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COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
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11/01/2012 13:01
 
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VELATO RIMPROVERO
[11]Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire.
L’argomento è il sacerdozio di Cristo, ma anche la nuova e vera fede tutta da costruire ed edificare in Lui.
Le cose da dire su Cristo sono molte, tante. L’Autore avverte però una qualche difficoltà a spiegarle come si conviene.
Questo, non perché Lui non sappia spiegarle, ma perché loro, i destinatari della Lettera sono diventati lenti a capire.
Le cose da dire sono molte perché il mistero di Cristo e del suo sacerdozio è l’essenza, la finalità, il compimento di tutta la Scrittura. Ogni pagina della Scrittura parla di Cristo, guarda a Cristo, attende Cristo, spera in Cristo.
Questo vorrebbe fare l’Autore. Lui è pronto. Non sono pronti coloro ai quali deve spiegare il mistero di Cristo Gesù.
Perché costoro sono diventati lenti a capire? Non certo per questioni di intelligenza, bensì per motivi di volontà.
In loro c’è una volontà debole, fragile che già li ha distaccati dalla vera fede, li ha ricondotti nei loro vecchi pensieri.
Finché la volontà non diviene nuovamente forte, coraggiosa da estirpare questi pensieri dal cuore, ogni altra verità sarà difficile che possa penetrare in esso; se vi penetra, lo fa con molta lentezza, con tanta difficoltà.
Ma è sempre una verità che potrà aderire e crescere con tanta difficoltà. I vecchi pensieri potranno in ogni momento soffocarla, farla seccare, perdendo così ogni consistenza di muovere il cuore e la mente verso la pienezza del mistero della salvezza che si realizza in Cristo Signore.
Questo ci deve far comprende che chi governa l’uomo spesso non è la mente, bensì la volontà e se la volontà non resta ancorata alla verità, tutto l’uomo da essa è condotto nella menzogna, nell’errore, nella falsità, in una forma di vita dove non splende la luce di Dio, perché lì c’è posto solo per le tenebre.
La volontà è fragile, debole, incapace di lasciarsi attrarre dalla verità, quando nel cuore inizia a farsi strada il peccato, il quale a sua volta produce stanchezza, rilassamento spirituale, abbandono della retta via.
Le difficoltà che nascono dalla mente si possono tutte superare. È sufficiente un po’ di amore e di applicazione. Quelle che nascono invece dalla volontà quasi sempre è impossibile vincerle. Non si possono vincere perché l’uomo non vuole. Potrebbe, ma non lo vuole.
Si può, ma non si vuole: è questa la condizione dell’uomo che cade nel peccato e persevera in esso.
[12]Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido.
Per l’Autore chi abbraccia la fede, deve anche camminare di fede in fede, fino a divenire esperto, maestro nella verità della salvezza.
Non è concepibile che uno trascorra anni e anni di vita cristiana e non cresca nella retta e santa conoscenza dei misteri nei quali egli crede.
Quando non si cresce nella fede, non si cresce o perché nessuno aiuta a crescere, o perché si abbandonano le vie che consentono una crescita armoniosa nella verità della salvezza.
Sovente non c’è chi insegni le cose di Dio. Questo può capitare e di fatto capita. Non solo non c’è chi insegna le cose di Dio, spesso coloro che sono preposti ad insegnarle, le insegnano anche male, inculcando l’errore e non la verità, dicendo parole di uomini invece che Parola di Dio.
Spesso succede anche che, pur essendoci colui che insegna le cose secondo pienezza di verità, non si cresce nella fede a motivo della cattiva volontà, perché manca l’impegno personale, l’applicazione del singolo nel fruttificare e nel maturare frutti di vera dottrina nei misteri della salvezza.
La mancata crescita nella verità di Dio e di Cristo fa sì che il cristiano resti bambino, viva da bambino, si comporti da bambino, cioè senza alcuna consistenza, stabilità, decisione di piena testimonianza.
A chi rimane bambino, quasi un neonato, di certo non si possono offrire elementi solidi, bisogna dargli ancora il latte. Ma un cristiano non può rimanere sempre al latte, deve passare al nutrimento solido e questo può essergli donato solo se cresce nella fede, nella verità, nella dottrina.
La crescita nelle verità della fede avviene per volontà, per applicazione, per desiderio.
La Chiesa tutto può fare, tutto può donare, ma se il singolo non mette il suo impegno, la sua opera, tutto alla fine risulterà vano.
La volontà deve essere una sola: conoscere Cristo per divenire come Cristo, conoscere Cristo per amare come Cristo; conoscere Cristo per obbedire al Padre come Cristo.
La conoscenza di Cristo si ha attraverso la conoscenza delle Scritture, nelle quali è rivelato, contenuto.
Alla conoscenza che si ha per mezzo delle Scritture occorre aggiungere l’altra che si ha per “illuminazione interiore” dello Spirito Santo e che si ottiene per grazia e per preghiera.
Oggi il mondo non conosce secondo verità Cristo Gesù, non lo conosce perché non conosce la Sua Parola.
Ignorando la Parola, ignora anche Cristo, non lo ama, non lo serve. Non servendo Cristo secondo verità, non si serve neanche l’uomo secondo verità, essendo ogni servizio vero all’uomo servizio secondo verità a Cristo.
Bisogna portare ogni uomo nella vera conoscenza della Parola di Cristo, del Suo Vangelo.
Questa è l’opera che Dio si attende da noi tutti. Quest’opera, ognuno secondo la sua ministerialità e il suo carisma, deve compiere.
Il ritorno e il dimorare dell’uomo nella verità di Cristo dipende interamente dall’opera del ricordo e dell’annunzio della Sua Parola.
Altra annotazione da fare è questa: fallisce ogni forma di vita cristiana nella quale quotidianamente non si progredisce verso la pienezza della verità. Fallisce tutto quanto è fondato sul non dono, o sull’assenza, o sulla non accoglienza della Parola.
Chi vuole una forma forte di vita cristiana deve alimentarla di Parola di Vangelo, deve irrorarla di Verità rivelata, deve purificarla perennemente con la vera e santa conoscenza di Cristo Gesù. Chi non fa questo, lavora per il niente spirituale, perché vi è solo il niente spirituale, dove non c’è la crescita di Cristo secondo la Sua Parola, nella Verità rivelata.
È questa la formazione che manca oggi. Manca la formazione dei cuori, delle menti, delle coscienze in Cristo e nella Sua Parola.
