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LA FAMIGLIA

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2016 15:17
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04/02/2016 15:17
 
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Grazie al Family Day, l’Italia diventa
il faro d’Europa sul tema della famiglia

family dayIl giorno dopo la grande manifestazione del Family Day al Circo Massimo molti stanno giustamente analizzando la portata di quest’evento, politica e sociale. E’ stata una bellissima espressione di popolo, di difesa spontanea dell’ideale della famiglia.

Ci distacchiamo tuttavia un attimo dall’entusiasmo generale e manifestiamo un piccolo disagio, motivato da due elementi in particolare. Non riteniamo lungimirante aver calcato la mano sui “due milioni” di partecipanti: chi fa questo gioco è perché di solito i numeri non li ha davvero (pensiamo alFlop Gay delle piazze arcobaleno di qualche giorno fa). Invece, le immagini di ieri parlano chiare: una marea umana –composta anche da diverse persone omosessuali- si è alzata in piedi contro il ddl Cirinnà, che rappresenta il tentativo più riuscito finora della definitiva colonizzazione ideologica della famiglia, dopo divorzio e aborto.

Potevamo parlare di partecipazione esorbitante, di popolo italiano, di sterminata distesa di famiglie… le immagini -come già detto- parlano chiare e sono dalla nostra parte. Abbiamo invece ingenuamente dato occasione ai critici -che già non sono questo pozzo di intelligenza e maturità-, di spostare l’attenzione dall’evento in sé al numero dei partecipanti. Dimenticando che si tratta di un raduno unico nel suo genere, organizzato con le sole forze fisiche ed economiche degli organizzatori, nato dal basso in pochissimo tempo e senza l’aiuto di sigle, lobby, associazioni o politici. Oltretutto, avendo come principali avversari gran parte di stampa e televisione (con tanto di istigazione al pestaggio dei pro-family -definiti “fascisti”- da parte di Beatrice Dondi, giornalista dell’Espresso e dell’Huffington Post). Per questo è scattato l’interesse perfino dai media esteri -dallaBBC al Time– che hanno chiesto agli organizzatori che diavolo sta accadendo in Italia (oltre a vedere il simbolo della Manif pour tous conquistare le prime pagine dei giornali italiani).

Secondo motivo di disagio: il 30 gennaio 2016 è stato un giorno storico, usato però da molti come ennesima occasione di divisione, di attacco al Pontefice e ai vescovi italiani. Arrivando a sostenere (come ha fatto Antonio Socci) che Francesco odia la Chiesa italiana e tutti coloro che difendono la famiglia naturale. Invece la CEI ha pienamente appoggiato l’evento attraverso le parole del presidente, card. Bagnasco, mentre il suo vice mons. Galantino ha condiviso le motivazioni ma mostrato riserve sulla modalità di esprimerle attraverso la piazza. E’ dialogo interno, esattamente come avvenne nei confronti del comunismo: c’era chi preferiva lo scontro diretto e chi la via diplomatica, senza reale divisione sugli ideali (in questo caso, la difesa della famiglia).

Durissime critiche (quasi insulti) stanno arrivando a Papa Francesco perché non avrebbe parlato questa mattina del Family Day. Perché, Benedetto XVI ne parlò il 13 maggio 2007, giorno dopo il primo evento di questo tipo? E, Francesco, ha per caso parlato dopo la recente vittoria del referendum in Slovenia? No, ci fu un richiamo, pochi giorni prima, chiedendo ai cittadini sloveni di difendere la famiglia, esattamente come pochi giorni prima del 30 gennaio 2016 ha chiesto di non paragonare il matrimonio ad altri tipi di unioni (la caratteristica del ddl Cirinnà è proprio questa). Tant’è che il suo discorso è stato letto ieri dal palco e usato dall’Osservatore Romano per “benedireFamily day“, sempre ieri, il grande evento (senza dimenticare il suo incontro di un anno fa con la Manif pour tous Italia). Seppur, non va scordato, il Pontefice si riferisce sempre al mondo intero e mai alla singola realtà locale, come ha spiegatooggi il card. Camillo Ruini. Bellissima la sua risposta sulla presunta mancanza di modernità dell’Italia: «c’è anche un’altra modernità, nel vasto mondo e pure nei nostri Paesi. È la modernità che vediamo oggi al Family Day. Una modernità che fa nascere figli, contrastando la crisi demografica che si sta mangiando l’Europa. Una modernità che ha fiducia nel futuro e crede nei legami sociali. Senza di essa, anche la modernità oggi egemone avrebbe poche speranze».

