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COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
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11/01/2012 23:09
 
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TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE

Insegnamento iniziale su Cristo = insegnamento fondamentale, primario, di base? Le verità fondamentali della retta fede in Cristo. L’insegnamento iniziale, primario, o le verità fondamentali sono quelle riguardanti la sua morte per i nostri peccati, la sua risurrezione per la nostra giustificazione, la sua gloriosa ascensione al cielo, il suo essere stato costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti. Sono, in altre parole, tutte quelle verità che ci conducono nella salvezza, ci fanno rimanere in essa, ci aiutano a raggiungere la gloria del Cielo. È sufficiente leggere la prima “predica di Pietro” (Atti 2) e si ha una visione completa del primo insegnamento, o insegnamento iniziale. La verità delle verità è questa: “Non è dato altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati, se non nel nome di Gesù Cristo il Nazareno”. È evidente che questo insegnamento iniziale non è tutto. Esso deve essere completato, portato a perfezione, se si vuole che non venga distrutto nei cuori dal primo vento della falsità che si abbatte nella comunità dei credenti.
Conoscere in pienezza la verità prima della nostra fede: il Sacerdozio di Cristo. Per l’Autore della Lettera agli Ebrei la verità sulla quale tutta la fede cristiana si poggia è il Sacerdozio di Cristo Gesù. Chi ha la retta, sana, giusta, santa verità sul sacerdozio di Cristo potrà conservare la fede e crescere in essa. Mai le verrà rapita. Chi invece non ha una fede vera sul sacerdozio di Cristo è esposto ad ogni falsità. La sua fede è assai fragile. Difficilmente saprà resistere agli attacchi della menzogna e della falsità che scateneranno contro di lui i nemici della croce di Gesù Signore.
Antropologia senza Cristo. Cristo è l’immagine del vero uomo. Cristo è il vero uomo, ad immagine del quale ogni altro uomo dovrà farsi, o lasciarsi fare da Dio, per opera dello Spirito Santo. Chi non conosce secondo perfezione di verità Cristo Gesù, neanche se stesso conosce secondo pienezza di verità e quindi non si può realizzare secondo verità. Questo ci insegna che mai potrà esistere una vera antropologia senza la conoscenza di Cristo. Ma anche: nessun uomo si potrà fare vero uomo fuori di Cristo, senza di Cristo, contro di Cristo. Ogni antropologia senza Cristo, fuori di Cristo è semplicemente o lacunosa, o falsa.
La vera cristologia a fondamento di ogni verità di fede. Non solo l’antropologia, ma ogni verità di fede, per essere pienamente vera, deve partire dalla vera, santa, piena, perfetta conoscenza del mistero di Cristo Gesù. Chi non parte da una conoscenza vera di Cristo, non ha, non possiede secondo verità nessuna altra conoscenza secondo la fede. Cristo fa vera ogni conoscenza. Ogni vera conoscenza di Dio e dell’uomo, del presente, del passato, del futuro è solo dalla sana e giusta conoscenza di Gesù Signore.
Sanare ogni cosa partendo dalla radice. Quando non si possiede una retta e santa conoscenza su qualche mistero della fede, questo avviene perché lacunosa è la conoscenza del mistero di Cristo Gesù. Chi vuole sanare la sua conoscenza, deve partire da Cristo. Se non parte da Cristo, lavora invano, per il vuoto, per il niente. Nessuna fede potrà mai reggersi se la si fonda, o la si costruisce sulla falsità, sulla parzialità, sulla lacuna, sull’errore. Nessuna fede resisterà alla tentazione, se è già caduta nella tentazione della falsità, della parzialità, dell’errore.
