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CONFUTAZIONI ( di G.Cattafesta )

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2012 23:02
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17/05/2012 15:20
 
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L'INFERNO

 

 

 

Errori dei Testimoni di Geova

 

1 I reprobi sono esclusi dalla resurrezione. Il testo preso in esame è Gv. 5,28-29: "Non vi meravigliate di questo, perchè verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una resurrezione di vita e quanti fecero il male per una resurrezione di condanna".

I Testimoni di Geova affermano che "appare che non vi sia alcuna ragione o prova scritturale che Iddio risusciterebbe quelli che sono intenzionalmente empi" (Salvezza pag.331).

Sostengono che "Iddio non può ritenere nella sua memoria quegli empi che si sono deliberatamente uniti al demonio ed hanno combattuto contro la rettitudine, i quali hanno traditi, opposti e perseguitati i servitori di Dio" Salvezza pag. 332).

Traggono la loro argomentazione da Proverbi 10,7; : "La memoria del giusto è in benedizione, il nome degli empi svanisce" e traducono il termine greco "mnemeion=sepolcro=monumento in memoria dei morti", con "memoria di Dio"

"Sepolcro" sarebbe "il secreto della benevola memoria di Dio" e non il monumento commemorativo fatto dagli uomini.

Il termine ebraico da cui deriva il greco "mnemeion=sepolcro", è "qeber". Tale termine è usato da Gesù in Mt. 23,27; :"Voi siete come tombe imbiancate". Nessun dubbio che Egli abbia adoperato "qeber" come tomba e non come memoria imbiancata".

Sostengono inoltre che "quelli che hanno operato male sono quelli che non hanno avuto nè fede nè conoscenza di Dio e che hanno fatto il male per ignoranza, essendo stati concepiti nel peccato e formati nella iniquità" in (sia Dio riconosciuto verace; PAG. 274-275.

Quelli dunque che hanno operato il male sarebbero quelli che hanno fatto perchè non hanno fede, non conoscono Dio, hanno agito per ignoranza, concepiti nel peccato e formati nell'iniquità

Essi sono dunque responsabili del male. Come possono essere condannati?

S. Paolo in Rm 2,12-15 afferma: "Quelli che hanno peccato senza conoscere la legge di Mo- sè, non saranno giudicati in base a tale legge, ma coloro che hanno peccato conoscendo la leg- ge di Mosè, verranno giudicati secondo la legge"

I pagani, pur non conoscendo la legge data da Dio, vengono ugualmente giudicati, quando essi compiono ugualmente ciò che la legge comanda, come se l'avessero in se stessi=legge di natura. la conoscenza della legge è indispensabile per il giudizio.

Il male o "cose cattive" è la traduzione del termine greco "fàula" Tale termine ricorre insieme con "agathè"="bene" o cose buone in S. Paolo: Rm. 9,11; "quando non erano (Esaù e Giacobbe) ancora nati e non avevano ancora fatto nulla, nè di bene nè di male ......"

Se "Faula" = cose cattive fatte senza conoscenza, anche "Agathà" dovrebbe essere interpretato per "cose buone fatte senza conoscenza.

In Gv. 3,20 Gesù afferma: "Chi fa il male odia la luce e ne sta lontano, perchè la luce non faccia conoscere le sue opere a tutti". Gesù ammette certamente che si tratti di cose cattive (Faula) fatte con conoscenza, perché parla di chi intenzionalmente fugge la luce. Inoltre, in

At. 24,15; "Come loro (i profeti) io ho questa sicura speranza nel Signore: che tutti gli uomini, sia

buoni che malvagi, risorgeranno dai morti"

1Cor. 6,9: "Sappiate che non c'è posto per i malvagi nel nuovo regno di Dio" e malvagi sono gli immorali, gli adoratori di idoli, gli adulteri, i maniaci sessuali, i ladri, gli invidiosi, gli ubriaconi,

i delinquenti.

Lc. 13,27: "Alla fine egli vi dirà: Non vi conosco, andate via da me, gente malvagia":

2 Cor. 5,10: "Perché, tutti noi dovremo presentarci davanti al tribunale di Cristo, per essere giudicati da Lui. Allora ciascuno riceverà quel che gli è dovuto, secondo il bene ed il male che avrà fatto nella sua vita". Il testo non ammette equivoci: "tutti".

