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IL TETRAGRAMMA: il Nome di Dio

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2023 20:19
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12/01/2018 11:57
 
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Esaminiamo in dettaglio l'intera questione posta dai tdg sui frammenti dei manoscritti greci contenenti il nome divino:

La Bibbia dei Settanta è la prima versione in greco dell'Antico Testamento. Fu redatta tra il III sec. a.C. e il II secolo a.C. per venire incontro alle esigenze di culto e di proselitismo dei giudei residenti in Egitto e, più in generale, fuori della terra d'Israele. Fu fortemente voluta soprattutto dagli ebrei della diaspora che non comprendevano più l'ebraico. Secondo la lettera di Aristeia, è detta "dei Settanta" perché sarebbe stata eseguita da settanta saggi nell'isola di Faro (Alessandria d'Egitto), su richiesta di Tolomeo II Filadelfo.

La Bibbia dei Settanta tradusse il tetragramma con (Kyrios) (Signore) in oltre 2000 manoscritti e papiri. Esistono però testimonianze di limitati casi di copie della versione dei Settanta (I° secolo a.C. – III° secolo d.C.) che hanno reso il nome di Dio in altro modo (caratteri greci, lettere greche maiuscole IAO, caratteri aramaici, caratteri paleoebraici, due jod ebraiche ed un trattino in mezzo, caratteri ebraici, caratteri ebraici quadrati). Al momento, fatta eccezione per le versioni greche di Aquila, Teodozione e Simmaco (che reintrodussero il tetragramma in chiara polemica con la cristianità), non è però possibile dire se si tratti di manoscritti fedeli ad un testo originale scomparso, di versioni greche parallele, di traduzioni manipolate, di sporadiche correzioni ebraiche sul testo greco o di autorevoli revisioni della Settanta su un testo pre-masoretico, ormai irrimediabilmente perduto.

Sulla storia del testo della LXX esistono infatti non poche teorie. Tra esse è forse il caso di ricordare:

la teoria della proto-Settanta (P.A. De Lagarde);

la teoria della pluralità delle traduzioni (P. Kahle);

la teoria delle correzioni ebraiche (E. Bickerman);

la teoria delle due fonti testuali (D. Barthélemy);

la teoria dei testi locali (F.M. Cross e scuola di Harvard).

Secondo la teoria della proto-Settanta esisterebbe un'unica versione greca antica dalla quale si sarebbero diversificate tutte le varie recensioni locali. Secondo la teoria della pluralità delle traduzioni sarebbero esistite varie traduzioni della Bibbia in lingua greca, delle quali i cristiani avrebbero conservato solo un testo standard. Secondo la teoria delle correzioni ebraiche, oltre ad un testo iniziale intatto, esisterebbero versioni successive in cui gli ebrei avrebbero introdotto correzioni stilistiche e giudaizzanti. Secondo la teoria delle due fonti testuali esisterebbero due lezioni greche dell'Antico Testamento: una cristiana di Antiochia (abbastanza integra) e l'altra ebraico-palestinese (soggetta a parecchie revisioni giudaizzanti). Secondo la teoria dei testi locali esisterebbero ben tre famiglie testuali: da una prima famiglia testuale localizzata ad Alessandria d'Egitto si sarebbero differenziate due altre famiglie localizzate ad Antiochia e a Babilonia.

La sostituzione del Santo Nome con Kyrios da parte dei traduttori originali ed il mantenimento di Kyrios da parte dei successivi copisti non sembra rispondere ad un'unica logica. Si potrebbe infatti pensare:

· ad una iniziale riservatezza dovuta al fatto che la versione dei Settanta era rivolta agli ebrei residenti fuori della terra di Israele (soprattutto nella colonia di Alessandria d'Egitto) ed essendo scritta in greco poteva essere letta anche dai pagani;

· al discutibile tentativo dei giudei dispersi in Egitto ed in Mesopotamia di proporre ai gentili una religione monoteista, cosmopolita ed universale, totalmente svincolata dal Dio nazionale degli ebrei, dagli aspetti più sacri e segreti dello jahvismo e dai caratteri più radicali, politici e fondamentalisti della tradizione sacerdotale (Isaia 19,16-25);

· al fatto che molti copisti dell'Antico Testamento spesso non comprendevano il senso del tetragramma;

