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CONFUTAZIONI ( di G.Cattafesta )

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2012 23:02
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17/05/2012 14:57
 
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L A B I B B I A

 a) Trasmissione del Testo Sacro

b) Numero dei libri componenti la Bibbia.

 TRASMISSIONE DEL TESTO

 "Bibbia" = libri = raccolta di vari libri. A partire da Mosè (circa 1500 anni prima di Cristo) fino a S. Giovanni Evangelista, che scrisse l'Apocalisse verso il 90 dopo Cristo, trascorsero più di 1600 anni, durante i quali furono composti tutti i libri sia del V.T. come del N.T.

Il V.T. fu composto in massima parte in ebraico, alcuni libri furono scritti in greco, alcune parti in aramaico. Il N.T. (ad eccezione del vangelo di Matteo, che fu scritto originariamente in aramaico) è tutto in greco.

Prima della invenzione della stampa (1450 d.c.) i libri (e quindi la Bibbia) venivano scritti a mano: i documenti (o copie) si chiamavano "manoscritti"; chi li trascriveva si chiamavano "amanuensi". Materia adoperata : Papiro o pergamena. Tali documenti vengono chiamati "codici".

Cosa ci dà la sicurezza che il testo greco, aramaico o ebraico nelle nostre mani sia identico a quello che uscì dalle mani degli Autori sacri?

La scienza critica raccoglie tutti i manoscritti esistenti, che attraverso i secoli si sono moltiplicati dipendendo l'uno dall'altro. La scienza critica esamina questi manoscritti, li cataloga, li confronta, ne mostra le reciproche dipendenze o somiglianze, ne nota le differenze ed arriva alla ricomposizione di un testo corretto degli errori. Lavorando così a ritroso, si arriva per quanto è possibile fino all'età di composizione del testo sacro.

I testimoni di Geova riconoscono e sfruttano questo lavoro di trascrizione dei codici e del loro confronto critico. In "La verità vi farà liberi", al cap. XVI, pag. 211 :L'opera di scrivere gli ispirati o canonici libri delle Scritture in linguaggio greco fu compiuta quando Giovanni scrisse il suo libro. Così il canone (cioè le Scritture autoritative) fu terminato, non solo in riguardo alle scritture greche, ma anche dell'intera Bibbia ..... Nessuno degli scritti originali autografi di questi libri ispirati da Dio sono oggi in esistenza, ma il grande Autore della "verace scrittura" cagiona la manifattura di altre copie in esatto accordo con le originali. Gli Ebrei o Giudei esercitarono la più scrupolosa cura nella fedele copiatura e nella preservazione delle scritture ebraiche". Pag. 213 "I cristiani furono i primi a specializzarsi non in rotoli, ma in manoscritti in forma di libri, con le pagine e le copertine" Pag. 217 "Nei susseguenti secoli vi fu molta sapiente investigazione e critica degli originali manoscritti della Bibbia in lingua greca, per ottenere il corretto o accurato testo come quello scritto dagli Apostoli e dai loro compagni".

Nessuno, tanto meno i cattolici, mette in dubbio che l'autore della Bibbia sia Dio. Non si fa questione dell'autore della Bibbia, ma della sua trasmissione.

Tutti i manoscritti del N.T. che vanno dal sec. IV al sec. IX sono stati composti solo nella Chiesa Cattolica, perchè in quel periodo i protestanti (sorti nel sec. XVI) ed i Testimoni di Geova apparsi nel sec. XIX non erano ancora nati. Gli Ebrei, da parte loro, non provvedevano certo alla trascrizione del N.T., in quanto questo a loro non interessava.

I "cristiani" citati a pag. 213, quali specialisti nel comporre codici, altri non potevano essere che Cristiani Cattolici.

I codici, dunque, su cui è stato ricostruito il testo biblico, appartengono alla tradizione Cattolica. Sbagliano i protestanti ed i Testimoni di Geova a pretendere di collegarsi con i tempi Apostolici, perchè, per fare questo, o devono accettare il materiale della tradizione cattolica (e allora riconoscono la tradizione cattolica) o la debbono rinnegare (ed allora non Hanno più il modo di ricostruire la Bibbia)

 

 

 

NUMERO DEI LIBRI COMPONENTI LA .BIBBIA

(CANONE)

 La parola Greca "canone" significa "regola" "norma". Fu impiegata sin dal sec. IV per designare la collezione dei libri sacri della Bibbia. Da allora si parla di libri canonici, in contrapposizione ai non canonici, a seconda che facciano parte o no della suddetta collezione o canone.