Gv. 5,25: "Io vi dico una cosa: viene un'ora, anzi è già venuta, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e chi lo sente vivrà". (resurrezione spirituale).

Gv. 5,28: "Verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la Sua voce e ne usciranno"

Ap. 20, 12-13: "Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono.... i morti vennero giuduicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da essi custoditi e ciascuno

venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco...."

 

 

 

 

 

- P U N T O 2 -

 

L'inferno fu sconosciuto per per quattromila anni dalla caduta di Adamo (Dio sia riconosciuto verace pag. 79)

 

E' pacifico che la Rivelazione si sia verificata in maniera progressiva.

S. Paolo, parlando del mistero della unificazione e della pacificazione di tutte le creature in Cristo, in Ef. 3,5 afferma: "Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito....."

Anche i Testimoni di Geova ammettono un progresso nelle loro rivelazioni: la "identificazione delle altre pecore" sarebbe del 1932 e la "conoscenza del mandato divino" sarebbe del 1938.

Circa la dottrina sulla vita futura e la sorte eterna dei buoni e dei cattivi c'è stato un vero progresso nelle rivelazione. La dottrina del V.T. non è completa, ma non è in contraddizione con il dogma dell'inferno. Il N.T. porterà un ulteriore sviluppo sulla dottrina della retribuzione, esponendo in termini chiari la dottrina del Paradiso e dell'Inferno secondo l'interpretazione cattolica.

Riguardo alla dottrina della retribuzione (= premio dei buoni e castigo degli empi) abbiamo nella Bibbia la seguente situazione; Come situazione generale troviamo:

a) Dio è giusto e Santo: Sl 7,12-18 "Dio è giudice giusto.....; loderò il Signore per la sua giustizia" Sl. 11,7 "Giusto è il Signore, ama le cose giuste.....; Sl 145,7 "diffondono il ricordo delle tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia. Sl 17,15 "per la giustizia contemplerò il tuo volto"

b) Sa tutto, perchè è dovunque presente: Sl 139 "omaggio a chi sa tutto"

c) Scruta i cuori Sl 94,11 "Il Signore conosce i pensieri dell'uomo

d) Ama la giustizia: Sl. 11,7 "Giusto è il Signore, ama le cose giuste"

e) Odia l'iniquità: Sl. 5,5 "Tu non sei un Dio che si compiace del male; presso di te il malvagio

non trova dimora"

f) Guiderà il giusto e l'empio: Qo. 3,17 "Dio guiderà il giusto e l'empio".

g) Premia i giusti e castiga gli empi: Sl. 11,5-7 "Il Signore scruta giusti ed empi, egli odia chi

ama la violenza. Farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo, vento bruciante toccherà

loro in sorte. Giusto il Signore ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto".

h) Frequentemente si prospetta anche un premio terreno alla virtù: Sl. 41,12 "Da questo

saprò che tu mi ami, se non trionfa su di me il nemico". Sl. 112 "Elogio dell'uomo giusto;

beato l'uomo che teme il Signore".

i) Non è detto, comunque, che alla virtù corrisponde sempre un bene terreno, tanto è vero

che spesso l'empio è senza guai ed il giusto è perseguitato; Sl. 94,3-7 "Fino a quando gli

empi, o Signore, fino a quando gli empi trionferanno? .... calpestano il tuo popolo, opprimo-

no la tua eredità. Uccidono la vedova ed il forestiero, danno la morte agli orfani. Dicono di

Giacobbe non se ne cura". Sl. 69,8-10 "per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre

la faccia. Poichè mi divora lo zelo per la tua casa, ricadano su di me gli oltraggi di chi ti in-

sulta....".