Se Dio lo permette. Questa frase esprime il possesso di una vera mentalità di fede. Tutto è da Dio come grazia, il tempo e ogni altro dono necessario alla nostra vita secondo il corpo. Nessuno può fare una cosa, anche la più santa, senza questi doni preziosi di Dio. L’Autore sa questo e si consegna a Dio, a Lui affida ogni suo progetto. Affidandolo a Dio, lo consegna anche a se stesso e vi mette ogni impegno per la realizzazione di quanto propostosi, sapendo però che tutto è anche e soprattutto nelle mani di Dio.
L’illuminazione cristiana. L’illuminazione cristiana è il battesimo. Attraverso questo sacramento, il primo, l’uomo viene reso partecipe della luce di Cristo, della luce che è Cristo. In Cristo, viene costituito luce del mondo per illuminare tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra di morte. Questa è la straordinaria grazia che ci conferisce il battesimo. L’uomo viene strappato dalle tenebre, portato nel regno della luce, fatto luce in Cristo, con Cristo, per Cristo, per strappare quanti ancora giacciono immersi nelle tenebre dell’errore, del peccato, della morte.
Luce per ontologia, non per morale nuova. Rendendoci partecipi della luce che è Cristo, siamo nella natura trasformati in luce di Cristo, per natura siamo luce e quindi per cambiamento ontologico. Essendo fatti luce nel Signore dalla luce del Signore, dobbiamo vivere come veri figli della luce. Dobbiamo brillare nel mondo di luce vera, santa, giusta. La morale cristiana è lo sviluppo, o la fruttificazione di ciò che uno è divenuto nel battesimo. La nostra morale non è una veste che l’uomo indossa e che può smettere e svestire a suo piacimento. La morale cristiana è il cambiamento di essere dell’uomo. Essa è vita secondo la nuova natura di luce e di verità, della luce e della verità di Cristo, in Cristo, per Cristo, con il quale il cristiano è ora una cosa sola.
Gustare il Signore è pienezza di vita. Gustare la buona Parola di Dio. Gustare le meraviglie del mondo futuro. La fede è gusto spirituale. Chi non gusta spiritualmente le realtà della fede, semplicemente non ha fede. Il gusto è il coinvolgimento di tutto lo spirito dell’uomo nelle realtà della fede. È come se le realtà divine, presenti e future, lo impregnassero di esse, in qualche modo lo trasformassero nelle stesse realtà divine. Gusta chi si immerge pienamente in queste realtà e le fa divenire essenza della sua vita, vita della sua vita, anzi fa divenire queste realtà la sua stessa vita. Chi gusta non vive se non per queste realtà e più si immerge in esse e più desidera immergersi di nuovo fino al suo completo “inebriamento”. Quando si gusta il Signore, la sua bontà, la sua misericordia, la sua verità, la sua vita, il suo dono, come si fa a ritornare indietro, ad abbandonare la via della fede? Si ritorna indietro se si smette di gustare il Signore e a poco a poco si inizia a gustare un’altra realtà: il male e il peccato. Il nemico della fede è il peccato, generato in noi dalla falsità accolta e gustata. È buona regola di fede conservare sempre la grazia di Dio nel cuore e crescere in essa. Chi cresce in grazia, gusterà sempre la bontà del Signore. Mai si discosterà dalla retta fede. Anzi crescerà di fede in fede fino a raggiungere la sua completa maturazione.
Partecipi dello Spirito Santo. Lo Spirito è per la missione. Quando siamo divenuti credenti, il Signore ci ha resi partecipi della sua divina natura, se siamo partecipi della natura divina, siamo anche partecipi delle Persone divine. Siamo partecipi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo, che è comunione di eterno amore tra il Padre e il Figlio, inserisce il credente in questa comunione eterna e può amare secondo verità non solo Dio, ma anche i fratelli. Chi è stato reso partecipe dello Spirito Santo, partecipa dello Spirito del Signore verità, carità, amore, giustizia, santità. Dallo Spirito di Dio è anche mosso non solo per compiere tutta e sempre la volontà di Dio, ma anche per rendere partecipi a sua volta ogni altro uomo della Parola di Gesù e quindi della salvezza che è in Cristo Signore. La missione cristiana non è un’aggiunta al suo essere e alla sua vita. La missione è frutto della partecipazione dello Spirito Santo che è stata operata in lui. Lui ora è nella comunione del Padre e del Figlio, per opera dello Spirito Santo; per opera dello Spirito Santo è testimone e missionario di Cristo Gesù. È lo Spirito il Testimone e il Missionario di Cristo Gesù nel mondo. Se lo Spirito Santo è nel cristiano, il cristiano diviene anche lui nello Spirito Santo, ciò che lo Spirito Santo è per rapporto a Cristo Gesù.
