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LEGITTIMITA' NELLE TRADUZIONI E NELLE INTERPRETAZIONI DELLA BIBBIA

Ultimo Aggiornamento: 05/07/2012 18:20
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05/07/2012 18:11
 
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IL RICONOSCIMENTO DELLA SCRITTURA COME SACRA ED ISPIRATA

Molti citano, interpretano, traducono la Bibbia a proprio piacimento,
nonostante in 2 PT 1.20 vi sia il preciso criterio che "nessuna
Scrittura è soggetta a privata spiegazione".
Occorre sapere come, quando e chi soprattutto ha provveduto a
riconoscere, riunire insieme, conservare e difendere la Bibbia quale
essa è e come noi oggi la possediamo, cioè come sacra e ispirata
Parola di Dio.

A tal fine è necessario fare alcune precisazioni:

- In nessun libro della Bibbia vi è un elenco dei libri che sarebbero
stati ispirati.

- Gli autori dei vari libri biblici non hanno detto di ritenere sacri
e ispirati i loro scritti.

- Ammesso che gli autori degli scritti sacri avessero anche scritto
di essere ispirati da Dio a scrivere (AP: 1.3), se ne sarebbe potuto
avere il dubbio, considerato quanti si sono fregiati dei nomi
autorevoli degli Apostoli scrivendo libri ritenuti invece apocrifi e
perciò non ispirati. (vedi 2 Tess. 2,2)

- Non tutti gli scritti del N.T. sono stati composti proprio dagli
Apostoli o sono stati da essi dettati.

- Non tutte le primitive chiese cristiane ritenevano sacri tutti gli
attuali libri che compongono il N.T.

- In particolare erano ritenuti dubbi nel 3° e 4° sec. in diverse
chiese alcune lettere apostoliche come quella di Giuda, di Giacomo,
la 2^ e la 3^ di Giovanni, agli Ebrei e l'Apocalisse (che sono
denominati ancora oggi "deuterocanonici" del N.T.).

- Alcune Chiese ritenevano ispirate, la Didachè, oppure la Lettera di
Clemente Romano ai Corinti; altre Chiese ammettevano il Pastore di
Erma, o qualche testo apocrifo. Anche nella lettera di Giuda vi è
contenuta una citazione tratta dal libro apocrifo di Enoch.

Vi era quindi una certa diversità nelle varie chiese nel considerare
come testi sacri, normativi della fede, parte del N.T., almeno fino
al termine del IV° sec. riguardanti soprattutto appunto i libri sopra
citati. Occorre comunque notare che la trasmissione, la conservazione
e la difesa dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e delle lettere di
S. Paolo, era attentamente curata da tutte le chiese sin dal sorgere
del cristianesimo. Diventarono punto di riferimento e strumento per
combattere le prime eresie come il docetismo e lo gnosticismo.
Questa setta riconosceva solo parte del Vangelo di Luca e parte delle
lettere paoline mentre propagandava una serie di vangeli apocrifi
spacciati col nome di Tommaso, Pietro, Ebrei, Verità ecc. e che
la Chiesa delle origini dovette combattere strenuamente dimostrandone
la non autenticità e la discordanza rispetto ai testi di origine
apostolica che essa possedeva.
Di questi fatti troviamo una documentazione soprattutto negli
scritti di Ireneo, di Tertulliano, di Origene e di Clemente
Alessandrino ed altri Padri della Chiesa che hanno contribuito a
farci conoscere appunto quali erano gli scritti che erano ritenuti
sacri ed ispirati nel loro tempo e nelle loro chiese ed in tal modo
hanno quindi contribuito notevolmente alla fissazione definitiva del
canone: questo è solo uno dei motivi della importanza dei Padri
della Chiesa.