I termini protocanonici e deuterocanonici risalgono al sec. XVI ed indicano, tra i libri che compongono il canone del V.T., la distinzione di quelli che concordemente furono riconosciuti datutti come facenti parte della collezione, da quelli sul cui carattere ispirato era sorto qualche dubbio lungo i secoli.

 

CANONE DEL VECCHIO TESTAMENTO

 

La divergenza sulla canonicità dei libri del V.T. risale al sec. I d.c. e la si trova presso i Giudei. Lo storico Flavio Giuseppe (contra opionem 5,8-9) tramanda, senza nominare esplicitamente i singoli titoli, un canone che escludeva i libri deuterocanonici; d'altra parte, la versione greca, detta dei SETTANTA, fatta da Giudei Alessandrini qualche secolo prima di Cristo, contiene anche i libri deuterocanonici.

Ciò dimostra che tali libri venivano letti nelle adunanze della sinagoga e considerati ispirati.

I Giudei che escludevano dal Canone i libri deuterocanonici ritenevano quali requisiti indispensabili di un libro sacro:

a) la lingua ebraica

b) la qualità profetica dell'autore supposto anteriore ad Esdra;

c) l'origine palestinese del libro.

Tale criterio non era condiviso dai Giudei ellenizzati della diaspora, che leggevano generalmente la Bibbia nella versione greca. Del resto non mancano indizi per supporre che anche presso i Giudei palestinesi in un primo tempo questi libri, specialmente i più antichi, fossero ammessi. I Giudei della diaspora, infatti, dovettero ricevere certamente, in origine, il loro canone dai correligionari della Palestina, e quindi ricevettero da essi anche i libri deuterocanonici. Quando però più tardi, per il rigorismo degli scribi palestinesi, prevalsero i requisiti sopra esposti il canone fu ridotto ai soli protocanonici, anche gli alessandrini accolsero tale sentenza, ripudiando l'antica versione dei settanta.

Gesù Cristo e gli Apostoli non hanno lasciato un catalogo ufficiale dei libri ispirati canonici, ma dalle loro allusioni conservate nel N.T. e dall'uso frequente della versione dei settanta, risulta in pratica che ritenevano per ispirati anche i deuterocanonici.

Anche i più antichi Padri della Chiesa, citano ed usano indifferentemente le due serie di libri (Clemente Romano, Ippolito, Ireneo, Tertulliano, Clemente Alessandrino, Cipriano). Di modo che per i primi due secoli non risulta alcuna incertezza circa l'ispirazione e l'autorità dei libri deuterocanonici. Solo verso la fine del sec. II, le controversie frequenti con i Giudei, che ormai concordemente rigettavano i libri deuterocanonici, condussero gli apologeti a non desumere i loro argomenti da questi scritti non ammessi dai loro avversari.

Si trattava perciò di una norma pratica da seguire più che di un principio teorico.

Origene per esempio riferisce il canone dei Giudei, tuttavia usa i deuterocanonici come libri ispirati. Così Atanasio, Cirillo di Gerusalemme, Epifanio, Gregorio di Bisanzio, nelle cui opere non è difficile ritrovare citazioni di deuterocanonici come libri ispirati.

Cominciò allora a circolare presso i Greci una distinzione dei libri della Bibbia:

a) libri certi ammessi da tutti = omologumena;

b) libri controversi =antilegomena (deuterocanonici)

c) libri apocrifi o spuri.

Nella Chiesa Latina, dopo il suo ritorno dall'oriente, S. Girolamo si attenne al canone giudaico.

La grande maggioranza degli scrittori latini mantenne categoricamente l'ispirazione e la canonicità dei libri controversi. Rappresentante di questa opinione fu Agostino che conservò la genuina tradizione della Chiesa con l'opera personale e con proclamazioni conciliari da lui promosse.

Lutero, pur rispettando la tradizione ecclesiastica, manifestò una certa esitazione nel ripudiare i deuterocanonici e si accontentò di relegarli in fondo alla sua traduzione.

 

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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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