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CONFUTAZIONI ( di G.Cattafesta )

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2012 23:02
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17/05/2012 15:13
 
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LA SANTISSIMA TRINITA'

(Errori dei Testimoni di Geova)

 

 

1- La dottrina trinitaria è irragionevole;

2- La dottrina della trinità è di origine pagana;

3- La dottrina trinitaria è un'invenzione umana;

4- Presunta confutazione della dottrina cattolica della trinità

 

 

 

Punto 1.

 

La dottrina trinitaria è irragionevole: uno=tre. In "la religione miete la tempesta" a pag. 29: "Quella dottrina è totalmente irragionevole, poichè è impossibile per tre persone di esistere in una sola". In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 81: "La dottrina in breve consiste nella credenza che siano tre dei in uno: Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo; tutti e tre uguali in potenza, sostanza ed ETERNITA'.

 

Risposta) I Testimonim di Geova sanno bene che la dottrina cattolica non insegna "tre dei in uno solo" -"uguali in sostanza" - "tre persone esistenti in una sola". Difatti, a pag. 81 di "Sia Dio riconosciuto verace" riportano un brano della "Catholic Encyclopedia: "nella unità della divinità ci sono tre persone, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e queste tre persone sono nettamente distinte l'una dall'altra. Così nelle parole del Credo di Atanasio: il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio; tuttavia non vi sono tre dii, ma un unico Dio; "Unità di natura" e "trinita di persone" sono due cose ben distinte.

A proposito di "natura" in "La verità vi farà liberi" a pag. 34: "Non sarebbe appropriato di parlare di Geova, come possedente la natura divina, poichè "natura" significa "ciò che è nato e prodotto" oppure "ciò che si ha secondo la nascita e lo sviluppo".

"Natura" invece significa "essenza, sostanza costitutiva, modo di essere". La natura in Dio è la divinità e le persone sono Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Tutte e tre le persone sono la stessa ed unica divinità: esse Hanno l'unico essere. Nell'uomo ci sono due potenze (intelletto e volontà) oppure c'è un unico spirito e non due spiriti.

 

 

 

Punto 2.

 

 

La dottrina trinitaria è di origine pagana. In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 82: "L'origine della dottrina della trinità va rintracciata lontano, ai tempi degli antiche Babilonesi ed Egiziani o di altre mitologie. Non sarà messo in dubbio dagli Ebrei e dai Cristiani che quelle antiche nazioni hanno adorato gli dei demoniaci e che la tipica nazione di Israele è stata da Dio ammonita di astenersi dal mescolarsi con loro a causa di questo fatto. Ne conseguenze perciò che non fu Dio l'autore di questa dottrina.

Risposta) E' impossibile far derivare il dogma cristiano della Trinità dalle ideefilosofiche giudaiche o dalle filosofie religiose pagane. Nelle religioni nelle filosofie di Laotrè, Confucio, Budda, degli antichi persiani, degli Indù e degli Egiziani, di Aristotele e Platone, della Stoa, dei Neopitagorici e Neoplatonici troviamo un panteismo evoluzionista, con una tendenza al numero ternario, che non ha niente a che fare col monoteismo cattolico. Non basta infatti trovare delle coincidenze numeriche per derivare una dipendenza dottrinale.

 

 

Punto 3

 

 

La dottrina trinitaria è una invenzione umana. In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 82: "Vi sono due altri interessanti fatti: 1° - Un religionista vissuto nel secondo secolo, di nome Tertulliano, dimorante in Cartagine, Africa, introdusse il termine " TRINITA' " negli scritti ecclesiastici latini, mentre il termine "trinità" non viene usato neppure una volta nelle scritture ispirate. 2° - La dottrina venne introdotta primariamente nella religione organizzata da un prete chiamato Teofilo, vissuto pure nel secondo secolo.

Nell'anno 325 d.c. un concilio di preti si raccolse a Nicea nell'Asia Minore e confermò la dottrina. Più tardi venne dichiarata come dottrina della organizzazione religiosa della Cristianità; ed il clero ha sempre riconosciuta questa complicata dottrina. Conclusione logica è, perciò, questa: Satana è l'autore della Trinità.

