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COMMENTO DELLA SECONDA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2012 22:30
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29/01/2012 23:34
 
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CAPITOLO TERZO


MINISTRI DELLA NUOVA ALLEANZA

[1]Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi o da parte vostra?
Paolo ha appena manifestato ai Corinzi il suo stile, la forma e l’essenza del suo essere apostolo di Cristo Gesù.
Questa sua rettitudine di coscienza, questa coerenza tra vita e missione, questa serietà di vita eterna con la quale egli annunzia il Vangelo vuole forse essere una raccomandazione presso i Corinzi?
Vuole forse essere un modo esplicito per accaparrarsi la loro fiducia, la stima, la considerazione?
La verità non ha bisogno di raccomandazioni. Ne ha di bisogno invece la falsità. Non è lui che si deve raccomandare. La purezza del Vangelo con la quale egli parla è la sua raccomandazione, il suo attestato, la sua prova dinanzi al mondo intero.
Chi è nella verità ha bisogno di rimanere sempre nella verità e la verità attesta per lui. Non lo attesta subito. La verità rende testimonianza sempre al terzo giorno, che è il giorno della risurrezione, il giorno della gloria.
Non lo attesta subito, perché la verità prima conduce alla croce e dalla croce porta alla gloria.
Di questo dobbiamo essere certi: la verità attesta sempre per colui che la vive, non sarà oggi, sarà domani, dopo che saranno compiuti i giorni della croce di un uomo e in modo particolare di un missionario del Vangelo.
Risolto questo primo problema, in questo stesso versetto Paolo ne affronta subito un altro.
Paolo non si raccomanda presso i Corinzi da se stesso. Ha forse bisogno di essere raccomandato presso di loro da altri, oppure da loro presso altre comunità, con lettere di raccomandazione?
Neanche di questo Paolo ha bisogno. La verità si impone da sé; è visibile per se stessa. Gli altri la vedono, l’accolgono o la rifiutano.
Ma anche la falsità si impone da se stessa; è visibile a tutti; gli altri la vedono, la sfuggono oppure si lasciano coinvolgere da essa.
Paolo è nella pienezza della verità di Cristo Gesù. A che gli serve una raccomandazione, dal momento che egli brilla di verità in ogni parte del suo corpo, del suo spirito, della sua anima. Gli servirebbe la raccomandazione, se lui fosse nell’errore, o conducesse una vita non evangelica. Ma a che cosa gli servirebbe un attestato di luce, se lui è nelle tenebre?
In entrambi i casi la raccomandazione non gli serve. Le sue opere attestano per lui e sono la sua raccomandazione presso i Corinzi e presso le altre comunità.
[2]La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini.
È l’opera di Paolo la sua raccomandazione, l’unica raccomandazione nel mondo intero, presso Dio e presso gli uomini.
Una delle opere di Paolo è la comunità di Corinto, dove lui ha lavorato intensamente per formare Cristo nei loro cuori. Questa sì che è una vera, bella, autentica raccomandazione.
Di questa raccomandazione ne ha bisogno, perché attesta che il suo lavoro è stato fatto secondo verità, nel Signore.
Cosa afferma qui Paolo del suo lavoro presso la comunità di Corinto? Dice che sono loro la sua opera, la sua lettera di raccomandazione.
Questa lettera è scritta nel suo cuore, questa lettera è conosciuta e letta da tutti gli uomini.
Quella di Paolo è un’opera visibile, posta dinanzi al mondo intero, tutti possono leggerla, tutti possono vedere il bene che lui ha profuso per scriverla.
Paolo però va ben oltre la visibilità. C’è qualcosa che va più in profondità, che è nell’intimo del suo cuore.
La lettera è sì visibile, ma è rimasta anche scritta in lui, con caratteri indelebili. Questa lettera è sempre in lui, sempre presente al suo spirito.
Questo deve significare e significa una sola cosa: non è sufficiente formare una comunità; è necessario che per la comunità formata si offra la propria vita, perché essa rimanga sempre nella volontà di Dio e nello statuto del Vangelo.
Poiché Paolo ha scritto questa lettera e questa lettera è nel suo cuore, egli porta nel cuore tutti i Corinzi. Se li porta nel cuore, non li porta se non per affidarli continuamente a Dio, perché possano crescere ed abbondare nella conoscenza di Cristo e del suo Vangelo.
Paolo ci insegna, così, che deve esserci una continuità nel lavoro apostolico e missionario. C’è il lavoro della seminagione del Vangelo di Cristo nei cuori, ed è cosa essenziale, ma c’è anche l’altro lavoro, quello invisibile e nascosto della preghiera, dell’affidamento a Dio, il lavoro della presentazione dell’opera di apostolato compiuto a Dio come memoriale perenne perché il Signore lo avvolga con la sua grazia e la sua perenne benedizione, perché il seme seminato nei cuori porti frutti abbondanti di vita eterna.