La virtù teologale della speranza. Speranza teologale e parola. La speranza teologale è l’attesa del compimento eterno di ogni Parola di Dio. Senza Parola di Dio non c’è speranza teologale. La speranza cristiana non si fonda però sulla Parola in sé, ma sul suo Autore. Autore della Parola è Dio e Dio può compiere ogni sua Parola. Nulla è impossibile a Dio e tutto quanto Egli dice è anche in grado di portarlo a compimento. Il cristiano accoglie nella fede la Parola di Dio, vive in conformità ad essa, attende che ogni promessa di Dio, contenuta nella Parola, si compia. Non solo vive nella Parola, nella Parola cammina, sicuro e certo nella fede che niente resterà incompiuto.
L’impossibilità umana della conversione. La conversione è dono di Dio. Nessuno con le sue sole forze può sperare di convertirsi, o di convertire un’altra persona. Ognuno deve credere che la conversione è possibile solo per grazia. Credendo questo, offre tutta intera la sua vita a Cristo Gesù, perché la trasformi in grazia di conversione e di salvezza per il mondo intero. Questo può avvenire però solo nella santificazione. Si toglie la vita dal peccato e dalla profanità, la si mette tutta nella volontà di Dio, la si vive per compiere la volontà di Dio, la si offre in sacrificio al Signore e il Signore trasforma tutto in grazia di conversione e di salvezza. È questa la fede che il cristiano deve possedere: la conversione è solo possibile per grazia. Ma è anche questa la fede che deve animarlo: offrire interamente la sua vita alla santità per la conversione dei propri fratelli. La grazia è di Cristo. Alla grazia di Cristo deve essere aggiunta la grazia di ogni membro del suo corpo.
Le vie umane della seconda grazia. La prima grazia è il dono della conversione e della fede al Vangelo in seguito alla predicazione della Parola, fatta dagli Apostoli e dai Messaggeri Santi del Vangelo. Chi cade dalla conversione e ritorna nel peccato, ha bisogno di una seconda grazia. Questa grazia non è in chi è caduto nel peccato. Questa grazia nasce ancora una volta dal seno della Chiesa e in modo particolare dal seno della Comunità nella quale vive chi è caduto dalla grazia. La Comunità quando vede un suo figlio che se ne ritorna nel peccato e nella morte, deve elevarsi ancora di più in santità, deve crescere in grazia nel suo seno, grazia che dovrà essere offerta al Signore per la conversione dei suoi figli. Ognuno pertanto è obbligato a crescere in grazia, se vuole veramente cooperare al ritorno dei figli del Padre nella sua casa. Chi non cresce in grazia, non ha alcun desiderio di salvezza. La salvezza è frutto della grazia; chi non produce grazia, non genera neanche salvezza. Chi non produce grazia, è semplicemente uno che non ama né Cristo, né i fratelli, né ama se stesso, anche lui incamminato verso la caduta dalla grazia e dalla fede. Il primo frutto della grazia che si produce è il nostro progresso e la nostra crescita in sapienza e grazia.
