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CORSO BIBLICO SULL'APOCALISSE

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2012 20:44
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16/11/2012 19:26
 
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L'apocallittica in Daniele

 

In Israele durante la dominazione siriana (Seleucidi) la politica di ellenizzazione dei giudei fu particolarmente forte e raggiunse l'apice con Antioco IV che operò una vera e propria persecuzione attorno agli anni dal 167 al 164 a.C. fino al punto di tentare d'impedire la circoncisione degli ebrei in Gerusalemme. Proprio in quell'epoca risulta scritto "Il libro di Daniele" nel quale è contenuta una predicazione apocalittica come messaggio di conforto e di speranza per i giudei osservanti perseguitati.

 

L'apocalittica (da "apocalypsis" = rivelazione, svelamento) era una letteratura che sotto forma di sogni, visioni e profezie intendeva svelare i misteri divini e soprattutto il futuro, in una nuova interpretazione della storia.

L'apocalittica in Daniele, nel "Libro di Enoch" e nel "Libro dei sogni" (questi ultimi due non canonici) - come anche il messianismo - era segno dei grandi momenti di crisi politica e ideologica ed ebbe il carattere di rifiuto del presente e di raffigurazione di un migliore avvenire.

Il libro di Daniele era destinato, perciò, a sostenere e a consolare gli ebrei perseguitati e rappresentava la reazione alla riforma culturale e politica imposta dai dominatori Seleucidi. Costituisce il parallelo dell'Apocalisse di Giovanni, scritta all'epoca di un'altra grande persecuzione. Nella parte profetica del libro di Daniele sono riportate quattro visioni in cui si racconta la storia d'Israele e appare una profezia che riguarda il messianismo, previsto per il tempo successivo alla disfatta di Antioco IV e alla sua morte (anno 163 a.C.). Con questo messianismo si sarebbe dovuto avere il trionfo della giustizia e della santità, culminato nella risurrezione di molti (i giudei già morti), con un'esistenza di vita eterna per i buoni oppure di perenne infamia per i malvagi e i crudeli (Dan.7,13-14; 12,2).

Il nuovo regno previsto da Daniele si sarebbe esteso a tutti i popoli e sarebbe stato conferito non ad un messia davidico, ma ad un misterioso personaggio "uno, simile ad un

figlio d'uomo", che poteva essere inteso -secondo alcune interpretazioni- in senso collettivo (il popolo di Dio) oppure in senso individuale (il Messia). Questo secondo significato sarà poi ripreso da Gesù (Mt. 8,20 ; 26,64) e dagli apostoli.

L'attesa del Messia negli ambienti apocalittici aveva portato alla convinzione che in soccorso d'Israele potesse venire non tanto un re terreno quanto un inviato da Dio, un altro salvatore preesistente e nascosto presso Dio.

Il libro di Daniele è il più antico documento incontestato sulla risurrezione dei morti contenuto nella Bibbia ebraica. Fuori di questo testo si trova un'altra testimonianza della risurrezione nel libro II dei Maccabei (7,9 ; 14,46).

 

Cenni di storia della Chiesa nel I sec. dopo Cristo.

 

Con la predicazione e le opere di Gesù Cristo ha inizio di fatto la storia della Chiesa, fondata su Pietro, mentre convenzionalmente questa storia comincia nell'anno 30 con la discesa dello Spirito Santo e con la predicazione degli apostoli.

La prima chiesa è costituita in Gerusalemme dai 12 apostoli, dai loro discepoli e dai primi giudei convertiti, tutti di stirpe ebraica e praticanti la fede d'Israele.

Gli apostoli (chiamati in un primo tempo "i dodici") con aggregato Paolo annunciano e spiegano la resurrezione di Gesù basandosi su:

1) la testimonianza (hanno visto Cristo risorto);

2) le opere di potenza (numerosi erano i prodigi e di segni compiuti dagli Apostoli (Atti 2,43);

3) il compimento delle profezie, che riguardano particolarmente i giudei, i quali devono riconoscere che con Cristo si è realizzata l'attesa di un avvenimento escatologico annunciato dai profeti.

La prima comunità di giudeo-cristiani si inserisce nel contesto generale del giudaismo dell'epoca. Si manifesta subito l'ostilità dei grandi sacerdoti e dei sadducei.