[13]Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.
La dottrina della giustizia è il complesso e l’armonia delle verità della fede, rivelate da Dio e insegnate dagli Apostoli.
È la conoscenza di questa dottrina della giustizia che consente ad un uomo di pensare come Cristo, vedere come Cristo, volere come Cristo, muoversi come Cristo, obbedire come Cristo, amare come Cristo.
Questa conoscenza rende un cristiano adulto, cioè responsabile, capace di decisioni secondo Dio, impegnato nella testimonianza della propria fede nel mondo pagano che lo circonda.
Alla dottrina della giustizia nessuno potrà mai dire di essere arrivato; verso questa dottrina bisogna ogni giorno camminare, avanzare, progredire.
Ad essa ogni giorno occorre aggiungere verità e concetti, pensieri e parole sempre più veri e perfetti, più puri e più corrispondenti al pensiero che Dio ha posto nella Sua Parola, rivelandola.
L’impegno non sarà mai abbastanza, mai troppo, mai sufficiente. C’è il Salmo 1 che così dice di colui che medita la Parola di Dio:
“Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina”.
Il Salmo 118 invece è tutta una riflessione e anche una preghiera sulla Legge Santa di Dio:
“Alleluia. Alef. Beato l'uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie, nel custodire i tuoi decreti. Allora non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi. Ti loderò con cuore sincero quando avrò appreso le tue giuste sentenze. Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai.
Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Custodendo le tue parole. Con tutto il cuore ti cerco: non farmi deviare dai tuoi precetti. Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato. Benedetto sei tu, Signore; mostrami il tuo volere. Con le mie labbra ho enumerato tutti i giudizi della tua bocca. Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia più che in ogni altro bene. Voglio meditare i tuoi comandamenti, considerare le tue vie. Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola.
Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devìa dai tuoi decreti. Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi. Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti. Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti.
Dalet. Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola. Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri. Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi. Io piango nella tristezza; sollevami secondo la tua promessa. Tieni lontana da me la via della menzogna, fammi dono della tua legge. Ho scelto la via della giustizia, mi sono proposto i tuoi giudizi. Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore, che io non resti confuso. Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore. He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore. Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete del guadagno. Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. Con il tuo servo sii fedele alla parola che hai data, perché ti si tema. Allontana l'insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. Ecco, desidero i tuoi comandamenti; per la tua giustizia fammi vivere.
Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia, la tua salvezza secondo la tua promessa; a chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola. Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera, perché confido nei tuoi giudizi. Custodirò la tua legge per sempre, nei secoli, in eterno. Sarò sicuro nel mio cammino, perché ho ricercato i tuoi voleri. Davanti ai re parlerò della tua alleanza senza temere la vergogna. Gioirò per i tuoi comandi che ho amati. Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo, mediterò le tue leggi.
Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza. Questo mi consola nella miseria: la tua parola mi fa vivere. I superbi mi insultano aspramente, ma non devìo dalla tua legge. Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore, e ne sono consolato. M'ha preso lo sdegno contro gli empi che abbandonano la tua legge. Sono canti per me i tuoi precetti, nella terra del mio pellegrinaggio. Ricordo il tuo nome lungo la notte e osservo la tua legge, Signore. Tutto questo mi accade perché ho custodito i tuoi precetti.
Het. La mia sorte, ho detto, Signore, è custodire le tue parole. Con tutto il cuore ti ho supplicato, fammi grazia secondo la tua promessa. Ho scrutato le mie vie, ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti. Sono pronto e non voglio tardare a custodire i tuoi decreti. I lacci degli empi mi hanno avvinto, ma non ho dimenticato la tua legge. Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode per i tuoi giusti decreti. Sono amico di coloro che ti sono fedeli e osservano i tuoi precetti. Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami il tuo volere.
Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore, secondo la tua parola. Insegnami il senno e la saggezza, perché ho fiducia nei tuoi comandamenti. Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua parola. Tu sei buono e fai il bene, insegnami i tuoi decreti. Mi hanno calunniato gli insolenti, ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti. Torpido come il grasso è il loro cuore, ma io mi diletto della tua legge. Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti. La legge della tua bocca mi è preziosa più di mille pezzi d'oro e d'argento.
Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato; fammi capire e imparerò i tuoi comandi. I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia, perché ho sperato nella tua parola. Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi e con ragione mi hai umiliato. Mi consoli la tua grazia, secondo la tua promessa al tuo servo. Venga su di me la tua misericordia e avrò vita, poiché la tua legge è la mia gioia. Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono; io mediterò la tua legge. Si volgano a me i tuoi fedeli e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti. Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti, perché non resti confuso.
Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza, spero nella tua parola. Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa, mentre dico: Quando mi darai conforto? Io sono come un otre esposto al fumo, ma non dimentico i tuoi insegnamenti. Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori? Mi hanno scavato fosse gli insolenti che non seguono la tua legge. Verità sono tutti i tuoi comandi; a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto. Per poco non mi hanno bandito dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti. Secondo il tuo amore fammi vivere e osserverò le parole della tua bocca.
Lamed. La tua parola, Signore, è stabile come il cielo. La tua fedeltà dura per ogni generazione; hai fondato la terra ed essa è salda. Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi, perché ogni cosa è al tuo servizio. Se la tua legge non fosse la mia gioia, sarei perito nella mia miseria. Mai dimenticherò i tuoi precetti: per essi mi fai vivere. Io sono tuo: salvami, perché ho cercato il tuo volere. Gli empi mi insidiano per rovinarmi, ma io medito i tuoi insegnamenti. Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini.
Mem. Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando. Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna. Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti. Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi. Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca. Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna.
Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia. Sono stanco di soffrire, Signore, dammi vita secondo la tua parola. Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi. La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. Gli empi mi hanno teso i loro lacci, ma non ho deviato dai tuoi precetti. Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, in essi è la mia ricompensa per sempre.
Samech. Detesto gli animi incostanti, io amo la tua legge. Tu sei mio rifugio e mio scudo, spero nella tua parola. Allontanatevi da me o malvagi, osserverò i precetti del mio Dio. Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita, non deludermi nella mia speranza. Sii tu il mio aiuto e sarò salvo, gioirò sempre nei tuoi precetti. Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti, perché la sua astuzia è fallace. Consideri scorie tutti gli empi della terra, perciò amo i tuoi insegnamenti. Tu fai fremere di spavento la mia carne, io temo i tuoi giudizi.
Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia; non abbandonarmi ai miei oppressori. Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano i superbi. I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza e della tua parola di giustizia. Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi comandamenti. Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti. E` tempo che tu agisca, Signore; hanno violato la tua legge. Perciò amo i tuoi comandamenti più dell'oro, più dell'oro fino. Per questo tengo cari i tuoi precetti e odio ogni via di menzogna.
Pe. Meravigliosa è la tua alleanza, per questo le sono fedele. La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici. Apro anelante la bocca, perché desidero i tuoi comandamenti. Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome. Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male. Salvami dall'oppressione dell'uomo e obbedirò ai tuoi precetti. Fa’ risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti. Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi, perché non osservano la tua legge.
Sade. Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande. Mi divora lo zelo della tua casa, perché i miei nemici dimenticano le tue parole. Purissima è la tua parola, il tuo servo la predilige. Io sono piccolo e disprezzato, ma non trascuro i tuoi precetti. La tua giustizia è giustizia eterna e verità è la tua legge. Angoscia e affanno mi hanno colto, ma i tuoi comandi sono la mia gioia. Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre, fammi comprendere e avrò la vita.
Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi; custodirò i tuoi precetti. Io ti chiamo, salvami, e seguirò i tuoi insegnamenti. Precedo l'aurora e grido aiuto, spero sulla tua parola. I miei occhi prevengono le veglie per meditare sulle tue promesse. Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia; Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio. A tradimento mi assediano i miei persecutori, sono lontani dalla tua legge. Ma tu, Signore, sei vicino, tutti i tuoi precetti sono veri. Da tempo conosco le tue testimonianze che hai stabilite per sempre.
Res. Vedi la mia miseria, salvami, perché non ho dimenticato la tua legge. Difendi la mia causa, riscattami, secondo la tua parola fammi vivere. Lontano dagli empi è la salvezza, perché non cercano il tuo volere. Le tue misericordie sono grandi, Signore, secondo i tuoi giudizi fammi vivere. Sono molti i persecutori che mi assalgono, ma io non abbandono le tue leggi. Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo, perché non custodiscono la tua parola. Vedi che io amo i tuoi precetti, Signore, secondo la tua grazia dammi vita. La verità è principio della tua parola, resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia. Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme le tue parole. Io gioisco per la tua promessa, come uno che trova grande tesoro. Odio il falso e lo detesto, amo la tua legge. Sette volte al giorno io ti lodo per le sentenze della tua giustizia. Grande pace per chi ama la tua legge, nel suo cammino non trova inciampo. Aspetto da te la salvezza, Signore, e obbedisco ai tuoi comandi. Io custodisco i tuoi insegnamenti e li amo sopra ogni cosa. Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti: davanti a te sono tutte le mie vie.
Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore, fammi comprendere secondo la tua parola. Venga al tuo volto la mia supplica, salvami secondo la tua promessa. Scaturisca dalle mie labbra la tua lode, poiché mi insegni i tuoi voleri. La mia lingua canti le tue parole, perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti. Mi venga in aiuto la tua mano, poiché ho scelto i tuoi precetti. Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia. Possa io vivere e darti lode, mi aiutino i tuoi giudizi. Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti”.
Quest’uomo pio, fedele è modello ed esempio di come si cresce nella conoscenza della dottrina della giustizia.
Lui è nella Legge, vive per la Legge, la Legge cerca, medita, comprende. Perché la sua comprensione sia sempre più perfetta prega, chiede aiuto al Signore. Perché la possa osservare in ogni sua prescrizione chiede la forza a Dio.
Questa stessa attenzione, intensità di amore, passione per la verità deve possedere chiunque vuole smettere di essere bambino nelle cose di Dio per diventare adulto.
Questo impegno personale è richiesto ad ogni cristiano. È questo il motivo per cui all’impegno dei ministri della Parola deve seguire quello personale, quotidiano, perenne. Senza questo impegno ogni altro sarà vano, perché manca della personale interiorizzazione e crescita nella dottrina della giustizia.
[14]Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo.
Ancora l’Autore tiene a ribadire il concetto finora espresso. I destinatari della Lettera sono bambini. Sarebbero dovuti essere già adulti nella fede, invece ancora non conoscono neanche le verità più elementari.
Quando si finisce di essere bambini e si comincia ad essere adulti?
Per l’Autore la differenza la fa la capacità di discernere il buono dal cattivo, ma anche il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto, ciò che è secondo Dio da ciò che è invece solo pensiero dell’uomo.
La differenza la fa anche la capacità acquisita di nutrirsi con nutrimento solido. Quando un cristiano è incapace di accogliere le verità centrali della fede è il segno che lui è ancora bambino, non è cresciuto, non ha cambiato niente nella sua formazione dottrinale e spirituale.
Ora la crescita in sapienza e grazia deve essere di tutti e solo chi cresce in sapienza e grazia raggiunge la perfezione della sua fede in Cristo Gesù.
Ognuno pertanto esaminandosi sulla dottrina della giustizia che possiede nel suo cuore, può stabilire con precisione se è bambino, oppure adulto, se ha ancora bisogno di latte, oppure di nutrimento sempre più solido e sempre più sostanzioso.
Ognuno è chiamato a porre riparo a questo stato infantile di percepire e di vivere la fede in Cristo Gesù.
Una fede infantile infatti è sempre esposta al rischio della sua perdita. È sufficiente una qualche tentazione e subito si cade da essa.
È quanto avviene oggi nel cristianesimo. C’è una diaspora dei suoi figli verso le più grandi falsità che la mente umana mai prima d’ora aveva concepito.
Questo distacco, che è arretramento culturale, oltre che religioso, totale perdita di fede, è dovuto a due cause: la prima è la mancata formazione, l’insegnamento non dato per tanti e tanti anni da parte di coloro che hanno ricevuto il ministero della Parola.
La seconda causa è la non crescita nella fede personale da parte di coloro che pur avendo ricevuto l’insegnamento del catechismo, si sono fermati a quel tempo e a quell’età, senza progredire personalmente nella conoscenza della dottrina della giustizia.
Se la fede non passa per l’elaborazione della coscienza, essa è sempre dipendente dagli altri e una fede dipendente è la cosa più fragile che possa esistere.
È sufficiente far cadere in discredito colui dal quale la nostra fede dipende, e la stessa fede cade in discredito, si perde.
Il rimedio non può essere che uno solo: far sì che ognuno passi dalla fede dipendente ad una fede personale, fondata sul proprio convincimento.