Le conseguenze cosmiche del peccato. Le conseguenze del peccato sono cosmiche, perché nessuno può arrestare il frutto del peccato in se stesso. Il peccato esce da colui che lo compie e genera un male in tutto l’universo. A volte basta una parola falsa, menzognera per distruggere un’intera comunità. La Chiesa è stata sempre divisa dalla menzogna dei suoi figli. Le eresie, che sono falsità su Cristo, sono tutte nate dal seno della Chiesa, dai suoi figli. Queste eresie hanno portato un grande male, un male incommensurabile. Tanti uomini, tante donne sono ora nella perdizione eterna a causa di una sola parola falsa. Il primo peccato non è forse iniziato da una parola falsa, di menzogna? Questo primo peccato ha avuto una conseguenza non solo cosmica, ma anche divina. Non è forse costato la vita a Dio stesso nel suo Figlio Unigenito? Se pensassimo questo, rifletteremmo prima di dire anche la più piccola delle falsità.
La grazia è simile alla pioggia. La grazia di Dio è simile alla pioggia. Essa rende fecondo anche il terreno più duro. Più duro è il terreno è più pioggia occorre perché sia reso fecondo. Più induriti sono i cuori e più grazia di conversione e di salvezza occorre riversare su di loro. Più grazia da riversare dice però più grande santità da realizzare in noi. La santità è l’unica e sola via per la conversione dei cuori e il loro ritorno nella carità e nella verità di Cristo Gesù.
Cosa è la benedizione. Cosa è la maledizione. Si cade dalla Parola (morte – maledizione). Si ritorna nella Parola (vita – benedizione). La benedizione è comunione con la vita divina, vita di Dio, che ci fa bene, che è il solo nostro bene. La maledizione invece è l’esclusione dalla vita divina e senza vita divina si è nella morte e si rimane in essa per tutta l’eternità. La via per partecipare della vita divina è la Parola di Dio. Chi entra nella Parola, entra nella vita. Chi cade dalla Parola, o si pone fuori di essa, sceglie di restare nella morte. Durante il tempo, benedizione e maledizione non sono condizioni stabili dell’uomo. Dalla benedizione si può passare, cadendo dalla Parola, nella maledizione; ma anche dalla maledizione, credendo e accogliendo la Parola, si può passare o ritornare nella benedizione. Nell’eternità invece maledizione e benedizione sono eterne. La morte sigilla la nostra eternità nella maledizione o nella benedizione. È l’uomo che sceglie per sé benedizione e maledizione; è anche l’uomo che può divenire fonte di benedizione per i suoi fratelli, ma anche trasformarsi in una tentazione e quindi cooperare a che i suoi fratelli scelgano anche loro la via della non vita, della morte, nel tempo e anche nell’eternità. Ognuno ha la grave responsabilità dinanzi a Dio di scegliere per sé la benedizione, ma anche di divenire fonte e via di salvezza per il mondo intero. Tutti devono salvarsi per mezzo nostro. Nessuno deve perdersi per causa nostra. È questo il desiderio che ci deve animare.
La Parola della vita è quella di Cristo. Nella Parola di Gesù è la vita, la benedizione. La Parola che dona vita, salvezza, benedizione è una: quella di Cristo Gesù. Questa Parola da Cristo Gesù è stata affidata ai suoi Apostoli perché la facciano risuonare per il mondo intero. È stata consegnata anche allo Spirito Santo perché la insegni alla sua Chiesa conducendola verso la verità tutta intera. Fuori della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica non c’è la vera Parola di Cristo Gesù, perché non c’è la verità tutta intera in essa contenuta. È una Parola che non dona pienezza di salvezza. Dona salvezza per quanta verità vi è in essa.
