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CONFUTAZIONI ( di G.Cattafesta )

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2012 23:02
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17/05/2012 15:22
 
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L A C O M U N I O N E D E I S A N T I

 

 

1) Come iniziare una meditazione che porti a dare contenuto alla confessione: "Credo la Comunione dei Santi?" Come giungere ad una certezza teologica, spirituale e liturgica, che sia rispettosa e soggetta alla Parola, adatta all'uomo di oggi, ecumenica e cioè capace dell'accordo delle confessioni cristiane, che confessano tutte l'articolo del Simbolo: "Credo la Comunione dei Santi?"

 

2) L'espressione "Comunione dei Santi" non è presente, come tale, nella Scrittura, ma è entrata nel simbolo degli Apostoli come espressione di tutta la dottrina neotestamentaria, che afferma con continuità la dimensione della comunione, della partecipazione, della solidarietà, dell'unione dei Santi, cioè dei credenti in Cristo. "Comunicando, prenderete parte ai disegni dei Santi" Rm. 12,13.

La Comunione dei santi nasce dal fatto che i credenti sono da Dio stesso "chiamati alla comunione del Figlio Gesù Cristo nostro Signore" (1 Cor 1,9)

La realtà di questa solidarietà è profonda e misteriosa, nasce dalla fede. Per questo occorreva credere alla comunione dei Santi e non si può contestarla.

La comunione misteriosa con Cristo, crea la comunione dei suoi membri tra loro. E ciò è realizzato dall'azione dello Spirito Santo, perchè lo Spirito abita nel credente e stabilisce la comunione col Padre e con il Figlio: "non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?.... santo è il tempio di Di, che siete voi." (1 Cor 3,16-17). La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (2Cor 13,13): questa comunione ha come effetto immediato quello di inserirci nella comunione di tutti i figli di Dio: "se noi camminiamo nella luce, siccome Dio è Lui stesso luce, noi siamo in comunione gli uni con gli altri" (1Gv 1,7)

Questa comunione trova la sua realizzazione nella vita quotidiana, semplice, del cristiano, che perseverando negli insegnamenti degli Apostoli, nella Eucarestia e nella preghiera costruisce la chiesa visibile. I credenti in tale comunione formano la Chiesa; essi sono i santi, perchè partecipano alla santità di Cristo e ai doni dello Spirito.

Comunione dei Santi significa dunque Chiesa, assemblea, radunata da Dio. Questa assemblea è santificata da Cristo, capo del corpo a cui le membra sono attaccate per ricevere la vita, come i tralci alla vite; così noi, membra di Cristo, siamo, con funzioni diverse, uniti in un solo corpo: comunione dei santi della terra.

 

3) Ma questa comunione, opera dello Spirito, dovrebbe essere vinta dalla morte e cessare quando un "santo" lascia la vita terrena? Chi vive in Cristo non può morire più: "con Lui infatti, siete stati sepolti insieme al battesimo, in Lui siete stati resuscitati....con Lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati" (Col 2,12-13).

Della comunione dei santi della terra fa parte la comunione dei Santi del cielo. Quelli che hanno avuto comunione tra loro nella fede, nei quali Cristo già viveva. "Cristo vive in me" (Gal 2,20); che soffrirono e patirono con Lui in una comunione che era completamento dei suoi dolori. "completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo" Col 1,24. I coeredi, avendo sofferto con Cristo, non saranno glorificati con Lui? "Se infatti siamo stati completamente uniti a Lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione" Rm 6,5. E cesseremo forse di fare parte di quella comunione che avevamo realizzato in vita? Certamente no. Essi vivono accanto a Dio, quali testimoni e membri della comunione dei santi. Così, i morti in Cristo, attendono la venuta del Signore con la Chiesa ancora pellegrina sulla terra e la attendono viventi nello Spirito. E' un'attesa in Dio, già nella vita, con Cristo: "d'ora in poi tu sarai con me in Paradiso" Lc, 23,13; la morte non può separarci dall'amore di Dio in Gesù Cristo: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? .... Io sono infatti persuaso che ne morte nè vita .... nè alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" Rm 8,35-39 e l'apostolo desidera lasciare il corpo carnale per dimorare presso il Signore: "Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore" 2 Cor 5,8. I martiri vivono nella città celeste, presso il trono dell'Agnello: "Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa" Ap 6,9; vivono, non dormono un sonno immanente e profondo lontano da Cristo. In attesa della parusia e della conseguente resurrezione, i Santi vivono già presso Dio, sono con Cristo e gridano: "fino a quando" perchè la morte è stata distrutta ed essi attendono la manifestazione visibile dei figli di Dio in Gesù Cristo: "fino a quando, o sovrano, non vendicherà il vostro sangue sopra gli abitanti della terra?" Ap 6,10.

Quello che abbiamo detto finora lo ritroviamo nella lettera agli Ebrei: la manifestazione di Dio nella città celeste, nel Regno verso cui noi andiamo. In quella nube gloriosa di testimoni, in quella festa solenne, accanto agli Angeli, ci sono gli spiriti dei giusti resi perfetti.

