Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

COMMENTO DELLA SECONDA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2012 22:30
Autore
Stampa | Notifica email    
12/02/2012 18:56
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

LO SPLENDORE DEL GLORIOSO VANGELO DI CRISTO

I collaboratori esortano. È proprio dell’amore che pervade il cuore esortare ad accogliere il dono di Dio. Se il collaboratore di Dio non esorta, non chiama, non invita, la grazia di Cristo rimane infruttuosa, rimane vana. C’è tutta una ricchezza spirituale che può salvare il mondo e questa ricchezza rimane inutilizzata. È come quel talento posto sotto la pietra. Ma non è stato posto sotto la pietra da Cristo Gesù, è stato posto dall’uomo, dal collaboratore di Cristo, dal suo strumento umano. Di questo si è responsabili dinanzi a Dio. Il primo talento che il cristiano deve far fruttificare è la grazia del Signore Gesù. Questa grazia ha tale e tanta potenza da salvare il mondo intero. Ogni momento deve essere trasformato dal cristiano in un momento favorevole per annunziare la grazia di Cristo Gesù, per donare la carità del Signore, per portare ogni uomo nella casa del Padre. Alla scuola della sapienza e della saggezza dello Spirito Santo questo sarà possibile, ad una condizione però: che tutto il suo cuore sia ricolmo dell’amore per il Signore Gesù.
Scandalo e ministero. Coloro che sono stati incaricati da Dio per portare nel mondo la Parola di Gesù, per dare alle menti la verità e ai cuori la grazia, infondendo lo Spirito Santo, non possono né devono considerarsi neutri per rapporto alla loro missione, come se fossero una brocca, o un vaso, o un qualsiasi altro contenitore, ininfluente quanto all’azione che si compie per mezzo di loro. Il ministro, o colui che in qualche modo svolge il ministero dell’annunzio, in particolare il ministro ordinato – vescovo, presbitero, diacono – devono essere perfetta immagine di Cristo Gesù, devono cioè svolgere la missione che Cristo Gesù ha affidato loro allo stesso modo secondo il quale l’ha realizzata, compiuta e portata innanzi Lui. Se questo non avviene, oltre che ad evidenziare una distorsione nel mistero della Redenzione che si è compiuto in loro – Redenzione e Santificazione sono un unico mistero, la vera redenzione è la santificazione del cristiano ed è la santificazione che è assimilazione a Cristo Signore – c’è anche uno scandalo che viene ad essere operato nei confronti del mondo. C’è una testimonianza che è contraria al Vangelo, anzi è la negazione dello stesso Vangelo che si annunzia e si predica. Questo fa sì che i cuori non si convertano, le menti non accolgano la verità, perché la contro testimonianza dell’apostolo, o del ministro della parola, o del cristiano, ha dimostrato loro che non è necessario credere in Cristo, non essendovi nessuna differenza tra coloro che vi credono e quanti invece non vi credono, o si rifiutano di credere. La distinzione tra i ministri fa la differenza e questa distinzione può essere solo nella santità. Tutte le altre distinzioni non fanno alcuna differenza, possono al massimo farla all’interno della Chiesa, non fuori di essa. Poiché la missione è fuori della Chiesa, essa si può svolgere solo nella santità che è perfetta corrispondenza, coerenza esatta tra ciò che si annunzia e ciò che si vive. Si predica l’obbedienza, l’obbedienza si vive; si annunziano le beatitudini, su di esse l’uomo di Dio ha modellato l’intera sua vita.