I sacerdoti, ormai creature del potere romano (nel 30 capo della famiglia-casata di Seth era Anna e grande sacerdote in carica Caifa) erano gelosi dell'influenza dei cristiani sul popolo e timorosi di perdere il loro potere personale (Atti 5,17) mentre i Sadducei costituivano un partito nello stesso tempo politico e religioso, fedele all'ideale sacerdotale imperniato sul Tempio, ostili alle innovazioni in campo religioso (Atti 4,2).

L'ostilità si manifesta in successive fasi:

1) primo episodio: l'arresto di Pietro e Giovanni sorpresi a predicare nel Tempio e portati davanti al Sinedrio e poi rilasciati (Atti 4,3-23);

2) arresto di un gruppo di apostoli (At. 5,17-24) e loro rilascio grazie all'intervento del fariseo Gamaliele farisei non condannano a priori il movimento di Gesù perché ammettono il messianismo, al quale sono invece ostili i sadducei per ragioni dottrinali);

3) persecuzioni contro gli ellenisti e Stefano (36 d.C.) e martirio di Stefario;

4) arresto di Giacomo, fratello di Giovanni e di Pietro (Pasqua 41 ), e suo martirio nel 43 (At.12,2) su iniziativa di Erode Agrippa re di Giuda;

5) cacciata di Paolo dalla sinagoga e da Tessalonica; 6) arresto di Paolo a Gerusalemme (58 d.C.);

7) lapidazione di Giacomo, fratello del Signore (nel 62 d.C:).

I farisei partecipano alla persecuzione di Stefano e degli ellenisti cristiani perché rimproverano loro il distacco dalla questione dell'indipendenza giudaica, dal Tempio che ne era il simbolo e dalla struttura legale d'Israele (At. 6,13-14).

I primi cristiani furono giudei convertiti, uniti ai dodici in Gerusalemme, e successivamente giudei del teritorio circostante e di varie città dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale. Fedeli al culto del Tempio, quelli di Gerusalemme avevano come capo Giacomo, fratello del Signore.

Dopo la dispersione degli ellenisti, allontanati dalla. città successivamente al martirio di Stefano, il gruppo di Giacomo restò egemone della Chiesa di Gerusalemme fino all' anno della distruzione del Tempio e della città (70d.C.). I primi cristiani, quindi, continuarono a partecipare alla vita religiosa del loro popolo, costituendo un gruppo particolare in seno alla totalità d'Israele. Formavano, però, una comunità a parte e vennero designati dagli Atti con il nome di "ecclesìa" che in greco significa "assemblea ufficiale" e si consideravano il nuovo popolo di Dio.

Il termine "ecclesìa", che inizialmente aveva indicato la Chiesa di Gerusalemme, si estese poi alle diverse chiese locali, per assumere successivamente il significato di Chiesa universale.

Paolo era un ebreo ellenista nato all'estero {Tarso) verso l'anno 5 d.C. e circonciso con il nome giudaico di Saulo e con quello greco romano di Paolo, come era norma per i giudei fuori della Palestina. Era, per eredità dal padre, anche cittadino romano e questa qualifica fu la causa del suo viaggio a Roma.

Paolo si affiancò ai dodici ed operò nell'Asia minore e in Grecia (famosi sono i suoi viaggi) per finire a Roma dove fu martirizzato sotto Nerone, durante la prima persecuzione. La sua opera portò una svolta decisiva nella vita della giovane comunità cristiana. Comparve con lui una nuova concezione del Messia d'Israele come Messia del mondo intero, degli ebrei e dei pagani. Venne chiamato "l'apostolo delle genti" perché rivolse la sua opera principalmente all'evangelizzazione dei pagani.

Già all'epoca dell'inizio della missione di Paolo il primo cristianesimo si suddivideva in gruppi ben caratterizzati:

A) I giudei convertiti (suddivisi in due gruppi):

1) giudeo-cristiani di lingua aramaica, provenienti dalla Palestina, giudei come i dodici apostoli e fedeli al Tempio e alla Legge;

2) giudeo-cristiani di lingua greca, provenienti dalla diaspora (ellenisti) come Stefano e i sette in Gerusalemme critici nei confronti del Tempio e della. Legge;

B) Pagani convertiti: cristiani provenienti dal paganesimo, convertiti senza avere prima aderito al giudaismo, non sottoposti alla circoncisione e affrancati dalla Legge, di lingua greco-latina. Questi divennero ben presto la stragrande maggioranza dei cristiani, man mano che procedeva 1'evangelizzazione.