I morti nella fede, i Santi della terra, dopo aver lasciato la vita di quaggiù fanno la comunione dei Santi del cielo, nella perfezione ottenuta dall'unico mediatore Cristo e attorniano Dio.

Così è vista la comunione dei santi del cielo e della terra dall'autore della lettera: "Vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, a miriadi di Angeli e alla Chiesa dei primogeniti, iscritti nei cieli, a Dio, giudice di tutti e agli spiriti dei giusti, resi perfetti, e al mediatore della nuova alleanza, Gesù". Eb 12,22-24.

Che solitudine sarebbe quella del credente senza la comunione dei Santi!

La comunione dei Santi testimone e garante della continuità di vita nella fede in Cristo è là perchè noi non ci sentiamo soli, ma uniti agli altri salvati. E' la manifestazione della unità di tutti in Dio.

 

 

 

 

L A M E M O R I A - L' I M I T A Z I O N E - L' A M O R E

come confessione visibile

 

1) Come rendere visibile la confessione di fede nella Comunione dei Santi? Già il pio israelita nel rendere un culto a Dio, nel glorificarlo, aveva bisogno del memoriale. E faceva memoria delle opere della creazione, delle sue azioni nella storia, così come pure degli uomini che avevano "camminato con Dio": (Eccl 44,1-2) Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione; il Signore ha profuso in essi la gloria, la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli. e l'Ecclesiastico ne da una testimonianza citando, ricordando e celebrando i Padri della prima alleanza, i patriarchi, i profeti, i re, i sacerdoti fedeli e Dio, quelli che furono i più in tempo di peccato. (ivi 49,3)

Anche nella nuova alleanza, la lettera agli Ebrei ripete il memoriale, celebrando la fede dei testimoni della prima alleanza, quelli che "furono messi alla tortura.... lapidati, segati, messi alla prova, morirono di spada, andarono coperti di pelli di montone e di capra, privi di tutto, tribolati, erranti nei deserti, sui monti, nelle grotte, nelle caverne della terra Eb 11,35-37.

Era dunque normale e consueto, anche per i cristiani, anche per la Chiesa confessare in modo tangibile e concreto la comunione con costoro. Così la Chiesa, seguendo le orme dei credenti ebrei, cerca di confessare questo dato del "credo" con il culto dei santi.

- Ma quale culto? Di che cosa era costituito, in che cosa si concretizzava?

 

2) La Chiesa apostolica dei primi secoli confessava la comunione dei Santi e le dà contenuto visibile nella "memoria" nella "imitazione" e nell' "amore" reso ad essi, nella lode a Dio per loro causa.

Come non fare "memoria" dei testimoni di coloro che, legati alla chiesa nella stessa fede, hanno dato prova di fedeltà a Dio e di "sequela a Cristo"?

Come fa l'autore della lettera agli Ebrei, ricordando come modelli i credenti dell'A.T. così fecero subito i cristiani rispetto agli Apostoli, testimoni della resurrezione, sui quali la Chiesa era fondata.

Già nel N.T. si fa presente in modo implicito il memoriale degli Apostoli. Li si ricorda per la loro vita e per le loro opere che li accompagnarono. Essi, come i giusti morti nel Signore, sono beati: Ap 14,13.

Questa memoria però ha un fine preciso: proporceli come modelli degni di "imitazione"

La Chiesa primitiva ha coscienza che nella uguale chiamata alla fede i carismi sono diversi, diversa è la misura della fede ricevuta e diverso dunque il grado di perfezione che gli uomini "i Santi" raggiungono.

Quelli che hanno sopravanzato gli altri nella perfezione, che hanno dato grande testimonianza di fedeltà a Cristo, sono dunque ricordati e proposti come modelli. Tale atteggiamento è bene esposto da Clemente Romano. Egli, dopo l'invito a "guardare agli eccellenti Apostoli Pietro e Paolo" fa memoria di essi e della loro opera - il coraggio e la fede - e dice: "ad essi, la cui vita è stata santa, venne ad aggiungersi una folla di eletti ..... che subirono oltraggi e violenze e che lasciarono tra noi un mirabile esempio"

Mirabile esempio: cioè essi furono modelli e dunque per la Chiesa sono da imitarsi.

Il cristiano non prende esempio solo da Cristo "Io vi ho dato l'esempio" Gv 13-15, ma trova sulla sua strada altri modelli da imitare, che rendono visibile e corretto il modello che non può essere superato, l'unico maestro, il Cristo.

Già nel N.T. è frequente il tema dell'imitazione dell'Apostolo: "vi esorto, dunque, fatevi unici imitatori, 1 Cor 4,16; "sapete, infatti, come dovete imitarci" 2 Tes 3,7; dei pastori: "nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza" 1 Tim 4,12; "Esorto gli anziani facendosi modelli del gregge" 1Pt 5,3; delle Chiese stesse: voi, infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea: 1 Tess 2,14.

