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COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
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11/01/2012 12:57
 
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TU SEI SACERDOTE PER SEMPRE

Il timore di essere esclusi. Si è esclusi dalla salvezza quando ci si esclude dalla fede. La salvezza è dalla fede. Chi si esclude dalla fede, si esclude anche dalla salvezza. Ognuno pertanto è chiamato a rimanere saldo, ancorato nella fede al fine di rimanere saldo e ancorato nella salvezza. La fede è in Cristo Gesù e nella sua Parola.
Relazione tra oggi, ieri, domani. La fede è accoglienza del mistero di Cristo Gesù, di tutto il suo mistero. Il mistero è stato compiuto in ogni sua parte da Gesù Signore e in ogni sua parte è stato annunziato. Il mistero che si è compiuto tutto, una volta per sempre, tutto non è stato ancora annunziato, o non è stato ancora annunziato tutto a tutti. La Chiesa ha l’obbligo di annunziarlo tutto a tutti, senza alcuna alterazione, cambiamento, o trasformazione. La Chiesa riceve il mistero dal passato, lo annunzia e lo vive tutto oggi, lo trasmette a quanti succedono nella storia, perché anche loro si lascino trasformare da quest’unico e solo mistero di vita. Senza il passato non c’è vero presente. Se il passato viene alterato, anche il presente viene trasformato. Ma se si trasforma, o si altera il passato, anche il presente risulterà alterato e diverrà un presente non salvato, non salvabile. Se il presente è alterato, anche il futuro sarà di conseguenza alterato e neanche esso potrà essere un futuro di salvezza per quanti lo riceveranno. Nasce per tutti l’urgenza, ma anche la grande responsabilità di trasmettere la fede integra, pura, nella santità più splendente. La salvezza è dalla fede. La fede è nella purezza del mistero. La purezza del mistero è nella purezza della Parola che lo annunzia. La purezza di domani è nella purezza di oggi e solo chi sa conservare pura e integra la fede oggi, potrà aiutare il domani a realizzarsi nella santità più pura e più santa.
Uniti nella fede. Uniti a chi? La fede si vive in unione e in comunione con ogni altro cristiano, si vive in unità con gli altri. C’è una unità di conforto e di sostegno ed è l’unità tra i cristiani che si incoraggiano e si stimolano a vicenda nella vita secondo la fede. Ma anche c’è una unità che è a fondamento della stessa fede. Questa unità è la comunione gerarchica con quanti nella Chiesa sono i ministri della Parola. La comunione e l’unità con loro è necessaria, anzi indispensabile, al fine di non rischiare di correre invano, di lavorare ma inutilmente. Sono i ministri della Parola, ognuno secondo la sua responsabilità che nasce dal Sacramento dell’ordine, a dare verità alla nostra fede e santità al nostro cammino.
Mediazione nel dono, nell’insegnamento, nella comprensione. Sono i ministri della Parola i mediatori di essa. La Parola ci è data per mezzo del loro ministero. La mediazione è nel dono: la Parola è data a loro perché siano loro a consegnarla a noi integra e pura, santa e immacolata così come è uscita dalla bocca e dal cuore di Gesù Signore. La mediazione è nell’insegnamento: sono loro che devono insegnarcela secondo la verità del mistero che la Parola contiene. La mediazione è anche nella comprensione: sono loro che devono aiutarci ad avere una corretta, esatta, perfetta comprensione di ogni Parola che Dio ha fatto risuonare tra noi per mezzo di Gesù Signore. Questa triplice mediazione nella Chiesa è affidata agli Apostoli e, in comunione gerarchica con loro, è affidata anche ai loro collaboratori nell’ordine episcopale che sono i sacerdoti. Il ministro della Parola dona la Parola, insegna secondo la Parola, ci offre ogni comprensione contenuta nella Parola. Se una sola di queste mediazioni viene omessa, non si esercita secondo pienezza di verità il ministero della Parola. Questo ministero fa la Parola vera, ma anche fa la Parola falsa. Questo ministero genera vita nel mondo, ma anche morte. Ogni ministro della Parola è responsabile di ogni morte che il tradimento del suo ministero genera nel mondo.
