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COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
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12/01/2012 21:56
 
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ABOLIZIONE DEL SACERDOZIO LEVITICO
[11]Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico – sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge – che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne?
La domanda che si pone l’Autore è semplice. Questo attesta come la ricerca della verità non può essere fatta, se non rispondendo a delle domande semplici, se non semplicissime.
La semplicità è l’essenza stessa di Dio. La complessità invece è del peccato e della mente che dal peccato viene governata, diretta, soggiogata, schiavizzata.
La semplicità è evidente per se stessa, altrimenti non sarebbe semplice, sarebbe complessa e ciò che è complesso non è semplice, perché non è evidente per se stesso.
Nessuno fa una cosa che sostituisca un’altra, se la cosa da sostituire è perfetta in se stessa, risponde ad ogni requisito e ad essa nulla si può più aggiungere.
Dio annunzia un nuovo Sacerdozio, lo annunzia alla maniera di Melchisedek.
Se il sacerdozio alla maniera di Aronne avesse portato gli uomini alla perfezione, il sacerdozio annunziato alla maniera di Melchisedek si sarebbe senz’altro dimostrato una cosa inutile, un inutile cambiamento. Ciò che è perfetto si può cambiare solo con il più perfetto, con il perfettissimo. Mai si cambia il perfetto con ciò che è imperfetto, o si cambia ciò che è perfetto con un’altra cosa di uguale ed identica portata.
La verità invece è un’altra: il sacerdozio alla maniera di Aronne non portava alla perfezione, lasciava imperfetti coloro che lo vivevano, o lo esercitavano, ma anche lasciava imperfetti coloro per i quali veniva esercitato.
Che il sacerdozio alla maniera di Aronne fosse imperfetto, lo attesta la Parola di Dio, che promette una Nuova Alleanza, perché tutta l’Alleanza Antica, fondata anche sul Sacerdozio alla maniera di Aronne veniva portata avanti nel continuo tradimento e rinnegamento da parte di tutto il popolo.
Ecco come nel contesto del capitolo 31 di Geremia viene annunziata la Nuova Alleanza che Dio stringerà un giorno con il suo popolo:
“In quel tempo - oracolo del Signore - io sarò Dio per tutte le tribù di Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati alla spada; Israele si avvia a una quieta dimora. Da lontano gli è apparso il Signore: Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele. Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra la danza dei festanti. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno. Verrà il giorno in cui grideranno le vedette sulle montagne di Efraim: Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore nostro Dio.
Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele. Ecco li riconduco dal paese del settentrione e li raduno all'estremità della terra; fra di essi sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente; ritorneranno qui in gran folla. Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi d'acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno; perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito.
Ascoltate la parola del Signore, popoli, annunziatela alle isole lontane e dite: Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come fa un pastore con il gregge, perché il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l'olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno più.
Allora si allieterà la vergine della danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti e il mio popolo abbonderà dei miei beni. Parola del Signore. Così dice il Signore: Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta d'essere consolata perché non sono più. Dice il Signore: Trattieni la voce dal pianto, i tuoi occhi dal versare lacrime, perché c'è un compenso per le tue pene; essi torneranno dal paese nemico. C'è una speranza per la tua discendenza: i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini. Ho udito Efraim rammaricarsi: Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo come un giovenco non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore mio Dio.
Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; dopo essermi ravveduto, mi sono battuto l'anca. Mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l'infamia della mia giovinezza. Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza. Oracolo del Signore.
Pianta dei cippi, metti pali indicatori, sta'  bene attenta alla strada, alla via che hai percorso. Ritorna, vergine di Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna cingerà l'uomo! Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo. Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi. Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce. A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave.
Ecco verranno giorni dice il Signore nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame. Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare. Parola del Signore. In quei giorni non si dirà più: I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati! Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti.
Ecco verranno giorni dice il Signore nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato.