Il primo centro cristiano dopo Gerusalemme fù Antiochia (in Siria), luogo di popolazione cosmopolita e di cultura greca, grande polo di espansione del cristianesimo nei primi 15 anni. Apparteneva evidentemente al mondo ellenistico e vi si rifugiarono i giudei ellenisti, cacciati da Gerusalemme dopo il martirio di Stefano che vi fondarono la Chiesa locale. Anche la comunità cristiana di Damasco venne fondata da questi ellenisti.

Proprio ad Antiochia, che fu la prima sede di una comunità di cristiani provenienti dal paganesimo (quindi non giudei), venne dato per la prima volta il nome di "cristiani" ai seguaci della nuova religione (At. 11,26).

Il ministero di Paolo ebbe inizio nell'Asia Minore nel 45 d.C. e si estese poi alla Grecia. Proprio a seguito dei contrasti fra cristiani provenienti dal paganesimo e giudeo-cristiani, Paolo cominciò ad elaborare la teoria del rifiuto dei giudei e della conversione dei pagani (At. 13,46-47).

Pietro evangelizzò il litorale mediterraneo e poi Roma, dove risulta presente già nel 44 d.C. sotto 1'imperatore Claudio e dove subirà poi il martirio al tempo della persecuzione di Nerone.

Attorno al 49 d.C. si verificarono due fatti importanti per la cristianità: 1) il Concilio di Gerusalemme;

2) l'incidente di Antiochia..

Nel Concilio di Gerusalemme venne regolata definitivamente la questione della circoncisione dei Gentili (pagani), i quali ne finirono esentati. Si resero più evidenti i contrasti fra cristiani provenienti dal paganesimo e fra quelli provenienti dal giudaismo, questi ultimi legati alla Legge, alle tradizioni e al culto d'Israele .

II Concilio fu importante per le relazioni tra cristianesimo e giudaismo, ma anche per lo. sviluppo della comunità cristiana di Gerusalemme. Pietro e Giovanni vi rappresentavano i "dodici" e Giacomo la comunità giudeo-cristiana. di Gerusalemme; erano presenti anche Paolo e Barnaba.

2_Ad Antiochia il contrasto fra le posizioni dei giudeo-cristiani, in parte condivise da Pietro, e quelle di Paolo si fa più evidente.

Paolo, che all'episodio fa cenno nell'epistola ai Galati (Gal. 2), chiude da questo momento definitivamente con il giudeo-cristianesimo e si dedica soltanto alla chiesa nell'ambiente greco-romano, cioè lavora alla conversione dei pagani.

Continua intanto la frattura tra il cristianesimo e la comunità giudaica, che troverà il suo compimento nella scomunica ebraica.

 

La scomunica-ebraica

Dopo la catastrofe del 70 d.C. (distruzione del Tempio e di Gerusalemme e sterminio dei suoi abitanti) il farisaismo aveva stabilito la sua sede nella città di Javne (vicino a Giaffa) e mirava ad una riforma religiosa e all'esclusione delle varie sette dissidenti ed eretiche che si erano costituite negli ultimi tempi.

Nel Concilio tenuto a Javne tra il 90 e il 100 venne pronunciata la famosa scomunica degli eretici e dei cristiani, che fu aggiunta alla preghiera delle benedizioni, recitate tre volte al giorno, (..."I nazrim periscano all'istante"...). Questo atto comportò la definitiva esclusione dei giudeo-cristiani dalla sinagoga.

Dopo questa scomunica le comunità giudeo-cristiane ben presto si estinsero e la Chiesa assunse sempre più un carattere greco-latino, anche a causa della sua notevole espansione in tutti i territori dell'Impero romano.

Clemente, vescovo di Roma (dopo Pietro, Lino e Cleto), assunse la direzione della Chiesa nell'88 e verso il 100 scrisse un'epistola ai Corinzi in cui parla della Chiesa di Roma, presentandosi come l'erede della tradizione di Pietro e di Paolo.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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