La verità della Parola è nel Mediatore di essa. Dicendo che la verità della Parola è nel Mediatore di essa si vuole dire che tutto è nell’opera e dall’opera del Mediatore. Se il Mediatore rimane nella verità della triplice mediazione (dono, insegnamento, comprensione) il mondo viene rischiarato dalla sua luce e la Parola brilla in tutto il suo splendore di verità. Se invece il Mediatore cade nella falsità, anche in una sola delle sue mediazioni, tutto il mondo sprofonda nella falsità. La Parola non cammina senza mediazione. La mediazione è il veicolo perenne della Parola. Sapendo questo, il Mediatore porrà ogni attenzione a che nessun elemento impuro si introduca nell’esercizio del suo triplice ministero di mediazione. Intere generazioni vengono contagiate da un insegnamento falso. Se questo insegnamento falso è dato ad altri che a loro volta dovranno essere mediatori della Parola, il danno sarà veramente incalcolabile ed irreparabile. Possiamo convincerci di questa verità pensando a tutto il male che una sola menzogna ha introdotto nel mondo: quella che il serpente disse ad Eva nel Giardino dell’Eden.
Apostolo: dono attuale della verità. Come la Parola non cammina da sola, ma attraverso il Mediatore costituito da Cristo Gesù, così anche la verità della Parola non cammina da sola, bensì mediante lo stesso Mediatore della Parola. La missione dell’Apostolo è proprio questa: dare ad ogni uomo sia la Parola nella sua più alta purezza e integrità, come anche la verità contenuta nella Parola nella sua attualità più pura e più santa. Potrà svolgere l’uno e l’altro ministero, se vivrà in perfetta santità e perennemente si lascerà guidare dallo Spirito del Signore, il solo che può mantenere nel cuore dell’Apostolo sia integra e pura la Parola, sia attuale la Verità che è tutta contenuta nella Parola.
L’eredità di Abramo è Gesù. Dicendo che Gesù è l’eredità di Abramo si vuole insegnare una sola verità: tutto il Nuovo Testamento è l’eredità dell’Antico. Se l’Antico Testamento non approda tutto nel Nuovo, in Cristo, esso è senza eredità. Se è senza eredità, è finito in se stesso, è morto. La sua vita è finita per sempre, in eterno. La verità dell’Antico Testamento è il Nuovo. Senza il Nuovo, l’Antico Testamento è senza verità. Quella che possiede non è la sua verità, perché la sua Verità è solo una: Cristo Gesù.
Il riposo di Dio è il vero riposo dell’uomo. Dalla terra promessa al cielo promesso. Il riposo nel quale il Signore vuole introdurre l’uomo non è l’antica Terra Promessa. Il risposo del Signore è il suo cielo, il suo paradiso. L’uomo entrerà nel riposo di Dio solo quando avrà raggiunto il Paradiso. Fino a quel momento dovrà camminare, senza mai fermarsi, per raggiungerlo. Fino al momento della morte non c’è riposo per l’uomo nel cammino della sua santità, nella verità e nella grazia; come anche non c’è riposo nell’acquisizione della verità o nella crescita in sapienza e grazia. Non c’è riposo né nella comprensione del mistero, né nella sua attuazione, o realizzazione sia come comunità che come singola persona. Chi si ferma a ieri, o anche ad oggi, si pone fuori del cammino verso il riposo eterno, nel Cielo.
Entrare e rimanere nella fede. Si entra ascoltando la Parola degli Apostoli. Si rimane ascoltando l’insegnamento degli Apostoli. Nella fede si entra e si rimane. Si entra per rimanere. Si rimane per crescere in essa. Si entra, ascoltando la Parola degli Apostoli. Si rimane ascoltando ancora una volta la Parola degli Apostoli. Si cresce di fede in fede ascoltando l’insegnamento degli Apostoli che hanno il mandato da parte di Cristo Gesù di aiutarci a crescere in una comprensione della fede sempre più grande. È questo il cammino di verità in verità, fino al possesso per noi della verità tutta intera. Ognuno ha un cammino personale nella verità ed è questa personalizzazione della verità la bellezza e la santità del cammino comunitario della fede.
