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Chi garantisce l'origine divina dei Testi sacri e la retta interpretazione?

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2014 08:11
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02/06/2012 18:11
 
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Interessante articolo tratto dal sito evangelico Riforma.net
Vi sono alcune cose condivisibili anche se ovviamente non condividiamo tutto. Lo riportiamo però per mostrare che gli assunti contenuti nella TRASMISSIONE DELLA FEDE e cioè nella TRADIZIONE sono da condividere per non rischiare di professare una fede a propria immagine anzichè quella oggettiva e affidata alla Chiesa.



Autorità biblica e ortodossia cristiana

di Andrew Sandlin

Si fa spesso l'errore, sincero ma ingenuo, di presumere che riconoscere formalmente l'autorità della Bibbia (presupporre l'infallibilità e l'ispirazione della Bibbia)
garantisca un giusto modo di credere. Per questo modo di pensare, credere correttamente alla Bibbia corrisponde ad una corretta fede biblica. Pochi altri presupposti teologici potrebbero essere maggiormente errati di questo. Eppure sia riformatori cosiddetti radicali, sia gli unitari e gli antitrinitari affermavano cose giuste al riguardo
della Bibbia [Jaroslav Pelikan, Reformation of Church and Dogma (Chicago and
London, 1984), 323-331]. Essi così intendevano spacciare come valide le loro eresie
proprio sulla base della stessa bandiera sventolata dai Riformatori: il sola scriptura.
Era però lungi dalla mente dei riformatori sovvertire l'antica ortodossia cattolica cri-
stallizzata dei credi ecumenici [idem., Obedient Rebels (New York and Evanston,
1964)]. Essi erano convinti che fossero soltanto le incrostazioni medioevali all'orto-
dossia cattolica ad avere inquinato la vibrante Fede biblica. Per loro "Sola Scrittura"
significava "nessuna autorità umana, chiesa inclusa, può competere con la Scrittura".
Essa non voleva dire: "Sovvertiamo sommariamente il cristianesimo storico mediante
la restaurazione nel 16° secolo del cristianesimo primitivo nei termini di una lettura
della Bibbia non condizionata storicamente". Essi erano convinti (ed avevano ragio-
ne) che la Bibbia esiga, in quanto esplicazione od implicazione storica, il cristianesi-
mo ortodosso.

