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ROMA, SEDE del PRIMATO (Charles Journet)

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2013 22:27
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16/06/2012 23:27
 
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3. Teniamo presente che altra cosa è la residenza, altra la sede. La residenza può essere trasportata altrove, come lo fu ad Avignone. Ma il papa resta vescovo di Roma. E se Roma fosse distrutta, i successori di Pietro resterebbero di diritto vescovi di Roma, cessando di esserlo di fatto per il solo motivo che Roma, o la chiesa di Roma, avrebbero cessato di esistere.

b) L' insegnamento del Concilio Vaticano I sul perpetuarsi del primato di Pietro nei pontefici romani.

Trattando, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa di Cristo, sezione IV, cap. 2, della perpetuità del primato di Pietro nei pontefici romani, il Concilio Vaticano I comincia col far riferimento al Concilio di Efeso e si esprime così : <Non è messo in dubbio da alcuno, e tutti i secoli hanno creduto che il santo e beato Pietro, principe e capo degli apostoli, colonna della fede e fondamento della chiesa cattolica, ha ricevuto da nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore e Redentore del genere umano, le chiavi del Regno; e che egli continua fino ad oggi a vivere, presiedere e giudicare nei suoi successori, i vescovi di questa santa sede romana, da lui fondata e consacrata col suo sangue. Di modo che colui che succede a Pietro su questa cattedra riceve, secondo quanto fu istituito da Cristo stesso, il primato di Pietro sulla Chiesa universale ». Il canone che definisce la fede cattolica su questo punto è così formulato: «Se qualcuno dice che non deriva da istituzione di Cristo Signore, e quindi di diritto divino, il fatto che il beato Pietro, nel suo primato sulla Chiesa universale, abbia in perpetuo dei successori, oppure che il pontefice romano non è il successore del beato Pietro in questo stesso primato, sia egli anatema »

e) La certezza « storica » della venuta di Pietro a Roma e la certezza « di fede » che la sede di Pietro fu stabilita a Roma.

1. Noi crediamo che Pietro è venuto a Roma e che vi è morto martire. È questo un fatto storico che gli storici delle origini cristiane, non cercano più di mettere in dubbio. È a questo fatto storico che allude il Concilio Vaticano I quando dice, in una proposizione incidentale, non riprodotta nella definizione finale, che Pietro ha non solo fondato, ma anche « consacrato la chiesa romana « col suo sangue ».

Ma il collegamento indissolubile del pontificato romano e del pontificato transapostolico universale è per noi un fatto dogmatico, che la storia non potrà certo mai contraddire, ma che essa non sarà neppure mai bastante a stabilire, e che è oggetto per noi di una certezza superiore alle certezze storiche: è perché crediamo alla divinità di Cristo e al suo aver fondato strutturalmente la Chiesa su Pietro affinchè durasse fino alla consumazione del secolo, che noi crediamo che alla morte della persona di Pietro, la missione. transapostolica di Pietro continui.

2. Ma se, per ipotesi impossibile, la storia provasse che Pietro non è mai venuto a Roma, essa non avrebbe ancora abbattuto il fatto dogmatico di cui noi parliamo.

Sarebbe sufficiente che Pietro, ovunque fosse materialmente, avesse decretato di trasferire sulla sede di Roma il pontificato transapostolico della Chiesa universale.

Si tratta di un fatto spirituale che poteva essere compiuto a distanza.

Soloviev l'ha detto profondamente: «Anche ammettendo -contro la tradizione della chiesa sia orientale che occidentale- che Pietro non sia mai andato fisicamente a Roma, si può, dal punto di vista religioso, affermare una trasmissione spirituale e mistica del suo potere sovrano al vescovo della città eterna. Lo spirito di Pietro, diretto dalla volontà onnipotente del suo Signore, poteva bene, per perpetuare il centro dell'unità ecclesiastica, fissarsi nel centro dell'unità politica preformato dalla Provvidenza e fare del vescovo di Roma l'erede del suo primato ».

Questo non è in alcun modo un sottovalutare, la storia o, come si vuole forzatamente attribuirci, un abbandonare « totalmente il richiamo alla vita del Pietro storico » . È semplicemente, come avevamo cercato di fare, un ordinare gerarchicamente le certezze:

quelle della storia, quelle dell'apologetica, quelle della fede.

d) Il cattolicesimo non confonde nè separa la fede e la ragione, ma distingue per unire.

Bisognerebbe una buona volta cessare di confondere la certezza di fede, che è divina, e la certezza di credibilità, che è umana. Non confondere nè separare, ma distinguere per unire: tutto il cattolicesimo sta in questa formula.

1. Noi crediamo di fede divina che il primato di Pietro si perpetua nei pontefici romani.

Le ricerche storiche possono:

a) attestare la presenza di questa fede nella Chiesa primitiva;

b) stabilire, con i metodi loro propri, il fatto della venuta e della morte di S. Pietro a Roma.

Esse non arriveranno mai, di per sé, a qualcosa di più che a delle certezze o probabilità umane.

Una certezza divina e mistica non potrà mai poggiare, nel senso preciso della parola, su delle certezze o delle probabilità umane e razionali.

2. Le certezze di fede non sono razionali, nè, tanto meno, irrazionali, sono transrazionali.

Le certezze della storia e dell'apologetica, le certezze della credibilità sono razionali. Esse ci dicono che non èirragionevole, ma al contrario supremamente ragionevole di credere nei misteri sopraragionevoli, e che è, al contrario, irragionevole non crederli. « La nostra religione è saggezza e follia. Saggezza perché è la più dotta, e la più fondata in fatti storici, miracoli, profezie ecc. Follia, perché non da tutto questo dipende che le si appartenga; tutto questo fa, sì, condannare chi ad essa non appartiene, ma non fa credere chi le appartiene. La croce, ecco ciò che fa credere.

3. Cose divine e cose umane, certezza di fede e certezza di ragione, giudizio soprannaturale e giudizio naturale: ancora una volta, queste cose non vanno confuse, queste cose non vanno separate. Occorre distinguere per unire.

 il fideismo del protestantesimo della Riforma, nè il razionalismo del protestantesimo liberale. Ma due doni disuguali di Dio all'uomo: la fede divina e la ragione umana.

e) Perché la coscienza del primato di Pietro, sempre viva a Roma, ha potuto velarsi in certe regioni della cristianità

continua...

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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