Così dice il Signore che ha fissato il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde e il cui nome è Signore degli eserciti: Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me dice il Signore allora anche la progenie di Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre. Così dice il Signore: Se si possono misurare i cieli in alto ed esplorare in basso le fondamenta della terra, anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele per ciò che ha commesso. Oracolo del Signore.
Ecco verranno giorni dice il Signore nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo. La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà. Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più”.
Il futuro di Israele, e attraverso di esso per il mondo intero, è nel Nuovo che Dio si sta accingendo a fare: Nuova sarà l’Alleanza, Nuovo il Sacerdozio, Nuovo il modo di scrivere la Legge, Nuovo è anche il modo di apprenderla.
Israele è chiamato ad accogliere il nuovo di Dio. Tutti lo dovranno accogliere: Sacerdoti e popolo insieme, perché gli uni e gli altri devono raggiungere la perfezione cui era impossibile pervenire seguendo le regole dell’Antica Alleanza e del Sacerdozio esercitato alla maniera di Aronne.
Volendo ragionare in modo differente, possiamo rispondere a due domande, anche esse semplici:
Israele è perfetto? La risposta è una: no.
Perché non è perfetto? Non è perfetto perché l’Antica Alleanza e il Sacerdozio che veniva esercitato non producevano perfezione.
Erano l’inizio del cammino dell’uomo con Dio, ma non la perfezione di questo cammino.
Dio vuole condurre alla perfezione il suo popolo e ogni uomo e per questo promette una Nuova Alleanza e un Nuovo Sacerdozio.
[12]Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.
L’Autore ora sviluppa il suo ragionamento partendo da un dato storico che è insieme un dato di fede.
È questo contesto di fede e di storia che ci consente di comprendere questa sua prima affermazione: mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.
Lo si è già visto:
Con il Salmo 2 e il Salmo 109 vengono unificati nella medesima persona: Sacerdozio e Regalità. Cosa neanche pensabile in Israele.
Nel Salmo 2 è detto del Messia: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.
Nel Salmo 109 è detto del Figlio di Dio: dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek.
Il Figlio di Davide, il Messia, è Figlio di Dio. Il Figlio di Dio, il Messia è sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedek.
È questo il primo mutamento della legge.
Come si può constatare non è un mutamento semplice, di poco conto. È un mutamento che trascina dietro di sé il cambiamento di tutto l’ordinamento giuridico e sociale dell’intero popolo dell’Alleanza. È un cambiamento questo che cambia ogni altra cosa in Israele. Tutto Israele è cambiato nel cambiamento della legge sul sacerdozio.
[13]Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare. [14]E` noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.
In questo versetto viene ribadita la legge del sacerdozio alla maniera di Aronne. Esso era strettamente, anzi rigorosamente, riservato alla Tribù di Levi e tra i discendenti di Levi solo quelli appartenenti alla famiglia di Aronne.
Il Messia invece non è della Tribù di Levi. È invece della Tribù di Giuda.
L’altro cambiamento avverrà con il profeta Isaia, quando si apriranno le porte del sacerdozio ad ogni uomo della terra.
La profezia troverà nella Legge di Cristo il suo compimento.
Il Messia è sacerdote. Anzi possiamo dire che è Messia proprio perché sacerdote. Se non fosse sacerdote, non sarebbe vero messia.
È il sacerdozio che dona al messianismo di Cristo la sua compiutezza, la sua perfezione nella salvezza.
[15]Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote differente, [16]che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.
In questi due versetti (15 e 16) delle verità che già si conoscono, una viene ribadita con più grande evidenza.
Il sacerdozio nuovo che nasce, non nasce per ragione di una prescrizione secondo la carne. Esso cioè non è per volontà di uomo.
Nel popolo di Dio anche questo è avvenuto: che una famiglia, un casato, si sia fatto il suo sacerdote, il quale pur essendo discendenza di Levi, non era però discendenza di Aronne e quindi mai avrebbe potuto fare il sacerdote.