Ministri di Dio: Paola dona ora la regola pastorale alla quale deve uniformarsi ogni ministro di Dio. Per essere un buon ministro di Cristo Gesù bisogna possedere la fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni. Se non si costruisce la vita ministeriale su questa virtù, che è dono dello Spirito Santo, come fortezza, avviene come una dismissione dal nostro ministero. Bisogna possedere, inoltre, le virtù della purezza, sapienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero. In queste virtù bisogna crescere fino alla perfezione. Questo può essere fatto con lo Spirito del Signore al quale diamo il timone della nostra vita, perché ci muova per essere sempre più graditi al Padre dei cieli. Nell’azione, poi, il ministro di Dio deve sempre presentarsi con parole di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia e questo in ogni momento che forma la nostra vita, nella gloria e nel disonore, nella cattiva e buona fama. Infine bisogna guardare sempre Cristo Gesù con uno sguardo limpido, sapendo che il mondo perseguita i suoi inviati, come ha perseguitato Lui. La coscienza deve rendere testimonianza al missionario di Cristo; il mondo lo dichiara impostore e lui deve essere veritiero. La gente lo definisce uno sconosciuto, mentre lui è notissimo, moribondo mentre è in vita; lo punisce ma non ha il potere di abbatterlo; mentre dal mondo riceve le afflizioni, da Dio le consolazioni; è povero di cose materiali, è il più ricco delle cose spirituali ed eterne; sembra che non possieda nulla, mentre in verità ha nelle sue mani tutta la ricchezza del cielo. È questa l’immagine del vero ministro di Dio, del fedele discepolo di Cristo Gesù. Adornato di queste virtù e di questa testimonianza della coscienza egli può presentarsi dinanzi al mondo nella certezza che la parola che lui dice è sicuramente testimoniata dalla conformità della sua vita al Vangelo della salvezza. Lui è credibile perché la parola che egli proferisce ha cambiato, stravolto e santificato tutta la sua vita.
La povertà reale. Un’altra questione che Paolo affronta per rapporto alla vita del missionario del Vangelo è la sua povertà reale. Il missionario di Cristo Gesù è stato consegnato da Lui nelle mani della Provvidenza del Padre. Sarà il Padre a provvedere per ogni sua necessità materiale. Il Padre lo custodirà, lo proteggerà, lo salverà, lo sazierà e lo disseterà, gli darà tutti quegli aiuti materiali che gli servono attraverso gente del popolo, gente semplice, umile, ma ricca di tanta carità nel cuore. Per questo il missionario del Vangelo deve avere una larghezza di cuore che supera quella di ogni altro uomo. Egli non deve temere di essere in ristrettezze, non deve aver paura di consegnarsi tutto e totalmente al Signore; non può chiudersi negli angusti confini del suo cuore o della sua vita. Egli deve aprire gli orizzonti del suo cuore al mondo intero, con la sua carità spirituale deve abbracciare idealmente ogni uomo, ogni uomo deve voler ricolmare della verità e della grazia di Dio, ogni uomo condurre nel regno della verità e della giustizia. Soprattutto il suo cuore deve essere largo nel perdonare, nel dimenticare le offese, nel pregare per i suoi persecutori, nell’abbracciare ogni uomo al fine di portarlo nella rete del Vangelo di Gesù Signore. Se tutto questo non avviene, se il ministro di Dio si dimostra e mostra un cuore spento, triste, piccolo, avaro, meschino, chiuso, con questo suo atteggiamento rende non credibile il Vangelo, la sua testimonianza è vana, il suo lavoro non potrà mai produrre frutti di vita eterna. Lo spazio del missionario è il cuore di Cristo Gesù. Il ministro di Dio deve avere un cuore così largo, così grande, così spazioso da accogliere tutto l’amore di Cristo dentro di sé e di riversarlo nel mondo intero. Quando questo avviene, il mondo lo riconoscerà come non appartenente a questa terra, lo riconoscerà come manifestazione del divino e si aggrapperà al fine di entrare in possesso di questi beni soprannaturali che cambiano la vita di un uomo perché la salvano.