Un elenco completo dei libri che compongono il N.T. così come lo
abbiamo oggi, lo troviamo in S. Girolamo e in una lettera di papa
Innocenzo I scritto nel 405 D.C. E' possibile tuttavia ricostruire
anche attraverso le citazioni sparse degli scrittori cristiani dei
primi due secoli che tutti quei libri erano citati come sacri.
Dall'inizio del V° sec. quasi nessuno ha più messo in discussione i
libri sacri così elencati, fino a quando i riformatori del XVI sec.
rimisero in discussione il carattere ispirato dei deuterocanonici del
Nuovo Testamento, oltre che del Vecchio T.
Lutero, ad esempio chiamava lettera "di paglia" la lettera di
S.Giacomo e nella sua traduzione della Bibbia in tedesco, metteva in
appendice agli altri libri sacri, i cosiddetti deuterocanonici, sia
del Vecchio che del Nuovo Testamento, affermando che questi "erano
più sicuri". In tal modo poneva al lettore un atroce dubbio circa
l'autenticità degli altri libri posti in appendice.

A quel punto vi è stato un intervento unificatore ed autorevole del
concilio di Trento nel 1546 che ha definito in modo esplicito e
chiaro, una volta per sempre l'elenco dei libri da ritenere sacri ed
ispirati, ed oggi quasi più nessuna confessione cristiana mette in
dubbio alcun libro del N.T. compreso i luterani.

Coloro dunque che rivendicano il monopolio sulla Bibbia dovrebbero
chiedersi prima di tutto come fanno ad averla, come fanno ad avere
proprio quegli scritti sacri e non altri, e poi conseguentemente come
la osservano, come la interpretano e infine come la traducono,
ricordando che 2PT.3.16 dice esplicitamente che nelle Sacre Scritture
ci sono cose difficili da comprendere e gli uomini ignoranti ed
instabili le travisano a loro perdizione.




E' dunque necessario che ci si interroghi e si risponda in coscienza
a queste precise domande al fine di chiarire meglio la propria
posizione di fronte alla Scrittura, tenuto conto di quanto è stato
detto sopra:

1) Chi ha avuto l'autorevolezza per considerare ispirati determinati
libri?
2) In base a quale criterio sono stati ritenuti sacri quei libri e
non altri?
3) Se si afferma che "solo la Scrittura" racchiude "tutto il
consiglio di Dio", allora prima che fossero scritti tutti i libri del
N.T. e anche dopo, quando ancora non veniva riconosciuto il
carattere sacro di tutti i libri del N.T., chi garantiva ai cristiani
di poter disporre di tutta la verità rivelata?
4) Se si è avuta la prerogativa così determinante da poter indicare
con assoluta certezza i libri sacri del N.T., di difenderli da tutte
le decurtazioni, manipolazioni e aggiunte e di conservarli intatti
nel tempo, non si dovrebbe avere anche la prerogativa di dichiarare
sacri i libri del V.T. detti anch'essi "deuterocanonici" , inclusi
nella traduzione greca detta "dei Settanta" usata dagli stessi
scrittori del N.T.?
5) Se Dio stesso ha ispirato gli scritti sacri, non avrebbe dovuto
necessariamente vegliare che essi venissero conservati fedelmente,
fedelmente tradotti e fedelmente interpretati per la salvezza di
tutti i credenti, di tutte le generazioni, completando così la sua
opera che altrimenti sarebbe risultata vana?

Le risposte sono evidenti, tuttavia per maggiore chiarezza, si
precisa che:

1) La consapevolezza del carattere sacro ed ispirato degli
scritti contenuti nel N.T. è stato trasmesso nell'ambito della
Chiesa cattolica sin dagli inizi. La Chiesa è stata formata
dagli scritti sacri e gli scritti sacri sono stati riconosciuti
nel seno della Chiesa.
2) La Chiesa ha riconosciuto carattere sacro solo agli scritti
che sono stati trasmessi come tali per via di successione. Dalle
citazioni scritturali fatte dai primi padri della Chiesa e lungo
tutti i secoli successivi è possibile documentare con certezza quali
scritti essi ritenevano sacri. Dunque senza la tradizione non
potremmo conoscere a quali libri attribuire il carattere sacro e la
Scrittura non sarebbe rimasta integra.
3) L'insegnamento orale degli apostoli suppliva alla Scrittura
quando ancora non era iniziata la sua redazione (nei primi trent'anni
del cristianesimo) o anche quando non era completata (fino all'anno
100 circa); ma anche e soprattutto finché non fossero definiti i
libri da ritenere sacri (fino al 400 circa). Era la perciò la
predicazione orale che completava la rivelazione scritta secondo
quando afferma anche Paolo in 2TES.2.15 dicendo: STATE SALDI E
MANTENETE LE TRADIZIONI CHE AVETE APPRESO SIA DALLA NOSTRA PAROLA CHE
DALLA NOSTRA LETTERA
4) Se si accetta dalla Chiesa la definizione dei libri del N.T.
che è fatta unicamente sulla base della sua tradizione, è un
controsenso che non si accetti anche la definizione dei libri del
V.T. sulla base della stessa tradizione.
5) L'interpretazione della Scrittura non può dipendere dal
capriccio umano. Dio stesso che ha guidato gli uomini del suo Popolo
nella ispirazione ha anche guidato costantemente la retta
interpretazione secondo la promessa di Cristo: "Lo Spirito Santo vi
guiderà in ogni verità" (GV.16.12). Anche la retta interpretazione
della Bibbia deve sempre tenere conto di quanto è stato trasmesso
dalla tradizione apostolica (2TES.2.15), in modo da fare luce sui
passi più oscuri della Scrittura e che talora sembrano essere in
contraddizione con altri passi della stessa Scrittura. Quando
qualcuno ha voluto assolutizzare talune espressioni bibliche senza
tenere conto di altre espressioni bibliche, e soprattutto senza
tenere conto di quanto la Chiesa ha ricevuto come deposito di fede,
si è avuta la scissione e la ferita nel Corpo di Cristo.
Coloro che negano che il buon deposito della fede sia stato
fedelmente conservato dalla Chiesa, dimenticano quanto afferma S.
Paolo in 2 TIM.1.12 : "Sono convinto che egli (il Signore) ha il
potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno."
Il rispetto della Parola di Dio comporta oltre quanto detto sopra
anche un altro aspetto importante:
cioè che la TRADUZIONE della Scrittura venga fatta con la massima
fedeltà ed accuratezza, senza tradire la sostanza degli scritti sacri
più antichi pervenuti fino a noi.
Oggi è possibile trovare con una certa facilità i testi originali
scritti in greco ed è anche facile controllare o farsi controllare la
rispondenza della relativa traduzione; una vera fedeltà alla Parola
divina dovrebbe spingere il credente sincero a fare questo controllo,
almeno per tutti i versetti la cui traduzione può determinare
conclusioni e dottrine ben diverse da quelle trasmesse e conservate
nei più antichi manoscritti.
La Scrittura è un dono di Dio alla Chiesa, per costruire la Chiesa,
strumento di unità per tutti i cristiani di tutti i secoli; non uno
strumento di divisione in migliaia di sette come è avvenuto tutte le
volte che è prevalsa la presunzione di volerla interpretare e/o
tradurre col proprio metro di misura.
Chi dice di voler conseguire la Verità e la Carità si interroghi
prima di tutto se agisce a favore o contro l'unità del Corpo di
Cristo che è la sua stessa PAROLA e la sua unica CHIESA.
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05/07/2012 18:20
 
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LA QUESTIONE DELLA "SOLA SCRITTURA"