Ma lo stesso Libro dei Giudici così termina: “In quel tempo non c’era un re in Israele e ognuno faceva ciò che gli pareva meglio” (Cfr. Giudici, 21,25).
Il Libro dei Giudici, ci riferisce anche questa trasgressione della legge mosaica, secondo la quale il sacerdote non veniva fatto dagli uomini, ma era solo ed esclusivamente per discendenza secondo la carne.
Ma tutto nel popolo di Dio era per discendenza secondo la carne. Solo i profeti sfuggivano a questa legge. Essi erano direttamente chiamati da Dio per la salvezza del suo popolo.
Leggiamo ciò che è riferito nel Libro dei Giudici e capiremo con più facilità quanto l’Autore ci vuole insegnare.
“In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.
I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: Andate ad esplorare il Paese! Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo.
Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui? Rispose loro: Mica mi ha fatto così e così, mi da  un salario e io gli faccio da sacerdote. Gli dissero: Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito.
Il sacerdote rispose loro: Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore. I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: Che notizie portate? Quelli risposero: Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese. Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra.
Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati. Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan. Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica. I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: Sapete che in queste case c'è un efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare. Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta, e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: Che fate?
Quelli gli risposero: Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele? Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita e si unì a quella gente.
Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: Perché ti sei messo in armi? Egli rispose: Avete portato via gli dei che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai? I Daniti gli dissero: Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa! I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais.
E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo”. (cfr. Giudici, 18,1-31).
In questi versetti si può constatare come la religiosità abbia già fatto scomparire la retta fede e l’idolatria la vera Parola di Dio. Anche il sacerdozio era caduto in mano agli uomini, che se ne servivano per loro uso e consumo. Non era più ministro di Dio per le cose della salvezza.
Volendo riassumere dobbiamo affermare due verità:
Cristo non si è fatto sacerdote da sé.
Cristo non è stato fatto sacerdote dalla famiglia, o dalla discendenza di Davide. Non è sacerdote per la casa di Davide.
L’autore traduce l’espressione del Salmo 109 con una frase che merita tutta la nostra attenzione: sorge un altro sacerdote differente, per la potenza di una vita indefettibile.
Viene indicata chi è la fonte, dalla quale ha origine questo sacerdote differente. Essa è la potenza di una vita indefettibile. Questa potenza è Dio, non però un altro Dio, ma lo stesso Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Mosè, di Davide, dei Profeti. Tutti costoro hanno sempre guardato verso Cristo, Cristo hanno annunziato, Cristo hanno atteso come salvezza e redenzione del popolo di Dio.
Questa potenza è Dio perché solo la vita di Dio è indefettibile. Tutte le altre vite della terra sono tutte defettibili, incamminate verso la morte e la successiva corruzione.
Altra considerazione che si può fare è questa: Gesù, sommo sacerdote, sorge per la potenza di una vita indefettibile per condurre anche noi nella vita indefettibile che lo ha fatto sorgere.
Egli è dalla vita indefettibile per condurre tutti coloro che crederanno in Lui nella stessa vita dalla quale ha avuto “origine”.
Verrebbe così individuata un’altra differenza sostanziale con il sacerdozio alla maniera di Aronne: il suo era solo per l’espiazione dei peccati, ma in nessun modo rendeva il credente partecipe della vita indefettibile di Dio. Con Cristo invece, grazie al suo sacerdozio, si diviene partecipi della divina natura, che è appunto vita indefettibile.
[17]Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.
Sul Salmo 109 si è più volte ritornato. Ora esso è citato dall’Autore per ribadire la verità primaria, o la legge fondamentale del sacerdozio nella Sacra Scrittura.
Nessuno poteva farsi da sé sacerdote. Il sacerdote è scelto da Dio.
Nell’Antico Testamento Dio aveva scelto la casa di Aronne e tutti i suoi discendenti maschi per essere sacerdoti al suo cospetto.