Per ogni missionario del Vangelo dovrebbe esserci quest’unica regola nel suo cuore: la regola dell’invisibilità. A volte è giusto, doveroso che si lascino le pecorelle ad altri pastori, ma si devono lasciare nella visibilità, nel contatto fisico, non nel contatto spirituale, nella preghiera quotidianamente elevata a Dio per loro perché vivano in tutto conformi al Santo Vangelo di Cristo, seminato in loro per opera sua.
Chi semina il Vangelo in un cuore deve ogni giorno pregare per quel cuore, perché sia sempre terreno fertile, terreno che produce ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno.
Se il missionario del Vangelo osserverà questa regola santa, i suoi frutti non mancheranno mai sulla terra; per la sua preghiera il seme germoglierà in eterno e produrrà altri semi e altri frutti che arricchiranno di certo il regno di Dio sulla terra e nel cielo.
[3]E` noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.
Dalla raccomandazione, alla lettera di raccomandazione, alla lettera semplicemente.
I Corinzi sono una lettera di Cristo. Cosa vuol dire Paolo? Cosa è una lettera?
Una lettera è la manifestazione del proprio cuore, della propria volontà, dei propri sentimenti ad una persona con la quale si entra in relazione per diversi motivi.
Paolo ha composto la lettera che sono i Corinzi, ma i Corinzi non sono una lettera di Paolo, bensì di Cristo.
Cristo attraverso Paolo scrive nel cuore dei Corinzi il suo pensiero, la sua volontà, il suo amore, la sua misericordia. Essi sono lettera di Cristo dinanzi al mondo intero.
Il mondo, leggendo questa lettera che sono i Corinzi, deve entrare in conoscenza del cuore di Cristo, della sua volontà, della sua anima. Il mondo deve conoscere tutto di Cristo, leggendo la lettera che Paolo ha scritto. Questa lettera sono i Corinzi che hanno abbracciato, attraverso Paolo, la fede in Cristo Gesù e vogliono viverla in purezza e in santità.
Una lettera si scrive con inchiostro; i Corinzi non sono una lettera terrena, sono una lettera spirituale, e sono stati scritti con un inchiostro anch’esso spirituale. Chi ha scritto i Corinzi come Lettera di Cristo è lo Spirito Santo del Signore. È Lui che ha formato Cristo nei loro cuori; è lui che ha manifestato, e quindi lo ha scritto in loro, tutto il pensiero di Cristo, la sua anima, la sua mente, il suo cuore.
Questa lettera è tutta spirituale, scritta dallo Spirito Santo, nel cuore dei Corinzi. Dio nell’Antico Testamento scrisse la sua volontà, ma su tavole di pietra. Lo Spirito ha scritto Cristo ma non su tavole di pietra, lo ha scritto nei cuori dei Corinzi.
Questa è la novità e questa è anche la caratteristica della nuova alleanza. Il Signore l’aveva già preannunziata per bocca dei profeti, quando manifestò loro che nei tempi futuri egli non avrebbe più scritto la sua legge su tavole di pietra, ma l’avrebbe incisa nel cuore, poiché nel cuore avrebbe messo lo Spirito Santo. Il Padre mette lo Spirito nei cuori e lo Spirito vi scrive Cristo Gesù, vi scrive tutto il suo amore e la sua verità, vi scrive la legge della Nuova Alleanza secondo la quale ogni uomo è chiamato a vivere, al fine di raggiungere il regno dei cieli nell’ultimo giorno.
Come la lettera è leggibile da tutti, così i Corinzi devono essere letti dal mondo intero e ognuno vi dovrà vedere Cristo in loro, Cristo nelle loro azioni, nei loro pensieri, nella loro vita, nelle loro opere. Tutto deve essere in loro manifestazione di Cristo Gesù.
[4]Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio.
La fiducia che Paolo ha nel cuore non può essere che una sola. Che lui abbia scritto bene la lettera.
Ma anche è fiducia in Dio che i Corinzi nulla cancelleranno di ciò che lui vi ha scritto nei cuori, per mezzo dello Spirito. Anzi che questa scrittura si farà ogni giorno più nitida, più chiara, più marcata e tutti, anche coloro che soffrono di vista, possono leggere con speditezza quanto lo Spirito ha scritto in loro; possono vedere Cristo formato nei loro cuori.
Questa fiducia lo porta a scrivere tante altre lettere di Cristo nei loro cuori per mezzo dello Spirito.