Dunque, ricordo dei santi come proposta di imitazione ai fedeli. E' questo il primo modo di comunicare con essi.

Più tardi Ambrogio dirà: Quanto imitate un santo, voi comunicate con Lui", sintetizzando bene questo contenuto della memoria - imitazione dei santi.

 

3) Ma tale memoria e tale imitazione significano celebrare, "rendere onore al modello" Quindi ben presto la Chiesa ha cominciato a venerare e onorare la memoria dei santi. Certo, si faceva bene attenzione all'onore reso ad essi dall'onore tributato al Signore.

Nel "martirio di Policarpo" si dice : "Noi adoriamo il Signore, perchè è il Figlio di Dio; quanto ai martiri noi li amiamo come discepoli e imitatori del Signore, ed è giusto a causa della devozione incomparabile che essi ebbero verso il loro re e Signore" (Martirio di Policarpo 17.3) Perciò l'onore ai Santi, la venerazione di essi, è distinta dal culto a Dio ed è anzi finalizzato ad esso. Girolamo sintetizza questo concetto nella lettera a Ripario : "Noi onoriamo i santi in memoria che l'onore dei Santi risalga a Dio" (epistola 109.1).

Così la Chiesa dei Padri con la memoria, l'emulazione, la celebrazione e l'onore dei santi, si metterà in cammino con essi.

Giovanni Damasceno, nel suo terzo discorso in difesa delle icone, dice: "Ed io farò icone degli amici di Cristo? Ed io non renderò loro un culto, non come fossero dèi, ma come spetta a degli amici di Cristo? Io venero dunque i Santi e glorifico gli amici eletti, i coeredi di Cristo per grazia Divina". (discorso terzo sulle icone,26).

In occidente, Agostino dirà in un'omelia: "miei cari, venerate i martiri, lodateli, amateli, celebrateli, suonateli; ma è al Dio dei martiri che dovete rendere culto" (sermone 273,9). E specificherà meglio: "occorre dunque onorare i Santi sotto forma di imitazione, ma non adorateli sotto forma di religione" (La vera religione,55). Questa venerazione può essere meglio compresa se si pensa che in essa era presente anche un elemento derivante dalla tradizione ebraica del culto delle tombe dei Santi. i cristiani ripeteranno quel culto verso le tombe dei martiri.

Nel "Martirio di Policarpo" si dice: "potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme e le collocammo in luogo conveniente. Ormai, per quanto ci sarà possibile ci raduneremo nella gioia e nella allegrezza per celebrare il giorno natalizio del suo martirio". (ivi, 18). Più tardi la Chiesa locale ebbe uguale attenzione per i suoi testimoni, gli asceti, i monaci e le vergini. Dopo la morte di Antonio e Flaviano, i monaci celebravano la festa e la memoria del giorno della loro morte. Gli amici di Dio erano venerati e onorati nelle chiese locali in cui essi avevano mostrato le loro opere che li avevano accompagnati. Perchè se essi sono già attorno a Dio nel cielo come nube festosa, sono là attivamente presenti non pregano forse gridando "fino a quando", come ci testimonia l'Apocalisse 6,10?

La lode degli eletti, evocata nell'Apocalisse, è fatta di parole di preghiera: "allora tutti gli Angeli che stavano attorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli Amen" (ivi, 7,11-12). Con la preghiera dei Santi del cielo unita a quella dei Santi della terra è offerta a Dio in cielo "la preghiera di tutti i Santi"; "Poi venne un'altro Angelo e si fermò all'altare, reggendo un'incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perchè li offrisse insieme con le preghiere di tutti i Santi, bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono" Ap 8,3. La preghiera dei Santi infatti è l'espressione della loro comunione con il Cristo.

 

4) La Chiesa, dunque, dà molta importanza alla intercessione dei Santi e la propone ai fedeli.

I Padri già affermavano, con Girolamo: "Se gli Apostoli e i martiri hanno potuto pregare per gli altri quando erano ancora nei loro corpi, quanto più ora che sono incoronati, vittoriosi, trionfanti" (contro Vigilanzio, 6).

La preghiera dei morti in Cristo confessata dalla Chiesa non è quindi una ipotesi arricchita. La preghiera sulla terra trova continuità nella preghiera del cielo, nella liturgia celeste che la nube festiva celebra con Dio.

Così nei graffiti di S. Sebastiano in Roma, in data 9 Agosto 260, i cristiani testimoniano la loro fede nell'intercessione dei Santi. "Paolo e Pietro pregate per Nativo nell'eternità".

Così sono nate le invocazioni dei santi, che hanno trovato nella chiesa cattolica la formula litanica "prega per noi".

Tuttavia la preghiera dei Santi non può essere una istanza straordinaria sollecitata da noi, come se l'intercessione di Cristo facesse difetto. I Santi li raggiungiamo solo in Cristo, unico mediatore: solo in Cristo, capo del corpo formato da tutti i Santi del cielo e della terra.

 

 

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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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