La fede è nella Parola. La fonte della fede: Cristo. La fede nasce dalla Parola. Dove non c’è Parola, non c’è neanche fede. La Parola della fede è solo quella di Cristo Gesù. Dove non c’è la Parola di Cristo Gesù, neanche c’è fede. Cristo ha consegnato se stesso, la sua vita, la sua grazia, la sua verità agli Apostoli. Dove non c’è l’Apostolo del Signore, lì non c’è Cristo. Dove non c’è Cristo non c’è Parola di Cristo. Dove non c’è Parola di Cristo, lì non c’è semplicemente fede. Dove non c’è fede, ci sono solo credenze, ma la credenza non è fede, non è verità di fede e quindi non salva l’uomo.
Il principio diventa vera speranza: la Parola di Gesù. Non c’è speranza fuori della Parola di Dio e di Cristo Gesù, perché non c’è altra Parola creatrice, che crea quanto dice e realizza quanto promette. C’è speranza nella Parola di Gesù perché Dio e Cristo hanno garantito la loro Parola con la loro Onnipotenza creatrice dal nulla di ogni cosa. È questo il motivo per cui il ministro della Parola deve proferire solo la Parola di Cristo secondo la verità che Cristo ha messo nella Parola. Dio non garantisce nessuna parola d’uomo, neanche se detta nel suo nome. Dio si è reso garante, si rende garante, si renderà garante sempre è solo della sua Parola.
La fede è nella Parola e nell’insegnamento dell’Apostolo. Poiché Cristo Gesù si è consegnato tutto ai suoi Apostoli, non può esserci altra fede se non quella che nasce dalla Parola degli Apostoli, né altra comprensione della Parola se non quella che oggi gli Apostoli fanno risuonare per il mondo intero. L’apostolicità della fede è nota essenziale della stessa fede e dove non c’è l’apostolicità nella fede, lì semplicemente non c’è fede.
Portare la figura (AT) nella Realtà (NT), non la realtà (NT) nella figura (AT). La realtà, il compimento, la verità della fede è Cristo Gesù. Se tutto si compie in Cristo, tutto deve ricevere la sua verità da Cristo. Questo significa che dobbiamo sempre leggere l’Antico Testamento a partire dal Nuovo perché è il Nuovo la verità dell’Antico. Così anche dobbiamo aggiornare l’Antico Testamento sul Nuovo e non invece portare il Nuovo Nell’Antico. Questo vale per la Liturgia, per le forme di culto, per ogni preghiera. Tutto è reso vero da Cristo Gesù e fuori di Cristo Gesù non c’è verità. Ogni altra verità deve trovare la sua consistenza, la sua verifica, il suo discernimento in Cristo.
Fede nella Parola di Dio. Fede nella verità tutta intera. La fede che l’Autore chiede non è direttamente in Cristo, è fede nella Parola di Dio. Quale Parola di Dio? Quella proferita per mezzo di Mosè e dei Profeti. È quella Parola che annunzia Cristo, verso Cristo orienta, Cristo attende, in Cristo spera. È quella Parola che promette Cristo. Si chiede la fede in Cristo, ma come “contenuto”, o “verità” della Parola di Dio. Si chiede la fede in Cristo perché la Parola dice Cristo, si identifica con Cristo. Si crede in tutta la Parola e in tutta la verità che la Parola contiene, sia nella sua promessa che nel suo compimento. È questa la via della fede. È questa la vera questione da affrontare ed è, come spesso si è ripetuto, questione teologica. In quanto questione teologica si fa e diviene questione cristologica.
Oltre, verso il mistero. La Parola domanda di andare sempre oltre se stessa. Chiede di fissare lo sguardo nel mistero che essa annunzia e che anche si compie. C’è la Parola e c’è il mistero. Il mistero è infinitamente oltre ogni Parola perché il mistero riguarda Dio nella sua natura e nella trinità delle Persone divine. La Parola dice il mistero. La comprensione però non è affidata alla Parola, ma allo Spirito Santo, che deve condurre i credenti nella Chiesa verso la verità tutta intera. Deve condurli verso l’intelligenza piena del mistero divino, anche se questo mistero rimane sempre oltre, infinitamente oltre ogni possibile comprensione di mente creata.