Risposta) Anzitutto gli stessi Testimoni di Geova distinguono tra termine "trinità" e la dottrina, anche se attribuiscono ambedue a origine umana. In quanto al termine "trinità" concordiamo che essa non si trova nella Sacra Scrittura, come del resto nella stessa non ritroviamo termini adoperati dai Testimoni di Geova, come ad esempio "teocrazia". In quanto poi alla dottrina, non basta indicare la decisione del Concilio di Nicea quale presunta prova di origine umana di detta dottrina, perchè il Concilio sancì quello che era già una universale dottrina della Chiesa in base alla Sacra Scrittura.

 

 

Punto 4

 

 

Presunta confutazione della dottrina cattolica della trinità.

 

In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 82-83: "si potrebbe chiedere: che avete da dire dei passi della scrittura citati a sostegno della Trinità? Non provano essi che la dottrina come viene insegnata dal clero è diversa dalla "trinità" dell'antica Babilonia? Ogni persona onesta che teme Dio vuole conoscere i fatti. Ma tale persona si rende conto che la conoscenza è una difesa contro l'essere e che per ottenere tale conoscenza si devono considerare francamente i due aspetti di un argomento. Perciò vogliamo esaminare i principali passi della Scrittura adoperati a sostegno della Trinità".

A) 1Gv. 5,7-8 "Poichè tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue e questi tre sono concordi".

In "Dio sia riconosciuto verace" alle pagg. 84-85: "Questo è un chiaro esempio di aggiungimento che viene espressamente condannato. Nel commentare questo testo un noto studioso della lingua greca, Beniamino Wilson, scrive nel suo "The enphatic diaglott: questo testo concernente la testimonianza celeste non è contenuto in nessun manoscritto greco prima del XV secolo. Esso non viene citato in nessuno degli scrittori ecclesiastici greci, nè da alcuno dei primi Padri latini, neppure quando i soggetti dei quali trattano li avrebbero naturalmente portati a richiamarsi alla sua autorità. Esso è perciò evidentemente apogrifo. La verità di questa dichiarazione proviene dal fatto che le moderne versioni (eccetto le versioni cattoliche romane) non lo includono nel testo. (La versione riveduta italiana avverte con una nota in calce che le parole di 1 Gv. 5,7-8 mancano in tutti gli antichi manoscritti).

Risposta) In questa nota di carattere critico vengono citati gli scrittori greci ecclesiastici ed i primi padri latini. Gli stessi Testimoni di Geova quindi confermano che è la tradizione cattolica, che attraverso i codici e le citazioni ci appresta il materiale per una indagine critica del testo della Sacra Bibbia. Per quanto riguarda l'autorità del testo citato, neanche i cattolici lo ritengono autentico.

La Bibbia di Gerusalemme annota: "Il testo dei vv. 7-8 è sovraccarico, in volg., per un inciso detto "comma giovanneo", assente nei manoscritti greci antichi, nelle versioni antiche e nei migliori manoscritti della volgata; sembra una glossa marginale introdotta più tardi nel testo: "perchè tre sono quelli che rendono testimonianza (nel cielo: il Padre, il verbo e lo Spiritom Santo, e questi tre sono uno; e tre quelli che testimoniano sulla terra): lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi".

Tale passo è sospetto dal punto di vista critico, perchè compare solo all'ottavo secolo nei manoscritti latini e non si trova in alcun manoscritto greco prima del XV secolo. Nessun Padre greco o orientale lo segnala, malgrado l'enorme importanza che avrebbe avuto nella controversia cristologica. Il Ricciotti nelle sue note alla Sacra Bibbia dice che il nostro versetto "manca in tutti i codici anteriori al XV sec. e in quelli della vulgata anteriori al sec. VIII.

Obiezione) Gv. 10,30: "Io e il Padre siamo una cosa sola".