Per questo è più che urgente avere un punto comune dal quale partire sia chi insegna, sia chi ascolta e questo punto non può essere che la Rivelazione, il Vangelo, letto, interpretato, compreso, accolto, meditato, studiato attraverso un dialogo ed un confronto dove ognuno è obbligato a lasciare ciò che Vangelo non è per radicarsi solo ed esclusivamente nella sua verità e nella sua dottrina.
Chi vuole una fede adulta negli altri, deve creare il distacco dalla propria fede e dalla propria verità, facendo sì che ogni fondamento non sia sulla persona che dice la fede, ma sulla Parola che viene annunziata e la Parola è fuori di chi l’annunzia e di chi la riceve.
Poiché è di fronte ad entrambi, entrambi si possono confrontare con essa, lasciare ciò che ad essa non appartiene, per radicarsi e fondarsi solo in ciò che è dalla Parola, nasce dalla Parola, la Parola insegna, la Parola contiene. È questa una metodologia che deve sempre accompagnare il ministro della Parola. Se Lui non fa questo, avrà dinanzi a sé sempre delle persone dalla fede dipendente dalla sua. Crolla lui, si perde il credito in lui, si perde e crolla anche la fede di cui lui era assertore, datore, annunziatore.
Oggi il pericolo più grave per la fede è la sostituzione della Parola di Dio con la parola degli uomini, del sentire di Dio con il sentire della terra che è avvenuta in molti ministri della Parola.
Questo è avvenuto perché la Parola non vogliamo che rimanga fuori di noi, dinanzi a noi, per confrontarci con lealtà e purezza di cuore sempre e solo con essa.
Questo ci fa dire e concludere che oggi, in molti strati di popolazione cristiana neanche si possa parlare di fede bambina, ma semplicemente di non fede.
È la scristianizzazione del cristiano. Questo è il fenomeno con il quale dovremo fare ben presto i conti, se non mettiamo mano all’aratro per iniziare a seminare nel solchi dei cuori solo ed esclusivamente la Parola del Signore.

TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE

Preso fra gli uomini. Il sacerdote è un uomo preso tra gli uomini. È questa la verità divina che regola la legge sul sacerdozio. Questo significa che il sacerdote deve essere un figlio di Adamo. Chi non è figlio di Adamo non può essere sacerdote. Anche Gesù, per essere nostro vero sacerdote, si è sottoposto a questa legge: si è fatto figlio di Adamo. Da Figlio di Dio, consustanziale con il Padre, si è fatto figlio di Adamo, consustanziale con gli uomini. Essendo vero uomo, può essere preso da Dio per essere da Lui costituito suo Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza.
Per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio. È questa la seconda verità che delimita l’esercizio del ministero sacerdotale. Uomo tra gli uomini, il sacerdote non si deve occupare delle cose degli uomini che riguardano le cose terrene, mondane. Il bene che lui deve cercare è nelle cose che riguardano direttamente Dio. Le cose di Dio sono la sua Gloria, la sua Signoria, la sua Parola, la sua Grazia, la sua Verità, il suo Regno, la sua Eternità. Il bene che lui deve portare ai suoi fratelli è Dio stesso, la sua Verità, la sua Giustizia, la sua Santità, la sua Parola, il suo Amore, la sua Misericordia. Egli deve portare l’uomo a Dio, portando Dio ad ogni uomo.
Per offrire doni e sacrifici per i peccati. Viene ora specificata una delle cose principali che riguardano Dio: il perdono dei peccati, la loro remissione, la loro espiazione. Il Sacerdote è colui che offre doni e sacrifici al Signore per i peccati, perché il peccato non solo venga perdonato, ma anche espiato. Il ministero del sacerdote si vive come offerta di doni e di sacrifici per i peccati. Dopo però che Cristo è morto per togliere il peccato del mondo, dopo che Lui ha offerto se stesso al Padre in espiazione, ogni altro ministero sacerdotale deve essere vissuto alla maniera di Cristo Gesù. Ogni sacerdote deve offrire se stesso in Cristo, con Cristo, per Cristo, al Padre, perché il peccato venga purificato e tolto, cancellato ed espiato, perdonato e rimesso dal cuore degli uomini. L’offerta del Sacerdote da offrire al Padre è Cristo. Offrendo Cristo, deve però offrire se stesso con una vita consacrata tutta alla gloria del Padre. L’offerta che il Sacerdote deve offrire al Padre è l’esercizio nella santità del suo ministero sacerdotale, in tutto come ha fatto Cristo Gesù.
Per lui, per gli altri, fuori di lui. Nell’Antica Legge il Sacerdote offriva per se stesso e per gli altri con una vittima che era fuori di lui, che non era lui. Il sacerdote nell’Antica Legge offriva sacrifici animali, portava dinanzi a Dio il sangue dei tori e dei vitelli. Nella Nuova Legge Cristo Gesù non offre qualcosa che è fuori di sé, ma offre se stesso. Entra nel Santuario del Cielo, presso Dio con il proprio sangue. Cristo offre se stesso. Offre se stesso, ma non per se stesso. Offre se stesso per noi. È questa la grande novità del suo sacrificio. Con esso viene abolita per sempre l’Antica Legge e ogni Antico Sacrificio. Ora il Sacrificio è uno solo: Cristo Gesù. In questa offerta ogni cristiano deve farsi offerta, sacrificio. Questa offerta ogni sacerdote ordinato deve offrire al Padre, ma in questa offerta anche offrirsi per se stesso e per il mondo intero.
Nessuno si fa. Viene fatto. L’onore del sacerdozio nessuno può attribuirselo da solo. Sacerdote nessuno si può fare da sé. Tutti sono fatti da Dio, tutti sono da Lui costituiti. È Dio che ha fatto, che ha costituito Gesù suo Sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek . Dio non solo lo ha costituito. Gli ha indicato anche la modalità, secondo la quale egli avrebbe dovuto esercitare il culto. Ancora una volta la questione cristologica si fa e diviene questione teologica. Se è questione teologica la sua soluzione è da trovare e risolvere alla luce dell’Antico Testamento, letto però con mente libera, cuore puro, coscienza non alterata dal peccato, spirito sincero, volontà di pervenire alla verità di Dio e solo ad essa. Questa metodologia, seguita e applicata con somma diligenza, conduce alla verità che libera e introduce nella vera vita.