Dove concordano sia protestanti che cattolici-romani

Sebbene l'errore di gran parte del Cattolicesimo romano post-tridentino sia quello
di subordinare la Scrittura al settore romano della chiesa (il che non è in alcun modo
identico alla chiesa cattolica [Eugene Osterhaven, The Spirit of the Reformed
Tradition (Grand Rapids, 1971), 40]), l'errore di molti protestanti moderni è di met-
tere da parte come se niente fosse il Cristianesimo storico in favore di innovazioni eretiche. Naturalmente i cattolici-romani scagliano i loro anatemi sui protestanti sulla
base che questi ultimi, rinnegando la chiesa, negano la vera Fede, proprio come i pro-
testanti scagliano i loro anatemi sui cattolici-romani sulla base che questi ultimi rin-
negano la vera Fede rinnegando la Bibbia. Il fatto è che, sebbene vi siano chiare diffe-
renze fra i due settori della chiesa, che sarebbe un grave errore sorvolare (come sfor-
tunatamente alcuni evangelici moderni hanno cercato di fare), i protestanti storici e i
cattolici-romani storici hanno una cosa in comune che né i cattolici-romani moderni-
sti che i protestanti modernisti non hanno: l'ortodossia. I protestanti storici condiv i-
dono con i cattolici-romani storici ciò che non possono condividere con i protestanti
modernisti; ed i cattolici-romani storici condividono con i protestanti storici ciò che
non possono condividere con i cattolici-romani modernisti: l'ortodossia. Oltre all'or-
todossia cattolica, per esempio, essi dissentono vigorosamente sulla precisa natura
del peccato, della salvezza e della chiesa. Ma tali vigorosi disaccordi fra noi, prote-
stanti storici e cattolici-romani storici, sono molto più preferibili al vigoroso disac-
cordo che ciascuno di noi ha con i modernisti e le sétte che negano punti qualificanti
dell'ortodossia come il peccato originale, la Trinità, la duplice natura di Cristo, la na-
scita verginale, l'espiazione vicaria, la resurrezione dei corpi, il secondo Avvento cor-
porale, la risurrezione fisica, la fine della storia umana e così via.Autorità biblica ed ortodossia cristiana, 2/5
Il protestantesimo liberale e l'ortodossia
Il protestantesimo moderno (che si considera erroneamente "storico") è pratica-
mente del tutto dedito a questa negazione caratteristica del modernismo o liberali-
smo [William R. Hutchison, The Modernist Impulse in American Protestan-
tism (Cambridge, 1976)]. Come dimostrò Gresham Machen nel 1923 [Christianity
and Liberalism (Grand Rapids, 1923)], il liberalismo non è un'estensione, un miglio-
ramento, e neanche tanto una deformazione del Cristianesimo biblico storico; si trat-
ta del tutto di un'altra religione. Esso sferra un attacco radicale al cuore stesso della
Fede - le sue affermazioni soprannaturalistiche - e trattano il Cristianesimo come un
naso di cera che si può rimodellare a seconda del temperamento moderno. Se in-
fluenzati dalla filosofia del processo, i liberali rinnegano quella che chiamano "la con-
cezione statica greca" di Dio come espressa nei primi credo cristiani, optando per una
concezione "dinamica" di Dio, cioè una che esista e cambi insieme al mondo ed alla
storia umana. Se influenzati dallo storicismo, i liberali negano qualsiasi ortodossia
dottrinale transculturale, sostenendo che ogni formulazione dogmatica e teologica
(ad eccezione della loro, naturalmente) è storicamente e culturalmente relativa. Per
loro la verità dottrinale non può esistere nella storia. Se i liberali sono femministe ra-
dicali, i credo rappresenterebbe un falso Dio patriarcale (forse misogino) al quale il
moderno mondo "illuminato" non potrebbe credere. Se sostengono l'unitarismo, i li-
berali vorrebbero purgare la fede dell'elemento miracolistico, cioè, in pratica, rinne-
gare la Fede stessa. Il liberalismo, come le sétte, è l'antitesi stessa dell'ortodossia cri-
stiana.
Non si può sfuggire dall'ortodossia
L'ortodossia è un "dato", un assiona imprescindibile, "quello senza il quale non è
possibile". Come nota Gerhard Ebeling (che non è egli stesso ortodosso):
Il convincimento del predicatore che gli fa prendere in mano il testo biblico, cioè,
che la Parola di Dio vi è presente e percettibile, gli viene pure trasmesso storicamente,
in modo specifico attraverso la chiesa cristiana nella cui tradizione egli si pone. A
questa tradizione egli non deve solo la trasmissione del testo, ma anche la trasmissio-
ne dell'affermazione che la Bibbia possieda autorità unica. Non importa quanto il
predicatore abbia fatta propria quest'affermazione, il fatto stesso che sia così e che e-
gli si avvii al pulpito per predicare, tradisce il suo attaccamento alla tradizione della