Dio parla oggi. Dio è nella Parola, ma è anche fuori della Parola. Dio è trinità di Persone, unità di natura. Poiché Trinità di Persone, poiché Persone divine, è la Persona divina che entra in comunione con la persona umana, anche se lo fa attraverso la Parola. La Parola della Scrittura contiene tutto il mistero di Dio. Ci dice chi è Dio e cosa ha fatto per la nostra salvezza. Ci dice chi è Dio e chi è l’uomo. Cosa vuole Dio e cosa deve fare l’uomo. Ma quella Parola non è limitativa nei confronti del Signore. Dio ha parlato ieri, parla oggi. Parla non per dirci un altro mistero, o per aggiungere qualcosa a quel mistero che è Lui stesso e che ha tutto rivelato agli uomini, parla perché Persona che si intrattiene con altre persone. Parla per introdurre ogni uomo in una comunione sempre più intensa, più viva con Sé. Dio non ha finito di parlare, perché non ha finito di entrare in comunione con gli uomini. Parla con alcuni uomini per manifestare l’immensità di quell’amore e di quella verità che è tutta contenuta nella Parola storica che egli ha proferito e che è tutta contenuta nella Scrittura Santa (NT e AT). È sempre da una Parola proferita oggi da Dio che la vita di verità e di grazia ricomincia a fiorire sulla terra con più slancio, più vigore, più energia.
Verso la terra oltre ogni terra già conquistata. La Parola di Dio ha un unico fine, un solo scopo: condurre ogni uomo a Dio, inserendolo nel suo mistero di verità e di grazia, di santità, di carità. Questo inserimento sarà perfetto solo quando il cristiano raggiungerà la gloria del Paradiso. Fino a quell’istante l’uomo dovrà sempre camminare verso Dio. Mai dovrà, o potrà dire di essere pervenuto al raggiungimento del suo fine. Anche nella conoscenza e nella comprensione del mistero dovrà sempre crescere. Nessuno mai potrà dire: conosco Dio. Non ho bisogno di ulteriori conoscenze. Dio è infinito. L’uomo è finito. Il finito mai potrà esaurire in sé l’infinito. Il finito può sempre inoltrarsi verso l’infinito. In questo cammino, però, mai raggiungerà la fine. Questo cammino è sempre agli inizi.
Oltre l’Antico Testamento. Oltre la lettera del Nuovo. Bisogna andare oltre l’Antico Testamento, perché oltre l’Antico c’è il Nuovo. Chi non giunge al Nuovo Testamento e si ferma all’Antico non ha la vera conoscenza di Dio. Semplicemente non conosce Dio. Bisogna andare oltre la Lettera del Nuovo Testamento, perché la Lettera del Nuovo è portatrice di un mistero, di una verità che sono stati affidati allo Spirito perché ce li faccia comprendere nella loro più piena verità. La Chiesa cammina nella verità, ma cammina sempre verso la verità tutta intera. Ciò che conosce oggi è sempre poco per rapporto a ciò che è chiamata a conoscere della verità del suo Signore e Dio. Per questo ognuno deve volersi mettere quotidianamente in cammino, condotto dallo Spirito del Signore, verso la verità tutta intera. Nessuno potrà mai arrestare il cammino verso la verità tutta intera. Non potrà arrestarlo, perché nessuno potrà mai arrestare lo Spirito del Signore. È lo Spirito Santo il custode divino della verità di Dio. È Lui il Maestro che quotidianamente illumina le menti che a Lui si consegnano, perché la verità di Dio risplenda sulla terra con uno splendore sempre più intenso e sempre più luminoso.
Non fermare lo Spirito a “ieri”. La verità è sempre in cammino, perennemente in cammino verso la sua pienezza. Se la verità è in cammino, anche la comprensione di essa è in cammino. Chi conduce il cammino è lo Spirito del Signore. Fermare la verità a “ieri”, significa fermare lo Spirito a “ieri”. Questo non sarà mai possibile. Lo Spirito cammina e anche il cristiano deve camminare. Se non cammina, commette un grave peccato di omissione. Si rende responsabile di vivere una verità di ieri, anche di dare una verità di ieri, ad un uomo che vive oggi, che vuole camminare oggi con lo Spirito del Signore.