Le cose che riguardano Dio: Legge, espiazione, preghiera. I compiti del Sacerdote nelle cose che riguardano Dio sono: il dono al popolo della Legge di Dio e il suo insegnamento secondo perfetta verità, o corrispondenza con la divina volontà, il culto nella sua duplice via di preghiera e di sacrificio. Con la preghiera si intercede, si invoca da Dio la benedizione sul popolo dell’Alleanza; con l’espiazione si offre il sacrificio per l’espiazione dei peccati. Come si può constatare il ministero sacerdotale è finalizzato a far entrare e a far permanere l’uomo nella volontà di Dio per un suo compimento sempre più perfetto. Quando lo si separa da questa finalità, il suo è un esercizio, o una ministerialità vana. È vano ogni esercizio del ministero sacerdotale che non fa crescere la santità nel popolo del Signore. Nessuna santità sarà mai possibile senza l’insegnamento della Legge, senza il dono della verità che la Legge contiene.
Portare ignoranza ed errore nella santità. Il Sacerdote è chiamato a portare ogni ignoranza, ogni errore, ogni falsità, ogni idolatria, ogni ambiguità, ogni cattiva comprensione della Legge nella santissima verità della Volontà di Dio che la Legge esprime e contiene. Se il Sacerdote lascia, o permette, consapevolmente o anche inconsapevolmente, che un solo errore, una sola falsità, o alcunché di impuro guasti la pienezza e la purezza della verità divina, che lui è chiamato a preservare anche pagando il prezzo del suo sangue, lui si fa responsabile di tutto il male che si compie in seno al popolo di Dio a motivo di quell’errore o di quella falsità che Lui ha lasciato, o permesso, o concesso, che si intromettesse nella verità di Dio e la rendesse falsità. Il Sacerdote è il ministro della verità di Dio, prima che di ogni altra cosa. È la verità di Dio insegnata in pienezza che conduce alla santità. Dove non si insegna la verità, nessuna santità sarà mai possibile. Di questo però responsabile è il solo Sacerdote.
Il ministro della santità di Dio. Il Sacerdote è anche ministro della santità di Dio. Egli deve condurre il popolo del Signore nella santità del suo Dio e per questo deve abolire il peccato che toglie la santità dell’anima, inquina il cuore, deturpa la mente, conduce nella morte l’uomo. Per questo egli è anche l’uomo dell’intercessione, della preghiera, dell’offerta, del sacrificio, dell’espiazione. Lui deve sempre operare in vista del ritorno degli uomini nella santità di Dio e per questo deve portare la santità di Dio sulla terra. Deve farlo offrendo se stesso, facendo della sua vita un sacrificio, un olocausto al Signore affinché la santità di Dio riempia il mondo. Egli dovrà fare di ogni peccatore un santo e di ogni nemico di Dio un amico fedele, che percorre le vie della giustizia e della verità per tutti i giorni della sua vita.
L’uomo della giusta compassione. Il Sacerdote è l’uomo della giusta compassione, perché la sua compassione non è semplicemente umana, cioè rivolta all’uomo per le cose della terra. La sua è rivolta all’uomo, ma per le cose del cielo. La sua compassione tende a strappare l’uomo dalle tenebre, dalla falsità per portarlo nello splendore della verità di Dio; ma anche toglierlo dal peccato e dalla morte per rivestirlo della veste candida della grazia e della carità che sono dono di Dio per la salvezza di chiunque crede. La sua deve essere sempre compassione per le cose di Dio, non per quelle della terra. Mai si deve lasciare tentare dalla compassione per le cose della terra. Queste gli fanno perdere la vera finalità del suo ministero, senza la quale regnano solo tenebre, falsità e peccato.
Esperto conoscitore della Legge e della Santità di Dio. Per poter svolgere con potenza di grazia e di verità il Sacerdote deve essere lui stesso un esperto conoscitore sia della Legge, o della verità di Dio, che della sua Santità. Questo avviene portando se stesso nella più alta verità e nella più grande santità. Egli deve attrarre nella verità dalla verità che è diventata la sua vita, ma anche deve attrarre nella santità del suo Signore dalla pienezza di santità che avvolge la sua anima. Egli deve essere per tutti vero modello di verità, di santità, di sana conoscenza, di pura carità, di ogni altra virtù che adorna l’anima e lo costituisce esperto nelle cose che riguardano Dio. Santità e verità devono essere la luce che brilla perennemente sul volto del sacerdote.
Gli errori spirituali del Sacerdote. L’errore spirituale del Sacerdote è essenzialmente uno. Da questo errore ogni altro viene generato. Il Sacerdote non ha alcuna autonomia né nella verità, né nella santità. Il Sacerdote deve attenersi esclusivamente alla Rivelazione e dare Dio secondo pienezza di rivelazione sia per quanto attiene alla verità che per quanto riguarda la grazia. Ogni intromissione di pensiero umano, si trasformerà in un errore che impedisce l’uso santo del suo ministero. Quando l’uso del suo ministero non è santo, esso non può generare santità. Ognuno è obbligato a liberare l’uso e la modalità del suo sacerdozio da ogni indebita intromissione.
La legge della giusta compassione. Per il Sacerdote la giusta compassione è una sola: attenersi al dono della verità e della grazia. La sua giusta compassione è preservare il suo ministero nella finalità che ad esso ha donato il Signore nell’atto stesso di costituirlo suo Sacerdote. Le tentazioni del Sacerdote sono tutte rivolte a che lui sia distratto da questa unica finalità. Persa la finalità si perde anche l’essenza del sacerdozio. Quanto si opera non è più giusta compassione, bensì è compassione falsa, bugiarda, iniqua. È iniqua perché frutto di peccato e di morte del ministero sacerdotale.
La legge del sacerdozio è di origine divina, non può essere di origine ecclesiale. Il Sacerdozio è stato costituito da Dio all’interno del suo popolo. Dio lo ha costituito, Dio ne ha legiferato anche l’essenza, le finalità, le modalità, le forme. Essendo Dio l’Autore, nessun altro può legiferare su di esso. Non può perché non è Autore. Essendo il Sacerdozio di origine divina, di origine divina deve sempre rimanere. Neanche la storia lo può condizionare, o asservire ad essa. Se la Chiesa vuole ritrovare splendore nel suo seno, deve mettere ogni impegno a che il Sacerdozio brilli nel suo seno in tutta la verità e la santità di cui il Signore lo ha adornato. Tutte le tentazioni mirano a distruggere il Sacerdote nella sua origine divina. Distrutto il Sacerdote in questa sua divina origine, tutto il popolo di Dio va alla deriva. Tutto è dal Sacerdote, perché tutto Dio è dal Sacerdote. Ucciso il Sacerdote, si priva di Dio ogni uomo e tutto il popolo. Questa è verità. Questa è la verità.