La Chiesa Cattolica pone la Scrittura, che essa stessa ha
riconosciuto ispirata da Dio, al primo posto per ogni decisione in
materia di fede e di costumi, e per poterla rettamente interpretare
si serve di tutto "il DEPOSITO" ereditato attraverso i secoli
trascorsi, che comprende la pratica di vita, le norme attuate, le
definizioni conciliari, nonché le interpretazioni che hanno dato i
cristiani dei tempi apostolici e successivi , di cui si hanno
documentazione, i quali hanno ereditato dagli apostoli la pratica di
vita, il modo corretto di considerare le loro espressioni, e i
concetti da loro espressi nel NT, e applicandola, sotto la guida
infallibile dello Spirito, alle situazioni emergenti non descritte
dalla Bibbia, ricordando le parole di Gesù: Gv 16,12 Molte cose ho
ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il
peso. La Chiesa rivendica perciò, sulla base della stessa Bibbia, il
diritto-dovere di spiegarla, di enuclearla secondo quanto gli addita
lo Spirito Santo.

Le confessioni cristiane non cattoliche sostengono invece che la
Bibbia è la sola ad essere normativa e discriminante in ogni scelta
della vita di fede, che non sarebbe necessario nessuno che la
interpreti, e che essa conterrebbe già tutto.

Facciamo un esame di questo assunto, esaminando il Nuovo Testamento.

L'accettazione attuale di quasi tutte le confessioni , del Nuovo
Testamento così come risulta approvato e stabilito in modo definitivo
dal Concilio di Trento a seguito dei dubbi manifestati dai
riformatori su alcune parti, è senza dubbio degno di nota.
Evidenzia infatti, più o meno consapevolmente, da parte di tutte le
confessioni, che:
1) Si accetta una decisione di portata eccezionale e
determinante per tutti i credenti, fatta dalla Chiesa Cattolica.
2) Il criterio sulla base del quale sono stati accolti nel
canone biblico determinati libri anziché altri è stato
fondamentalmente la tradizione, attraverso la quale è stato possibile
individuare tutti gli elementi che avevano fatto ritenere sacri certi
libri anziché altri.

Eppure, nonostante queste due innegabili premesse, le confessioni
cristiane non cattoliche ritengono di poter decifrare la Bibbia
scartando sia il soggetto che ne ha effettuato il riconoscimento ,
sia il mezzo principale attraverso cui tale riconoscimento è stato
fatto .

Facendo questo, ognuno si ritiene autorizzato a interpretare la
Bibbia secondo il proprio modo di vedere, determinando in tal modo il
principio della divisione e non dell'unità a cui la Bibbia indirizza.

Analizziamo quali sono i motivi di questa posizione che afferma
essere sufficiente la "sola Scrittura".
Si dice che è lo stesso Nuovo Testamento a rivendicare per sé tale
autorità, e vengono addotti i seguenti passi:

2 Pt 1,3 Dio ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
mediante la conoscenza di Cristo.
At 20,27 Paolo dice: "non mi sono tirato indietro dall'annunziarvi
tutto il consiglio di Dio".
Giuda 3 "la fede è stata trasmessa ai santi una volta per sempre"
At 1,1 Luca dice di aver parlato di "tutto quello che Gesù prese a
fare e a insegnare"

I brani sopra citati non menzionano quali sono i libri da ritenere
sacri ed ispirati, e che compongono il "tutto" a cui accennano. Si
tratta di espressioni che non fanno certo riferimento a un corpo
definito di Sacre Scritture. Infatti alla definizione di tutti i
libri del NT si è arrivati all'inizio del quinto sec. dopo molte
riflessioni e considerazioni circa l'ammissibilità al canone di
taluni libri, tra cui Ebrei, Apocalisse, Giuda, Giacomo, 2 Pietro, 2
e 3 lettera di Giovanni. Fino alla determinazione di tutti i libri
del canone sacro sono trascorsi almeno 4 secoli. Sorge legittima la
domanda: Chi ha garantito la completezza del messaggio divino fino a
quel momento? Ovviamente l'insegnamento orale nell'ambito della
Chiesa.
Paolo in At 20,27 non parla di scritti ma di annunzio orale.
Luca in At 1,1 ovviamente non ha la pretesa di raccontare "tutto " in
senso assoluto; altrimenti escluderebbe quello che hanno raccontato
gli altri scrittori sacri, e contraddirebbe Gv.21,25 che afferma: "Vi
sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a
contenere i libri che si dovrebbero scrivere."