· al fatto che la pronuncia del tetragramma era spesso ignota e pertanto intraducibile in greco, dato che i rabbini tendevano a leggere Adonay tutte le volte che trovavano YHWH;

· al fatto che il nome di Dio diventava incomprensibile, illeggibile ed oscuro se si manteneva il tetragramma ebraico nelle versioni greche;

· al fatto che, traslitterando in greco il tetragramma con p?p? (come fece Teodozione), il nome di Dio perdeva ogni significato logico;

· ad un atteggiamento reverenziale verso il Santo Nome;

· alla non remota possibilità di equivocare la pronuncia del nome di Dio (Jahvé) con quello del padre degli dei pagani (Giove);

· al timore di pronunciarlo, derivante dal divieto di nominare il Nome di Dio invano (Esodo 20,7);

· al fatto che spesso la Settanta tradusse il verbo ebraico ??? (naqab) che vuol dire bestemmiare con il verbo greco ???µa?? (onomazo) che vuol dire nominare (Levitico 24,16);

· all'uso magico del nome di Dio (Origene, Contro Celso, I, 24);

· al sorprendente fatto che alcune scritture del Vecchio Testamento riguardanti YHWH vengono applicate nel Nuovo Testamento a Gesù Cristo (si confronti Salmo 102,25-27 con Ebrei 1,10-12; Isaia 8,12-13 con 1 Pietro 3,14-15; Isaia 40,13 con 1 Corinzi 2,16; Gioele 3,5 con Romani 10,13).

Invece di ripercorrere le ormai consuete tappe della polemica con i Testimoni di Geova sul "nome divino" (Geova sì! Geova no!, il Tetragramma si dovrebbe pronunciare Jahvé ...), sarà proficuo un diverso approccio al tanto discusso problema della presunta presenza del Tetragramma negli scritti originali del NT, un approccio lineare e semplice che evidenzierà le insostenibili conseguenze derivanti dalle preconcette tesi geoviste. Per una dettagliata trattazione sul significato del Tetragramma e sulle ragioni per cui il termine "Geova" non rappresenta accuratamente alcuna forma del "nome", si rimanda a B. Vona, L'enigma di un nome: JHWH in A.Aveta, I Testimoni di Geova: un'ideologia che logora, Roma 1990, pp. 90-115.

I Testimoni di Geova ritengono di offrire ampie prove di appartenere all'unica, vera religione approvata da Dio e, a loro avviso, una delle fondamentali esigenze della vera religione dev'essere la santificazione del "nome" di Dio; infatti essi adoperano questo "nome" (Geova) nella pratica religiosa e, addirittura, si vantano di averne "ripristinato l'uso" in tutta la loro versione della Bibbia (conosciuta col titolo di Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture). Queste argomentazioni, implicitamente riprese in un articolo, intitolato "JHWH. Il Tetragramma nel Nuovo Testamento", a firma di un Testimone di Geova e pubblicato sulla Rivista Biblica n. 2/1997, sono ben note a chi ha frequenti contatti con i Testimoni di Geova, ma come si può replicare ad affermazioni così apodittiche, con lo scopo di indurre a qualche seria riflessione i propagandisti del verbo geovista?

Innanzitutto, va precisato che, come sono costretti ad ammettere gli stessi Testimoni di Geova, "oggi, a parte alcuni frammenti della primitiva Settanta greca in cui il nome sacro è conservato in ebraico, solo il testo ebraico (cioè l'Antico Testamento) ha ritenuto questo importantissimo nome nella sua forma originale di quattro lettere (YHWH)" (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, p. 1563). Come mai, allora, se l'uso del "nome" divino dev'essere - a detta dei Testimoni di Geova - un requisito essenziale per identificare l'unica vera religione, nei manoscritti del Nuovo Testamento, finora pervenutici, questo "nome" divino non compare?