l) Perchè soffre il giusto? Quando sarà fatta giustizia? Un tentativo di risposta è offerto dal li-

bro di Giobbe, dal Qoelet e dal Salmo 73. Giobbe risolve la questione mostrando come Dio

inscrutabile nei suoi disegni, permette che il giusto patisca per purificarlo dei falli passati o

per preservarlo dal male. Il Qoelet, dopo aver constatata la universale vanità di quanto esi-

ste sotto il sole, conclude che bisogna osservare i comandamenti di Dio, perchè a tutti

spetta un giudizio di Dio. Il Sl. 73,13 si chiede "invano dunque ho purificato il mio cuore ed

ho lavato le mie mani nella innocenza" e inoltre versetti 16-17; "Ho voluto riflettere per in-

tendere questo, ma la cosa mi è parsa molto ardua, finchè non sono entrato nel santuario

di Dio e non ho considerato la fine di costoro"

m) La dottrina che Dio si riserva un giudizio per condannare gli empi e per premiare i giusti e-

merge dal Salmo 1,5; "non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea

dei giusti". Salmo 97; "Il Signore trionfa " Salmo 98,9; ".....giuducherà il mondo con giustizia

e i popoli con rettitudine". Salmo 16,10-11; "....perché non abbandonerà la mia vita nel se-

polcro, nè lascerai che il tuo santo volto veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della

vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra". Salmo 17,14-15;

"Liberami con la tua mano dagli uomini, o Eterno, dagli uomini del mondo la cui parte è in

questa vita ed il cui ventre tu empi coi toui tesori; hanno figliuoli in abbondanza e lasciano

il resto dei loro averi ai loro fanciulli. Quanto a me per la mia giustizia, contemplerò la tua

faccia, mi sazierò, al mio risveglio, della tua sembianza". Salmo 49,15; "(gli empi) come

pecore saranno avviati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel

sepolcro, svanirà ogni loro parvenza: gli inferi saranno la loro dimora". Per sfuggire ai colpi

dello Sheol, il saggio conta su Dio. Non si può affermare che intraveda la possibilità di es-

sere portato in cielo come Enoch ed Elia, ma penso che la sorte finale dei giusti deve esse-

diversa da quella degli empi e che l'amicizia divina non deve cessare. Questa fede ancora

implicita in una retribuzione futura prepara la rivelazione ulteriore della resurrezione dei

morti e della vita eterna. (2Mac. 7,9).

  1. Categorica dichiarazione che all'empio è riservato dolore ed infamia è annunciata da Daniele 12,2;

  2. "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna". In Sap. 3,1ss. " Le anime dei giusti

sono nelle mani di Dio nessun tormento le toccherà.... Dio li ha provati e li ha trovati degni di

sè... grazia misericordia sono riservate ai suoi eletti.... gli empi riceveranno il castigo..."

 

 

 

 

LA DOTTRINA DELL'INFERNO E' CONTRARIA ALL'AMORE DI DIO, RIPUGNA

ALLA SUA GIUSTIZIA E PERCIò E' ASSURDA

 

 

I Testimoni di Geova affermano che la dottrina dell'inferno non può essere vera, perchè

1) è assolutamente antiscritturale,

2) perchè è assurda

3) perchè è contraria all'amore di Dio,

4) perchè ripugna alla sua giustizia.

L'accusa di essere antiscritturale è infondata perchè è proprio la Sacra Bibbia che insegna tale dottrina. In "Dio sia riconosciuto verace" a pag. 276 i T. di G. riconoscono una cattiva volontà in chi è incorreggibilmente cattivo. A pag. 79-80 invece la negano, perché dicono che sono cattivi "quelli che ebbero la disgrazia di nascere peccatori". Se ammettono una cattiva volontà che ha scelto liberamente il male, allora non devono tacciare di ingiustizia la dottrina dell'inferno. Se negano all'uomo la responsabilità dei suoi atti, cadono nell'errore luterano del "servo arbitrio" = mancanza di libertà nell'uomo o in quello calvinista della "predestinazione al male".

La Sacra Bibbia attribuisce a Dio gli attributi di Amore; 1Gv. 4,16; "Dio è amore".

Misericordia: Lc. 6,36; "siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro". Giustizia, Sl. 7,12; "Dio è giudice giusto" Non è possibile togliergli uno di questi attributi per affermare gli altri.

 

 

 

 

L'INFERNO BIBLICO E' IL SEPOLCRO

 

 

 

I Testimoni di Geova traducono la parola ebraica "Sheol" per tomba ed attribuiscono uguale significato al termine greco "Hades" = tomba, sepolcro.