Amore viziato. Questo è quanto ogni cristiano è chiamato a vivere, a realizzare, ad operare attraverso la sua vita interamente consegnata a Cristo Signore. Invece la realtà è ben altra. Il cristiano, a volte, anzi, spesso, non riesce a liberarsi dal suo peccato, dalle sue tradizioni di male, dalla sua concupiscenza, superbia e ogni altra incongruenza e incoerenza con il Vangelo della salvezza. Ma questo era già il lamento di Dio per rapporto al suo popolo. L’incoerenza, o il servire a due padroni, che poi è servizio di uno solo, del male, è stato sempre il peccato di quanti sono stati inseriti nel campo della retta fede. Ascoltiamo come si lamenta il Signore per bocca del profeta Isaia e poi lo confrontiamo con il lamento di Paolo per rapporto ai cristiani del suo tempo. “Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola. Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di essi ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha ascoltato. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, hanno preferito quello che a me dispiace” (Is 66,1-4). La stessa verità afferma Paolo: Non ci può essere comunione tra fedeli e infedeli, tra giustizia e iniquità, tra luce e tenebre, tra Cristo e Beliar. Questo connubio fa sì che il nostro amore per Cristo Gesù sia viziato, sia cioè un amore non puro, non santo, non giusto, non vero. C’è una falsità che bisogna assolutamente espellere dalla nostra mente e un peccato che si deve togliere dal nostro corpo, dalla nostra vita. Non si può appartenere contemporaneamente a due regni, al regno della luce e a quello delle tenebre, al regno di Cristo e a quello di Beliar, come non si può essere fedeli e infedeli allo stesso tempo, giusti e ingiusti nei nostri comportamenti. Una cosa esclude l’altra, viene escluso il contrario di ciò che noi facciamo. Chi è ingiusto esclude la sua equità; chi frequenta Beliar si allontana da Cristo. La sua religione è semplicemente vana, perché le sue opere attestano che in lui non c’è verità, non c’è giustizia, non c’è Cristo, non c’è fede. La contraddizione cristiana che diviene anche contro testimonianza, che è scandalo e quindi inciampo dei non credenti alla retta fede sta proprio in questa doppia vita: una reale con il male e l’altra fittizia con il bene; una storica con il peccato e l’altra di finzione, di ipocrisia, di ambiguità, di inganno di Dio e degli uomini con il bene. Si dice il bene con la bocca, si fa il male con le opere. Ci si professa di Cristo Signore, ma intanto si segue satana e le tenebre del suo regno.
Forza e debolezza del cristianesimo. La coerenza è la forza del cristiano. Mentre la sua incoerenza è debolezza, è scandalo, è pietra di inciampo per tutti coloro che il Signore chiama al Vangelo e alla fede in Cristo Gesù. Il cristiano è tempio dello Spirito Santo, in lui abita la santità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Se vi abita la santità del cielo, può il cristiano far abitare contemporaneamente la malvagità, il male, il peccato di satana? No di certo. Altrimenti significa che la luce di Cristo non abita più nel suo cuore, poiché in esso è entrato il male. Occorre, a motivo della scelta della vita, che deve essere una sola, che ci si allontani dagli idoli, i quali non hanno alcuna ragione di entrare nella nostra mente e nella nostra vita. Occorre altresì operare quell’esodo dal mondo, pur rimanendo nel mondo, da salvare e da condurre a Cristo. È infine più che urgente iniziare quell’esodo verso Cristo che significa prendere possesso pienamente della sua grazia e della sua verità con le quali illuminare il mondo per poterlo portare a Dio, dopo aver dato la grazia della salvezza nella remissione dei peccati. La forza del cristiano è la santità, la sua debolezza è il peccato. Quando il cristiano è santo diviene irresistibile come Cristo, quando invece è nel peccato diviene povero, meschino, inutile a Dio e al mondo, anzi dannoso per il mondo, nemico di Dio e del suo regno, lavoratore che espande il regno delle tenebre anziché il regno di Dio. Una cosa è certa per tutti noi che ci diciamo del regno di Dio. Possiamo fare ogni buon proposito, ogni elaborazione di progetti pastorali, possiamo anche elaborare tecniche e teorie per la diffusione del regno di Dio, nel momento in cui noi commettiamo il peccato, facciamo un contro esodo, dal regno di Dio siamo nel regno delle tenebre e tutto quanto operiamo espande il regno del male, poiché siamo noi stessi nel regno di questo mondo. È giusto allora che ogni discepolo di Gesù Cristo riveda ogni giorno la sua relazione di figliolanza con la paternità divina. Vivere da vero figlio di Dio è questa la vocazione del cristiano, ma Dio è il Santo, è la fonte di ogni santità, è colui che ha mandato il suo Figlio Unigenito sulla terra per distruggere il regno di satana e ridurre a nulla ogni superbia, ogni concupiscenza, ogni vanità, ogni commistione tra male e bene.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:32. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com