Non lasciamoci dunque trascinare dalle diatribe sui numeri dei manifestanti, facciamo così il gioco degli oppositori. Non facciamoci trascinare dal tradizionalismo anti-papista nella divisione interna: chi alimenta insofferenza verso la Chiesa è chi si è già ormai estromesso da essa, guardandola non più come Madre ma come nemica. Il Papa richiama gli ideali e il popolo, che nella Chiesa da lui rappresentata si riconosce figlio, si organizza socialmente e politicamente per sostenerli e creare un mondo migliore. Per tutti.

L’ultima cosa su cui abbiamo riflettuto è che le critiche che ci vengono rivolte hanno sempre una base di verità. La maggior obiezione ad ogni manifestazione pubblica del mondo cattolico è, infatti, che al suo interno, perfino tra i responsabili delle singole manifestazioni, vige unacontraddizione tra il dire e il fare. Tra l’ideale che si afferma e la capacità di viverlo. Nello specifico, quanti cattolici spesso sono i primi a divorziare, a risposarsi, a convivere, a negare con la loro stessa esperienza di vita il valore della famiglia. Molti hanno partecipato, e qualcuno anche organizzato, lo stesso Family Day. Il mondo non capisce che siamo un popolo di peccatori, che la Chiesa stessa si basa sulle fondamenta di uno che tradì tre volte Gesù Cristo. Per chi ci guarda, il tradimento dell’ideale che vogliamo affermare è il più grande ostacolo all’adesione del cammino cristiano. Eppure, sappiamo bene che non c’è reale contraddizione, che si può capire e difendere un valore e non avere in sé la forza di viverlo in prima persona. Vediamo il bene ma compiamo il male, dice San Paolo parlando del peccato originale. L’uomo è fatto così, non deve essere una giustificazione questa, ma nemmeno una sorpresa. Non scandalizziamoci perciò di queste critiche -seppur miopi e sbagliate-, ma usiamole per sforzarci a dare la stessa intensità che abbiamo messo nella bellissima piazza di ieri anche nella nostra vita personale, per essere testimoni della bellezza e inviolabilità della famiglia con la nostra stessa vita, prima che con le parole o le manifestazioni.

Alle leggi sbagliate il popolo deve rispondere anche con le piazze, questo è quel che non capiscono coloro che dubitano di questa modalità di manifestare le proprie contrarietà. Ma queste leggi arrivano perché noi per primi, dal ’68 in poi in modo palese, abbiamo contribuito a corromperel’ideale della famiglia con il nostro disimpegno quotidiano verso essa (politici “cattolici” compresi). Se l’oceanico evento di ieri non ci spronerà a tornare con più vigore nel testimoniare il valore della famiglia laddove viviamo, fianco a fianco con gli altri uomini, allora sarà servito a poco. Rimanderà l’equiparazione legislativa tra unione e famiglia, magari (si spera), ma non permetterà all’Italia di essere davvero il faro morale dell’Europa su questo tema. Tuttavia, l’assenza di una corruzione legislativa della società naturale -così la famiglia viene definita nella nostra Costituzione- e la presenza di un popolo che si è alzato per difenderla, ci inorgoglisce ugualmente e ci porta a dire, come fa il card. Ruini, che siamo noi ad esprimere la vera modernità.


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Questa è la vita: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo. Gv.17,3
 
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