La religione bloccata. La religione viene bloccata quando il cammino della verità viene bloccato. Nessun teologo, nessun uomo di Dio, nessuna comprensione della verità, nessuna pratica religiosa è la fede, è la verità tutta intera verso cui conduce lo Spirito. Se ci convinciamo di questa verità, inizieremo a riprendere il cammino, a lasciare ciò che fu di ieri, perché oggi lo Spirito del Signore possa parlare ai nostri cuori e indicarci la via della verità e della vita cui vuole condurci il Padre nostro che è nei Cieli. Ognuno si ricordi: anche una sola pratica religiosa di ieri può bloccare il cammino della verità e della fede. Anche l’identificazione della fede con una pratica religiosa ferma la fede alla pratica di ieri e blocca il cammino della verità.
La Parola di Dio è viva. Partire sempre dalla Parola. La Parola di Dio è viva perché in essa c’è un germe di vita eterna, di verità, di santità e di giustizia che deve svilupparsi, crescere, produrre ogni frutto di verità, di carità, di fede, di speranza. Ognuno di noi, in modo particolare ogni ministro della Parola, è sempre dalla Parola che deve partire, la Parola deve dare, la Parola deve spiegare, la Parola annunziare, la Parola far comprendere. Ogni comprensione della verità è sempre una comprensione storica. Serviva per ieri, non può servire per oggi. Oggi l’uomo vive ed oggi lo Spirito deve parlare attraverso la Parola a quest’uomo storico, che vive qui ed ora in questo contesto e in questa realtà. Se dimentichiamo questo principio, diciamo verità che non lo interessano e se non lo interessano, non ci ascolta e se ne va, costruendosi lui stesso una sua parola, la quale, non essendo più la Parola di Cristo, diviene una parola che non lo salva, anzi lo conduce in una falsità ancora più grande. Ma di questo sono responsabili coloro che sono ministri della Parola. Il ministro della Parola deve dire sempre la verità tutta intera cui oggi lo ha condotto lo Spirito Santo. Per questo lui e lo Spirito Santo devono essere una sola verità, una sola comunione, una sola vita.
La Parola di Dio è efficace. La Parola di Dio è efficace perché è di Dio che è Onnipotente. È efficace la Parola di Dio secondo la verità tutta intera cui conduce lo Spirito Santo. Se l’uomo la sostituisce con la sua parola, o con una sua comprensione, la Parola di Dio non è più efficace. Non è più efficace perché non è più Parola di Dio. È semplicemente parola d’uomo. Dio garantisce solo la sua Parola secondo la sua attuale verità. Dio opera attraverso la sua Parola nella sua attuale verità più piena.
La parola di Dio è tagliente. La parola di Dio è tagliente, perché separa il bene dal male, taglia la storia, la vita in due: da una parte il bene e dall’altra parte il male, da una parte la luce e dall’altra le tenebre, da una parte la santità e dall’altra il peccato. La parola dell’uomo non è tagliente perché anziché separare il bene dal male, li confonde, anzi dice il male bene e il bene male. Questa è la differenza abissale che esiste tra la Parola di Dio e la parola dell’uomo.
La Parola di Dio penetra nei cuori. La Parola di Dio penetra nel cuore e lo mette in stato di conversione perché in essa opera ed agisce lo Spirito del Signore. Essendo essa portatrice di una verità assoluta, della stessa verità che è scritta nella natura dell’uomo, la Parola di Dio ognuno la può riconoscere nella sua verità. La Parola di Dio porta in se stessa il principio della sua verità. Essa è l’unica Parola che non deve cercare fuori di sé il principio della sua interiore verità e neanche ha bisogno di dimostrazione, poiché è lo Spirito Santo che la rende credibile al nostro cuore e intelligibile alla nostra intelligenza. Per questo motivo nessuno può nascondersi dinanzi ad essa. Chi si nasconde, lo fa in ragione della sua cattiva volontà. Non vuole abbandonare la via della falsità che percorre e per questo non solo si nasconde dalla Parola, ma anche la combatte. Vuole la sua distruzione per poter continuare a vivere nel proprio peccato, nella propria falsità, nel proprio errore.
