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LO SVILUPPO FISICO, PSICHICO E SPIRITUALE

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2012 18:45
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29/08/2012 18:30
 
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LO STARE CON ALTRI

 

E

 

L'AMICIZIA

 

 

 

"CI SONO COMPAGNI CHE CONDUCONO ALLA ROVINA,

MA ANCHE AMICI PIU’ AFFEZIONATI DI UN FRATELLO"

(Pr.18,24)

 

 

 

INTRODUZIONE

 

Nella vita di ognuno lo stare con altri è una realtà comunissima e, al tempo stesso, di grande importanza per l'influsso rilevante che ha sullo sviluppo positivo o negativo della persona.

Lo stare con altri, cioè, produce sempre nell'individuo un effetto notevole; questo sarà positivo nel caso di un rapporto di vera amicizia, sarà negativo nel caso di un rapporto.di falsa amicizia.

Lo stare con altri, infatti, non è necessariamente vera amicizia} quest'ultima ha caratteristiche ben precise che noi cercheremo di individuare.

 

 

I FINI PER CUI I RAGAZZI SI TROVANO INSIEME

 

Dall'esame delle esperienze emerge che i ragazzi si trovano insieme per divertirsi e per parlare-aiutarsi. Queste due finalità in qualche modo sono presenti in quasi tutti i gruppi.

Tutti i ragazzi desiderano divertirsi ed hanno bisogno di divertirsi; tutti i ragazzi sentono, almeno in una certa misura, la pro­pensione ad aiutarsi.

Notiamo però che i gruppi si differenziano proprio per l'ordine di priorità che accordano a queste due finalità ed in particolare per l'importanza data alla finalità di aiutarsi.

La finalità di divertirsi, che pure è presente, non è sufficiente a qualificare una vera amicizia: deve assolutamente essere unita al desiderio di aiutarsi.

Comprenderemo bene questo considerando le deviazioni che nascono in gruppi dove questa priorità è spiccata.

 

 

 

 

 

 

 

LE DEVIAZIONI CHE OSTACOLANO L'AMICIZIA

 

Quando il principio direttivo del gruppo è egoistico (il divertirsi dissociato da una sincera volontà di aiutarsi) emergono immancabilmente nel comportamento dei singoli deviazioni molto gravi:

* si lotta per emergere; da questo derivano:

- invidie,

- gelosie,

- mormorazioni,

- litigi

* ci si vanta dei vizi e ci si spinge a compierli.

In una situazione di questo genere non si può certo parlare di amicizia, e se anche esteriormente si dovesse andare avanti “ridendo", interiormente si sarà scontenti e se ne avrà un grave danno personale.

E questo perché? Perché la gioia deriva unicamente dalla realizzazione delle esigenze più profonde dell'essere (sincerità, rettitudine, amore di Dio e del prossimo), mentre la falsità, la vanità, l'orgoglio, l'ambizione, l'impurità reprimono queste esigenze e, mentre rendono l'individuo insensibile alle necessità altrui, lo uccidono rendendolo schiavo di ciò che non vale nulla e del male.

Si comprende allora perché, al di là delle apparenze, l'individuo che si trova in questa situazione sta male (è inquieto, volgare, vizioso e triste) e diviene sempre più incapace di amare.

Questo comportamento, inoltre, è offesa continua a Dio, alla sua Volontà e al suo Amore, a Lui che è il Creatore e Redentore del nostro essere e delle sue buone potenzialità.

 

IL FONDAMENTO DELLA VERA AMICIZIA E LE SUE ESIGENZE

Individuate le deviazioni che nascono nello stare insieme quando gli individui seguono il principio egoistico della ricerca del proprio piacere, cerchiamo ora di cogliere qual è invece l'essenza del­la vera amicizia.

L'amicizia è una sfaccettatura dell'amore e, più precisamente, possiamo dire che essa è costituita dall'amore vicendevole tra due o più persone.

Ora l'amore, al di là della particolare attrazione, dello stare volentieri insieme, si qualifica innanzitutto come volontà di bene verso una persona e l'amicizia, di conseguenza, ha la sua essenza nel reciproco "volersi" "bene" e cioè nel reciproco "aiutarsi sinceramente a vivere bene".

In essa è presente la vicendevole conoscenza, stima, sintonia di intenti, comunanza di interessi, complementarietà di modi di sentire e un autentico desiderio di bene.

 

Queste caratteristiche la rendono fonte di grande gioia, pace e senso di sicurezza.

La sua attuazione richiede un impegno serio di maturità che per­venga:

1) alla ricerca veramente sincera del bene per sé e per l'altro,

2) al dominio della propria concupiscenza (o inclinazione alla ricerca egoistica del proprio piacere),

3) alla perseveranza nello sforzo e nella dedizione.

E1 evidente che siamo in una posizione opposta alla egoistica ricerca del piacere e nella quale, sotto la spinta della ricerca del bene, nasce davvero una premura vicendevole perché ognuno sia compreso, aiutato, progredisca e stia bene.

 

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