Questa fiducia egli la nutre davanti a Dio per mezzo di Cristo Gesù. L’apostolo del Signore non può mettersi che dinanzi a Dio e a lui affidare la sua opera perché la giudichi secondo verità.
Se l’apostolo si fa giudicare la sua opera dagli uomini, egli incorrerà in due gravi pericoli: di trovare degli adulatori che gli dicono che l’opera è stata fatta bene, mentre bene non è stata fatta; oppure che non serve a niente, mentre è un capolavoro di verità e di sapienza.
Facendosi invece leggere la sua lettera da Dio soltanto, egli è sempre nella piena conoscenza della sua opera. Se è fatta bene Dio attesta che è bene; se è fatta male, Dio dice che è male, che non è stata fatta secondo perizia e intelligenza di Spirito Santo.
La fiducia di Paolo è pertanto in Cristo e in Dio. È in Cristo perché ogni cosa che lui fa ed opera, la fa perché Cristo è la sua forza e la sua luce. È in Dio, perché è il solo che può giudicare la verità o la falsità di ciò che lui fa, in modo che possa sempre migliorare il suo ministero, il suo carisma, l’esercizio della missione che il Signore gli ha affidato.
Questo dovrebbe essere un severo monito per ogni cristiano, chiamato anche lui, in qualche modo, a scrivere la lettera di Cristo nei cuori dei suoi fratelli.
Chi scrive Cristo nei cuori deve farlo per mezzo di Cristo, ma può farlo solo dinanzi a Dio, mettendo la sua coscienza dinanzi al Signore e chiedendo a Lui la forza di scrivere ciò che il Signore vuole che si scriva, ma si eviti anche ciò che non è conforme alla verità di Cristo Gesù.
Avere questo principio soprannaturale di azione e di operazione, porsi sempre dinanzi a Cristo Gesù e al Padre dei cieli, e in Loro e per Loro fare ogni cosa, dona al cristiano una certezza infallibile. Egli potrà essere sempre sicuro che quanto opera è conforme alla volontà di Dio e che ciò che Cristo è, rispecchia in tutto l’essenza e la natura di Cristo Gesù, dice veramente qual è la sua missione tra gli uomini e come l’ha svolta per amore dell’uomo.
[5]Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio,
Ma c’è un altro principio che Paolo annunzia. Anche se uno contempla Cristo e si mette sempre dinanzi a Dio, anche se agisce sempre con rettitudine di coscienza e con scienza saggia e intelligente, illuminata dallo Spirito Santo, nessun uomo sarà mai capace di parlare convenientemente di Cristo Gesù.
Nessuno sarà mai capace di scrivere una lettera di Cristo nel cuore degli uomini.
Dall’uomo, dalla sua natura, dal suo essere niente può nascere, nulla può essere scritto secondo verità di Cristo Gesù.
Cristo Gesù è oltre ogni pensiero, ogni mente, ogni cuore, ogni anima, ogni luce creata.
Cristo Gesù è oltre tutto il mondo finora pensato e pensabile per il futuro. Cristo Gesù è al di là di ogni uomo e tutti gli uomini messi assieme di ieri, di oggi, di sempre.
Nessuno uomo, né tutti gli uomini messi assieme sono in grado di scrivere Cristo secondo verità in un cuore. Non è dell’uomo questa capacità; non può mai provenire dalla sua natura.
È, invece, una capacità che viene da Dio, è per sua rivelazione, ispirazione, manifestazione; è per comunione con lo Spirito Santo di Dio che l’uomo in qualche modo può accogliere Cristo, ma anche può scrivere Cristo in qualche cuore.
Parlare di Cristo secondo verità non si può neanche per scienza teologica. Per scienza teologica si possono acquisire delle nozioni su Cristo, ma non si può scrivere Cristo nei cuori, non si può comporre una lettera di Cristo nelle menti e nelle anime dei pagani o dei fedeli.
Può scrivere una lettera di Cristo solo colui che è mosso dallo Spirito Santo, che è ispirato dal Padre dei cieli, che è sorretto da Cristo nell’atto stesso dello scrivere la verità, o il Vangelo nel cuore dei fedeli.
Il teologo non converte, il teologo può dare solo nozioni o verità su Cristo. Queste verità le incide nella mente, ma non nel cuore. Nel cuore chi può scrivere è solo lo Spirito Santo, è Lui l’Inchiostro Spirituale ed anche lo Scrittore che incide e forma Cristo.
La scienza teologica senza lo Spirito resta una nozione astratta, una verità senza incidenza nella vita, non viene scritta nei cuori. Lo Spirito Santo invece, anche senza la scienza teologica, scrive nei cuori, nelle menti, incide nell’anima Cristo e l’uomo diviene un altro, si converte, diviene in tutto simile a Cristo nella vita e nella morte grazie all’azione dello Spirito Santo che ha operato in lui.