Lo stesso Dio sceglie il Messia, che è il suo Figlio Unigenito, generato da Lui nell’oggi della sua eternità, e lo costituisce sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek.
Cristo non si è autoproclamato sacerdote. E’ stato chiamato dal Padre a questo ministero e a questa missione.
La Scrittura Antica è chiara a riguardo. Non lascia spazi a che possano sorgere dubbi né nel cuore, né nella mente.
[18]Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità
In questi due versetti (18 e 19) viene indicato il motivo per cui il sacerdozio secondo Aronne è stato abrogato da Dio.
Lo è stato – si dice – a causa della sua debolezza e inutilità.
Perché l’autore dichiara debole e inutile il sacerdozio secondo Aronne? È solo questo un pensiero dell’Autore, oppure si possono trovare tracce di questa debolezza e inutilità già all’interno dell’Antico Testamento?
Se leggiamo con attenzione il capitolo 7 del Profeta Geremia, ci accorgiamo che Dio stesso vede inutile un culto che non approda all’osservanza della Legge. Così è anche nel Profeta Isaia.
I passi che vengono ora riportati meritano tutta la nostra attenzione. Sono essi che ci mostrano dove risiede la debolezza del sacerdozio secondo Aronne.
In Geremia cap. 7,1-34, così è detto: “Questa è la parola che fu rivolta dal Signore a Geremia: Fermati alla porta del tempio del Signore e là pronunzia questo discorso dicendo: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che attraversate queste porte per prostrarvi al Signore. Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo. Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo! Poiché, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se realmente pronunzierete giuste sentenze fra un uomo e il suo avversario; se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dei, io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre.
Ma voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dei che non conoscevate. Poi venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini.
Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore. Andate, dunque, nella mia dimora che era in Silo, dove avevo da principio posto il mio nome; considerate che cosa io ne ho fatto a causa della malvagità di Israele, mio popolo. Ora, poiché avete compiuto tutte queste azioni parola del Signore e, quando vi ho parlato con premura e sempre, non mi avete ascoltato e, quando vi ho chiamato, non mi avete risposto, io tratterò questo tempio che porta il mio nome e nel quale confidate e questo luogo che ho concesso a voi e ai vostri padri, come ho trattato Silo.
Vi scaccerò davanti a me come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la discendenza di Efraim. Tu poi, non pregare per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere né insistere presso di me, perché non ti ascolterò. Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme? I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo; poi si compiono libazioni ad altri dei per offendermi. Ma forse costoro offendono me oracolo del Signore o non piuttosto se stessi a loro vergogna?
Pertanto, dice il Signore Dio: Ecco il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra e brucerà senza estinguersi.
Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne! In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto. Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.
Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle, da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri. Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
Taglia la tua chioma e gettala via e intona sulle alture un canto lugubre, perché il Signore ha rigettato e abbandonato la generazione che è oggetto della sua ira. Perché i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno posto i loro abomini nel tempio che prende il nome da me, per contaminarlo. Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie, cosa che io non ho mai comandato e che non mi è mai venuta in mente. Perciò verranno giorni oracolo del Signore nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Hinnòn, ma valle della Strage. Allora si seppellirà in Tofet, perché non ci sarà altro luogo. I cadaveri di questo popolo saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell'allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto un deserto”.
La stessa realtà, anche se con parole differenti, la troviamo in Isaia 1,1-31: “Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda. Udite, cieli; ascolta, terra, perché il Signore dice: Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende.
Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo di Israele, si sono voltati indietro; perché volete ancora essere colpiti, accumulando ribellioni? La testa è tutta malata, tutto il cuore langue. Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è in esso una parte illesa, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio.
Il vostro paese è devastato, le vostre città arse dal fuoco. La vostra campagna, sotto i vostri occhi, la divorano gli stranieri; è una desolazione come Sòdoma distrutta. E` rimasta sola la figlia di Sion come una capanna in una vigna, come un casotto in un campo di cocomeri, come una città assediata. Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un resto, già saremmo come Sòdoma, simili a Gomorra.
Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostro Dio, popolo di Gomorra! Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero? dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità.
I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova.
Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato. Come mai è diventata una prostituta la città fedele? Era piena di rettitudine, la giustizia vi dimorava; ora invece è piena di assassini! Il tuo argento è diventato scoria, il tuo vino migliore è diluito con acqua. I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri; tutti sono bramosi di regali, ricercano mance, non rendono giustizia all'orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge.
Perciò, oracolo del Signore, Dio degli eserciti, il Potente di Israele: Ah, esigerò soddisfazioni dai miei avversari, mi vendicherò dei miei nemici. Stenderò la mano su di te, purificherò nel crogiuolo le tue scorie, eliminerò da te tutto il piombo. Renderò i tuoi giudici come una volta, i tuoi consiglieri come al principio. Dopo, sarai chiamata città della giustizia, città fedele. Sion sarà riscattata con la giustizia, i suoi convertiti con la rettitudine. Tutti insieme finiranno in rovina ribelli e peccatori e periranno quanti hanno abbandonato il Signore.
Vi vergognerete delle querce di cui vi siete compiaciuti, arrossirete dei giardini che vi siete scelti, poiché sarete come quercia dalle foglie avvizzite e come giardino senza acqua. Il forte diverrà come stoppa, la sua opera come scintilla; bruceranno tutte e due insieme e nessuno le spegnerà”.
Non solo viene manifestata l’inutilità del culto. Circa il culto esistono altre due verità che è giusto presentare in questo contesto: In Isaia si parla di un culto contaminato dal peccato e dall’idolatria, mentre in Malachia di un culto peccaminoso e del desiderio di Dio di ricevere un’offerta pura, monda, santa. Ciò che gli offrirà Cristo Gesù.
Isaia così si esprime (cfr. 66,1-4): Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie oracolo del Signore . Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola. Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di essi ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha ascoltato. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, hanno preferito quello che a me dispiace”.
Malachia invece così dice (cfr. 1,1-14): Oracolo. Parola del Signore a Israele per mezzo di Malachia. Vi ho amati, dice il Signore. E voi dite: Come ci hai amati? Non era forse Esaù fratello di Giacobbe? oracolo del Signore Eppure ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. Ho fatto dei suoi monti un deserto e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto. Se Edom dicesse: Siamo stati distrutti, ma ci rialzeremo dalle nostre rovine!, il Signore degli eserciti dichiara: Essi ricostruiranno: ma io demolirò. Saranno chiamati Regione empia e Popolo contro cui il Signore è adirato per sempre. I vostri occhi lo vedranno e voi direte: Grande è il Signore anche al di là dei confini d'Israele.
Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov'è l'onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov'è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti, che disprezzate il mio nome. Voi domandate: Come abbiamo disprezzato il tuo nome? Offrite sul mio altare un cibo contaminato e dite: Come ti abbiamo contaminato? Quando voi dite: La tavola del Signore è spregevole e offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che l'accetterà o che vi sarà grato? Dice il Signore degli eserciti. Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe mostrarsi favorevole a voi? Dice il Signore degli eserciti.
Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l'offerta delle vostre mani! Poiché dall'oriente all'occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti.
Ma voi lo profanate quando dite: La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che v'è sopra, il suo cibo. Voi aggiungete: Ah! che pena! Voi mi disprezzate, dice il Signore degli eserciti, e offrite animali rubati, zoppi, malati e li portate in offerta! Posso io gradirla dalle vostre mani? Dice il Signore. Maledetto il fraudolento che ha nel gregge un maschio, ne fa voto e poi mi sacrifica una bestia difettosa. Poiché io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti, e il mio nome è terribile fra le nazioni.
