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I MOVIMENTI NELLA STORIA DELLA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2012 19:37
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07/08/2012 19:37
 
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L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi coessenziali 
alla costituzione della Chiesa

Così gli attuali Movimenti ecclesiali, sotto il profilo teologico, fanno parte della dimensione "carismatica" della Chiesa, che il Concilio Vaticano II così descrive: "Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma "distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui", dispensa tra i fedeli di ogni ordine anche grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e allo sviluppo della Chiesa, secondo quelle parole: "A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio". E questi carismi straordinari o anche più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto adatti e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione. I doni straordinari però non si devono chiedere imprudentemente, né con presunzione si devono da essi sperare i frutti delle opere apostoliche; ma il giudizio sulla loro genuinità e sul loro esercizio ordinato appartiene all'Autorità ecclesiastica, alla quale spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e di ritenere ciò che è buono" (Lumen gentium, n. 12).

In realtà, c'è nella Chiesa l'aspetto "istituzionale", che si esprime nel Credo o Simbolo della fede, nei sacramenti e nella successione apostolica del Papa e dei vescovi, che conferisce loro la potestà ministeriale di santificare il Popolo di Dio e di guidarlo nel suo cammino verso Dio, ma prima di tutto di annunciargli autorevolmente ciò che Cristo ha annunciato agli Apostoli ed essi hanno trasmesso alle prime comunità cristiane, e ciò che la Chiesa nel corso dei secoli, sotto la guida dello Spirito Santo, ha insegnato nei Concili e vissuto nell'esperienza del popolo cristiano.

Ma la Chiesa non è solo "istituzione"; è anche "carisma". All'aspetto "istituzionale" che fa riferimento all'azione "costitutiva" di Cristo, Signore della Chiesa e Capo del Corpo mistico, si affianca l'aspetto "carismatico", che fa riferimento all'azione "santificatrice" dello Spirito Santo, che è in certo modo l'anima della Chiesa e che Cristo, in quanto "dispensatore" dello Spirito, ha effuso su di essa nella Pentecoste e continua a effondere nel corso dei secoli, in alcuni momenti storici particolarmente critici, in maniera tanto abbondante da dar luogo a una "nuova Pentecoste".

Parlando ai Movimenti ecclesiali convenuti in piazza San Pietro il 30 maggio 1998, Giovanni Paolo II ha detto: "L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi coessenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento e alla santificazione del popolo di Dio. È da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. Oggi la Chiesa gioisce nel constatare il rinnovato avverarsi delle parole del profeta Gioele: "Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona". Voi qui presenti siete la prova tangibile di questa "effusione" dello Spirito. Ogni Movimento differisce dall'altro, ma tutti sono uniti nella stessa comunione e per la stessa missione. Alcuni carismi suscitati dallo Spirito irrompono come vento impetuoso, che afferra e trascina le persone verso nuovi cammini di impegno missionario al servizio del Vangelo, proclamando senza pausa le verità della fede, accogliendo come dono il flusso vivo della Tradizione e suscitando in ciascuno l'ardente desiderio della santità. Oggi a tutti voi riuniti qui in piazza San Pietro e a tutti i cristiani, voglio gridare: Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine e obbedienza i carismi che lo Spirito non cessa di elargire! Non dimenticate che ogni carisma è dato per il bene comune, cioè a beneficio di tutta la Chiesa!".

Giovanni Paolo II - ricordando poi che la nascita e la diffusione dei nuovi Movimenti hanno recato nella Chiesa "una novità inattesa e persino talvolta dirompente: ciò che non ha mancato di suscitare interrogativi, disagi e tensioni", comportando talora "presunzioni e intemperanze da un lato e non pochi pregiudizi e riserve dall'altro" - ha aggiunto: "Oggi dinanzi a voi si apre una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. Ciò non vuoi dire che tutti i problemi siano stati risolti. È piuttosto una sfida. Una via da percorrere. La Chiesa si aspetta da voi frutti "maturi" di comunione e di impegno". Ha continuato affermando che i Movimenti e le nuove comunità ecclesiali sono "la risposta suscitata dallo Spirito Santo" - una "risposta provvidenziale" - alla "drammatica sfida di fine millennio", poiché "nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secolaristica che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffocata e spenta" e si sente il bisogno urgente di personalità cristiane mature e di comunità cristiane vive. Giovanni Paolo II ha quindi chiesto che - per custodire e garantire l'autenticità del carisma - "ogni Movimento si sottoponga al discernimento dell'Autorità ecclesiastica competente", poiché "nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai pastori della Chiesa"; "Questa è la garanzia che la strada che percorrete è quella giusta".

Ha quindi aggiunto: "Nella confusione che regna nel mondo di oggi è così facile sbagliare, cedere alle illusioni. Nella formazione cristiana curata dai Movimenti non manchi mai l'elemento di questa fiduciosa obbedienza ai vescovi, successori degli Apostoli, in comunione con il Successore di Pietro. Conoscete i criteri di ecclesialità delle aggregazioni laicali. Vi chiedo di aderirvi sempre con generosità e umiltà, inserendo le vostre esperienze nelle Chiese locali e nelle parrocchie, e sempre rimanendo in comunione con i Pastori e attenti alle loro indicazioni".

È noto che in anni recenti alcuni Movimenti, sia sotto il profilo dottrinale, sia sotto il profilo sacramentale e liturgico, hanno creato seri problemi, tanto che alcune Conferenze Episcopali sono dovute intervenire per limitarne la presenza o ridurne l'attività sul proprio territorio. I fatti più spiacevoli sono avvenuti in ambito diocesano e parrocchiale, sia per la tendenza - assai forte in alcuni Movimenti - a radicalizzare il proprio carisma, fin quasi a ritenere che la propria esperienza cristiana fosse l'unica veramente "evangelica", sia per la tendenza ad agire da soli, non accettando di collaborare con altre organizzazioni ecclesiali, sia infine per la difficoltà di integrarsi nella pastorale diocesana e parrocchiale. Non poche diffidenze ha poi suscitato il fatto che alcuni Movimenti, temendo di perdere la propria libertà e creatività, e soprattutto temendo di "istituzionalizzarsi", hanno avuto difficoltà a presentare i loro Statuti, per l'esame e l'approvazione, all'Autorità ecclesiastica.

Attualmente pare che le difficoltà di un tempo siano - se non del tutto scomparse - certamente molto attenuate e in via di superamento. Anche una migliore conoscenza dei Movimenti e delle esigenze del loro carisma da parte dei vescovi e dei parroci hanno contribuito ad attenuare o a far scomparire le tensioni, fino alla piena integrazione dei Movimenti nella vita della Chiesa tanto a livello diocesano quanto a livello parrocchiale. Ciò ha contribuito al rinnovamento della Chiesa nella crescita della fede, nella vita di preghiera, nella formazione di comunità cristiane vive in cui sono sbocciate numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, e nell'impegno apostolico e missionario. Per tale motivo non è esagerato vedere nella nascita e nella crescita dei Movimenti ecclesiali una grazia speciale per la Chiesa del nostro tempo.

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