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L'ASSUNZIONE DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2023 21:19
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11/08/2012 10:07
 
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di STEFANO DE FIORES

L’Assunta nel cammino della Chiesa
   

Le ragioni teologiche che hanno contribuito all’affermazione dogmatica dell’assunzione di Maria al Cielo "in corpo e anima" . – Lo sviluppo del dogma nella storia della Chiesa.


Giornata memorabile nella storia della Chiesa cattolica fu quel 1° novembre 1950, quando Papa Pio XII definì il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo.

Allora, alla presenza e in comunione con il Collegio cardinalizio, con 700 Vescovi e con la folla delle grandi occasioni, Pio XII interpretò con indovinate parole dal sapore olistico la solennità del momento: "Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa patriarcale Basilica e insieme con esse pare che esultino con arcani fremiti gli innumerevoli e vetusti templi, innalzati per ogni dove in onore dell’Assunta […]".

Quel giorno tuttavia non è giunto all’improvviso. Nessuna realtà ecclesiale s’improvvisa, perché la crescita della Chiesa nella verità per opera dello Spirito è frutto di un impegno di tutte le componenti del popolo di Dio.

I tre principali fattori dello sviluppo dei dogmi sono indicati dal Vaticano II: "Questa tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose che delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali meditano in cuor loro (cfr Lc 2,19;51), sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro ai quali con la successione episcopale hanno ricevuto un sicuro carisma di verità (DV 8)".

Questo è valso per l’Immacolata Concezione, che non si spiega senza la fede intuitiva della gente per la quale peccato e Madre di Dio sono realtà incompatibili. E il medesimo processo, sebbene in forma meno polemica e più propositiva, si riscontra nella storia del dogma dell’Assunta.

Anche qui non mancarono le difficoltà, che però alla fine vennero superate dal supremo Magistero della Chiesa.

 

L’assunzione di Maria nella storia della Chiesa

L’argomento capitale cui si richiama Pio XII per definire l’assunzione di Maria – come aveva già fatto Pio IX per l’Immacolata Concezione – è senza dubbio il fatto ecclesiale (factum Ecclesiae), cioè il sentimento dei fedeli (sensus fidelium) favorevole alla prerogativa finale della Vergine che si tramuta in consenso dei fedeli (consensus fidelium), verificato dal Magistero della Chiesa.

Per la "Munificentissimus Deus", proprio dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’assunzione corporea della beata Vergine Maria al Cielo – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole forze naturali – è verità da Dio rivelata.

Nell’Allocuzione concistoriale pronunciata due giorni prima della definizione, Pio XII riferendosi alla Lettera inviata a tutti i Vescovi nel 1946, aveva parlato del "coro mirabile e quasi unanime delle voci dei Pastori e dei fedeli, che professavano la stessa fede e chiedevano la stessa cosa come sommamente desiderata da tutti". Poiché "la Chiesa Cattolica tutta non può ingannare né essere ingannata", egli deduce che"tale verità, fermamente creduta dai sacri Pastori e dal popolo, è stata rivelata da Dio e può essere definita con la nostra suprema autorità".

La definizione del 1950 conferma il modello inaugurato nel 1854: non è il Concilio a prendere una decisione in comunione con il Papa e in occasioni di eresie, ma è il Romano Pontefice nella sua responsabilità personale di Pastore supremo della Chiesa a decidere circa una verità posseduta da tempo immemorabile, dopo aver consultato tutta la Chiesa attraverso i Vescovi.

Tuttavia, Pio XII ha cura di richiamarsi, come a fondamento ultimo di una verità di fede, alla Scrittura interpretata dalla tradizione ecclesiale.

Tale tradizione si manifesta in tre componenti della Chiesa che hanno contribuito alla maturazione della verità concernente l’atto finale della biografia di Maria: il popolo, i teologi e il Magistero.

 

La fede del popolo di Dio

Non dovette tardare a essere posta la questione fondamentale che riguardava la sorte del corpo della Madre di Gesù.