È debole e fragile il sacerdozio secondo Aronne perché ciò che si offriva non cambiava il cuore della gente.
È debole e fragile perché non genera santità, non conduce ad una perfezione più grande.
È debole e fragile perché la materia del sacrificio sovente è cosa impura, imperfetta, difettosa, macchiata.
È debole e fragile perché facilmente può essere usato in modo illusorio, vano, ingannevole.
È debole e fragile perché la consistenza non è in se stesso, ma in chi lo offre e in colui per il quale si offre.
È debole e fragile perché sempre di una sostituzione animale si tratta. Un animale non può riscattare un uomo.
È debole e fragile perché la sua origine non è in Dio, ma nell’uomo, anche se Dio si è servito di esso per educare l’uomo al dono della sua vita, del suo cuore, della sua volontà.
Ci si potrebbe chiedere perché il Signore adotta ciò che è dell’uomo e non dona invece subito ciò che è suo. A questa domanda c’è una sola risposta: Dio cammina con l’uomo storico, non con l’uomo metafisico. L’uomo storico è fatto di peccato, di falsità, di menzogna, di tradizione, di usi, di costumi, di forme e modi di concepirsi e di concepire Dio.
Dio si rivela a quest’uomo storico. Quest’uomo storico conduce piano piano alla pienezza della sua rivelazione. Quest’uomo storico deve portare alla perfezione.
L’uomo storico è fatto di tempo. Il tempo è una condizione essenziale dell’uomo e nessuno la può abolire.
Chi abolisce il tempo dal cammino dell’uomo, distrugge semplicemente l’uomo, non lo tira fuori della sua storia per immetterlo nella pienezza della verità di Dio.
Questo vale anche per ogni nostra disposizione pastorale, di ogni norma, di ogni legge.
Dio lavora con l’uomo storico. Dio non conosce l’uomo metafisico. Dio conduce l’uomo verso la verità tutta intera. Ma la verità tutta intera dell’uomo è Dio. Dio conduce l’uomo verso di Lui, pienezza di vita e di ogni verità.
[19]la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.
È questa una verità che trova in Paolo molto spazio, specie quando si parla della giustificazione nella Lettera ai Galati (3,1-29):
“O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.
Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: e ai tuoi discendenti, come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo. Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa. Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa. Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. Ora non si da  mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.
La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.
Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa”.
La legge non ha portato nulla alla perfezione perché la forza della legge non è in sé, ma in Dio.
Non ha portato nulla alla perfezione anche perché essa non era uno strumento di perfezione.
È strumento di perfezione ciò che trasforma la natura stessa dell’uomo, cambiandola nella sua essenza.
Ciò che non cambia un uomo nella sua essenza in nessun modo può essere strumento di perfezione.
La perfezione è solo nella trasformazione della natura. La natura trasformata trasforma la persona.
Nessuna trasformazione della persona è possibile, senza la trasformazione della natura, principio, fonte e origine di ogni trasformazione.
La legge non aveva questa capacità. Essa indicava un sentiero da percorrere, una via da seguire. Chi avrebbe dovuto seguire questa via era un uomo concepito nel peccato, concupiscente, pieno di malizia.
Questo l’Antico Testamento lo aveva già compreso con Davide, sempre per ispirazione dello Spirito Santo. Davide, nella sua preghiera dopo il peccato, chiede a Dio la creazione di un cuore nuovo. Gli chiede la trasformazione, la “creazione” di una nuova natura. Gli chiede il dono di una nuova essenza. È in questa nuova essenza, è da questa nuova natura che lui potrà iniziare ad essere ciò che Dio si attende e vuole da lui. Il Salmo 50 lo dice con chiarezza:
“Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea. Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza. Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
L’incapacità della legge ci dice che c’è bisogno di essere introdotti da Dio in una speranza migliore. Questa speranza è quella intravista da Davide nella nuova creazione del cuore e dello spirito dell’uomo.
Solo questa è la speranza migliore verso la quale conduce Dio per introdurci pienamente in essa.