La risposta geovista è la seguente: "perché‚ quando furono fatte quelle copie (dal III secolo E.V. in poi) il testo originale degli scritti degli apostoli e dei discepoli era già stato alterato. Quindi copisti successivi devono aver sostituito il nome divino nella forma del Tetragramma con Ky'rios e Theòs" (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, p. 1028). Quest'affermazione dei Testimoni di Geova è decisamente problematica perché induce alla conclusione che tutti i manoscritti del Nuovo Testamento, finora scoperti e studiati dagli specialisti, sarebbero stati proditoriamente manipolati da scribi infedeli allo scopo di cancellare ogni menzione del "nome" divino; e questa posizione è stata recentemente suffragata da La Torre di Guardia del 1/10/1997, la quale sostiene che dietro l'eliminazione del nome personale di Dio dalle Scritture c'è "lo zampino di Satana" (p. 14). Se questa tesi geovista fosse attendibile, gli stessi Testimoni di Geova dovrebbero conseguentemente chiedersi: quale affidabilità può offrire un testo del NT che ha subìto alterazioni così radicali? in quali altri brani biblici sono state compiute manomissioni così diaboliche? in sostanza, quanto è attendibile il messaggio evangelico che viene fuori da Vangeli così radicalmente manomessi? e che dire della figura di Gesù: a causa di manipolazioni fraudolente così estese, è ancora attendibile tutto ciò che il NT ci dice di lui?

A ben vedere, la tesi geovista della manomissione del NT da parte di Satana allo scopo di eliminare ogni menzione del "nome" divino, ha come ovvia conseguenza la messa in discussione dell'attendibilità di tutto il testo biblico e induce a dubitare dell'ispirazione della Bibbia stessa. Infatti, le alternative sono due:

1) o il testo del NT è stato manipolato da scribi diabolicamente infedeli, i quali hanno, tra l'altro, eliminato ogni riferimento al "nome" divino; dal che si deve dedurre che Dio non avrebbe esercitato alcuna forma di protezione per salvaguardare l'integrità del testo biblico;

2) oppure il NT non ha subìto alcuna alterazione sostanzialmente rilevante, il che dimostra la vigile cura divina nella preservazione della Bibbia.

Incomprensibilmente, il Corpo Direttivo geovista, da una parte, azzarda la tesi dello "zampino di Satana" che avrebbe indotto traduttori e copisti a togliere "il nome personale di Dio, Geova, ... anche dalle copie delle Scritture Greche Cristiane" (ivi, p. 14), dall'altra, concorda sulla fedele conservazione del testo biblico affermando che "la preservazione e la traduzione delle Scritture ispirate sono avvenute per divina provvidenza ... e la grande quantità di manoscritti biblici in lingua originale giunti fino a noi consente di verificar[ne] l'accuratezza" (ivi, pp. 11,13).

Pertanto, la posizione geovista è notevolmente incoerente. Da una parte, i Testimoni di Geova sostengono che gli autori del NT inclusero, in origine, il Tetragramma nei propri scritti; dall'altra, essi ammettono che, nonostante la successiva eliminazione dal testo del "nome" divino a causa dello "zampino di Satana", questo stesso NT sarebbe stato preservato con eccezionale accuratezza. La contraddizione in cui cade il geovismo è fin troppo evidente: si ammette che Dio ha esercitato la propria influenza per preservare il testo greco del NT, sicché‚ quest'ultimo "è una meraviglia di trasmissione accurata" (cfr. La Torre di Guardia del 1/10/1977, p. 603), tuttavia il Creatore si sarebbe "distratto" e avrebbe omesso di badare che qualche forma del nome "Geova" fosse conservata in almeno una sola delle circa 5.000 antiche copie manoscritte del NT. Se fosse legittima l'eccezionale importanza attribuita al Tetragramma da parte dei Testimoni di Geova, come sarebbe potuto accadere tutto ciò?

In realtà, centinaia di anni di studi sui manoscritti disponibili, compiuti da rinomati studiosi del testo biblico (nessuno dei quali di fede geovista), ci consentono di asserire che sia l'Antico che il Nuovo Testamento (cioè l'intera Bibbia che ognuno di noi può consultare oggi) sono essenzialmente uguali all'autentico testo originale che Dio ispirò nell'antichità; perciò, tra le due alternative precedentemente menzionate, dobbiamo escludere la prima, ne consegue che l'uso di un particolare "nome" divino non costituisce un requisito essenziale per individuare la pura forma di adorazione approvata dal Signore.