L’amore vissuto principio di altra grazia. L’amore come memoriale davanti al Signore. Carità e umiltà. Non cadere dalla carità. L’amore cristiano è obbedienza, ascolto e messa in pratica della Parola. La Parola vissuta si fa sacrificio, memoriale di grazia davanti al Signore per noi e per il mondo intero. Chi vuole aiutare il mondo a ritornare a Dio deve vivere l’amore di Cristo nel modo più sommo, più alto, più perfetto. Deve prestare alla Parola un’obbedienza piena, totale, senza riserve. Per questo gli occorre la virtù dell’umiltà che è consegna della propria vita solo ed esclusivamente alla Parola. Chi cade dalla carità non può più essere di giovamento ai fratelli. Deve lui per primo ritornare nell’amore di Cristo se vuole divenire principio di altra grazia da riversare nel mondo per la sua salvezza.
Giustizia di Dio in Dio. La giustizia di Dio in Dio è la fedeltà alla sua Parola. Dio è giusto perché agisce sempre conformemente alla sua natura che è tutta manifestata e rivelata nella sua Parola. In tal senso la giustizia di Dio è Cristo, dato per la nostra salvezza, offerto per la nostra redenzione. Cristo però deve essere accolto. In Cristo bisogna vivere se si vuole entrare in possesso della giustizia di Dio che ci fa salvi. Chi non accoglie Cristo si esclude dalla giustizia di Dio e rimane nell’ingiustizia del suo peccato.
Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia: questa è la giustizia di Dio. Dio promette di riversare ogni misericordia su coloro che sono misericordiosi. Chi vuole l’abbondanza della misericordia di Dio deve riversare nel mondo intero l’abbondanza della sua misericordia. Questa è vera giustizia di Dio, perché vera fedeltà alla Parola data. Chi non è misericordioso, chi non vive per la misericordia, chi non perdona, chi non ama, non può pretendere di trovare perdono e misericordia da parte del Signore. La salvezza eterna è frutto anche della misericordia dell’uomo e non solamente dono della misericordia di Dio, al di fuori di ogni misericordia da parte dell’uomo.
Zelo e speranza. La speranza che è cammino nella Parola di Dio non può compiersi senza il nostro zelo, il nostro impegno, senza la partecipazione di tutta la nostra volontà, che affronta ogni sacrificio per portare a compimento quanto il Signore ha stabilito per noi. La speranza, come ogni altra virtù, non si compie senza la partecipazione della nostra volontà. Lo zelo è il dono di tutta la nostra volontà per la conquista secondo pienezza di verità non solo della speranza, ma di ogni altra virtù cristiana. Senza zelo nessuna virtù sarà mai conquistata. Senza zelo l’uomo rimane sempre ai margini del suo cammino spirituale.
Lassismo veritativo diviene lassismo morale. Chi non cresce nella conoscenza della verità, chi non cammina verso la verità tutta intera, avrà sempre una vita morale lassa, fatta di molti vizi, di poche virtù; tanti peccati, tantissima insipienza, grande stoltezza, frutto della falsità che abita e governa il suo cuore, la sua mente, il suo spirito. Quando c’è lassismo nella verità, c’è sempre lassismo nella morale. Chi vuole sradicare il lassismo morale, deve impiegare ogni energia per sradicare il lassismo veritativo. Il cammino del cristiano è nella verità. Se non cammina nella verità, di sicuro camminerà nel peccato, andrà di peccato in peccato, e la sua vita si consumerà nella morte eterna.
La morale è dalla verità. Predicazione, Parola, fede, morale. La morale cristiana è la conformazione della vita alla verità. Non c’è verità cristiana se non quella contenuta nella Parola, secondo l’insegnamento pieno che ci dona lo Spirito del Signore nella Sua Chiesa. Gli Apostoli predicano la Parola. Alla Parola ci si converte. Al Vangelo predicato si crede. La Parola ascoltata si vive: è questa la vera, santa, giusta, perfetta morale cristiana. Dove non c’è Parola predicata, annunziata, lì non c’è neanche verità tutta intera e quindi neanche la morale è quella che il Signore vuole che noi viviamo. Alla Chiesa nei suoi ministri della Parola la responsabilità di annunziare la Parola. All’uomo quella di accoglierla, o di rifiutarla. Gesù lo dice con chiarezza: “Chi crederà sarà battezzato, sarà salvo. Chi non crederà sarà condannato”.
