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IL CORPO DI CRISTO SOTTO LE SPECIE DEL PANE E DEL VINO

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2016 16:00
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07/06/2012 22:34
 
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B. S. Tommaso (III, qq. 73-83)
1. In generale (q. 73).
E' il sacramento dell'alimento spirituale (q. 73, a. 1).
Sacramentum tantum: pane e vino. Res: una è significata e contenuta nel sacramento, ed è Cristo stesso; l'altra è significata ma non contenuta nel sacramento ed è il Corpo mistico di Cristo, che da questo sacramento riceve la crescita e la conformazione al Suo capo (Cf soprattutto q. 80, a. 4), ossia la società dei santi. Res et sacramentum: il vero Corpo di Cristo immolato (si trova nella materia stessa del sacramento). Cf q. 73,a. 1, ad 2.
La figura dell'Agnello pasquale di Israele contiene la prefigurazione di tutti e tre: del sacramentum tantum in quanto veniva mangiato con i pani azzimi (la figura principale di esso, però, fu l'offerta di pane e vino di Melchisedek); della res in quanto protesse i figli di Israele dallo sterminatore (la figura principale di essa fu però la manna, che procurava ogni delizia); del sacramentum tantum in quanto veniva immolato (la figura principale di questo però era il sacrificio di espiazione nello Jom Kippùr). Cf q. 73, a. 6.
 A differenza di tutti gli altri sacramenti, che contengono la virtù santificatrice dello Spirito Santo, questo è un sacramento sacro in senso assoluto, perché la materia contiene non già una semplice virtù, ma Cristo stesso (q. 73, a. 1, ad 3) in Persona (q. 75, a. 1).
 Effetto del sacramento: unità del Corpo mistico (q. 73, a. 3).
 Come il Battesimo viene detto sacramento della fede, così l'Eucarestia viene detta sacramento della carità (q. 73, a. 3, ad 3).
 E' signum commemorativum in quanto sacrificio che ripresenta e commemora la Passione del Signore; è signum dimostrativum in quanto sinassi o comunione che realizza l'unità ecclesiale e l'unione del fedele con Cristo; è signum prognosticum in quanto prefigura la visione beatifica della Patria ed è pertanto viatico per potervi giungere ed Eucarestia al Padre (q. 73, a. 4).
2. La materia (q. 74).
ü Anche nelle specie (materia) sacramentali è espressa una simbologia molto forte. Anzitutto dalla separazione sacramentale del pane dal vino è significata la Passione di Cristo, che avvenne mediante la separazione del Sangue dal Corpo (signum commemorativum: sacrificio); inoltre gli uomini si nutrono, normalmente, di pane e di vino, il che significa che quei segni indicano la necessità di nutrire il proprio spirito con questo sacramento (signum dimostrativum: refezione spirituale); è poi significata l'unità della Chiesa che fluisce da molti fedeli, così come un solo pane si ottiene da molti chicchi ed il vino da molti grappoli; infine è significato il duplice effetto salvifico, sull'anima e sul corpo, di questo sacramento, poiché alla salvezza del corpo fa riferimento l'offerta del pane, mentre a quella dell'anima fa riferimento l'offerta del calice, e ciò perché il pane, come il corpo, nasce dalla terra mentre, come afferma il Levitico (17,14) "l'anima di ogni vivente sta nel sangue" (q. 74, a. 2).
3. La transustanziazione (q. 75).
ü Nel primo articolo si ha l'affermazione della presenza reale di Cristo in persona contro Berengario, spiegando e confutando l'errore di Berengario e cosa significa che la presenza di Cristo è reale e spirituale, cioè che il vero corpo di Cristo in persona è realmente presente ma non in modo fisico e corporeo (perché così è presente in Cielo): q. 75, a. 1, ad 1. In q. 75, a. 1, ad 3 l'Aquinate spiega che si tratta dello stesso Cristo presente in cielo, con l'unica differenza che occupa lo spazio in modo diverso da come lo occupano i corpi.
 Il concetto di transustanziazione, mirabilmente spiegato, si trova in q. 75, a. 2 e q. 75, a. 4 (dove appare il termine). Dato che la presenza reale di Cristo non avviene per moto locale, non può avvenire che per conversione. E nulla può rimanere della sostanza precedente perché al sacramento si tributa culto di latria. Che poi non si tratti di "consostanziazione", come diceva Lutero, si prova facendo attenzione al fatto che nelle parole della consacrazione si dice "Questo è il mio corpo" non "Qui c'è il mio corpo". Con transustanziazione si intende che non è che muta la "forma" della sostanza pane, passando da forma del pane e a forma "corpo", ma sia la materia che la forma del pane e del vino vengono totalmente trasformate nella materia e nella forma "corpo e sangue di Cristo", per opera totalmente divina (poiché in tutte le trasformazioni naturali cambia la forma, ma non la materia: vapore, acqua, ghiaccio… etc.).
4. La presenza reale (q. 76).