In "Sia Dio riconosciuto verace" alle pagg. 85-86: "Il successivo passo della Scrittura da prendersi in esame è quello di Gv. 10,30: "Io e il Padre siamo uno" Leggendo questo testo da un punto di vista astratto un individuo potrebbe aver ragione di pensare che Iddio e Gesù sono uno; ma Geova consiglia: "Acquista la sapienza. Sì, a costo di quando possiedi, acquista l'intelligenza. Prov. 4,7. Questa regola deve essere sempre approvata, e non lo deve essere meno nel caso presente. Gesù stesso spiega che cosa significa il suddetto passo di Gv. 10,30 nella sua preghiera al Padre la notte che precedette la sua esecuzione: "io non prego soltanto per questi ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola; che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, e io in te, anche essi siano in noi" Gv. 17, 20-22 -Gesù pregava per coloro che sarebbero divenuti membri del suo corpo, la Chiesa. L'Apostolo appoggia questo concetto in 1Cor. 12,12: "siccome il corpo è uno ed ha molte membra, e tutte le membra del corpo benchè siano molte, formano un unico corpo, così ancora è di Cristo" Illustrando questo punto l'apostolo scrive ulteriormente: "poichè il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, egli, che è il salvatore del corpo" Ef. 5,23. Indi introducendo Geova come capo di tutto, l'apostolo scrive: "il capo di ogni uomo è Cristo, .... il capo della donna è l'uomo, e .... il capo di Cristo è Dio" 1 Cor. 11,3. Si manifesta così la semplice verità che come Cristo ed il suo corpo sono considerati uno, similmente Geova e Cristo sono considerati come uno. Essi sono tutti uno nell'accordo, nello scopo e nell'organizzazione. Se non fosse questa la conclusione logica Gesù non avrebbe detto mai: "il Padre è maggiore di me" Gv. 14,28 e quindi "non la mia volontà, ma la tua sia fatta" Lc. 22,42. Pertanto tutti, Gesù compreso si trovano nella completa sottomissione al grande capo, l'Iddio onnipotetente".

Risposta) In Gv. 10,30 non si parla di unità di scopo o di accordo, ma di potenza. Vedi i vv. precedenti: 28 "Io do loro la vita eterna e non andrannomai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio". dunque, nessuno può rapire le pecore di mano a Gesù, perchè nessuno le può rapire di mano al Padre. Non entra in questione "l'accordo" tra il Padre e Gesù. Gesù parla del Padre che non può essere vinto da nessuno (dal demonio e dalle potenze demoniache). è come è del Padre, così è di Cristo. Che il nostro passo concluda alla unità di potenza e di divinità tra gesù e il Padre lo si capisce dalla reazione immediata dei Giudei increduli: lo volevano uccidere a sassate, perchè "si faceva Dio" Gv. 10,34. Gv. 17,20-22: è chiaro che Gesù parla di unità di accordo tra quanti credevano in Lui. L'unità di volontà che c'era tra gesù e il Padre (io faccio sempre le cose che gli sono gradite Gv. 8,29) era precisamente garantita dalla unità di potenza e di divinità espressa in Gv. 10,30. Ef. 5,23 e 1 Cor. 11,3 non c'entrano nel nostro caso: il corpo di Cristo è veramente uno, ma i Testimoni di Geova, non ammettendo lo spirito umano, non hanno fondamento per ammettere una unione reale del corpo di Cristo.

I passi indicati dai Testimoni di geova per spiegare Gv. 10,30 non si possono mettere in rapporto con esso. Non sono quei passi (Gv. 17,20-22; Ef. 5,23; 1 Cor. 12,12) che devono spiegare Gv. 10,30, ma viceversa: l'unione di Gesù col Padre è la causa dell'unione dei fedeli con Lui in un unico corpo. Appunto perchè abbiamo ricevuto dalla sua pienezza (Gv1,16) e perchè in Lui abita la pienezza della Divinità (Col. 2,9) noi possiamo essere membra del corpo di Cristo e nello stesso tempo membra della famiglia di Dio: "Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? " (1 Cor. 6,15); "Così dunque, voi non siete più stranieri ne ospiti, ma siete concittadini dei Santi e familiari di Dio" (Ef. 2,19).