Pigrizia spirituale. È pigrizia spirituale il lasciarsi andare, abbandonandosi a se stessi, lasciando che la fragilità e la debolezza della carne prenda il sopravvento sulla volontà per condurre la nostra vita di fede in fede e di grazia in grazia. La pigrizia spirituale è il più grande danno che possa abbattersi su di un’anima. A poco a poco la pigrizia conduce all’accidia, cioè alla completa insensibilità dinanzi al bene ed al male.
Imitare quanti divennero eredi della promessa. Come? Qual è la vera promessa? Gli eredi della promessa sono tutti i giusti dell’Antico Testamento. Essi ereditarono la promessa perché rimasero sempre saldi nella fede. Costoro hanno sempre camminato secondo l’ultima Parola che Dio ha fatto udire loro e per questo sono ora nella pienezza della verità. La promessa di Dio è una sola: Cristo Gesù, il Suo Messia, mandato da Lui per manifestarci la Sua Volontà nella sua interezza e anche per realizzare la salvezza in pienezza di rivelazione e di opera. Imita questi eredi della promessa chi non si ferma all’Antico Testamento, ma accoglie la Parola di Cristo Gesù come vera Parola di salvezza, di redenzione, di giustificazione, di santità. Chi non accoglie la Parola di Cristo Gesù non imita gli eredi della promessa. Questi l’hanno ereditata proprio in ragione dell’ascolto dell’ultima (sempre dell’ultima) Parola che Dio faceva udire loro.
Cristo è la verità della Scrittura. Se la Scrittura non conduce a Cristo, la sua comprensione è falsa. Poiché Cristo Gesù è verità della Scrittura, chi leggendo la Scrittura non perviene alla conoscenza di Cristo e alla sua pienezza di grazia e di verità, costui legge non secondo verità la Parola di Dio di tutto l’Antico Testamento. Chiunque non ha il Cristo del Nuovo Testamento, non ha neanche il Dio dell’Antico. Il Dio dell’Antico Testamento guarda a Cristo, annunzia Cristo, prepara a Cristo, ci dona Cristo. Se quel Dio non ci dona Cristo, perché la nostra lettura della sua Parola non ci dona Cristo, è il segno che la nostra comprensione della sua Parola è falsa; se è falsa la comprensione della sua Parola e anche falsa la comprensione della verità su di Lui. Chi non giunge alla verità di Cristo è senza la verità di Dio. il Cristo vero attesta che il nostro Dio è vero. La verità del nostro Dio ci conduce alla verità di Cristo Gesù. La verità dell’Uno esige la verità dell’Altro; la verità dell’Uno non può coesistere con la falsità dell’Altro. O Tutti e due veri, o Tutti e due falsi. Chi non ha il vero Cristo non ha il vero Dio.
La perseveranza è in ogni nuova Parola di Dio. Nell’Antico Testamento si perseverava nella fede ascoltando ogni nuova Parola di Dio. La nuovissima Parola di Dio è quella che Lui ci ha fatto udire per mezzo di Cristo Gesù. Persevera nella fede del Dio di Abramo chi accoglie la Parola che Lui stesso ci ha indirizzato per mezzo del suo Figlio Unigenito. Nella Chiesa invece la perseveranza nella fede si compie ascoltando la perenne novità, o pienezza di verità, cui conduce lo Spirito del Signore. Chi si ferma alla comprensione di ieri, arresta il cammino della sua fede, si pone fuori della mozione dello Spirito che oggi dice al cristiano la via da seguire per camminare in perfezione di verità.