Una prima risposta è data a livello popolare dalla percezione di Maria nel suo stato glorioso, come santa, potente e misericordiosa, quindi in grado di soccorrere nei pericoli. Ne sono testimoni nel II secolo i graffiti di Nazareth, mentre un vivo senso di fiducia nell’intervento della Theotòkos è testimoniato dalla più antica preghiera mariana: il "Sub tuum praesidium", trovato su un papiro egiziano non posteriore al III secolo. L’uso di invocare Maria è testimoniato da Gregorio Nazianzeno (+ 390), che racconta come la bellissima vergine Giustina (III secolo) implorò "supplice la Vergine Maria affinché le recasse aiuto" in un momento di pericolo.

Il vescovo Severiano di Gabala (+dopo 408) offrirà un fondamento teologico alla preghiera dei fedeli a Maria affermando che ella: "…gode, perché si trova in uno splendido luogo, perché è nella regione dei vivi, lei che è madre della salvezza, lei che è sorgente della luce percettibile".

Quale che sia l’origine degli apocrifi dell’assunzione, essi circolavano in mezzo al popolo, dal momento che lo Pseudo-Decreto Gelasiano mette in guardia dal "liber qui appellatur Transitus sanctae Mariae", che nella versione purificata dello Pseudo-Melitone trovò larga diffusione soprattutto in Oriente, dove nessuna obiezione fu sollevata contro il racconto dell’assunzione corporea di Maria.

Oggi, grazie alle scoperte archeologiche e agli studi sugli apocrifi del ‘Transitus’, le origini delle tradizioni sulla fine terrena di Maria hanno ricevuto un’inattesa illuminazione.

Nel 1972 l’inondazione della chiesa del Getsemani, contenente la tomba della Vergine, ha spinto a intraprendere degli scavi, che hanno appurato vari rifacimenti sotto gli Imperatori Teodosio (379-395) e Maurizio (582-602), e al tempo delle Crociate.

Il fatto che i reperti archeologici siano in accordo con varie redazioni del ‘Transitus Virginis’ (circa le tre camere sepolcrali e la tomba nuova di Maria) ha condotto gli studiosi francescani B. Bagatti ed E. Testa ad esaminare gli apocrifi riguardanti gli ultimi eventi della vita della Vergine.

Le varie redazioni del ‘Transitus’ sono fatte risalire ad un prototipo non già del V-VI sec. ma del II sec., e probabilmente al testo di quel Leucio di cui parla il ‘Transitus’ latino attribuito a Melitone di Sardi e che avrebbe corrotto (‘depravavit stilo’) il racconto della ‘dormizione di Maria’.

Poiché alcune redazioni del ‘Transitus’ contenevano dottrine teologiche giudeo-cristiane (scala cosmica e dei sette cieli, Cristo come angelo, rivelazione dei segreti...), B. Bagatti rileva come esse tradiscano un tempo di composizione anteriore al IV secolo, quando furono combattute dai Padri.

Il documento originale della ‘Dormitio’ è una composizione di giudei cristiani – presenti a Gerusalemme fino a tutto il IV secolo –, che trasmette il triplice evento: morte di Maria e affidamento della sua anima agli Angeli Michele e Gabriele, deposizione del suo corpo nella tomba del Getsemani, riunione della sua anima al corpo e trasferimento in Cielo.

Secondo F. Manns, il ciclo apocrifo della "Dormizione di Maria" sarebbe un’emanazione della Comunità primitiva di Gerusalemme e "serviva di testo liturgico nelle celebrazioni presso la tomba di Maria".

In Occidente nel IX secolo, quando inizia la contrapposizione tra i teologi che affermano l’assunzione corporea e quelli che la negano, "la festa liturgica e la fede nell’assunzione di Maria, in qualunque modo intesa, erano radicate nel popolo cristiano e la tomba vuota di Maria a Gerusalemme era nota".

Discussione e precisazioni dei teologi

Nella storia del dogma troviamo diversi momenti di discussione teologica pro o contro l’assunzione corporea di Maria: prima nell’epoca patristica, poi nel Medioevo e, infine, alle soglie della definizione dogmatica.