I sostenitori della "sola Scrittura" adducono inoltre i seguenti
brani:
2Tim3,15ss: "tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed utile per
insegnare, riprendere, correggere, educare alla giustizia, affinchè
l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
1 Co 4,6: non praticare oltre quello che è scritto.
Ap 22,18: chiunque avrà aggiunto qualche parola….gli saranno aggiunte
le piaghe…

Paolo, si riferisce alle Scritture ebraiche del Vecchio Testamento, e
non a quelle del NT che al momento in cui egli scriveva non avevano
ricevuto ancora nessun riconoscimento di ispirazione divina né di
infallibilità, e in ogni caso non parla di "sola Scrittura".
Anche Gesù infatti affermava in Mt 5,18 :"… finchè‚ non siano
passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno
dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà
uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a
fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato
grande nel regno dei cieli".
Non risulta dai Vangeli che Gesù abbia mai comandato di scrivere, ma
ha sempre fatto riferimento alla predicazione, all'ammaestramento,
alla parola. E' stata la Chiesa che sentendo gli scritti
neotestamentari come appartenenti alla propria storia di popolo
eletto, li ha sempre considerati come divinamente ispirati. Ne
troviamo eco già in 2Pt 3,16.

Il brano di Ap. 22,18 si riferisce unicamente al libro
dell'Apocalisse, (che fu riconosciuto molto tardi, dopo molte
reticenze da parte di alcune chiese) e non agli altri libri biblici,
anche se oggi noi vogliamo estenderne il riferimento a tutta la
Scrittura successivamente riunita in un unico testo.

Precisiamo che la Chiesa cattolica ha sempre escluso che si possano
aggiungere o togliere parti alla Scrittura così come essa ha
riconosciuto che fosse, ribadendo col Concilio di Trento quali
dovessero essere le parti da ritenersi ispirate da Dio. I tentativi
di togliere, aggiungere o mettere in dubbio sono stati molti nel
corso della storia, e dobbiamo dare atto alla Chiesa che abbia
difeso, custodito e mantenuto la Scrittura in quella forma con cui è
stata trasmessa attraverso i secoli e quale oggi noi la possediamo.

Ma vediamo ora un altro aspetto della questione: vi sono diversi
brani biblici che attestano la necessità di far riferimento
all'insegnamento delle persone autorizzate per la corretta
comprensione del messaggio divino, non solo espresso attraverso lo
scritto ma anche attraverso la predicazione.

1TIM.3.15 …NELLA CASA DI DIO, CHE E' LA CHIESA…COLONNA E
FONDAMENTO DELLA VERITA'
2PT.1.20 NESSUNA SCRITTURA PROFETICA VA SOGGETTA A PRIVATA
SPIEGAZIONE…
GV.16.12 LO SPIRITO SANTO VI GUIDERA' IN OGNI VERITA'
2TES.2.15 STATE SALDI E MANTENETE LE TRADIZIONI CHE AVETE
APPRESO SIA DALLA NOSTRA PAROLA CHE DALLA NOSTRA LETTERA.
1TES.2.13 AVENDO RICEVUTO DA NOI LA PAROLA DELLA
PREDICAZIONE, L'AVETE ACCOLTA NON COME PAROLA DI UOMINI..MA DI DIO.
2TIM.2.1 LE COSE CHE HAI UDITO DA ME…TRASMETTILE A PERSONE
FIDATE CHE SIANO IN GRADO DI AMMESTRARE ANCHE GLI ALTRI.
2TIM.3.4 TU RIMANI SALDO IN QUELLO CHE HAI IMPARATO
SAPENDO DA CHI L'HAI APPRESO.
ROM.16.17 GUARDATEVI DA COLORO CHE PROVOCANO DIVISIONI E
OSTACOLI CONTRO LA DOTTRINA CHE AVETE APPRESO.