La Parola assume, non si identifica. La Parola di Dio essendo all’origine di ogni verità, essendo anche il fondamento e il principio di ogni verità di salvezza e di redenzione, assume ogni realtà per condurla nella salvezza e nella santità di Dio, ma non si identifica con nessuna realtà assunta e con nessuna forma storica che l’ha precedentemente incarnata. Essa è dentro le cose assunte, ma anche fuori di esse. Anche quelle che sono fuori di essa è necessario che entrino in essa, senza però avere la pretesa di esaurire la forza vitale della Parola che precede sempre ogni cosa, ma anche segue sempre ogni cosa. La Parola di Dio è realtà soprannaturale, divina, santa. Essa è purissima trascendenza che non si identifica con nessuna immanenza. Ogni santità è nella Parola e dalla Parola, ma nessuna santità esaurisce la Parola, o la santità che nasce dalla Parola. Chi cammina con questo principio di fede saprà sempre che tutto è dinanzi a sé e che niente è dietro di sé.
Stabilità di grazia, stabilità di parola. Chi vuole camminare nella verità della Parola, deve iniziare un vero cammino di santità. Santità e verità camminano insieme. Chi non cammina nella santità non cammina neanche nella verità e chi non cammina nella verità attuale dello Spirito del Signore neanche si può santificare, perché la santità altro non è che la verità conosciuta nell’oggi dello Spirito del Signore realizzata in ogni sua parte nella nostra vita. La stabilità nella grazia e il nostro cammino in essa dice anche stabilità della nostra permanenza nella verità della Parola e cammino in essa. Chi non cresce in santità attesta che non è cresciuto in verità, ma anche chi non cresce in verità attesta di non essere cresciuto in santità.
Vero esempio di fede nella Parola: Giona. Nella Scrittura Antica Giona è vero esempio di fede nella Parola di Dio perché lui si rifiuta di andare a predicare a Ninive perché credeva che se lui si fosse recato e avesse proferito la Parola di Dio, così come il Signore l’aveva detta a lui, tutta la Città si sarebbe convertita e Dio avrebbe perdonato loro ogni peccato. Cosa che in verità è avvenuta. Giona predicò, la Città si convertì, Dio perdonò i loro peccati.
Grande sommo sacerdote che attraversa i cieli. La Parola annunzia che Cristo è il sommo sacerdote, perché tale è stato costituito da Dio. Cristo Gesù non è entrato però in un santuario fatto da mano d’uomo. Cristo Gesù è entrato direttamente nel Cielo. È nel Cielo, quale sommo sacerdote della Nuova Alleanza, che intercede perché siano perdonati i nostri peccati. Cristo è vero sommo sacerdote. La sua è vera intercessione. Il suo è vero sacrificio.
Mantenere ferma la professione della fede. Chi vuole entrare nella salvezza di Dio, deve mantenere ferma la professione della fede. Qual è la professione della fede? Essa è una sola: Non c’è salvezza se non per mezzo del sacerdozio di Cristo Gesù. Chi non mantiene ferma questa professione di fede, chi retrocede da essa, chi abbandona Cristo, abbandona semplicemente la via della salvezza e ritorna nel suo peccato.
La Parola e l’idolatria che scaturisce da essa. La Parola di Dio è verità. Se si accoglie la Parola, ma non la verità tutta intera verso cui conduce lo Spirito Santo, prima o poi il cristiano diventa idolatra. È idolatra perché crede in una Parola senza verità, senza salvezza. È idolatra perché crede in una Parola vana. È vana ogni Parola di Dio che è senza la verità attuale dello Spirito del Signore.
Ha sperimentato l’infermità della natura umana. Quella che ha rivestito Cristo è vera umanità. Questa umanità egli ha condotto nella più alta e perfetta obbedienza, fino alla morte di croce. Avendo egli sperimentato tutta la fragilità della natura umana, egli è in grado di provare compassione per noi. La compassione si trasforma in un dono più grande di grazia perché anche noi possiamo percorrere il suo stesso cammino di obbedienza, fino al dono pieno della vita al Signore nel compimento della sua volontà.