Non c’è contraddizione nella Parola di Dio. L’ultima Parola di Dio dona significato alle altre. Non c’è alcuna contraddizione nella Parola di Dio. L’ultima Parola del Signore dona significato pieno a tutte le altre Parole pronunciate prima. Gesù, ultima Parola di Dio, non abolisce, non contraddice le Parole dette dal Padre Suo prima di Lui, porta invece a compimento la Legge e i Profeti. Dona loro la pienezza della verità, della carità, della santità, della vita.
L’ultima ispirazione dello Spirito. La verità tutta intera alla Parola di Cristo Gesù è lo Spirito che la conferisce. Questo cammino è inarrestabile. Esso dura fino alla consumazione dei secoli. Fino a quel giorno la Chiesa vive ascoltando lo Spirito che parla al suo cuore.
Oggi di Dio. L’oggi di Dio è Cristo e solo Lui. A Lui deve essere condotto ogni uomo. Oltre Cristo non c’è altro nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. Questa verità è assoluta. Essa è per ogni uomo di ogni tempo.
Dio è il creatore della nostra vita. Chi crea la nostra vita è Dio. Dio la crea per mezzo di Cristo Gesù. Come l’ha creata per mezzo di Cristo, così anche la redime per mezzo di Cristo e la riporta nella pienezza della verità. Cristo Gesù opera la salvezza, o mette la sua vita nei cuori, per opera dello Spirito Santo nella mediazione della Chiesa.
Il giuramento. Il Dio che annunzia con giuramento Cristo e lo stesso Dio che lo accredita. Dio conferma ogni sua Parola giurando su se stesso. Dio si fa così verità di se stesso. Poiché Lui è verità immutabile per essenza, anche la Parola proferita partecipa di questa immutabilità. Dio di certo l’adempirà. Dio giura per annunziare Cristo, per manifestare Cristo, per donare Cristo. Cristo è l’oggetto del giuramento di Dio. Il Dio che giura e anche il Dio che accredita Cristo Gesù. Lo accredita in vita, ma anche in morte e dopo la morte. Chi non crede in Cristo, semplicemente non crede in Dio; chi non accoglie Cristo è Dio che non accoglie nella sua Parola di giuramento. Ancora una volta appare chiaro come il vero problema è teologico prima che cristologico ed è cristologico perché teologico.
Veri per partecipazione della divina natura. La verità ontica da verificare con la Parola proferita da Gesù. Dio ci fa veri in Cristo Gesù, perché ci rende partecipi della divina natura. La nostra verità è ontica, cioè partecipazione dell’essere stesso di Dio che è verità. Questa verità di natura ricreata, santificata, perennemente deve essere verificata dalla Parola di Cristo Gesù. È nella verità chi vive secondo la Parola vera. Chi non vive secondo la Parola vera di Cristo Gesù attesta di essere nella falsità. La verità di Dio non abita in lui.
Dalla cristologia alla teologia. Dalla teologia alla cristologia. La vera, profonda, santa, spirituale conoscenza di Cristo Gesù ci dona la vera, profonda, santa, spirituale conoscenza di Dio. Ogni falsa comprensione di Cristo è anche falsa comprensione di Dio. Questo se si parte da Cristo. Se invece si parte da Dio, ogni vera, santa, perfetta, giusta conoscenza di Dio deve sfociare necessariamente nella vera, santa, perfetta, giusta conoscenza di Cristo Gesù. Una falsità in una conoscenza genera falsità nell’altra e viceversa. Se gli errori sono cristologici, lo saranno anche teologici; se lo sono teologici, lo saranno anche cristologici. La Parola è una, la Verità è una. Chi divide e fa due verità: una per Cristo e l’altra per il Dio di Abramo, costui semplicemente è fuori della verità.
La fede in Dio è fede in Cristo. La fede in Cristo è fede in Dio. Poiché l’oggetto essenziale, primario, fondamentale della Parola è Cristo, la vera fede in Dio diviene e si fa vera fede in Cristo. Ma anche: la vera fede in Cristo, diviene e si fa vera fede in Dio. Non ci sono due fedi differenti e separate: una in Cristo, l’altra in Dio. Una sola Parola, un solo Autore, una sola fede, una sola verità, un solo Cristo, un solo Dio. Questa unità deve essere sempre conservata, se si vuole restare nella verità della fede.