Molti autori attribuiscono ai copisti e all'influsso del "divino Autore della Bibbia" la preservazione del racconto biblico, fatta con profondo rispetto e con particolare cura nella fedeltà della trasmissione. Infatti, lo stesso Corpo Direttivo geovista ammette che, siccome Dio ispirò gli scritti originali, "logicamente avrebbe fatto in modo che la sua Parola fosse tramandata fedelmente fino ai nostri giorni" (cfr. Svegliatevi! del 22/7/1985, p. 21). Perciò, i Testimoni di Geova sono incoerenti quando affermano che il NT sarebbe stato manipolato da Satana per eliminare da esso ogni menzione del "nome" divino.

A questo punto l'argomento potrebbe considerarsi esaurito, ma disponiamo di elementi ad abundantiam a sostegno della nostra premessa e in contrasto con le ipotesi contenute nell'articolo scritto dal Testimone di Geova nel citato numero della Rivista Biblica, perciò procediamo nella confutazione della tesi geovista relativa al presunto "ripristino" del nome divino nel NT.


Ripristino del "nome": ad opera di chi?

Dalla lettura delle pubblicazioni della Torre di Guardia si potrebbe ricavare l'idea che il nome "Geova" sia stato virtualmente sconosciuto prima della sua comparsa nelle pubblicazioni geoviste e che queste l'abbiano portato all'attenzione del mondo. Tuttavia, come fa notare R. Franz (cfr. In Search of Christian Freedom, 1991, p. 492), un esame della letteratura della Torre di Guardia nei primi quarant'anni della sua esistenza rivela che il nome "Geova" compariva in quelle pubblicazioni con una frequenza quasi uguale a quella con cui veniva usato in molta altra letteratura religiosa dell'epoca. A solo titolo d'esempio, il numero inglese del 15 aprile 1919 della Torre di Guardia riportava il nome "Geova" una sola volta in tutta la rivista! Ciò sarebbe impensabile per gli odierni Testimoni di Geova. Eppure, va notato che il Corpo Direttivo geovista ritiene che proprio da quell'anno - il 1919 - Cristo Gesù avrebbe scelto come "unico canale di comunicazione", fra tutte le religioni della terra, il Movimento sorto intorno alla Società Torre di Guardia. Se ciò fosse vero, saremmo costretti ad affermare che la scelta di Cristo non sarebbe stata condizionata da una speciale preminenza attribuita al nome "Geova", vista la limitata frequenza con cui questo nome veniva adoperato allora.

Il fatto è che autori religiosi di diverse fedi cristiane avevano già utilizzato, per secoli, il nome "Geova" nei propri scritti con rilevante frequenza prima della nascita della Società Torre di Guardia. Lo stesso R. Franz riferisce che la biblioteca del Dipartimento degli Scrittori, presso la sede centrale della Torre di Guardia a Brooklyn, contiene un gran numero di commentari biblici e di altre opere, risalenti a due o più secoli fa, che dimostrano esplicitamente questo dato di fatto. Per giunta, il nome in questione si trova negli innari di molte antiche denominazioni protestanti. Quindi, non sussiste alcun dubbio sul fatto che la Società Torre di Guardia non ha "ripristinato" il nome "Geova", per il semplice fatto che non c'era alcun bisogno di tale "ripristino" al tempo in cui comparve sulla scena tale Società. Il nome "Geova" era esplicitamente noto e si trovava in alcune versioni della Bibbia, in scritti e in edifici religiosi molto tempo prima della nascita della Società Torre di Guardia.


Il "nome" e gli agiografi del NT

Altra questione, invece, è se ci sia qualche merito particolare nel ricorso a quello specifico nome ad opera dei cristiani, o se sia ascrivibile qualche merito alla frequenza e ripetitività del ricorso a quel termine, come se ciò attestasse un cruciale elemento di identificazione per stabilire la validità della propria posizione quale unico e vero adoratore di Dio. Infatti, in un recente catechismo geovista (La conoscenza che conduce alla vita eterna, Roma 1995, p. 27) viene categoricamente insegnato: "Tutti coloro che desiderano avere il favore di Dio devono imparare a invocare il suo nome con fede".

