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DIFENDERE LA VITA DAL CONCEPIMENTO

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2024 17:07
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27/02/2022 12:44
 
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Un matematico di fronte alla vita e all’interruzione di gravidanza




Il prof. Malaspina, da qualche anno nuovamente papà, riflette in termini di curve matematiche e continuità lo sviluppo della vita nel grembo materno, disinnescando la logica a supporto dell’aborto.
di Francesco Malaspina*

*docente di Geometria algebrica presso il Politecnico di Torino

In questo lungo periodo di pandemia abbiamo in molti, giustamente, considerato opportuno fare e chiedere di fare enormi sacrifici e limitazioni alla libertà per difendere i più fragili.

Eppure consideriamo assolutamente inaccettabile chiedere ad una donna di portare avanti una gravidanza che non vuole.

La scienza moderna ora ci fa vedere in modo lampante come un feto di poche settimane sia una creatura meravigliosa e straordinariamente complessa non certo classificabile come un grumo di cellule.

Anche i più convinti sostenitori delle attuali leggi non possono negare che un’interruzione di gravidanza è sempre e comunque una tragedia immane.

Lo sviluppo della vita uterina in termini matematici.

Lasciatemi usare qualche termine matematico.

LSe volessimo rappresentare con una curva il progredire di una vita nel grembo materno, non potremmo che constatare che essa non ha nessun tipo di discontinuità. Tutto procede con una meravigliosa continuità e gradualità.

Ci sono momenti in cui la pendenza (la derivata prima) cresce ma il termine delle 12 settimane (previsto dalla nostra legge) è assolutamente artificiale.

Nessuno si sogna di affermare che esista un interruttore collocato al termine della 12° settimana che, scattando, faccia diventare essere umano ciò che prima non lo era; tanto è vero che tale termine può variare da nazione in nazione (Francia 21 settimane, Austria 16, Danimarca e Olanda 24, Croazia e Slovenia 10).

Se c’è il sospetto di qualche forma di disabilità, il termine può spostarsi e l’aborto è spesso fortemente consigliato. Questo fa pensare che possa esistere un coefficiente di “abilità” sotto il quale una vita non valga la pena di essere vissuta o costituisca un costo eccessivo quando in realtà chi si occupa di persone con disabilità (anche gravi) testimonia la straordinaria umanità che incontra.

Più donne pentite dell’aborto che quelle di essere madri.

In ogni caso, siamo ormai assuefatti, questa pratica ci sembra ovvia e spesso il male minore. Ci siamo convinti che, seppur dolorosamente, si debba poter scegliere tra il bene della donna in dolce attesa ed il bene del feto.

Non si può non riscontrare una certa sproporzione, poiché il feto perde la vita mentre non è così evidente che per la donna sia preferibile abortire che dare alla luce un figlio.

E’ certamente più comune trovare testimonianze di donne segnate negativamente dall’esperienza di un aborto piuttosto che mamme pentite di esser diventate tali rinunciando ad esso.

Va detto che c’è il problema degli aborti clandestini. E’ un problema serio che non può in nessun modo essere minimizzato o sottovalutato. Non è evidente che, per contrastare questa terribile pratica, l’unica soluzione sia la legalizzazione ma non ci sono gli estremi per cambiare le leggi attuali.

Vorremmo però, credo in larga maggioranza, che una donna in difficoltà si sentisse talmente supportata e aiutata da tutti i punti di vista da non arrivare alla scelta estrema dell’aborto. Ci piacerebbero delle politiche incisive di sostegno per tendere asintoticamente a quota zero.

Ogni anno nel mondo ci sono oltre 40 milioni di aborti. In un secolo si arriva a oltre 4 miliardi. Ora, almeno in Italia, si ha la sensazione che il maggiore problema in materia sia l’elevato numero di medici che si avvalgono dell’obiezione di coscienza ma i nostri discendenti, in futuro, troveranno questi numeri decisamente eccessivi, indicheranno il nostro secolo come il secolo dei 4 miliardi di aborti e penseranno che non abbiamo fatto abbastanza.

FONTE UCCR


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