Se "Sheol" va tradotto con "Hades", "Hades" non significa "sepolcro o tomba" bensì "regno dei morti" o "luogo dove i morti continuano a vivere". Confronta: libro VI dell'Eneide, dove viene descritto il viaggio di Enea nel regno dei morti e dove ritrova il suo padre Anchise, già morto e il libro XI dell'Odissea, dove si accenna alla visita di Ulisse all'hades: egli si arresta alla bocca del regno dei morti, mentre questi salgono a bere il sangue delle vittime da lui sacrificate.

I due confronti non indurranno i Testimoni di Geova ad affermare che lòa dottrina cattolica derivi la dottrina dell'inferno da miti pagani, ma servano solo a dimostrare che il termine "hades" = "inferi" significa un ben precisato regno dei morti in cui sopravviveranno i loro spiriti.

A conferma della loro tesi i T.di G. citano Gn. 37,35; "Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo (Giacobbe per la morte di Giuseppe), ma egli non volle essere consolato, dicendo: No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba".

In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 70 argomentano che Giuseppe non poteva essere andato in un luogo di tormento e di pene atroci per trascorrervi l'eternità nè voleva andarci anche lui per consolarlo; pensava semplicemente che il suo diletto figlio era morto e nella tomba, ed egli stesso desiderava morire.

Ma se Giacobbe, sapendo che Giuseppe era stato divorato da una fiera, pensava di andare ad incontrarlo nello sheol, è segno che per lui lo sheol non era il sepolcro (che per Giuseppe non esisteva) nè lo stomaco della fiera (al quale Giacobbe certamente non alludeva.

Giobbe 14,22; "Soltanto i miei dolori egli sente e piange sopra di sè". L'uomo, nello sheol, conserva dunque una certa autocoscienza, ossia non pensa e non si preoccupa che di sè stesso, oppure che ricorda con rimpianto la sua esistenza carnale.

 

 

 

 

LA GEHENNA NON FU SIMBOLO DI TORMENTO ETERNO MA DELLA CONDIZIONE DI ETERNA CONDANNA E DI ETERNA DISTRUZIONE

 

 

 

La gehenna o valle dei figlioli di hinnon è una figura o simbolo del completo annichilimento o dello sterminio e non di tormento (Sia Dio riconosciuto verace) pag. 77.

La gehenna era un profondo burrone che da ovest a sud circondava la città di Gerusalemme, ove ardeva in continuazione fuoco per la distruzione dell'immondizia.

Nella letteratura rabbinica l'allusione alla gehenna quale stato di supplizio dei malvagi, non indica mai il loro annichilimento, ma indica un luogo preciso in cui essi vengono tormentati, tra l'altro anche col fuoco.

I Testimoni di Geova confortano la loro tesi con i seguenti passi:

 

1) Mc. 9,47-48; "Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella gehenna, 48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue". Intanto la traduzione interconfessionale del N.T. traduce il versetto 48 così: "dove si soffre sempre e il fuoco non finisce mai". I Testimoni di Geova ironizzano che il verme, e non l'uomo, sarebbe immortale. Ma verme è usato in correlazione con "fuoco" e come "fuoco" dice strumento di pena, anche "verme" deve essere preso con lo stesso significato.

Quello, comunque, che emerge dal testo di Luca è che essi non finiscono mai e che si trovano nella Gehenna che pertanto resta luogo di tormento.

 

2) Ap. 20,13-14; "Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. "Poi la morte e gli Inferi furono gettati nello stagno di fuoco". Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco".

Secondo i Testimoni di Geova il passo biblico citato andrebbe interpretato così: l'inferno rese i morti che erano in essi e che i morti furono giudicati secondo le loro opere. Ma poi la morte e l'inferno (hades) furono gettati nello stagno di fuoco che è la seconda morte, dalla quale condizione non c'è ricuperamento o risurrezione (Sia Dio riconosciuto verace) pag. 74-75.

In che consiste questa seconda morte? I Testimoni di Geova dicono che è un annientamento, l'Apocalisse non lo dice. Se esaminiamo 1 Cor. 15,54-55; "quanto poi questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della scrittura: la morte è stata ingoiata per vittoria. "Dov'è, o morte la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?", comprendiamo che S. Paolo parla della vittoria sulla morte del corpo che consiste appunto nella risurrezione.