Compatire non è giustificare. La vera compassione di Gesù. Compassione per la nostra impeccabilità. La compassione di Cristo non è giustificazione della nostra fragilità. È invece dono della sua vita al Padre perché il Padre ci conceda ogni grazia per il superamento della nostra fragilità. La compassione di Cristo non è perché noi continuiamo a peccare. È invece perché noi non pecchiamo più in eterno. Lui ci ricolma della sua grazia, della sua verità, del suo Santo Spirito e noi diveniamo impeccabili. Siamo impeccabili perché Lui ha avuto compassione di noi e per noi è morto ed è risorto. Questa è la vera compassione di Cristo. Altre forme, o modi di comprendere la compassione di Cristo, tutti finalizzati alla giustificazione del nostro stato peccaminoso, non sono vere. Sono frutti del nostro cuore perverso che di tutto si serve, anche delle cose più sante, a giustificazione della propria falsità e cattiveria. Molti sono coloro che cadono in questo errore. Moltissimi coloro che si giustificano in ogni loro trasgressione facendo appello alla loro fragilità umana.
La grazia si attinge con la fede. La grazia della salvezza, che è frutto della giusta, vera, santa compassione di Cristo Gesù, viene data all’uomo per mezzo della fede. Lui crede in Cristo suo Salvatore e Redentore, crede nella Parola della salvezza e della Redenzione, si converte ad essa, vive in essa, e da questa vita e da questa fede ogni abbondanza di grazia si riversa su di lui per la sua redenzione eterna. Tutto si compie in noi per mezzo della fede. Niente avviene per chi si pone fuori della fede. Senza fede non possiamo accedere al trono della grazia di Dio. La prima fede da possedere è questa: la Parola di Dio è vera e si compie in ogni sua parte. Si compie perché Dio l’ha detta e ciò che Dio dice è anche capace di realizzarlo. Lui è Onnipotente, Signore del cielo e della terra, Lui è il Creatore di tutto ciò che esiste. La seconda fede invece è: tutto Dio compie per amore di colui che lo ama. Ama Dio chi osserva la sua Parola. Dio compie la parola di chi lo invoca, perché chi lo invoca compie la Parola di Dio. La terza fede è questa: Dio compie ogni cosa secondo la sua eterna scienza, intelligenza, sapienza. Ogni grazia è in questa triplice fede e da questa triplice fede. È fede: tutto è grazia. Tutto si attinge in Dio. Tutto si deve chiedere nella fede per mezzo della preghiera.
Tutto è in Cristo, non fuori di Lui. Ogni grazia che il Padre ci dona, ce la dona in Cristo, con Cristo, per mezzo di Cristo. Tutto infatti Egli ha dato al Figlio suo Diletto e tutto deve donarci per Lui, in Lui, con Lui. Chi vuole accedere al trono della grazia di Dio deve essere in Cristo, vivere di perfetta comunione con il suo corpo mistico, chiedere a Cristo Gesù che si faccia sua voce presso il Padre, perché il Padre non conosce altra voce se non quella di suo Figlio Gesù. Solo così si prega per mezzo di Lui. È questo il grande mistero della preghiera e della mediazione di Cristo Gesù, ma è anche questo il grande mistero della comunione all’interno del corpo mistico di Cristo. Se prega Cristo, non prega solo una cellula di Cristo, prega tutto il corpo di Cristo. Se prega Cristo non prega solo per una parte del suo corpo, prega per tutto il corpo. Tutto il corpo prega per tutto il corpo, ma prega perché corpo del Signore Gesù. È questa verità la forza della preghiera cristiana. È in questa verità che dovremmo portare ogni preghiera nella Chiesa. È da questa verità che dovremmo sempre pregare.
La ragione della fiducia non è in noi, ma in Cristo. Noi possiamo accedere a Dio Padre con fiducia di essere esauditi. La fiducia però non è da fondare in noi stessi, nei nostri meriti, o nella nostra santità. La fiducia bisogna fondarla su Cristo e su di Lui solamente. È Lui l’unico che il Padre ascolta. È in Lui che ogni preghiera viene ascoltata, ma è anche per mezzo di Lui che ogni preghiera deve essere elevata. Chi vive santamente questa regola, chi ha fede in Cristo e vive con Lui una relazione di perfetto ascolto della sua Parola, chi mette in pratica il Vangelo, solo costui ha fiducia nella preghiera di Cristo Gesù, solo costui può avere fiducia. Chi non vive la sua Parola non può avere fiducia, perché lui è fuori di Cristo, non è in Cristo, non vive con Cristo, né per Lui. La Parola vissuta è il fondamento della fiducia nell’esaudimento di ogni nostra preghiera.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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