A conferma di questo possiamo trovare nella scrittura alcuni passi in
cui talune decisioni vengono rinviate ad interventi orali di cui non
si hanno notizia scritta; vediamole:

1Cor.11,34 …Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

3 Gv.13 …Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con
inchiostro e penna. 14 Spero però di vederti presto e parleremo a
viva voce.

Nel seguente passo Paolo fa riferimento ad una lettera inviata ai
Laodicesi di cui il testo scritto non ci è pervenuto:
Col. 4,15 Salutate i fratelli di Laodicea e Ninfa con la comunità che
si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta
da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche
voi leggete quella inviata ai Laodicesi.

Si potrebbe concludere o che questo testo non fosse ispirato, o che
non sia giunto fino a noi perché inutile; ma la conclusione più ovvia
è che il contenuto di questa lettera di Paolo, che è andata persa, è
rimasta scritta nella vita della chiesa secondo il detto di Paolo in
2 CORINTI 3,2ss
La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori,
conosciuta e letta da tutti gli uomini. 3 E` noto infatti che voi
siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di
pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.

Ovviamente la Sacra Scrittura, così come ci è stata trasmessa,
rappresenta un grandioso dono di Dio all'umanità che deve
necessariamente essere considerata il riferimento obbligatorio per
ogni esplicitazione dottrinaria. Al tempo stesso però non deve essere
un modo per togliere a Dio la possibilità di parlare al suo popolo
facendo capire a tempo debito, le cose già espresse nella Parola per
eccellenza che è il Figlio suo Gesù Cristo, pronunciato una volta per
sempre. Gesù stesso affermò in Gv 14,26 Ma il Consolatore, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Questa esplicitazione compete agli apostoli o alle persone da essi
autorizzate, i quali possono garantire un sicuro carisma di
assistenza dello Spirito Santo.

Vi è un brano molto significativo che ci fa comprendere che non tutti
i cristiani sono autorizzati a dare definizioni in materia di fede.
Si tratta della vicenda narrata in Atti 15,22 ss Allora gli
apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni
di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo……(con la seguente
lettera):24Abbiamo saputo che alcuni tra noi, ai quali non avevamo
dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi
sconvolgendo i vostri animi. 25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo
di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri
carissimi Barnaba e Paolo…

Si noti che le persone accusate di aver turbato gli animi vengono
definiti "alcuni tra noi"; quindi sono dei credenti, appartenenti
alla cerchia dei primi cristiani: però hanno interpretato le cose
senza consultarsi con le persone preposte per definire le questioni
sorte in quel momento. Ne consegue che viene riunito il consiglio
apostolico e al verso 28 si afferma: "abbiamo deciso lo Spirito Santo
e noi…

Ricordiamo che Gesù promette l'assistenza dello Spirito anche a chi
sarebbe stato condotto davanti ai tribunali per testimoniare la
propria fede (Mt 19,20), quanto più non dovrebbe dare lo Spirito per
decidere la corretta professione di TUTTI i CREDENTI ?
Ricordiamo anche che quando fossero sorte contese tra credenti il
termine finale di ogni contenzioso sarebbe stata la decisione della
chiesa riunita.(Mt 18,15-18)

Ogni volta che sono sorte delle questioni dottrinali, e ne sono sorti
molti, la chiesa riunita in Concilio ha dato delle definizioni,
chiare e vincolanti per tutti, consapevole che le decisioni sono
ispirate dallo Spirito Santo. Questo è l'unico parametro certo per i
credenti di tutti i luoghi e di tutti i tempi, additato dalla stessa
Scrittura, se vogliono ritrovare l'unità che rende credibile Cristo
nel mondo.


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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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