Riprendiamo, a titolo esemplificativo, qualche frammento dal primo millennio di storia della Chiesa.

1. – Il problema dell’assunzione e la sua soluzione in Epifanio

Il primo a porre la questione della fine terrena di Maria è Epifanio di Salamina nel suo ‘Panarion’ (377). Pur essendo profondo conoscitore delle tradizioni palestinesi, confessa di non sapere rispondere.

Egli avanza varie ipotesi, ma preferisce con la Scrittura osservare il silenzio e ammirare la grandezza del prodigio: "La Scrittura ha serbato in proposito il silenzio più completo a causa della grandezza del prodigio; per non suscitare uno stupore eccessivo nell’animo degli uomini. Personalmente non oso parlarne; preferisco impormi un atteggiamento di riflessione e di silenzio. […]".

2. – L’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia

La situazione cambia nel sec. VI, quando troviamo una chiara testimonianza sull’assunzione della Madre di Dio nell’omelia del Vescovo Teoteknos di Livia, pubblicata da A. Wenger nel 1955.

In essa s’invita a celebrare "la festa delle feste, l’assunzione della Semprevergine" e si afferma esplicitamente che come Enoch "fu assunto da questo mondo, perché piacque a Dio e non vide la morte; a maggior ragione Dio assunse Maria in corpo e anima al paradiso di delizie".

Il termine ‘dormizione’ è evitato, ma l’omelia è ricca di motivazioni teologiche e di intuizioni come quella della presenza protettrice di Maria: "Quand’era in terra, vegliava su tutti, era come una provvidenza universale per tutti i suoi sudditi. Assunta in cielo, costituisce per il genere umano una fortezza inespugnabile, intercedendo per noi presso suo Figlio e Dio".

3. – Pascasio Radberto e la lettera ‘Cogitis me’

Tra le monache del Convento di Soissons era sorta verosimilmente una discussione intorno all’oggetto della festa dell’assunzione, cioè se Maria fosse stata assunta in Cielo anche con il corpo. Viene interpellato un autore che si nasconde sotto il nome di Girolamo e poi ravvisato comunemente in Pascasio Radberto (+870), dotto monaco di Corbie presso Amiens in Francia.

Egli risponde con la lettera ‘Cogitis me’, dove afferma bensì il fatto dell’assunzione, ma non precisa se essa avvenne con il corpo della Vergine. Anzi, con senso critico, mette in guardia le monache dall’interpretare un apocrifo del ‘Transito’ come se raccontasse cose reali.

Radberto intende rimanere fedele alla Scrittura che tace sull’assunzione corporea, lasciando aperta la questione: "Cosa accadde del suo corpo, è secondario ed inoltre molto difficile da determinare, perché di una salma di Maria non si trova traccia; soltanto alcuni affermano che essa sia risorta e sia adesso rivestita d’immortalità (c. 9).

La festa dell’assunzione, dunque, dice solo che Maria oggi è stata assunta in Cielo, come la liturgia da tempo celebra in questo giorno. Con altre parole: la Chiesa celebra oggi il ricordo del trapasso della Madre del Signore, come celebra il giorno della morte di tutti i Santi (c. 23)".

4. – Ratramno di Corbie e l’enucleazione della verità biblica

Ben presto appare una replica allo Pseudo-Gerolamo sotto il nome di Agostino che finirà per imporsi ai teologi scolastici dei secoli seguenti. Lo Pseudo-Agostino, verisimilmente Ratramno di Corbie (+868), concorda con Radberto sul silenzio della Scrittura e sulla relativizzazione degli apocrifi, ma conferisce grande valore per l’enucleazione della verità alla ragione che porta a conclusione le affermazioni bibliche:"Poiché la Sacra Scrittura ha lasciato diverse cose allo sforzo della ricerca, queste non sono da ritenere superflue, allorché le cose vere sono rese note attraverso la ricerca. L’autorità della verità è infatti feconda; e mentre essa viene accuratamente discussa, uno si rende conto del come essa generi da sé ciò che essa è veramente".

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