storia della chiesa. Egli è battezzato nel contesto della catechesi cristiana e chiamato
al suo ministerio nel contesto della tradizione della vocazione della chiesa [Gerhard
Ebeling, The Problem of Historicity (Philadelphia, 1967), 9, 10].
I cristiani di qualsiasi vocazione, non solo i predicatori, non appaiono in un vuoto
storico, ma sono incapsulati nel contesto cristiano. Anche chiese liberali ed altre ete-
rodosse conservano i simboli ed il linguaggio cristiano (sebbene ipocritamente e pr o-
ditoriamente) perché esse non possono sfuggire agli effetti dell'ortodossia per quanto
in ogni modo essi tentino di farlo. Per questa ragione gli eretici devono presupporre
l'ortodossia al fine di negarla, proprio come gli atei devono presupporre Dio al fine di
negarlo.
Ortodossia e continuità storica
Il temperamento moderno, però, non sopporta le strettoie attraverso le quali l'or-
todossia vorrebbe far marciare l'immaginazione. L'ortodossia trinitaria e cristologica fissata nell'era patristica era necessaria in parte perché chi professava di credere alla
Bibbia non riusciva a conformare alla ragione umana certe affermazioni bibliche su
Dio e su Cristo. In linea di massima l'ortodossia cerca di preservare in forma somma-
ria le evidenze bibliche sulla natura di Dio senza riconciliarle alla sbarra della ragione
umama. Così, nel Credo di Calcedonia apprendiamo che Gesù è Dio, vero Dio e vero
uomo, anche se questo ripugna alla ragione umana. La Bibbia, e non la ragione uma-
na è l'autorità ultima. L'ortodossia protegge la Bibbia dai tentativi dell'uomo autono-
mo di adattare il suo significato sotto la pressione delle trasformazioni storiche. L'or-
todossia, cioè, è un meccanismo di continuità teologica, ecclesiastica e pratica. Libe-
rarci dei credo della chiesa o disprezzarli, erode questa continuità e quindi la Fede
stessa.
Dove i liberali e troppi conservatori concordano
In modo abbastanza strano, questo è un errore che sia i liberali che troppi conser-
vatori commettono. La frenesia con cui i liberali vorrebbero conservare la rilevanza
della Scrittura e conformarla alla modernità trova che i credo cristiani sono un freno
intollerabile. Nulla di meno, però, fanno molti moderni conservatori. Un'ortodossia
ereditata che richiede per comprenderla un certo grado di sofisticazione ed impedisce
di farla diventare popolare ed a buon mercato, risulta fastidiosa per molti conservat o-
ri che ritengono che il sola scriptura significhi il diritto per ciascuno di decidere ciò
che la Bibbia voglia dire per lui (l'infame refrain dello studio biblico domestico: "Ca-
ro, che cosa ti sta dicendo Dio in quel versetto?". Hatch descrive così l'eredità di que-
sto modo di pensare in America:
I primi americani che sottolinearono il diritto di giudicare privatamente le Scrittu-
re furono, curiosamente, i predicatori che si opponevano alle affermazioni evangeli-
che del Primo Grande Risveglio... I liberali in teologia divennero sempre più nervosi
di dover avere a che fare con le strette definizioni dei credo cristiani... Nel 19° secolo
stesso, i cristiani razionalisti, molti dei quali ingrandivano le file degli Unitariani e
degli Universalisti, facevano appello alla Bibbia per contrapporsi all'ortodossia evan-
gelica. Charles Beecher difese il suo rifiuto dell'ortodossia di suo padre Lyman rinun-
ciando al "potere del credo" ed alzando la bandiera di "la bibbia, l'intera Bibbia, e
nient'altro che la Bibbia" [Nathan Hatch, "Sola Scriptura and Novus Ordo Seclorum,"
in Nathan Hatch and Mark Noll, ed., The Bible In America: Essays in Cultural
History (New York, 1982), 62, 63].
Questo deve certamente suonare strano alle orecchie di molti evangelici e fonda-
mentalisti moderni. Essi sono abituati ad udire che i credo sono "cattolici" (e quindi
cattivi), e che credere alla Bibbia soltanto assicuri la fede corretta senza far ricorso al-
la Fede cristiana. Ovviamente certamente non crederanno alla Bibbia soltanto, nono-
stante la loro presunzione e protesta, perché alla Bibbia portano certi presupposti sul-
la Fede e sulla vita e che modellano la loro comprensione della Bibbia. Lo slogan "solo
la Bibbia" che intenda evitare il cristianesimo storico è un modo conveniente per is o-
larli dall'evidenza dei propri presupposti male informati. La validità dell'ortodossia
cristiana è un presupposto molto più sicuro da portarsi allo studio biblico che il rifiu-
to di quell'ortodossia, e quindo la sostituzione di essa con un'ortodossia nuova, priv a-
ta e quindi perversa.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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