È questa speranza l’anelito del cuore. Tuttavia questa speranza migliore solo lo Spirito Santo la può creare nel cuore.
Questa speranza era il cambiamento del cuore, annunziato da Dio per mezzo del profeta: “infonderò il mio Spirito dentro di voi e questi toglierà il vostro cuore di pietra e al suo posto metterà un cuore di carne capace di amare”.
Il passo della profezia così suona esattamente:
“Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Cfr. Ez 11,19; 36,24-27).
Sono queste parole della profezia la speranza migliore, è la preghiera di Davide questa speranza migliore, alla quale solo il Signore può condurre, ma anche che solo il Signore può ispirare in un cuore.
Senza questa speranza migliore tutto è perso, perché l’uomo rimane nella sua vecchia natura e con essa trascina i suoi giorni nel peccato.
Questa speranza migliore ci fa avvicinare a Dio. L’Autore dice: grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.
L’avvicinamento a Dio non è semplicemente locale. È un avvicinamento sostanziale. È avvicinamento per cambiamento di natura, di essenza.
È avvicinamento di natura e di essenza, perché non solo è cambiamento della nostra natura e della nostra essenza, è molto più di questo: è partecipazione della divina natura, è immersione della natura di Dio nella nostra e della nostra in Dio e per questa partecipazione noi siamo divinizzati. Questo significa essere, o divenire: nuove creature. La novità non è solo per la trasformazione della nostra natura, ma soprattutto perché la nostra natura trasformata diviene partecipe della natura divina.
È questa l’Antropologia neotestamentaria e senza questa altissima verità della nostra partecipazione alla natura divina, nulla si comprende dell’uomo, ma anche nulla si è capito della redenzione operata da Cristo in nostro favore.
[20]Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; [21] costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto: Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre.
Cosa aggiungono questi versetti alla questione che l’Autore sta trattando e che riguarda il sacerdozio di Cristo Gesù?
Apparentemente nulla che non sia già stato detto.
Se si parte dalla volontà di Dio, il Dio, lo stesso Dio che ha scelto Aronne come suo sacerdote e ha stabilito la legge che limitava il conferimento del ministero sacerdotale solo ai suoi discendenti maschi...
La Scrittura neanche si pone il problema del sacerdozio delle donne. Quest’idea non esiste neanche come dubbio che ciò sarebbe potuto accadere un giorno. Questo è tanto vero che Baruc dimostra la falsità degli idoli proprio dal fatto che nelle religioni pagane veniva esercitato il sacerdozio dalle donne. Tra i tanti motivi addotti per provare la falsità degli idoli, esiste anche questo. Per avere un’idea chiara, leggiamo tutto il capitolo 6:
“Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri in Babilonia da Nabucodònosor re dei Babilonesi. Giunti dunque in Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace. Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani.
State attenti dunque a non imitare gli stranieri; il timore dei loro dei non si impadronisca di voi. Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate: Te dobbiamo adorare, Signore. Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi.
Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare. Come si fa con una ragazza vanitosa, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dei. Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dei oro e argento, lo spendono per sé, dandone anche alle prostitute nei postriboli. Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d'argento, d'oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli. Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi. Come un governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende. Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libera dalla guerra e dai ladri. Per questo è evidente che non sono dei; non temeteli, dunque!
Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dei, posti nei templi. I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano. Come ad uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con portoni, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri. Accendono loro lumi, persino più numerosi che per se stessi, ma gli dei non ne vedono alcuno. Sono come una delle travi del tempio; il loro interno, come si dice, viene divorato e anch'essi senza accorgersene sono divorati dagli insetti che strisciano dalla terra, insieme con le loro vesti. Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio. Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti. Di qui potete conoscere che non sono dei; non temeteli, dunque!
