' interpretazione più valida e più bella. Secondo altri, invece, il v. 11 riguarderebbe soltanto la vita terrena, perchè se una persona possiede il Signore adesso, in questa vita, allora è "gioia piena e dolcezza senza fine".

Possono coesistere benissimo entrambe le interpretazioni.

Si sfaterebbero così tante opinioni come, ad esempio, quella secondo la quale il cristiano deve soffrire nella vita terrena per gioire nell' aldilà. Ma noi dobbiamo già essere contenti. Ciò non vuole dire che il cristiano non debba soffrire e non prendere su di sé i dolori del mondo, ma significa che egli deve rimanere, nonostante tutto, nella "gioia piena e nella dolcezza senza fine''.

Il nostro è il Dio della speranza, di quella virtù che ci aiuta ad andare avanti con serenità, perchè sappiamo di poter contare sempre proprio su di lui.

Il linguaggio degli ultimi due versetti è liturgico e potrebbe indicare una teofania (la manifestazione di Dio), ovviamente molto più delicata di quella avvenuta con Mosè (ricordiamo i tuoni, il fuoco, ecc...), quasi come quella con Elia, quando il Signore si manifestò con un venticello. Quasi sempre noi ci aspettiamo un Dio che arriva dal cielo con potenza, e, invece, Egli si manifesta quotidianamente senza bisogno di grandi teofanie.

"alla tua destra" (v.11). Noi cristiani pensiamo a Gesù Cristo assiso alla destra del Padre. Il salmo è, prima di tutto, cristocentrico

Quando leggiamo un salmo dovremmo chiederci:

1 ) che cosa mi dice di Gesù Cristo?

2) che cosa mi dice di Dio?

3) Che cosa dice di me, del discepolo, e della comunità (cioè della chiesa)?

A lungo andare diventa un errore pregare i salmi ripiegati su noi stessi, perchè il giusto cammino della preghiera dei salmi deve avvenire in questo ordine:

1 ) Gesù Cristo

2) Dio

3) Noi, per ultimi.

Ricordiamoci di questa scala di priorità anche quando ci rechiamo in chiesa per I'Adorazione Eucaristica.

 

 

 

SALMO 22

 

La lettura del salmo 22 deve essere fatta tenendo presenti i corrispondenti racconti della passione e della resurrezione nei quattro vangeli (consueta lettura della composizione nella traduzione della Bibbia di Gerusalemme e nella versione allegata).

Il salmo si divide nettamente in due parti: la prima parte è la supplica di un orante disperato, proprio senza speranza, abbandonato da tutti (''Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?");

la seconda parte è l' inno di colui che ha trovato la felicità della salvezza e che, oramai in pace, ringrazia Jahve.

Potremmo dire che il salmo 22 descrive lo stato d' animo di una persona disperata che ha la forza di chiedere aiuto al Signore, il quale la esaudisce. L' orante, poi, proclama la salvezza ricevuta con un grande inno di lode e di ringraziamento.

Pascal vede in questa composizione il volto di Cristo "in agonia sino alla fine del mondo". E' il salmo di Cristo oggi, più che il salmo di Cristo quando era sulla croce ,

2000 anni fa. Ma se è vero che il mistero pasquale si perpetua nella Messa, allora è vero che anche l' angoscia di Cristo si perpetua oggi. Il salmista esprime la sofferenza del Cristo pur glorioso che anche oggi soffre con la Chiesa per tutta l' umanità. Allora Cristo è in agonia sino alla fine del mondo.

Le tre sezioni del salmo:

1) vv. 2-22 : la supplica;

2) vv. 23-27 : l'inno di ringraziamento

3) vv. 28-32 : l'inno messianico a Jahve.

SALMO 22 (21 )

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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