Con Mosè la prima legge sul sacerdozio. La prima legislazione sul Sacerdozio Dio l’ha data per mezzo di Mosè. Potevano essere Sacerdoti al suo cospetto solo i discendenti maschi di Aronne. Quanti non erano discendenti di Aronne, non potevano essere ammessi a questo ministero. Nessuna donna poteva esercitare il ministero sacerdotale. Tutti i discendenti maschi di Levi erano addetti al culto nel Santuario, ma non all’esercizio del sacerdozio.
Con Isaia Dio cambia la legge. Con Isaia Dio cambia la legge sul Sacerdozio. Con la Nuova Alleanza non solo tra i figli di Aronne, ma ogni altro figlio poteva divenire sacerdote al suo cospetto, sia tra i discendenti di Abramo che fra le Nazioni. Dio si sarebbe presi Sacerdoti e Leviti da ogni popolo e nazione. Questa profezia è una vera rivoluzione. È la rivoluzione per eccellenza. Isaia annunzia il cambiamento di una parte della legge sul Sacerdozio, solo per quella parte riguardante la discendenza. Non si pronunzia sul cambiamento del culto. Questo cambiamento è stato introdotto da Cristo Gesù.
La legge è di Cristo. Con Cristo non solo la legge sul Sacerdozio è Sua, ma è Lui stesso la legge del Sacerdozio. Ogni Sacerdote che vuole conoscere qual è la legge che governa e regola il suo Sacerdozio deve tenere fisso lo guardo perennemente su Cristo Gesù. Oltre la forma e la via di Cristo nessuna forma e nessuna via. Oltre la modalità di Cristo nessuna modalità. Oltre l’essenza di Cristo nessuna essenza. Oltre la finalità di Cristo nessuna finalità. Tutto è Cristo, tutto si definisce da Cristo, tutto si comprende da Cristo, tutto si aggiorna su Cristo, tutto si spiega da Cristo, tutto si conduce a Cristo, tutto parte da Cristo, ma anche tutto deve sempre ritornare a Cristo perché riceva il sigillo della verità, della santità sia nelle modalità che nella finalità. Cristo è l’essenza eterna del Sacerdozio della Nuova Alleanza. Anzi Cristo è il solo Sacerdote della Nuova Alleanza. Ogni altro Sacerdozio è partecipazione dell’unico ed eterno suo Sacerdozio. Secondo questa verità ogni Sacerdote deve considerarsi, comprendersi, relazionarsi. Il suo Sacerdozio è da Cristo, ma anche in Cristo, con Cristo, per Cristo.
La Chiesa può determinare i requisiti, ma non la legge. La Chiesa non ha alcun potere sul Sacerdozio di Cristo. Esso è interamente da Dio. La Chiesa però può intervenire sui requisiti da chiedere per ogni chiamato al Sacerdozio. I requisiti sono la forma dell’uomo senza la quale il Sacerdozio viene esposto o al fallimento, o a nullità. I requisiti sono come i mezzi storici attraverso i quali il Sacerdozio può essere esercitato con frutto. Nella scelta e nella missione nessun elemento della terra dovrà mai introdursi. Lo esige la verità e la santità del Sacerdozio di Cristo Gesù.
La mediazione umana è nella trasmissione dei poteri. La Chiesa è stata costituita da Dio “mediatrice” nella trasmissione dei poteri sacerdotali. È mediatrice nei suoi Apostoli e nei loro successori, i Vescovi. Solo loro sono stati rivestiti della pienezza del Sacerdozio di Cristo e solo loro possono conferire ad un altro i poteri sacerdotali, secondo ordine e grado diversi. Dove non c’è vera successione apostolica, lì non c’è alcuna mediazione valida. Dove non c’è vera successione apostolica, lì non ci sono veri sacerdoti.
È Dio che sceglie Cristo. È Dio che dona a Cristo la missione. Cristo: sacerdote per sempre. Alla maniera di Melchisedek. Cristo è da Dio. La sua origine da Dio non è però nel tempo. È nell’eternità per l’eternità. È da sempre per sempre. Cristo è il solo Sacerdote della Nuova Alleanza. Gli altri lo sono perché sono resi partecipi del suo unico, eterno Sacerdozio. Il Sacerdozio di Cristo Gesù non è però alla maniera di Aronne, ma alla maniera di Melchisedek. Cambia l’ordine, cambia anche la modalità, cambia il sacrificio, cambia la legge. Tutto cambia con Cristo. Tutto cambia, anche l’Alleanza, dall’Antica si passa alla Nuova. Se tutto questo avviene per volontà di Dio, non per volontà di Cristo, chi vuole rimanere nella volontà di Dio, deve operare un passaggio anch’esso sostanziale. Deve passare dalla volontà di Dio manifestata per mezzo di Mosè alla volontà di Dio manifestata per mezzo dei Profeti e compiuta interamente da Cristo Gesù. Questo cambiamento di volontà di Dio è sostanza e modalità del Sacerdozio di Cristo. In questa volontà ognuno è chiamato ad entrare. Chi non entra in questa volontà, non è semplicemente nella volontà di Dio. La volontà di Dio manifestata a Mosè non è la pienezza della volontà di Dio. Non è quindi la volontà di Dio nella quale Dio ha posto la sua salvezza.
Tutto avviene in Cristo, niente fuori di Lui. Nel Sacerdozio alla maniera di Cristo, tutto avviene in Cristo; niente fuori di Lui. Tutto avviene in Cristo, perché l’esercizio del Sacerdozio di Cristo consiste nell’offerta a Dio della propria volontà. È questo l’unico e solo sacrificio che il Signore vuole: l’offerta della volontà. Cristo gliela dona per intero, sempre, tutta, in ogni sua parte, in ogni suo desiderio, in ogni sua manifestazione. Niente ha fatto Cristo che non fosse la Volontà del Padre. Per fare tutta la Volontà del Padre ha dovuto annientarsi, rinnegarsi, annichilirsi nella sua volontà umana. È questo l’unico sacrificio gradito al Padre.