L'oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano. Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale. Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrossiscono anche i loro fedeli perché, se cadono a terra, non si rialzano più. Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno; si pongono offerte innanzi a loro come ai morti. I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; anche le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi; anche una donna in stato di impurità e la puerpera toccano le loro vittime. Conoscendo dunque da questo che non sono dei, non temeteli!
Come infatti si potrebbero chiamare dei? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d'argento, d'oro e di legno. Nei templi i sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate, a capo scoperto. Urlano alzando grida davanti ai loro dei, come fanno alcuni durante un banchetto funebre. I sacerdoti si portan via le vesti degli dei e ne rivestono le loro mogli e i loro bambini. Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re; nemmeno possono dare ricchezze né soldi. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non se ne curano. Non liberano un uomo dalla morte né sottraggono il debole da un forte. Non rendono la vista a un cieco né liberano un uomo dalle angosce. Non hanno pietà della vedova né beneficano l'orfano. Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi. Come dunque si può ritenere e dichiarare che costoro sono dei?
Inoltre, perfino gli stessi Caldei li disonorano; questi infatti quando trovano un muto incapace di parlare lo presentano a Bel pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse sentire. Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno. Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca. Quando qualcuna di esse, tratta in disparte da qualche passante, si è data a costui, schernisce la sua vicina perché non fu stimata come lei e perché la sua cordicella non fu spezzata. Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dei?
Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano. Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dei? Essi lasciano ai loro posteri menzogna e ignominia. Difatti, quando sopraggiungono la guerra e le calamità, i sacerdoti si consigliano fra di loro sul come potranno nascondersi insieme con i loro dei. Come dunque è possibile non comprendere che non sono dei coloro che non possono salvare se stessi né dalla guerra né dai mali?
Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dei, ma lavoro delle mani d'uomo e che sono privi di ogni qualità divina. A chi dunque non sarà evidente che non sono dei? Essi infatti non possono costituire un re sul paese né concedere la pioggia agli uomini; non risolvono le contese, né liberano l'oppresso, poiché non hanno alcun potere; sono come cornacchie fra il cielo e la terra. Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dei di legno o indorati o argentati, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi invece come travi bruceranno là in mezzo. A un re e ai nemici non possono resistere. Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dei?
Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l'oro, l'argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi. Per questo vale meglio di questi dei bugiardi un re che mostri coraggio oppure un arnese utile in casa, di cui si serve chi l'ha acquistato; anche meglio di questi dei bugiardi è una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa o perfino una colonna di legno in un palazzo. Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo obbediscono volentieri. Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione. Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando. Gli idoli invece non assomigliano né per l'aspetto né per la potenza a queste cose. Perciò non si deve ritenere né dichiarare che siano dei, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini. Conoscendo dunque che non sono dei, non temeteli!
Essi non maledicono né benedicono i re; non mostrano alle genti segni nel cielo, né risplendono come il sole, né illuminano come la luna. Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e provvedere a se stesse. Dunque, in nessuna maniera è chiaro per noi che essi sono dei; per questo non temeteli! Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati; ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell'orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre. Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro saprete che non sono dei; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna. E` migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore.
Si è riportato tutto il pensiero di Baruc (c. 6) perché è giusto possedere in pienezza sulla questione del sacerdozio la mentalità di fede di tutto l’Antico Testamento, differente da ogni altra mentalità religiosa del mondo circostante.
Dio, che ha stabilito la legge, può anche cambiarla e difatti la cambia con il profeta Isaia, quando annunzia che anche tra i pagani si prenderà un giorno sacerdoti e leviti.
Può cambiare la legge sul sacerdozio alla maniera di Aronne, non può cambiare però la legge sul Sacerdozio del Suo Figlio Unigenito, il Suo Messia.
Non la può cambiare su due punti capitali: sulla Persona, sulla modalità:
La Persona è sacerdote in eterno (primo punto capitale).
La Persona è sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek (secondo punto capitale).
In eterno Dio non può cambiare questi due punti. Non li può, perché lo ha giurato: “Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedek”.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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