 

3) Lc. 16,19-31; "La parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro". Con questa parabola, dicono i Testimoni di Geova Gesù pronunciò una profezia che si trova in via di adempimento nel suo moderno ambiente dell'anno 1818 d.c. Essa si applica a due classi esistenti attualmente sulla terra. L'uomo ricco rappresenta la classe ultraegoista del clero e della cristianità che si trova al presente alienata da Dio. Lazzaro rappresenta il residuo del corpo di Cristo ed anche quella classe di persone che sono di buona volontà. (Sia Dio riconosciuto verace) pag. 78-79.

E' fin troppo chiara l'intenzione di Gesù che nella parabola istituisce un colloquio tra Epulone e Lazzaro per mettere in evidenza una inversione di sorte nell'aldilà: di qua c'è un ricco Epulone ed un mendico, di là le sorti si invertono.

 

4) 1Gv. 4,16; "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore,; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui".

I Testimoni di Geova dicono che l'inferno non ci può essere perchè Dio è buono. Intanto, se Gesù ha parlato di castigo riservato ai malvagi è segno che non bisogna distruggere la giustizia di Dio con la misericordia. Se poi, in nome della bontà di Dio, i T. di G. non possono ammettere l'inferno, come possono giustificare l'idea di un annientamento perenne dei reprobi?

In che cosa consiste il castigo dell'inferno? Il termine greco "Kalasis" dai T. di G. è tradotto con "eterno stroncamento". Se esso, però, è riferito a uomini, deve essere tradotto con "punizione" o "castigo". cfr. 1 Gv. 4,18; "Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore".

2 Pt. 2,9; "Il Signore sa liberare i più dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio".

Mt. 13,42-49; "..... gli angeli raccoglievano tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li gettavano nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti......" Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli Angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti". Mt. 18,8-9; "..... è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella gehenna del fuoco".

Mt. 22,13-14; "Allora il re ordinò ai servi: legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perchè molti sono i chiamati, ma pochi eletti". Mt. 25,41; "Poi

dirà a quelli della sua sinistra: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli". Lc. 12,4-5; "A voi, miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui, che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella gehenna". Ap. 14,10-11; "Chiunque adora la bestia....... e sarà tormentato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dall'Agnello. Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli e non avranno riposo nè giorno nè notte quanti adorano la bestia.......".

Lo stagno di fuoco e di zolfo infiammato è il luogo di punizione degli empi. Ap. 19,20; "....ambedue (la bestia e il falso profeta) furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo".

Ap. 20,10; "e il diavolo che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di zolfo e fuoco... saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli. Ap. 21,8; "Ma per i vili e gli increduli...... è riservato lo stagno ardente di fuoco e zolfo. E' questa la seconda morte". Mt. 13,42-50; "Parabole della zizzania e della rete = Gli angeli raccoglieranno tutti gli scandali e operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti". Mt. 18,8-9; "identifica la condanna col "fuoco eterno" Mt. 22,13 (come Mt. 13,42-50; 24,51; 25,30) = chi è annientato (come vogliono i T. di G.) non piange. Mt. 25,41; "Poi dirà a quelli della sua sinistra: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per voi e i suoi angeli".

A quelli che stanno alla sua destra, dice Gesù: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo". Ora, se è vero il regno, è altrettanto vero il fuoco. Lc. 12,4-5; "Se la morte (come vogliono i T. di G.) è la massima pena, non ci sarebbe da temere nulla di più grave. Gesù invece specifica che dopo c'é ancora qualche cosa di peggio: la gehenna (usata per indicare una pena reale ed eterna. Ap. 14,11;

"tormento nei secoli dei secoli"..."non hanno requie" Se fossero annientati non comincerebbe, ma finirebbe per loro il tormento.

Per i cattolici, dunque, l'inferno è tormento, fuoco, lontananza dalla presenza di Dio = (Tenebra di fuori: Mt. 22,13) di gente che è viva (altrimenti non soffrirebbe).

 

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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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