Obbedienza e patimenti. L’obbedienza di Cristo non è senza la sofferenza. Il dono della volontà nella sofferenza, nel grande patimento fa di questo dono un sacrificio, un’offerta, un olocausto. Nella situazione di morte e di peccato nel quale l’uomo si è collocato a causa della colpa antica, non c’è dono della volontà a Dio se non nella morte per rimanere fedeli a Dio. La sofferenza nasce dal fatto che il male non libera l’uomo dalla sua schiavitù se non facendolo passare attraverso la morte. La sofferenza è morte alla propria volontà, al proprio cuore, alla propria mente, a tutto il proprio essere. Chi non passa attraverso questa morte attesta che la sua volontà è ancorata alla propria schiavitù. La sofferenza altro non è che la consegna della propria vita del corpo al male di questo mondo perché l’anima possa essere tutta e solo di Dio. Il male si prende la nostra vita uccidendola, crocifiggendola, insultandola, rinnegandola. Poiché la nostra vita non è fatta per queste cose, specie per la morte, essa vive di sofferenza, di dolore, di angoscia, di ogni sorta di patimento prima dell’anima e poi anche del corpo, o del corpo e dell’anima insieme.
Perfezione e causa di salvezza. La sofferenza offerta tutta al Signore – e può essere offerta al Signore solo quella sofferenza che è vissuta nella più grande santità e purezza di sentimenti, nella libertà da ogni male – produce un frutto di perfezione in chi la subisce e la offre. La perfezione consiste nell’essere interamente e in ogni cosa del Signore. Che si è interamente del Signore lo attesta il dono della nostra vita a lui nella più grande tribolazione, che raggiunge spesso anche la morte. Questa sofferenza che è perfezione per noi, è anche merito, frutto di salvezza per gli altri. Nel caso di Cristo Gesù è causa di salvezza per il mondo intero. Dio gli dona la salvezza del mondo a causa dell’offerta che Cristo ha fatto di se stesso a Lui. Questo deve significare per noi una sola verità: non c’è redenzione del mondo se non in questa offerta, in questo dono. Questo dono deve essere fatto in Cristo, per Cristo, con Cristo.
La Salvezza è nell’obbedienza. La salvezza è nell’obbedienza perché solo nell’obbedienza si compie tutta la volontà del Padre; solo nell’obbedienza ci si consegna interamente a Lui. L’uomo dona tutto se stesso a Dio. Dio dona tutto se stesso all’uomo, ma donandosi all’uomo, non si dona solo per chi ha fatto l’offerta, si dona all’uomo perché l’uomo lo doni ad ogni altro. È in questo dono di Dio al mondo che si compie la salvezza. In altre parole: la salvezza si compie nel momento in cui Dio viene dato all’anima. Nessuno può dare Dio ad un’anima, se Dio non si è dato all’uomo perché lo dia alle anime. Quando Dio si dona ad un uomo? Quando l’uomo si dona tutto a Dio. L’uomo si dona nell’obbedienza tutto al Signore, il Signore si dona tutto all’anima, per la propria santificazione, ma anche perché l’anima lo dia al mondo intero per la sua salvezza. Più intensamente l’uomo si dona a Dio, più totalmente Dio si dona all’anima, all’uomo, più totalmente e intensamente l’uomo lo potrà dare ai suoi fratelli. Se invece l’uomo non si dona a Dio, neanche Dio si dona all’uomo. Questi può anche andare dai suoi fratelli, ma andrà solo pieno di se stesso, ma non di Dio, al quale non si è dato. Senza il dono di Dio non c’è salvezza, non c’è redenzione, non c’è giustificazione. C’è solo un incontro e una relazione da uomo a uomo, ma non da uomo di Dio ricolmo tutto di Dio per donare Dio al mondo intero. Questo è il fallimento della nostra pastorale. Si fa all’uomo senza Dio, perché a Dio non si è consegnata tutta intera la vita per compiere il suo volere, per fare la sua volontà.
L’obbedienza è a Cristo. Con Mosè, con i Profeti l’obbedienza era alla Parola che Dio diceva attraverso di loro. Con l’Incarnazione del Verbo, Dio non ha altre parole da dirci se non quelle proferite da Cristo Gesù. In tal senso l’obbedienza è solo a Cristo, perché Cristo è la Parola definitiva, ultima di Dio per il mondo intero. Dio non ha altre parole da dirci. Egli ci ha detto e ci ha dato tutto in Cristo Gesù. Per questo motivo l’obbedienza è solo a Cristo Signore, perché in Lui il Padre si è compiaciuto e Lui ci ha detto di ascoltare. Cristo Gesù è il dono totale, pieno, perfetto, come Parola e come Sacrificio, che il Padre ha fatto all’umanità e l’ha fatto una volta per tutte e per sempre.
Cosa è la salvezza? La salvezza in sé è il ritorno dell’uomo nell’obbedienza a Dio, è il ritorno sotto la Signoria di Dio. La salvezza è liberazione da ogni peccato, anche veniale; è vita secondo la verità e la carità che Cristo Gesù è venuto a portare sulla nostra terra. Tutto questo avviene per grazia e non per merito dell’uomo e si realizza mediante la fede in Cristo Gesù, unico Salvatore e Redentore dell’uomo.
Il Dio dell’ultima parola rivelata. Dio parla all’uomo. L’uomo deve sempre ascoltare il Signore che parla oggi al suo cuore. C’è la rivelazione del mistero e questa rivelazione è avvenuta una volta per tutte. Dio non ha altri misteri da rivelarci e sul mistero che ci ha rivelato ha detto tutto. Ora però bisogna vivere in pienezza il mistero della salvezza. Per aiutarci a vivere nel mistero, Dio, Padre di bontà e di misericordia, sempre viene in aiuto alla nostra fragilità e in molti modi ci parla e ci introduce nella vita del mistero secondo pienezza di verità, di carità, di speranza. Poiché Dio parla all’uomo, l’uomo deve avere la disponibilità del cuore, la leggerezza della mente, la duttilità dell’intelligenza di ascoltare sempre l’ultima parola di Dio e metterla in pratica con ogni obbedienza pronta, sollecita, immediata.