 Distinzione tra presenza in forza del sacramento e presenza per concomitanza naturale (art.1). Sotto il primo aspetto, sotto la specie del pane è presente il vero Corpo di Cristo, comprese le ossa, i tendini etc., mentre sotto la specie del vino è presente il vero Sangue di Cristo (ad 2). Sotto il secondo aspetto è presente tutto Cristo, in corpo, sangue, anima e divinità sotto ciascuna delle due specie, dal momento che sia il Corpo che il Sangue sono indissolubilmente uniti alla Seconda Persona della Santissima Trinità. La divinità infatti, non ha mai lasciato il Corpo di Cristo, neanche durante la sepoltura; e se, per ipotesi, si fosse celebrata una Messa il Sabato Santo, l'anima di Cristo non sarebbe stata presente nel Sacramento (ad 1)! Ecco perché la Chiesa non fa Messe il Venerdì Santo ed il Sabato Santo, ed ecco perché la divinità di Cristo è rimasta congiunta al Suo Corpo anche quando era un cadavere (cosa su cui San Tommaso insiste tanto a suo luogo). Inoltre se si fosse celebrata una Messa il Venerdì Santo, al Corpo non sarebbe stato unito, per concomitanza naturale, il Sangue (art.2). Il fondamento della presenza per concomitanza naturale è che due cose, quando sono realmente unite, non possono essere separate che dall'attività dell'intelletto. In ad 3 si spiega che la presenza reale del Corpo di Cristo non deriva dalla conversione delle dimensioni del pane in Corpo di Cristo, ma dalla conversione della sostanza pane in quella della sostanza Corpo. Ecco perché la presenza reale del Corpo di Cristo non è una presenza dimensionale secondo il modo della quantità. Ricapitolando: sotto le specie del pane è presente il Corpo di Cristo in forza del sacramento, mentre il Sangue, l'Anima e la Divinità (e le stesse dimensioni reali del Corpo di Cristo! Cf q. 76, aa. 3 e 4) sono presenti per concomitanza naturale; sotto le specie del vino è presente il Sangue di Cristo in forza del sacramento, mentre il Corpo, l'Anima e la Divinità sono presenti per concomitanza naturale (art. 2). Perché allora le due specie (dato che il "contenuto" di esse è identico)? Anzitutto perché la separazione del Corpo dal Sangue visibilizza il Sacrificio che si compie nella Messa e poi perché, in ordine agli effetti, il Corpo viene offerto per la salvezza del corpo, mentre il Sangue per la salvezza dell'anima (art. 2 ad 1).
 La presenza di Cristo tutto intero in ogni particella del pane e del vino (art. 3) è una conseguenza immediata e diretta del fatto che la presenza in forza del sacramento non è una presenza secondo il modo delle dimensioni, ma secondo il modo della sostanza a cui accedono, per concomitanza, le dimensioni (art. 4), il Sangue etc. Cf il magnifico esempio che l'Angelico fa in a. 4 ad 1, partendo dall'occhio umano. Se vede una pastarella, vede i suoi colori e le sue dimensioni, non il suo sapore. Eppure il sapore è percepito dall'immaginazione e dalla memoria in concomitanza con la vista della pastarella. Così vale per la presenza sostanziale del Corpo di Cristo (per sé, o in forza del sacramento) e delle dimensioni reali del Suo Corpo, con tutti i suoi accidenti (per accidens o per concomitanza naturale).
 Gli angeli, i santi ed i beati, cioè le intelligenze superiori vedono la presenza reale di Cristo nel sacramento così com'è, attraverso la partecipazione alla luce dell'intelletto divino, cioè alla luce dell'essenza divina che contemplano (perché la presenza reale non può essere scrutata da nessuna intelligenza creata). Gli uomini la vedono solo per mezzo della fede ed anche i demoni, non avendo la visione beatifica, vedono la presenza reale di Cristo vinti dall'evidenza della fede (art. 7).
5. La permanenza degli accidenti (q. 76).
 Gli accidenti rimangono senza soggetto per un miracolo della virtù divina: loro soggetto, infatti, non è né la sostanza del pane e del vino (che non esiste più), né la sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo a cui non possono inerire quegli accidenti (art. 1). L'accidente della quantità (o dimensionale, come è evidente dal fatto che le specie occupano una superficie materiale) fa da soggetto a tutti gli altri accidenti, specie quelli della qualità: colore, sapore etc. (art. 2). In altre parole l'essere della sostanza pane si "trasferisce" agli accidenti del pane. Dal che ne consegue che l'ostia consacrata può agire sui sensi, per esempio mediante il gusto, e può corrompersi mediante polverizzazione ed in ogni caso in cui intervenga un cambiamento così profondo che avrebbe corrotto la sostanza del pane o del vino (artt. 3-4). Si può parlare di "pane" (parlando dell'Eucarestia) in due sensi: o intendendo con ciò le specie (che mantengono il nome della sostanza precedente) oppure dando a pane il senso mistico di "pane vivo disceso dal cielo" (art. 6, ad 1).
 La frazione del pane (che ricade solo sulla quantità) è simbolo della Passione di Cristo (art. 7).

[Modificato da Coordin. 10/06/2012 12:05]
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