Questa prescrizione del Corpo Direttivo ci porta all'esame di un altro problema: l'uso e la rilevanza del nome "Geova" nel contesto del NT e l'atteggiamento dei primi cristiani nei confronti del nome indicato dal Tetragramma. In buona sostanza, l'ipotesi della Torre di Guardia è che il Tetragramma fosse adoperato dagli autori del NT nei loro scritti originali. A scanso di ogni equivoco, ribadiamo che questa ipotesi geovista non può essere dimostrata; perché? Sostanzialmente, per due ragioni:

1 - nessuno di quegli scritti originali è sopravvissuto nel tempo;

2 - nessuno degli oltre 5.000 manoscritti nel greco originale, attualmente disponibili del NT, contiene il Tetragramma.

Eppure, nonostante questi fatti, la Torre di Guardia sostiene che, a partire dal III secolo d.C., il "nome" dev'essere stato cancellato dalle copie successive degli scritti originali del NT, il che sarebbe stato fatto - con lo "zampino di Satana" - per conformarsi alla prassi, vigente all'epoca, di sostituire il Tetragramma (YHWH) con le parole "Signore" (in greco, ky'rios) o "Dio" (in greco, theòs). L'Organizzazione geovista ha creduto di trovare un valido supporto per la propria introduzione del nome "Geova" nel NT, in una teoria di George Howard, docente di religione presso l'Università della Georgia. Infatti, attingendo a piene mani dalla teoria del prof. Howard, il geovismo ha enfatizzato in particolare questa dichiarazione dello studioso: "Recenti scoperte in Egitto e nel deserto della Giudea ci consentono di vedere con i nostri occhi l'uso del nome di Dio nei tempi precristiani. Queste scoperte sono significative per gli studi del NT in quanto costituiscono un'analogia letteraria con i più antichi documenti cristiani e possono spiegare in che modo gli autori del NT usarono il nome divino. Nelle pagine che seguono esporremo una teoria secondo cui il nome divino ... fu scritto in origine nel NT nelle citazioni e nelle parafrasi del VT e secondo cui nel corso del tempo fu sostituito. ... Dato che il Tetragramma era ancora scritto nelle copie della Bibbia greca [la Settanta] che formavano le Scritture della chiesa primitiva, è ragionevole credere che gli scrittori del N[uovo] T[estamento], citando la Scrittura, conservassero il Tetragramma nel testo biblico. Da ciò che facevano gli Ebrei in era precristiana possiamo supporre che il testo del NT incorporasse il Tetragramma nelle citazioni del VT."

La formulazione di questa ipotesi non può prescindere dalla considerazione di una serie di fatti:

1 - in base alle testimonianze di Girolamo, Origene ed altri fino al IV secolo d.C., si sa che il Tetragramma era ancora presente in copie della versione greca dei Settanta dell'AT, mentre non si dispone di una sola dichiarazione dei primi autori cristiani attestante che lo stesso Tetragramma fosse contenuto in qualche copia del NT. Se il Tetragramma era contenuto in una versione greca dell'Antico Testamento precristiano, perché non ritrovarlo logicamente o in qualche copia del testo greco originale del NT o almeno in una delle antiche traduzioni d'esso? Se il Tetragramma fosse stato inserito negli scritti originali del NT, ovviamente Dio avrebbe garantito la preservazione d'esso, almeno avrebbe dovuto farlo, se avesse attribuito a quel "nome" l'estrema importanza che gli assegna la Società Torre di Guardia. Il fatto che il Tetragramma non è stato conservato in alcun antico testo del NT, né in alcuna delle prime traduzioni d'esso, depone seriamente contro l'ipotesi di una immissione iniziale di quel "nome" nel testo.

2- Franz rileva che perfino nella stessa traduzione biblica della Torre di Guardia - la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture - troviamo intere lettere scritte dagli apostoli in cui il nome "Geova" è del tutto assente. Scrivere lettere delle dimensioni e del contenuto simili a quelle paoline ai Filippesi, o alla sua prima epistola pastorale a Timoteo o a quella a Tito, o scrivere tre distinte lettere di monito e di esortazione su temi importanti come quelli trattati dall'apostolo Giovanni, e non usare ripetutamente il nome "Geova" comporterebbe il sospetto di apostasia tra i Testimoni di Geova. Eppure, va ripetuto, nella loro stessa Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture tale "nome" non compare in alcuna delle sette epistole apostoliche citate. Anche nell'ottica geovista della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, si deve ammettere che nella redazione di queste lettere gli apostoli Paolo e Giovanni non si uniformarono evidentemente alla regola imposta dal Corpo Direttivo della Torre di Guardia. O, per dirla più correttamente, la norma imposta dal Corpo Direttivo della Torre di Guardia non si uniforma alla veduta apostolica del primo secolo. La totale assenza di "Geova" in queste sette epistole apostoliche, perfino nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, costituisce un'ulteriore prova del fatto che l'inserimento di quel nome nella restante parte del NT è puramente arbitrario, non è ovviamente una prova a favore della Torre di Guardia.