Non si cresce per volontà e neanche per intelligenza nella conoscenza del mistero. Alla volontà dell’uomo è richiesto di aprirsi al mistero. All’intelligenza di accoglierlo. Però né la volontà, né l’intelligenza ci aiutano a crescere nella comprensione del mistero di Dio. Chi ci aiuta è lo Spirito del Signore ed ogni crescita avviene in noi per grazia. Senza lo Spirito Santo che opera dentro di noi, ogni conoscenza di Cristo è conoscenza sterile, inutile, vuota, vana. È una conoscenza della mente che non trasforma il cuore né lo aiuta a crescere secondo Dio e in Dio. Questa conoscenza è frutto di tanta preghiera unitamente alla crescita in grazia che avviene nel nostro cuore e nella nostra anima.
Come si progredisce di fede in fede? Prima di tutto si cresce mettendosi in ascolto dello Spirito Santo. Lui bisogna imparare ad ascoltare. Per ascoltarlo, è necessario, prima ancora, invocarlo. Lo si prega con continua preghiera, ma anche con una disponibilità sempre più grande di affidarci alla sua misericordia e al suo aiuto. Si progredisce ancora servendoci con santità di tutti quei mezzi che il Signore ha messo a nostra disposizione. Questi mezzi sono l’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, ma anche il confronto quotidiano con la Scrittura Santa e con la sana dottrina che la Chiesa ci insegna di giorno in giorno.
Si conosce per Scrittura. La Scrittura è la fonte di ogni nostra vera conoscenza su Cristo Gesù. La Scrittura però bisogna che venga letta con la fede della Chiesa, nella Chiesa, con la Chiesa. La Parola da Gesù è stata affidata agli Apostoli e sono loro che devono insegnarcela con ogni sapienza e dottrina. Perché il loro insegnamento penetri nei nostri cuori, è necessario da parte nostra la preghiera, molta preghiera, affinché il Signore ci renda docili all’ascolto, ma anche alla messa in pratica di ogni parola ascoltata. La conoscenza della Scrittura secondo la fede e la sana dottrina della Chiesa è aiuto indispensabile per conoscere Dio e Cristo secondo verità.
Si conosce per illuminazione. La conoscenza solo per Scrittura non è sufficiente, non basta. Cristo Gesù spesso si serve del dono diretto della conoscenza del suo mistero. Questo dono non è fatto ad ogni uomo. È fatto ad anime particolari, che Lui stesso sceglie e invia nel mondo per portare ad ogni uomo la luce del suo Vangelo, libero da ogni fraintendimento umano.
Nella vera conoscenza di Cristo è ogni vero servizio verso l’uomo. Chi vuole servire secondo verità e giustizia ogni uomo, deve andare a Lui con una sana, vera, giusta, perfetta conoscenza di Gesù Signore e del mistero dello stesso Dio. Se manca in noi la vera conoscenza di Cristo, non possiamo parlare di Cristo secondo verità. Se il nostro Cristo è falso, o non vero, tutta la vita cristiana sarà sottoposta a falsità, o a non verità. Chi ama l’uomo deve presentarsi a Lui con una santa, giusta, vera conoscenza di Gesù. È Gesù che salva l’uomo, lo salva però nella sua vera, santa conoscenza. Ogni falsità che viene introdotta su Cristo allontana sempre più dalla conoscenza, e quindi dalla libertà.
Il complesso e l’armonia delle verità della fede: dottrina della giustizia. La fede è un complesso ben compaginato e connesso di una miriade di verità. Ognuno è obbligato a conoscere di questo complesso le verità più essenziali, quelle che servono per la sua vita eterna e per raggiungere una più grande santità. La dottrina della giustizia è quel complesso e quell’armonia delle verità della fede che aiutano l’uomo a strapparlo al regno delle tenebre e a condurlo nel regno della verità e della santità di Dio. Ognuno è obbligato a possedere questo complesso e questa armonia, poiché ognuno è chiamato alla santità e senza la dottrina della giustizia è difficile, anzi impossibile pervenire ad una sempre più grande santificazione.
Adulti si diventa con la capacità di discernimento. Un uomo è adulto nella fede prima di tutto quando è nella vera, reale capacità di discernere il bene dal male, tutto il bene da tutto il male. Questo conferisce lo stato di adulto a livello di conoscenza. Ma c’è anche l’altro livello ed è quello della grazia. Un uomo è adulto nella grazia, quando è nelle reali possibilità di superare il male con il bene, di evitare tutto il male e di fare ogni bene. Quando si è capaci di operare un sano discernimento e di vivere secondo verità e giustizia, allora si è adulti nella fede, nella verità. In questo cammino poi non ci si può fermare. Bisogna giungere alla piena maturità in Cristo e questo può avvenire solo in una grande santificazione, nella perfezione dell’obbedienza a Gesù Signore. Oggi abbiamo bisogno di fede adulta, matura, sana, giusta, santa. Questo può avvenire solo in una santità sempre più grande.
Fede dipendente. La fede è dipendente quanto all’origine. Essa è dalla Parola che ci danno gli Apostoli, annunziandola e insegnandola. In questo dono bisogna essere sempre dipendenti. Non c’è Parola interamente data e santamente interpretata se non per mezzo degli Apostoli. La fede non deve essere dipendente quanto alla sua realizzazione e alla sua vita. In questo il cristiano deve liberare la vita della sua fede dalla vita di fede degli altri. Ognuno è obbligato a vivere la sua fede, anche se tutto il mondo vi rinunziasse.
Vera metodologia di crescita. Una vera, santa metodologia di crescita nella fede vuole un duplice contatto: con gli Apostoli del Signore e con il Sacro Testo. Inoltre accorre una esemplarità a prova di pienezza di Parola vissuta. Se una sola di queste tre cose manca, si arresta ogni crescita nella fede, oppure si fa un cammino assai lento, quasi impossibile.
La Parola è fuori di chi l’annunzia e di chi l’ascolta. La fede nasce dalla Parola. La Parola è fuori di chi l’annunzia e di chi l’ascolta. La Parola è il punto di riferimento oggettivo della fede. Essa è garanzia per chi annunzia e per chi ascolta. È vero punto di confronto per chi annunzia e per chi ascolta. Tutti possono confrontarsi con essa e se sono uomini di buona volontà, sinceri, onesti con se stessi, prima che con Dio e con i fratelli, possono giungere alla verità, anche perché chi cerca il Signore con cuore semplice, puro, dal Signore è cercato, dalla verità è attratto e condotto nel regno di Dio. Essendo fuori di chi l’annunzia e di chi l’ascolta, la Parola conserva sempre la più pura libertà dagli uomini. Nessuno potrà mai ridurla in schiavitù. Essa è libera della stessa libertà di Dio.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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