Il Dio di Abramo dona Cristo. Chi ci dona Cristo è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Non un altro Dio. Chi crede secondo verità nel Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe deve necessariamente credere in Cristo secondo verità pura e santa. Se la fede nel Dio di Abramo non sfocia in Cristo, quella fede non è perfettamente vera, o è addirittura falsa. La verità della prima conduce alla verità della seconda; dove la verità della prima non conduce alla verità della seconda, essa è semplicemente falsa.
Ancorati al Cielo per mezzo di Cristo. Chi è Cristo Gesù? È Colui che siede alla destra del Padre. Nella sua umanità anche noi siamo alla destra del Padre. In Lui anche noi siamo già nel Cielo; siamo in Lui ben ancorati, ben fissi nel Cielo. In Lui dobbiamo sempre vederci non solo per rimanere ancorati nel Cielo, quanto anche per iniziare un cammino spedito nella santità al fine di giungere nella sua stessa gloria per tutta l’eternità. È questo il fine della nostra vita. Questa la meta da raggiungere. Tutto dobbiamo dare della terra, anche il nostro corpo, alla croce, per poter un giorno essere con Cristo nell’eternità della sua gloria.
Cristo è entrato nel Cielo come precursore. Gesù è nel Cielo. È andato a prepararci un posto, perché dove è Lui siamo anche noi. Lui vi è andato passando attraverso la croce. Anche il cristiano deve giungere alla gloria del Cielo passando attraverso la croce. La croce è la porta stretta che conduce al Cielo. La croce è obbedienza a tutta la volontà del Padre. La croce è vita secondo il Vangelo.
Sommo sacerdote. Gesù è sommo sacerdote della Nuova Alleanza. Anzi: è il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. Lui è il solo e l’unico. Non ce ne sono altri. Tutti gli altri lo sono perché partecipano del suo unico eterno sacerdozio. Lo sono perché lo esercitano in suo nome e con la sua autorità. Questa verità da sola dona un significato nuovo al Sacerdozio della Nuova Alleanza. Tutti infatti sono sacerdoti perché partecipano l’unico sacerdozio. Questa unità non è esterna; è l’essenza stessa del sacerdozio cristiano. Ogni sacerdote è sacerdote in Cristo, per Cristo, con Cristo, perché partecipe del suo sacerdozio. Chi esercita il sacerdozio che Cristo gli ha partecipato è in comunione con tutti coloro che lo esercitano, ma è in comunione per natura sacramentale. Questa comunione ontica dona il vero significato al presbiterio, anch’esso ricondotto alla fonte della sua unità: la partecipazione di tutti dell’unico sacerdozio che è quello di Cristo Gesù. Il sacerdozio è esercitato in nome di Cristo, non del presbiterio. È Cristo la fonte di ogni unità, non il presbiterio.
Gesù è dal Padre. Per condurre al Padre. Come? Gesù è dal Padre per generazione eterna. È dal Padre perché da Lui inviato per compiere la nostra salvezza. È dal Padre per ricondurci al Padre. Ci conduce al Padre facendoci nascere da acqua e da Spirito Santo, divenendo figli del Padre in Lui, unico Figlio per generazione eterna. Se è dal Padre, è nel Padre, cioè nella sua Parola, la verità del suo essere e della sua missione. È nella Parola del Padre che dobbiamo cercare ogni verità che lo riguarda. Questa è l’unica vera metodologia per chi vuole pervenire alla verità di Cristo. Chi non perviene alla pienezza della verità di Cristo attesta semplicemente che non è nella verità del Padre. Ha un falso Dio chi non possiede il vero Cristo, che è l’unica rivelazione del vero Dio.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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