oBIEZIONE) 1 tIM. 3,16: "Iddio è stato manifestato in carne". In "Sia Dio riconosciuto verace" a pag. 86: "La pretesa che l'Onnipotente Iddio si sia manifestato in carne agli uomini di questa terra, come arguiscono i preti, viene appoggiata al testo di 1 Tim. 3,16 che dichiara: Iddio è stato manifestato in carne" Una nota dell'Emphatic diaglott apporta a Benjamin Wilson, a questo passo, al v. 16, dice: quasi tutti gli antichi manoscritti e tutte le versioni dicono "colui che" invece di "Dio" in questo passo. Questo è stato adottato. La traduzione parola per parola dal greco dice: "chi fu manifestato in carne. L'american standart e la versione riveduta italiana traducono "colui che"; altre versioni usano le parole "il quale".

Risposta) La Bibbia di Gerusalemme traduce il v. 16 così: "Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà: Egli si manifestò nella carne ....". Non dice "Iddio" ma "Egli" al maschile: il Cristo: cfr codice sinaitico, alessandrino, ecc. Molti testi (cfr. vulgata, codice di Bera, ecc.) hanno il neutro: in questo caso il soggetto dei verbi seguenti sarebbe il mistero (cfr Col. 2,3 "Mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza").

 

 

 

DOTTRINA CATTOLICA DELLA TRINITA'

 

 

La dottrina della Trinità è il più profondo dei misteri cristiani. Ne siamo a conoscenza per la rivelazione: "Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo vuole rivelare" Mt. 11,27; "Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio..... così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conoscere se non lo Spirito di Dio" 1 Cor. 2,10-11; "il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile, che nessuno fra gli uomini ha mai visto ne può vedere" 1 Tim. 6,16; Proprio perchè la fonte della dottrina trinitaria è la rivelazione, tale dottrina è diventata nota agli uomini, solo quando Dio si è compiaciuto di notificarla. Solo nel N.T. si parla esplicitamente di essa. Nel V.T. troviamo solo alcune espressioni che, pur salvando la dottrina dell'unità di Dio, parlano di una pluralità in Dio.

Sono quattro le espressioni di tal genere: Gn. 1,26: "E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza"; Gn. 3,22: "Il Signore Dio disse allora: ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male"; Gn. 11,7: "Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua"; Is. 6,8: "Poi udii la voce del Signore che diceva: chi manderò e chi andrà per noi?". Certamente nei passi citati si parla dell'unico Dio, il quale ha usato espressioni che per il momento non erano perfettamente spiegate all'uomo, ma che sarebbero poi completamente rivelate nel N.T.

Anche nel N.T. la rivelazione del grande mistero è data gradualmente. Dalla nozione della assoluta trascendenza del Padre, Gesù passa ad una insistente dichiarazione della sua unità col padre: ciò che ha suscitato lo scandalo dei Giudei increduli. Gv. 5,17-18: "Ma Gesù rispose loro: il Padre mio opera sempre e anch'io opero. Proprio per questo i Giudei cercarono ancor più di ucciderlo: perchè non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio". Gv. 8,26-59: "Io dico al mondo le cose che ho udito da Lui. Non capirono che Egli parlava loro del Padre .... non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me .... io dico quello che ho visto presso il Padre.... ora cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio..... da Dio sono uscito e vengo..... prima che Abramo fosse io sono. Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui". Gv. 12,44-50: "Chi crede in me, non crede in me ma in Colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato;.... le cose che io dico, le dico come il padre le ha dette a me".

Alla fine della sua vita Gesù, all'atto di congedarsi dai suoi apostoli, espone una esplicita dottrina sullo Spirito santo, che verrà poi ripresa e ribadita nelle lettere di S. Paolo: Gv. 14,16-20: "Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perchè rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità..... in quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi"; Gv. 15,26: "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre....". Gv. 16,7-15: "è bene che me ne vada, perchè se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore.... Quando poi verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perchè non parlerà da sè, ma dirà tutto ciò che avrà udito...".

 

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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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