C’è da precisare una verità molte volte ignorata e che spesso si è cercato di metterla in evidenza. Lo Spirito non scrive se non attraverso lo strumento umano che è la Chiesa di Dio e nella Chiesa scrive Cristo nei cuori attraverso i discepoli santi del Signore. Chi vuole scrivere la lettera di Cristo nel cuore dell’uomo, deve divenire santo, farsi cioè imitatore di Cristo in tutto. Deve farsi martire della verità e dell’obbedienza a Dio in tutto come si è fatto Cristo di fronte al Padre suo.
Questa capacità di scrivere Cristo nei cuori bisogna quotidianamente invocarla da Dio, se si vuole un’azione efficace sia nella predicazione del Vangelo che nell’insegnamento della verità, per una penetrazione sempre più intensa e sempre più piena del mistero di Cristo Gesù.
[6]che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà  vita.
Paolo rivela ora qual è il suo ministero che svolge nel mondo. Dopo aver affermato che tutto quanto egli opera è frutto in lui di una capacità che viene da Dio, ora aggiunge che è stato Dio a renderlo ministro adatto di una Nuova Alleanza.
Non dice che è stato reso ministro, ma ministro adatto. Essere ministri non costa proprio niente; basta ricevere il sacramento dell’ordine sacro e si è ministri della Nuova Alleanza.
Per Paolo non è sufficiente essere ministri della Nuova Alleanza, bisogna essere ministri adatti. Si è adatti non per capacità naturali, umane, ma per esclusivo dono dello Spirito Santo.
Quando un uomo viene assunto dallo Spirito e l’uomo si lascia assumere in tutto, si consegna totalmente a lui, Dio lo rende ministro della sua Nuova Alleanza, lo fa però ministro adatto, capace cioè di scrivere la lettera di Cristo nel cuore degli uomini; lo rende capace di annunziare il Vangelo e di proclamare la verità della salvezza ad ogni uomo.
La Nuova Alleanza è quella che il Padre ha sancito, stabilito e contratto con lui nel sangue di Cristo, nel sacrificio del suo Verbo fattosi carne.
Di questa Nuova Alleanza Paolo è ministro adatto, reso tale da Dio. Per grazia è stato fatto apostolo, per grazia è stato reso apostolo adatto a scrivere Gesù nei cuori.
Di questa Nuova Alleanza egli non è ministro adatto secondo la lettera, bensì secondo lo Spirito.
Ciò significa che lo Spirito porta Paolo nella lettera della scrittura e in essa gli fa vedere il vero significato, la vera ed autentica volontà di Dio, ma anche l’esatta rivelazione del Padre.
Egli è apostolo adatto della Nuova Alleanza secondo lo Spirito, perché la lettera uccide, mentre lo Spirito vivifica.
Sia la Nuova Alleanza che l’Antica contengono la lettera, sono volontà di Dio manifestata, rivelata, ma anche scritta, sono parola di Dio scritta.
Come la parola è stata scritta per ispirazione dello Spirito Santo, così per sua ispirazione e guida si può cogliere la verità contenuta nelle parole. Se ci si accosta alla lettera della Scrittura, ma senza lo Spirito del Signore, che ce ne offre l’intelligenza, il risultato è uno solo: l’incomprensione la più assoluta e quindi la morte che ne deriva.
La verità di Dio è possibile coglierla sola alla luce dello Spirito Santo. Se ci si allontana dallo Spirito, se lo Spirito non è vivo e vitale dentro di noi, noi possiamo anche accostarci alla Scrittura, ma coglieremo sola la lettera di essa; la verità non la possiamo cogliere, perché manca lo Spirito di Dio dentro di noi. Lo stesso Spirito che ha scritto la Scrittura, lo stesso Spirito ce la fa conoscere secondo verità.
Come per lo Spirito la Scrittura è stata scritta, così per lo Spirito essa è compresa. Se manca lo Spirito non c’è comprensione e l’uomo rimane ancorato al suo mistero di morte. Non entra nella vita chi ignora il mistero di Cristo contenuto nelle Scritture.
Lo Spirito ci dona la vita, perché ci permette di cogliere nella Scrittura Cristo che è la vita e la luce del mondo. Senza lo Spirito Cristo non si coglie e noi rimaniamo con una lettera morta che conduce alla morte coloro che la leggono, la interpretano, cercano di osservarla, di metterla in pratica.
Ma come si fa a mettere in pratica la lettera della Scrittura? Impossibile. Lo Spirito invece la vivifica, ce ne offre il significato esatto, pieno e noi possiamo viverla e così entrare nella vita.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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