Ma torniamo alla teoria del prof. Howard; citandola, la letteratura geovista omette sistematicamente di fa rilevare ai propri lettori che l'articolo di Howard è pieno di inviti alla cautela, col ricorso ad espressioni del tipo: "questa teoria", "con ogni probabilità", "è possibile che", "se la nostra teoria è corretta", "la teoria che proponiamo", "se ipotizziamo", e così via. Anzi, il Corpo Direttivo geovista ritiene le riflessioni del prof. Howard "un'esposizione dei fatti storici su come furono trasmessi i manoscritti della Bibbia" (cfr. Traduzione del Nuovo Mondo ..., p. 1567). Infine, la tesi del prof. Howard propone l'uso del Tetragramma solo nelle citazioni dall'AT, mentre la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in diversi casi inserisce "Geova" in passi in cui non compare alcuna citazione dall'AT; ciò facendo, va ben oltre la tesi proposta da Howard.

In effetti, la prassi dell'Organizzazione geovista riguardo all'uso e all'enfasi sul Tetragramma riflette più una pratica vigente nella nazione d'Israele in epoca precristiana che l'abitudine della comunità dei seguaci di Cristo del primo secolo. La presenza del Tetragramma in alcuni frammenti di antichi manoscritti della versione precristiana dell'AT, nota come "la versione dei Settanta", è sicuramente interessante, ma il suo interesse deriva dall'assenza del Tetragramma in tutte le altre copie della Settanta, compresi i più antichi manoscritti completi (o quasi) degli scritti biblici. In definitiva, la pretesa della Torre di Guardia secondo la quale gli apostoli e gli altri autori cristiani del primo secolo, citando dall'AT, avrebbero incluso il Tetragramma nei propri scritti è semplicemente una teoria, un'ipotesi speculativa che cozza contro il peso dell'evidenza storica e documentale. Vediamo perché.

L'evidenza testuale

L'evidenza storica e testuale, risalente addirittura in qualche caso a pochi decenni di distanza dal tempo in cui furono redatti gli originali scritti del NT, è esplicitamente contraria alla tesi geovista sulla presenza del Tetragramma nel NT. Infatti, indipendentemente dal valore della evidenza testuale, citata da Howard, relativa alla versione greca dei Settanta dell'AT, esistono prove testuali di ben più rilevante valore. Esse offrono una più incisiva indicazione riguardo all'effettiva prassi degli autori del NT circa l'ipotizzato uso del Tetragramma. Infatti, il problema più importante è rispondere alla domanda: gli scrittori cristiani della Bibbia adoperarono abitualmente il Tetragramma in citazioni dell'AT o in altri contesti?

Una delle due più antiche copie degli scritti apostolici finora ritrovate è un codice papiraceo (noto come Papiro Chester Beatty n. 2 [P46]). Esso contiene frammenti di nove lettere dell'apostolo Paolo: Romani, Ebrei, I e II Corinzi, Efesini, Galati, Filippesi, Colossesi e I Tessalonicesi. In passato la datazione di questo codice è stata a lungo fatta risalire intorno al 200 d.C. Tuttavia, ora sussistono valide ragioni per retrodatarlo. Nel 1988 il prof. Y.K. Kim ha esposto una tesi, accuratamente documentata (cfr. Y.K. Kim, "Paleographic Dating of P46 to the Later First Century" in Biblica, vol. 69, fasc. 2, 1988, pp. 248-257) , in base alla quale il codice dovrebbe essere retrodatato alla seconda metà del primo secolo, forse addirittura al regno dell'imperatore Domiziano, cioè a prima dell'81 d.C. In ogni caso, le prove addotte porrebbero la collezione papiracea a qualche decennio di distanza dalla redazione degli scritti originali di Paolo.

continua
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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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